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La rassegna stampa sandrina di lunedì 9 aprile 2018


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LA RASSEGNA STAMPA SANDRINA DI LUNEDI' 9 APRILE 2018

Da City Sport

Alma, una fatica bestiale
Ma al “PalaBanca” arriva una vittoria importante

di Alessandro Asta

Brutta, sporca e tremendamente importante: questa è la vittoria, cervellotica a dir poco (ma Trieste ormai ci ha abituato a questo, lontano da casa), che l’Alma riesce ad incassare a Piacenza. Il 66-69 ha il valore del platino per i biancorossi, montati nuovamente sulle montagne russe di una prestazione parecchio a corrente alternata e con annesse tante noie dall’infermeria (a quella di Fernandez, si è aggiunta pure l’assenza di Cavaliero). Alla fine contavano i due punti per tenere lontana la Fortitudo: per una volta, ci si può turare pure il naso e prendere il bicchiere mezzo pieno, perché il primo posto a Est è ora distante solamente una vittoria.

La partenza di gara dell’Assigeco è perfetta: l’Alma perde una caterva di palloni in avvio e i padroni di casa “doppiano” nel punteggio i biancorossi sul 16-8, con Guyton positivo dal perimetro e la coppia Reati-Passera a fare un male cane agli ospiti dalla lunga distanza. Un -17 da brivido (27-10 al 9’) viene rotto dal 4-0 di break di Mussini, ma il primo quarto è altamente insufficiente per un’Alma che fa bene a prendersi a schiaffi da sola appena risuona la prima sirena. Gli effetti sembrano evidenti al ritorno sul parquet, con il parziale di 12-0 che fa respirare Trieste: da lì in poi si procede a strappi, Piacenza sporca le proprie percentuali, l’Alma si accontenta invece di tanti tiri dal perimetro con fortune alterne: l’Assigeco ringrazia e chiude la metà gara sul 36-28.

I raddoppi difensivi sistematici di Piacenza confondono e non poco le idee biancorosse, ma nel tourbillon di tanta mediocrità offensiva da una parte e dall’altra, la tripla imbucata da Baldasso (dopo il precedente 1/11 di squadra…) mette un po’ di pepe all’Alma, nuovamente in linea di galleggiamento dopo il 2+1 di Green, rivitalizzato in un amen da una successiva schiacciata fragorosa per il 41-43 a dieci dalla fine. Ed è proprio il nativo di Petersburg a far capire al mondo intero che quel brutto anatroccolo visto spesso lontano da Valmaura sa farsi valere: in splendida collaborazione con Prandin (in fatto di…gonadi, “Bobo” sa mandare al bar chiunque), a sei dalla fine Trieste si ritrova sul +9 quasi senza accorgersene (45-54). Ma guai a dire che sia finita per l’Alma “formato trasferta”: l’Assigeco rimette tutto in discussione, sul -1 a 2’30’’ dalla fine (57-58). Lo strappo di Trieste è a opera di Mussini e Bowers (+6), altra amnesia giuliana sulla bomba di Oxilia e con il successivo fallo in attacco di Da Ros a 19’’. Reati grazia poi l’Alma da lontano, ancora di Mussini (glaciale dalla lunetta) i punti biancorossi della staffa.

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Il gm della Gsa Micalich:
“Cerchiamo il colpaccio per poterci rilanciare”
“Trieste? Quando saremo fuori dai giochi, tiferò per lei…”

Importante per l’Alma, quasi fondamentale per Udine: il derby di per sé non è mai una sorta di sfida “scapoli contro ammogliati”, tantomeno lo sarà la partita che domenica prossima riempirà le tribune dell’astronave di Valmaura. Su sponda friulana si respira sin da adesso l’aria dell’attesa, poco mitigata da un finale di stagione in cui la Gsa si sta complicando la vita da sola: ne è consapevole Davide Micalich, general manager e a.d. dell’Apu.

Micalich, arrivate dunque allo scontro più atteso del campionato con qualche difficoltà di troppo: ve lo aspettavate? «Decisamente no. Siamo un po’ col fiatone dopo un girone di andata più che positivo: nelle ultime settimane pensavamo che il peggio fosse ormai alle spalle, obiettivamente però ci stiamo trascinando troppo nel cercare di blindare una posizione per i play-off. Certamente paghiamo a caro prezzo sconfitte sanguinose come quella casalinga contro Bergamo: ora continuiamo a lavorare, le somme le tireremo solamente alla fine».

