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Un pensiero per Eugenio Rossetti


Messaggi raccomandati

Dopo questo post, non tornerò più sulla tragedia di ieri. Perché è giusto che alle parole, tante, seguano il silenzio e il cordoglio.

Ma:

Cita

Il Piccolo di Trieste: "Il defibrillatore in quel palasport non c’era, non essendo una dotazione obbligatoria se non in occasione di eventi sportivi da una determinata categoria in su"

Cita

Corriere della Sera, edizione di Brescia: "Mirko Bresciani, presidente di Mazzano: «Abbiamo capito subito che la situazione era grave. In meno di cinque minuti sono arrivati gli operatori del 118 - la sede del Cosp di Mazzano dista non più di cento metri dal palazzetto. Sono stati talmente veloci che non abbiamo nemmeno fatto in tempo a utilizzare il nostro defibrillatore».

http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/16_ottobre_12/lutto-mondo-basket-17enne-muore-aritmia-mai-diagnosticata-986ced06-9048-11e6-824f-a5f77719a1a0.shtml

Ci sarà il modo per far venire a galla la verità. Anche perché qualcosa - sinceramente - non quadra

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Continuiamo qui la rassegna stampa dedicata a quanto successo nelle scorse ore:

Inchiesta della Procura sulla morte di Eugenio
Questa mattina l’autopsia sul corpo del giovane cestista del BaskeTrieste
A Brescia aperto un fascicolo per far luce su quanto accaduto al ragazzo

di Luca Saviano

Sarà forse l’autopsia, che verrà eseguita oggi in mattinata, a fare luce sulle cause della tragica morte di Eugenio Rossetti, il giovanissimo cestista triestino vittima di un arresto cardiaco mentre stava disputando, nella serata di lunedì, una partita di pallacanestro con i colori dell’Asd BaskeTrieste. L’esame autoptico, disposto dalla Procura di Brescia che ha aperto un’inchiesta, proverà a fornire delle spiegazioni sulle cause del decesso, avvenuto a ventiquattro ore di distanza dall’evento cardiovascolare. Il corpo del povero ragazzo è stato trasferito nel reparto di Medicina legale degli Spedali Civili di Brescia, città dove la formazione giuliana si era recata per misurarsi con la New Basket Mazzano, dopo che i sanitari ne hanno constatato la morte cerebrale. Il cuore del ragazzo triestino, che avrebbe compiuto 17 anni il prossimo 16 dicembre, ha infatti smesso di battere definitivamente attorno alle 20 di martedì, nonostante le cure ricevute dai sanitari del nosocomio lombardo. Rossetti era stato trasportato nel reparto di rianimazione cardiochirurgica lunedì sera e le sue condizioni erano apparse da subito gravissime. Il suo cuore si era fermato una prima volta sul parquet del palazzetto dello sport di Mazzano, comune alle porte del capoluogo lombardo.

Il giovane talento del BaskeTrieste, società che gravita nell’orbita della Pallacanestro Trieste, aveva fatto in tempo a chiedere una sostituzione, nel corso della partita valida per il campionato Under 20 Eccellenza, prima di perdere conoscenza. Rossetti aveva lasciato il campo portandosi le mani al petto per il dolore acuto, prima di accasciarsi al suolo. Sul posto era intervenuto dopo pochi minuti dalla chiamata il personale medico, a bordo di un’autoambulanza. Una prima manovra di rianimazione, che si era protratta per quasi mezz’ora, aveva fatto ripartire il cuore del giovane ragazzo, prima che un secondo arresto cardiaco, avvenuto all’esterno del palasport, facesse precipitare nuovamente la situazione. A nulla sono valse le cure ricevute nelle ore successive. Rossetti, che lascia nel dolore i genitori, un fratello e una sorella, non ha più ripreso conoscenza. La sua morte ha suscitato profondo dolore e incredulità in tutto l’ambiente cestistico triestino. La giovane promessa del BaskeTrieste aveva iniziato a calcare il parquet con la maglia della Libertas, squadra rappresentativa del suo rione, San Giovanni. Successivamente era passato fra le fila della Asd Starenergy, prima del salto di qualità alla corte di Alessandro Nocera, coach del BaskeTrieste, avvenuto di recente. L’approdo in maglia biancorossa aveva segnato l’inizio di una stagione agonistica importante, nel corso della quale Rossetti avrebbe potuto ambire alla definitiva maturazione tecnica. La partita di lunedì sera, infatti, rappresentava per lui l’esordio in un torneo, l’Under 20 Eccellenza, che lo vedeva fra i più giovani.

