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Festa del patrono cancellata?


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Dal sito del Piccolo (http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2011/09/16/news/quot-la-festa-di-san-giusto-non-si-puo-toccare-quot-1.819570). IMHO, semo alla frutta :caregaintesta:

"La festa di San Giusto non si può toccare"

Un coro bipartisan a tutela della giornata del 3 novembre che rischia di venire cancellata dalla manovra anti-crisi. Addio superponte

di Piero Rauber

TRIESTE. La crisi galoppa? Trieste, ordina Roma, deve essere pronta a contribuire, all’occorrenza, rinunciando a celebrare San Giusto in un giorno feriale, accontentandosi della domenica e perdendo così una giornata di festa. La politica cittadina però, in men che non si dica, leva gli scudi grida all’assurdo. Da destra a sinistra. Dai cattolici, che invocano il rispetto delle tradizioni della Chiesa, agli atei di scuola comunista, che bollano la cosa come un’ulteriore presa per il naso verso i lavoratori dipendenti.

I triestini, insomma, avranno presto, sì, un nuovo ponte: quello sul canale. In compenso - non tutti, ma comunque buona parte degli appartenenti alla classe lavoratrice locale, concentrata nel pubblico impiego, e di conseguenza buona parte dell’elettorato locale - rischiano di perderne un altro, di ponte. Il superponte “dei morti”. Quello d’inizio novembre, che tra l’Ognissanti del giorno 1 e il San Giusto del giorno 3 consente spesso di stiracchiare le giornate di permanenza fuori ufficio, meglio ancora se vicine al week-end.

“Colpa” della manovra-bis anti-crisi appena diventata legge in Parlamento, che tra le varie rivoluzioni impopolari cela pure la soppressione, anche se meglio sarebbe dire il posticipo “al ribasso”, delle feste dei patroni di ogni città eccezion fatta per Roma, dove i Santi Pietro e Paolo rimangono intoccabili al 29 giugno perché quella è una data sancita dal Concordato tra Italia e Vaticano, tra due stati quindi.

Tutte le altre ricorrenze patronali, compresa quella di San Giusto per l’appunto, vengono invece fatte slittare affinché le città, organi pulsanti di un Paese in affanno, non battano la “fiacca” con ponti lunghi. L’alternativa è pescabile da tre giornate successive alla scadenza originaria: il venerdì, la domenica o il lunedì. La prima e la terza opzione garantirebbero comunque un giorno di festa dal lavoro a chi già ne ha diritto, ma eviterebbero ponti lunghi nel caso di patrono a metà settimana.

Ma è la seconda opzione, il posticipo alla domenica, che fa “paura”. Perché mangerebbe, di fatto, un giorno di festa. La scelta tra le tre opzioni, queste le notizie che rimbalzano da Roma, sarà presa di anno in anno con un’apposito decreto del Consiglio dei ministri. Tradotto: se San Giusto cadrà di domenica, e migliaia di triestini dovranno rinunciare a quel giorno di riposo, sarà discrezione del Governo. A partire evidentemente da quest’anno (semmai arriverà già un primo decreto) il cui calendario fa cadere San Giusto al giovedì.

I primi a muoversi, con la presentazione di una mozione che a questo punto pare destinata a passare in Consiglio comunale all’unanimità, o quantomeno a larghissima maggioranza, sono Franco Bandelli e Alessia Rosolen. La coppia di Un’altra Trieste, «rilevato che a fronte delle legittime necessità di rigore finanziario richiesto dalla delicata situazione economica in cui versa il nostro Paese, l’impatto che l’abolizione delle feste patronali avrà sui conti pubblici sarà insignificante rispetto a ciò che potrebbe derivare dall’assunzione di ben altri provvedimenti di finanza pubblica, impegna il sindaco ad assumere tutte le iniziative istituzionali e politiche necessarie al mantenimento della festività di San Giusto».

A ruota si scaldano anche nel Pd. «Si salva Roma tutelata dai Patti Lateranensi - scalpitano il capogruppo Giovanni Maria Coloni e il vicepresidente del Consiglio comunale Alessandro Carmi - non le altre città. Non Milano, non Napoli, non Trieste. Posto che vorremmo verificare e capire l’efficacia che avrà la norma ed i risparmi che essa comporta, non ci resta che l’amaro in bocca. Era assolutamente doveroso salvare dalla scure dei tagli il 25 aprile, il primo maggio ed il 2 giugno, ma anche quel giorno in cui ogni anno i cittadini, credenti e non, festeggiano il patrono della propria città. Siamo fiduciosi che a livello nazionale, così come nella città di San Giusto, possa esserci quella spinta popolare che porti prima o poi le città a riappropriarsi della loro festa». Ma i motori girano in ogni cofano. Anche in quello del Pdl. «L’Italia è una, unica e indivisibile - sentenzia il capogruppo dei berluscones Everest Bertoli - e non ci sono città di serie A e città di serie B. Se a Roma il 29 giugno non si tocca, dovremo mobilitarci per salvare il 3 novembre, a maggior ragione se si pensa che il Comune di Trieste ha chiuso l’ultimo bilancio con 7 milioni di avanzo. È un ente locale virtuoso, non so se si può parlare negli stessi termini per quello di Roma».

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El 3 novembre xe olteretutto una data storica, emotivamente importante diria.

Nel 1918 le truppe italiane entrava a Trento e qualche ora dopo l'incrociator Audace insieme ad altri cacciatorpedinieri della Marina attraccava a Trieste tra le folla festante :italia:

Come se pol ricordar butando l'ocio sulla rosa dei venti in cima del molo denominado da allora Audace.

In serata poi veniva firmado l'armistizio che poneva fine alle ostilità e che saria entrado ufficialmente in vigor dal giorno dopo el 04/11/1918.

Insoma, zò le man dal 3 novembre.

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dei santi patroni no me pol fregar de meno.

grazie a molte feste religiose gavemo più tempo libero tutti quanti.

che se festeggi altre ricorrenze laiche.

(me rendo conto che se i cava no i cava per spostar a un'altra data, ma i cava e basta - e questo no va assolutamente ben - però personalmente le feste religiose no me interessa.)

Modificato da zalzi
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come misura contro la crisi me par ridicola, ma per il resto son d'accordo.

dei santi patroni no me pol fregar de meno.

Anche a mi ma go sentido gente che fa lavori veramente duri che un giorno in più pol esser oro colato.

Poi secondo mi ghe perdi ristoranti, albergatori.....no me par una proposta furbissima.

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