È evidente che, nel momento-no, abbiate cercato costantemente di cambiare rotta. E qualcosa è arrivato ultimamente dal mercato. «L’arrivo di un giocatore come Troy Caupain è da considerarsi propedeutico dopo un’analisi attenta che è stata fatta nell’ultimo periodo. Per qualche settimana abbiamo preferito rimanere con questi effettivi finché la situazione ce lo permetteva, poi ci siamo resi conto che dovevamo fare qualcosa. Abbiamo rinnovato la fiducia a coach Lino Lardo, sapendo che un cambio in panchina a poche giornate dal termine non avrebbe portato alla scossa desiderata. E dopo aver constatato che Veideman sta facendo molta fatica rispetto alla scorsa annata, la scelta è ricaduta su un atleta che ha fatto molto bene in G League e che saprà ritagliarsi un ruolo da protagonista anche da noi. Chissà, magari già contro l’Alma…».

A proposito di derby: è anche una sfida tra diverse tifoserie. La vostra, dopo alcune partite infelici, ha raffreddato un po’ il proprio entusiasmo…«A Udine stiamo vivendo di euforia, dopo essere ripartiti dalla C sino alla A2. Io credo che, al di là dei risultati non brillantissimi dell’ultimo periodo, i nostri supporters non faranno mancare il proprio apporto domenica prossima. Un derby è sempre memorabile, per coreografia e per il calore che entrambe le tifoserie sanno sprigionare. L’importante è fermarci agli sfottò, per poi andare tutti insieme a bere una birra a fine partita: è questo ciò che conta».

E Trieste, come la vede? «Ho grande rispetto per l’Alma e per quello che ha saputo costruire in questi mesi: conosco Mario Ghiacci per averci lavorato molto bene assieme in passato, c’è l’entusiasmo di Gianluca Mauro e la forza di una proprietà che sta investendo forte. Si vede ad occhio nudo che le cose sono cambiate rispetto a solo qualche stagione fa. E anzi: nel momento in cui saremo fuori dai giochi, farò il tifo proprio per Trieste».

Come si affronta una squadra che, in casa durante la regular season, non perde un colpo all’Alma Arena da un anno e mezzo? «Con la consapevolezza che sul proprio parquet Trieste è quasi imbattibile, per organico e per la forza dei tifosi: il pronostico pende dalla loro parte, ma è anche vero che abbiamo bisogno di riaccenderci. E non esiste un’occasione migliore per tentare di fare uno sgambetto all’Alma proprio a Valmaura: sono convinto che, indipendentemente dalla difficoltà del match, una bella fetta di play-off passa per noi proprio da un risultato positivo nel derby. Giocando senza pressioni, possiamo fare il colpaccio».

Chi vede come favorita per il salto di categoria? «Senza mezzi termini, la squadra che arriva prima in assoluto in regular season. E se a farlo sarà Trieste, far saltare il fattore-campo sarà difficile per tutti». (A.A.)

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Il derby contro il Padova
La grande rivalità sugli spalti
con spazio anche al fair-play
Più di quattromila al Rocco per lo scontro contro la capolista

Gli anni dei famosi “lanci di galline” in campo sono forse ormai lontani. Ma Triestina-Padova, anche ai giorni nostri, è capace sempre di regalare sensazioni particolari sugli spalti: indipendentemente dalla categoria in cui si giochi.

Baciata da un clima finalmente primaverile (e se la paragoniamo alla gelida serata infrasettimanale del derby regionale contro il Pordenone, è davvero tutto un altro vivere…) la partita di ieri al “Rocco” ha visto tutto sommato una cornice di pubblico degna per l’appuntamento.  Certo, forse nella stanza dei bottoni giuliana ci si auspicava qualcosina di più sul lato delle presenze, ma le 4.352 anime che hanno popolato Valmaura nella seconda domenica di aprile possono considerarsi un dato soddisfacente, al netto della “Giornata Rossoalabardata” nella quale gli abbonamenti stagionali non erano validi.