Rossetti frequentava la quarta all’istituto tecnico industriale Volta, nella sezione di Meccanica di via Monte Grappa, con un profitto definito da tutti esemplare. Una vita divisa fra la scuola, lo sport e gli amici, la sua, che si è interrotta prematuramente. Non si è ancora avuta la conferma sulla possibilità che la famiglia abbia dato il definitivo consenso all’espianto degli organi del proprio figlio, anche se i sanitari dell’ospedale bresciano hanno avviato le procedure necessarie per la donazione subito dopo la morte del ragazzo. Che riporta inevitabilmente l’attenzione sui decessi improvvisi in ambito sportivo e sull’opportunità che tutte le strutture dove si pratica l’attività agonistica dispongano di un defibrillatore, uno strumento salvavita che nelle prime fasi di soccorso può rivelarsi determinante per far ripartire l’attività elettrica del muscolo cardiaco. Il ministero della Salute, attraverso un decreto datato 24 aprile 2013, disciplina la dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici da parte delle società sportive dilettantistiche e di quelle sportive professionistiche. Un nuovo provvedimento, firmato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ha però fatto slittare tale obbligo al 30 novembre. Il giovane cestista triestino è stato rianimato con un defibrillatore solamente all’arrivo dell’autoambulanza, dal momento che il palasport di Mazzano è sprovvisto di tale dotazione d’emergenza.

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«Era il migliore di tutti noi»
I compagni di classe ricordano l’amico. Ieri al “Volta” un minuto di silenzio

di Benedetta Moro

Un tenero abbraccio tra ragazzi davanti a scuola. Al suono della campanella delle 13, i compagni di classe di Eugenio Rossetti, il sedicenne triestino colpito da un attacco cardiaco mentre giocava una partita di basket in provincia di Brescia, scendono dalla scalinata dell’Istituto tecnico statale Volta con gli occhi lucidi. E con la straziante consapevolezza che non vedranno mai più l’amico Eugenio che frequentava la quarta superiore con indirizzo Meccanica. È stata una mattinata pesante quella di ieri. I ragazzi, oltre a fronteggiare il dolore, hanno dovuto comunicare la notizia della morte dell’amico ad alcuni professori che ancora non ne sapevano nulla. «I nostri docenti erano sgomenti - racconta il suo compagno Andrea Cimador -. Poi ci hanno lasciati soli e abbiamo parlato un po’ di Enrico cercando di sdrammatizzare e ricordando i momenti migliori passati con lui». Alla fine tutta la scuola è venuta a conoscenza del tragico evento. In ogni classe, alle 11.30, è scattato un minuto di silenzio per ricordare Eugenio.

