Io vi seguo sui discorsi tecnici ma non comprendo minimamente quelli moralistici, onestamente.
Trattasi di dinamiche normalissime, e prendersela con Pavanel (o con Milanese) perché ognuno fa i suoi interessi non ha alcun senso.
Discorsi come "se nol xe convinto che el vadi via" possono essere sensati se riferiti a quel che pensa Pavanel, ammesso che qualcuno possa saperlo, ma non hanno attinenza con la realtà laddove si discutono le dinamiche fra tesserati e società.
Da che mondo è mondo, si confrontano tre professionisti (un tesserato, allenatore o giocatore che sia, il suo procuratore e il rappresentante delle società) in un tavolo dove ognuno fa legittimamente i propri interessi.
Un procuratore che non cercasse, dopo un'ottima stagione, di spuntare condizioni migliorative per Pavanel, facendo leva come ovvio sulle eventuali offerte, sarebbe un procuratore che non sa fare il suo lavoro.
Stesso discorso per la società, che legittimamente cerca di spendere il meno possibile e di non essere vincolata da tempi troppo lunghi che ne condizionino, inevitabilmente, le scelte.
È il gioco delle parti, cosa c'è da stupirsi?
Qualcuno pensa seriamente che Granoche o Costantino (sparo i primi due nomi che mi vengono in mente, del tutto a caso) abbiano firmato in bianco per amore della maglia?
È la logica del calcio professionistico, dello sport professionistico in genere ed è la ragione per cui personalmente non ho mai provato alcun tipo di venerazione verso alcun tipo di giocatore, ben sapendo che il mio idolo diventerà l'idolo di chiunque sia disposto ad offrirgli di più.
Del resto, è quello che farebbe chiunque di noi nell'ambito della sua professione: mettere sul piatto una eventuale offerta migliorativa per spuntare condizioni migliori nel proprio posto attuale, e se ciò non risultasse possibile riflettere un attimo.
Che c'è di male, esattamente?
È la normalità assoluta, salvo eccezioni rare proprio in quanto tali.
Io credo che alla fine Pavanel rimarrà qua, si trova bene ed è legato a Trieste.
E alla fine, immagino, si troverà un compromesso che accontenti tutte le parti in causa.
Ma accusarlo perché cerca semplicemente di difendere i suoi interessi è fuori dal mondo, così come è scontato che Mauro difenda quelli societari.
Succede quotidianamente, in tutte le società sportive di tutti gli sport professionistici del pianeta, cascare dal pero equivale a controllare se sta scendendo Babbo Natale dal camino.
Poi si può discutere all'infinito se la riconferma sia opportuna, è legittimo ed è un classico e divertente gioco da tifosi.
Ma dare patenti di irriconoscenza o insensibilità non ha senso alcuno, verso nessuna delle parti in causa.
Ognuno fa i suoi interessi, come è sempre stato e come sempre sarà...