Forte di un ruolino di marcia che con buona probabilità li riporterà nella serie cadetta dopo il fallimento di quattro anni or sono, il migliaio abbondante di tifosi del Padova presenti al “Rocco” si sono fatti sentire ben prima del calcio d’inizio del signor De Santis di Lecce: i “punzecchiamenti” verbali tra tifoserie partono proprio da lato ospite, mentre sul fronte della “Furlan” lo striscione “Ad un secolo dagli albori…i nostri sogni a colori!” saluta l’ingresso delle squadre in campo assieme ad un buon numero di fumogeni variopinti, che vanno ad annebbiare l’intero manto del “Rocco” nei primi 180 secondi di partita.

I siparietti tra supporters di diversa fede si ripropongono costantemente per tutto il match, con botta e risposta a suon di cori. Come l’Unione sale di tono al quarto d’ora del primo tempo, così si rinvigorisce anche il calore della curva di casa. Ed è logico che la punizione calciata magistralmente da Coletti alla mezz’ora funga da palese cassa di risonanza per l’entusiasmo generale del popolo alabardato, che per lunghi tratti non nota affatto i quasi venti punti di ritardo in classifica con i rivali patavini. Ma c’è anche spazio per la cavalleria, con quel “Noi non dimentichiamo, Stefano Furlan ucciso dallo stato” cantato dalla tifoseria biancoscudata a strappare applausi in mezzo alla rivalità sportiva.

Se sotto il profilo dell’ordine pubblico tutto ha funzionato a dovere, l’unica vera nota stonata di giornata è stata caratterizzata dal lancio di petardi provenienti dallo spicchio di curva veneto, con i fotografi collocati in prossimità del settore ospite a “ringraziare” il poco intelligente gesto altrui. (A.A.)

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Principe, la carica di Alex Pernic:
“Bravi a dare il massimo e a non mollare mai.
Per attaccamento alla maglia siamo i primi in città”
“Girone Unico? Pochi saliranno sul carro con noi…”

di Alessandro Asta

Un mese abbondante di attesa, a guardare dalla tribuna i compagni di squadra che nel frattempo mettevano una bella ipoteca per la conquista del Girone Unico del prossimo anno. Per Alex Pernic è ora finalmente giunto il momento di tornare a dare un contributo tangibile alla Principe, con l’infortunio alla mano e il relativo intervento chirurgico ormai alle spalle: «Sono finalmente pronto – afferma il pivot biancorosso – e alla fine sono rimasto fermo solo un paio di settimane, allenandomi a parte per cercare di non perdere la condizione fisica. Sicuramente a livello di gioco mi ancora ancora qualcosa, ma posso affermare che sabato prossimo in casa contro Padova sarò in campo al 100%».

Fiducia e orgoglio per Pernic: lo stesso stato d’animo dell’intero organico giuliano, che dalla scorsa estate a oggi ha passato mesi difficili ed è tuttavia a un passo da un traguardo che probabilmente nessuno si aspettava di cogliere. «Credo che, par attaccamento alla maglia, tra le formazioni di punta della nostra città possiamo posizionarci al primo posto. Vivo da sei anni l’avventura con la prima squadra e una stagione così complicata penso di non averla mai vissuta: tra infortuni, giocatori che hanno lasciato la nostra formazione ad annata in corso e ristrettezza economica siamo stati molto bravi a non mollare. Merito di Giorgio Oveglia in panchina, ma anche di una società che ha fatto tanto con poco a disposizione: se arriveremo a conquistare il Girone Unico del prossimo campionato, pochi potranno salire sul carro dei vincitori assieme a noi. E non parlo dei miei ex-compagni di squadra che hanno mollato negli ultimi mesi, bensì di tutti coloro che per un motivo o per l’altro non hanno creduto in noi».

Manca dunque una manciata di punti per chiudere i conti in stagione, ma il pivot pensa già a un futuro che, al momento attuale, presenta molte incertezze: «Guadagnarci il diritto di giocare nella massima serie nazionale anche per il prossimo anno e dover poi rinunciare a tutto sarebbe un grave insuccesso per l’intera Trieste sportiva. Da una parte basterebbe davvero una sponsorizzazione di livello per tornare a essere grandi in Italia e in Europa, dall’altra dover fare un passo indietro la prossima estate potrebbe equivalere alla rinuncia di questa maglia da parte di molti di noi».