«Io non l’ho mai conosciuto - dice Cristian Zonta, che frequenta la seconda superiore - ma la professoressa di inglese, che lo ha avuto come alunno per due anni, ci ha raccontato che Eugenio era un bravo ragazzo, che ha sempre avuto ottimi voti». Vibrano le emozioni in questi momenti, si pensa a tutti i se e i ma, alle cose non compiute per paura di sbagliare o osare. E allora la stessa docente, oltre a cercare di riassumere in poche parole la figura del proprio ex alunno che da tutti viene definito un modello, raccomanda agli studenti «di assaporare ogni attimo della nostra vita». Un monito inevitabile dopo la fine così assurda di una giovane vita. «Nessuno se l’aspettava» racconta il suo amico e compagno Daniel Majcen. In classe era amico di tutti, lo ripetono all’infinito i ragazzi: «Non aveva nessun difetto, era il sinonimo della perfezione, era un santo». Ciò che ricorderanno per sempre sarà «la sua grandezza nella sua semplicità. Con poche cose riusciva a rendere felici tutti» dicono in coro i compagni della quarta. Da Eugenio prendevano esempio e, se c’era da passare un compito, «ci dava sempre una mano, a lui potevi sempre chiedere qualcosa». Con lui hanno condiviso tutto. Insieme si vedevano di pomeriggio per andare in viale, sulle Rive, per le partite amichevoli di basket nei campetti di Longera o San Giovanni, per le serate. «Eugenio non eccedeva mai nel bere anche per il suo ruolo nella BaskeTrieste - spiega Daniel - ma nessuno di noi, in realtà, lo faceva. Siamo una compagnia tranquilla».

«Era bravo a scuola, potevi prenderlo in giro per ore, ma lui non si arrabbiava mai» aggiunge Antonije Mandokovic. «Il clima in classe era sempre allegro» aggiunge Andrea. Testa sulle spalle, racconta un altro ragazzo, «Eugenio non cercava mai di fare battute sui professori. Anzi, cercava di calmare le acque e ci consigliava di non rispondere o disturbare». Non gli piaceva il laboratorio di tornio, questo no, «amava più la teoria che la pratica e le materie umanistiche». «Si sentiva spaesato in questa scuola» dice Andrea. «Forse sarebbe stato più adatto a un liceo» aggiunge Daniel. Però, conclude Martin Misson, «era sicuramente il migliore. E se n’è andato».

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L’ipotesi di dedicargli la palestra “Locchi”
Domenica un minuto di silenzio su tutti i parquet italiani
Il toccante messaggio di Tonut: «Un abbraccio, campione»

di Roberto Degrassi

Eugenio Rossetti non sarà dimenticato. L’affetto con cui il mondo dello sport lo ricorderà non si esaurirà con il minuto di silenzio che, su proposta del presidente della Federazione pallacanestro Gianni Petrucci, domenica verrà osservato su tutti i campi, dalla serie A in poi. L’Alma Pallacanestro Trieste - di cui BaskeTrieste, la squadra di Eugenio, è una squadra satellite - giocherà con il lutto sulle magliette la partita casalinga contro la Proger Chieti. La tragedia della vita di un ragazzo troncata in quella che doveva essere invece la serata più bella della sua purtroppo breve carriera sportiva (l’esordio in biancorosso nel campionato Under 20 Eccellenza, il più importante a livello giovanile) ha sconvolto tutti.

Subito dopo la diffusione della notizia della morte di Eugenio, si è fatta largo la richiesta, da parte di chi lo ha conosciuto, di onorare il suo ricordo con un gesto concreto, che resista allo scorrere del tempo e alla voracità di una memoria che archivia e dimentica troppi nomi e troppo in fretta. Tra le prime ipotesi, l’organizzazione di una partita o di un torneo in suo onore oppure l’intitolazione di un angolo del PalaRubini, magari quella tribunetta che ogni due domeniche, quando l’Alma gioca a Valmaura, ospita formazioni giovanili. Ma nelle ultime ore sta prendendo corpo una proposta che, se realizzata, sarebbe il modo più degno per un perenne ricordo di Eugenio. L’intitolazione della palestra di via Locchi, la “casa” delle formazioni giovanili che gravitano nell’orbita della Pallacanestro Trieste. Ieri ci sarebbe stato già un primo contatto tra BaskeTrieste, il club per il quale giocava Eugenio, la stessa Pallacanestro Trieste e il Comune. Verrebbe così dedicato per sempre a Eugenio Rossetti il parquet sul quale avrebbe provato a rincorrere le orme di altri ragazzi triestini più fortunati, partiti dagli allenamenti in via Locchi per approdare agli incontri di A2 davanti a 5mila tifosi che, chissà, un giorno forse avrebbero scandito anche il suo nome. E sarebbe bello se proprio questa domenica, il PalaRubini - osservato il minuto nel rigoroso silenzio che il rispetto richiede - dedicasse a Eugenio anche un affettuoso coro o un fragoroso applauso.