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Da Il Piccolo di Trieste

L'impresa
Unione, una magia di Coletti
mette al tappeto il Padova

di Ciro Esposito

Al terzo derby la Triestina riesce a fare centro. L'Unione fa gioire i suoi 3.300 tifosi giunti al Rocco e ammutolire il migliaio di supporter biancoscudati. Dopo le delusioni con Vicenza e Pordenone arrivano i tre punti nel match sulla carta più difficile.E l'Unione lo ha fatto con una prestazione figlia di concentrazione, agonismo, equilibrio ed esaltata dalla prova impeccabile dei suoi tre uomini di maggior spessore: Lambrughi dietro, Coletti nella zona nevralgica e Mensah a destra. E la dominatrice del campionato? La Triestina ha irretito il Padova con la sua presenza in campo senza cali di tensione ma la prima della classe ha fatto poco o nulla per far vedere di che pasta è fatta. Mai un tiro nello specchio della porta (a parte due uscite di Boccanera), mai una reazione da far inchiodare l'Unione nella sua metà campo (solo un timido forcing nel finale di prima frazione). E così la Triestina ha potuto e saputo capitalizzare al massimo una punizione eseguita in modo magistrale da Coletti, cercando anche il raddoppio con una certa insistenza ma senza creare preoccupazioni a Bindi. Il Padova si ferma per la seconda volta nel girone di ritorno, la Triestina vince per la terza volta. Due record agli antipodi che comunque la dicono lunga sul fatto che comunque quella ottenuta dagli alabardati al Rocco è stata un'impresa di quelle che nobilitano un campionato.

Ancora una volta l'Unione ha dimostrato di saper tenere testa alle avversarie più quotate e questa è una virtù che accentua i rammarichi per i tanti punti persi per strada. Ma ci sono ancora quattro gare di regular season e con un paio di guizzi della squadra Princivalli potrà dedicarsi a preparare i play-off.Il tecnico scansa i timori riverenziali schierando il tridente con Pozzebon ad agire a sinistra. A centrocampo la zona di interno destro spetta ad Acquadro (con Porcari squalificato) mentre sull'altro versante c' è Bracaletti. Coletti ritorna dopo l'infortunio a dirigere le danze. La coppia d'attacco Guidone-Capello, utilizzata da Bisoli, fa paura ma non a Lambrughi e compagni. A dispetto delle gerarchie è infatti l'Unione a calarsi nel ruolo di chi vuole fare la partita. A destra il Padova ha la presunzione di non insistere con i raddoppi su Mensah e l'alabardato fa impazzire (e sarà così per tutto il match) il pur esperto Contessa. E la prima occasione è confezionata proprio dalla punta esterna alabardata il cui diagonale da posizione molto angolata viene deviato in tuffo da Bindi (10'). Poi ci prova Arma con un piattone dai quindici metri che finisce alto. Il centravanti non punge ma è caparbio e così al 26' si procura una punizione dai 20 metri: Coletti pennella con il destro nel sette dove Bindi non può arrivare. È la prima volta che in questa stagione l'Unione colpisce su calcio piazzato. Il Padova nel finale di tempo cerca di pressare l'Unione ma il centrocampo fa filtro, Lambrughi è insuperabile e anche Codromaz riesce a evitare danni andando spesso in anticipo su Guidone. Il vantaggio di Coletti e compagni è meritato e anche nella ripresa il Padova non si scuote più di tanto. Ci prova con un paio di punizioni poco precise affidate al neoentrato Sarno. Bisoli mette in campo l'artiglieria pesante con Belingheri ma neanche la panchina lunga funziona. Anzi è Bracaletti al 20' a spedire di poco alto su un ottimo assist di Mensah. Anche il tecnico di casa rafforza il centrocampo con Finazzi per Pozzebon e il finale diventa un vernissage per la seconda vittoria dell'era Princi. Brava Unione, rientrata in zona play-off, ma ora tutti si aspettano qualche altro acuto.