Quel momento che un ragazzo innamorato perdutamente dello sport comincia a sognare sin da quando inizia con il minibasket e il canestro gli sembra altissimo, irraggiungibile. Una chance che Eugenio meritava di avere. Tra i tanti, tantissimi, messaggi di cordoglio anche quello di un campione triestino - una generazione appena prima di Eugenio - passato in pochi anni dai tornei giovanili alla Nazionale. «Non ci sono parole per ciò che è accaduto. Tu, che come me, praticavi lo sport che amavi, andavi in palestra per stare con i tuoi compagni e soprattutto per divertirti. Ed ora questo non ti è più possibile. Mi unisco alle tantissime persone per star vicino, per quanto possa servire, alla famiglia, a tutti gli amici, ai compagni di squadra/scuola, e a tutta la pallacanestro Trieste. Un abbraccio, campione». Firmato Stefano Tonut. 

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Da Il Piccolo del 14 ottobre

L’ultimo viaggio di Eugenio verso Trieste
Eseguita l’autopsia sul corpo del sedicenne
Ora può tornare a casa per la sepoltura

di Luca Saviano

Ieri mattina è stata eseguita l'autopsia sul corpo di Eugenio Rossetti, il giovanissimo cestista triestino che nella serata di lunedì, mentre stava disputando una partita di pallacanestro con i colori dell’Asd BaskeTrieste, è rimasto vittima di un fatale arresto cardiaco. Prima di conoscere l'esito definitivo dell'esame autoptico, disposto dalla Procura di Brescia, potrebbero passare diverse settimane. Nel frattempo la salma del ragazzo potrà fare rientro nella sua Trieste, dal momento che le indagini mediche, necessarie per stabilire le reali cause del decesso, sono state portate a termine dai sanitari dell’Ospedale civile di Brescia, città dove la formazione giuliana si era recata per misurarsi con la New Basket Mazzano. La magistratura ha infatti dato il nullaosta per procedere con la sepoltura del ragazzo, anche se non è ancora stata stabilita la data delle esequie.

Intanto non cenna a placarsi lo sgomento per la sua prematura scomparsa. Rossetti era un giocatore molto conosciuto nel mondo cestistico triestino, apprezzato per le sue doti tecniche e caratteriali. Un minuto di silenzio, su proposta del presidente della Federazione italiana pallacanestro Gianni Petrucci, domenica verrà osservato in tutti i campionati. La Pallacanestro Trieste, di cui BaskeTrieste è una società satellite, giocherà con il lutto sulle casacche durante il match interno con la Proger Chieti. Anche la Triestina Calcio onorerà la memoria dello sfortunato sedicenne, raccogliendosi in silenzio prima dell'incontro casalingo con il Calvi Noale. I giocatori dell’Under 20 del BaskeTrieste sono ancora molto scossi per quanto accaduto. Hanno vissuto in prima persona gli ultimi istanti di vita di un proprio compagno, rimanendo impotenti a bordocampo. «La nostra vita è cambiata e non sarà mai più la stessa - spiega commosso il loro coach Alessandro Nocera -. Euge era un ragazzo eccezionale, un guerriero positivo e umile. Si faceva fatica a trovare in lui un punto debole. Dobbiamo però andare avanti, nel suo nome».

Ieri sera si sarebbe dovuta giocare la prima del campionato Under 18 Eccellenza. L’Azzurra Basket avrebbe dovuto affrontare proprio il BaskeTrieste, nel cui quintetto avrebbe trovato posto il talentuoso Rossetti. Le due società triestine, di comune accordo, hanno però deciso di rimandare l'impegno agonistico. «Non conoscevo personalmente il ragazzo - racconta il direttore sportivo dell'Azzurra Basket Franco Cumbat - anche se lo incrociavo in palestra quando giocava con la Starenergy. La sua morte è qualcosa di terribile, che mi ha turbato profondamente. Purtroppo queste tragedie colpiscono anche gli sportivi professionisti che si sottopongono a controlli di ogni genere. I nostri ragazzi vengono controllati meticolosamente e vengono fermati al minimo sospetto. Per questo non dobbiamo cadere nella tentazione di cercare un colpevole a tutti i costi, né dobbiamo enfatizzare quanto accaduto. Lo sport rimane un’attività fondamentale per la crescita dei giovani e per la prevenzione delle malattie».

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«Nulla di anomalo dal test effettuato lo scorso anno»
L’esperto Zecchin: «L’elettrocardiogramma del 2015 era assolutamente normale
In queste situazioni il defibrillatore può fare la differenza tra la vita e la morte»

«Posso solo dire che l’elettrocardiogramma al quale si era sottoposto Eugenio Rossetti nel 2015 era assolutamente normale». A parlare è il cardiologo Massimo Zecchin, responsabile del Servizio di aritmologia del Dipartimento cardiovascolare dell’Azienda sanitaria universitaria integrata diretto da Gianfranco Sinagra. Il medico triestino è un esperto in materia di aritmie e solo due giorni fa ha preso parte a un meeting per discutere di morte improvvisa in ambito sportivo, durante il quale è stato affrontato anche il caso del giovane cestista triestino.

«In questo momento non dispongo di elementi che permettano di formulare delle ipotesi su quanto accaduto a Brescia - spiega il cardiologo -, anche se in linea generale questi eventi sono causati da un’anomalia cardiaca congenita o da un’infiammazione del cuore, la cosiddetta miocardite, condizioni che possono essere anche del tutto misconosciute». L’elettrocardiogramma rimane un esame fondamentale per l’attività di prevenzione, al quale ci si deve continuare ad affidare. «L’Ecg permette di identificare moltissime anomalie elettriche e strutturali del cuore - conferma Zecchin -. È un esame che inoltre può fornire degli indizi per scoprire alcune specifiche malattie. La cardiopatia ipertrofica, ad esempio, è diventata negli Stati Uniti la prima causa di morte improvvisa fra gli sportivi, non essendo questi obbligati a eseguire determinate attività di screening». Ci sono altri esami che possono rivelarsi utili per determinare l’inefficienza del muscolo cardiaco, come l’ecografia, considerata un esame di secondo livello, e come la prova da sforzo, utile soprattutto dopo i quarant’anni d’età. «La risonanza magnetica del cuore rientra fra gli esami più avanzati - continua il cardiologo - che vengono prescritti in presenza di aritmie particolarmente gravi, per verificare l’eventuale presenza di tessuto fibroso che potrebbe portare all’arresto cardiaco».

Ciò che risulta difficile da accettare è che nessun esame potrà scongiurare definitivamente determinati accadimenti, che per fortuna rimangono molto rari. Specie in Italia, dove le misure diagnostiche per gli sportivi sono obbligatorie. «La prevenzione è necessaria per escludere determinate patologie - sottolinea Zecchin - ma non bisogna fare allarmismo. L’attività sportiva continua a rappresentare un importante fattore protettivo rispetto alle patologie cardiache e per questo deve essere incentivata». L’esperto di aritmie sottolinea infine l’importanza della presenza del defibrillatore all’interno degli impianti sportivi. «Gli esiti di un arresto cardiaco - le sue parole - cambiano drasticamente se il cuore viene defibrillato nei primi cinque, dieci minuti. Un massaggio cardiaco eseguito correttamente può garantire un po’ più di tempo a disposizione, ma non tutti sono in grado di farlo. Il defibrillatore automatico, invece, è facile da utilizzare e può fare la differenza fra la vita e la morte». (lu.sa.) 

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L’ho scritto anche nella sezione della partita, ma penso che sia da lodare l’iniziativa dei tifosi organizzati (Centro e Curva) di raccogliere fondi domenica al Rocco, per poter comperare dei defibrillatori da donare alle società cestiche triestine (quelle calcistiche dovrebbero già averlo).

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IN RICORDO DI EUGENIO: PALLACANESTRO TRIESTE INVITA DOMENICA ALLA PARTITA CONTRO CHIETI TUTTI I GIOVANI GIOCATORI DELLE SOCIETA’ DI BASKET TRIESTINE

MINUTO DI SILENZIO: ACCANTO ALLA SQUADRA DI A2 IN CAMPO ANCHE I RAGAZZI DELL’UNDER20 DI BASKETRIESTE

Con una email inviata ieri pomeriggio a tutte le società sportive del basket triestino, la Pallacanestro Trieste ha invitato tutte le squadre di basket giovanile e minibasket della città a essere presenti domenica al PalaTrieste alla partita casalinga dell’Alma.

La scelta deriva dalla volontà di onorare la memoria di Eugenio - il giovane giocatore del BaskeTrieste deceduto nei giorni scorsi nel corso di una partita dell’Under20 a Brescia - coinvolgendo tutti i giovani appassionati di basket di Trieste.

A partire dalle 17 di domenica tutti i giovani tesserati delle società di basket triestine, assieme a due accompagnatori per società, avranno accesso gratuito agli spalti del PalaTrieste; la Pallacanestro Trieste ha chiesto ai dirigenti di far partecipare i propri atleti con le divise sociali.

Come previsto dalla Federazione Italiana Pallacanestro, sul campo di Trieste e in tutti i campi si terrà un minuto di silenzio in memoria di Eugenio: la Pallacanestro Trieste, subito dopo l’inno d’Italia, schiererà sul campo accanto alla propria squadra che milita nel campionato di serie A2 anche i compagni di squadra di Eugenio dell’Under 20 di BaskeTrieste.

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oggi Baldini nel suo blog scrive sul tema un articolo che condivido appieno

siamo ancora nella fase del silenzio e del rispetto per quanto di terribile è accaduto al ragazzo e alla sua famiglia, e domani il pre-partita sarà particolarmente impegnativo

fra qualche giorno ne riparleremo

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Non conoscevo nè il ragazzo nè i suoi genitori e nemmeno nessuno dei suoi amici però, durante il minuto di silenzio (che mi è sembrato lungo un'ora per quanto era terribile) ho pensato come può essere crudele morire a 16 anni , crudele per lui, crudele per i suoi genitori e crudele per i suoi amici. Per un pelo non ho pianto. Ma ho fatto fatica.

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2 ore fa, Blowing Bubbles dice:

Non conoscevo nè il ragazzo nè i suoi genitori e nemmeno nessuno dei suoi amici però, durante il minuto di silenzio (che mi è sembrato lungo un'ora per quanto era terribile) ho pensato come può essere crudele morire a 16 anni , crudele per lui, crudele per i suoi genitori e crudele per i suoi amici. Per un pelo non ho pianto. Ma ho fatto fatica.

Per tutti il tempo saprà lenire il dolore, ma per i genitori credo sarà molto difficile farsene una ragione...

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  • 1 mese dopo...

http://www.sportando.com/m/it/italia/serie-a/218561/defibrillatori-per-societa-sportive-obbligo-di-dotazione-sospeso-fino-all-1-gennaio-2017.html

Pensando al povero Eugenio una notizia che fa davvero uscire di testa dalla rabbia.

Spero che la sua famiglia non la legga: mi parrebbe un'offesa personale da parte del ministero. E nulla conta che troppe palestre non sarebbero state in regola entro fine anno. Lo stato deve tutelare prima la salute dei cittadini che l'incompetenza dei gestori delle strutture. 

Davvero vergognoso e triste. 

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