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Princivalli: «Gara perfetta con cuore e concentrazione»
«Quando affronti i più bravi serve stare sul pezzo e i ragazzi hanno interpretato
al meglio la partita. Tutti si sono sacrificati e hanno dato una mano ai compagni»

di Antonello Rodio

Vedere la propria squadra battere con merito la capolista, concedendo poco o nulla alla prima della classe in un derby così sentito dalla tifoseria, per un allenatore rappresenta la giornata perfetta. Tanto più se alleni la squadra della tua città. Ma Nicola Princivalli, che ha preparato la sfida con grande cura, rende innanzitutto merito ai giocatori che hanno messo in pratica il lavoro settimanale: «Serviva la partita perfetta - dice il tecnico - e così è stato. È stata fatta una grande partita sul piano caratteriale: il Padova è primo, è una squadra forte, se non l'affronti con grinta e cattiveria ne esci con le ossa rotte. Ma l'abbiamo interpretata benissimo, con un primo tempo fatto alla grande e concedendo loro pochissimo, quasi niente, ricordo un'uscita di Boccanera e poco altro. Non potevo chiedere di più ai ragazzi contro la prima della classe. Forse nel primo tempo in qualche occasione potevamo essere più cinici, ma poi è stato bravo Coletti a buttarla dentro. Una vittoria meritata, costruita con cuore e grinta».

L'aspetto da sottolineare, è che il Padova in pratica non ha mai messo davvero paura alla Triestina: «Sai che quando affronti i più bravi devi metterci ancora più attenzione -spiega Princivalli - perché devi bloccare le loro qualità. E se è venuta fuori la partita che volevamo, è perché i ragazzi l'hanno interpretata benissimo. Certo, non si vince solo col cuore, ma in questa categoria aiuta tanto. Ci abbiamo messo tanta attenzione, chiudendo le loro linee di gioco: onore ai ragazzi per una partita perfetta». Ha funzionato anche la scelta iniziale di Princivalli di schierare un tridente un po' atipico: «Ho attaccanti importanti per la categoria - dice il tecnico - Petrella era un po' a mezzo servizio ma so che ne ho quattro che posso ruotare. Chiaro che Pozzebon non è una punta esterna, ma si è messo a disposizione e ha fatto un grande lavoro. Anche Arma ha fatto bene e Mensah con la palla è stato devastante. Tutti si sono sacrificati e hanno dato una mano ai compagni, che ovviamente lo apprezzano».

Nel panorama di un'ottima prestazione collettiva, Princivalli elogia tutti, ma è ovvio che, un po' sollecitato, deve spendere qualche parola per la prova super di due singoli, ovvero Coletti e Lambrughi: «Coletti lo conoscevo bene perché ci ho giocato assieme in passato, so del peso specifico che ha in mezzo al campo, di come lo percepiscono compagni e avversari. Ha personalità ed esperienza importanti per la categoria. Non averlo avuto per tre partite ci ha fatto perdere qualcosa che ora abbiamo ritrovato: è fondamentale per carattere e personalità, per noi è decisivo. Quanto a Lambrughi, la sua storia dice che ha fatto ben altre categorie. Per fortuna Milanese lo ha portato a Trieste: è un giocatore intelligente, che dà equilibrio, che legge prima le giocate. Anche Codromaz si giova della sua presenza? Certo, ma lui è un ragazzo cresciuto molto durante l'anno, è venuto qui come giovane che doveva crescere, ma sta dimostrando carattere e il campo lo sta premiando».

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L'Alma sbanca Piacenza
e prenota il primo posto
Sotto di 17 nel primo quarto, rimonta e si impone 66-69

di Roberto Degrassi

Comincia in tragedia, ci manca poco che finisca con la marcia trionfale. Avete presente le montagne russe più ardite? Beh, sono niente rispetto al canovaccio di Piacenza-Trieste. L'Alma mostra il suo aspetto peggiore franando sotto 17 punti di distacco e ostinandosi a sparare a salve, senza un filo logico e con una difesa svagata al limite del vacanziero. Poi, nei due parziali successivi cambia completamente pelle: non concede più tiri comodi, mette pressione addosso agli esterni emiliani e sotto canestro comincia a metterci concretezza e ruvidezza, mentre in attacco comincia finalmente a battere strade alternative al ciapanò da tre. Nell'ultimo quarto ha la lucidità per capire che Piacenza ha la spia della riserva accesa e, pur sprecando qualche possesso, finalizza un successo comunque meritato perchè nel basket anche il cinismo conta. E di cinismo c'è bisogno quando si lotta per blindare un primo posto al termine della regular season che vorrebbe dire disputare tutte le eventuali belle dei play-off su un parquet che negli ultimi due anni è stato violato solo due volte.

L'Alma priva di Fernandez e Cavaliero parte con Prandin, Baldasso, Green, Da Ros e Bowers, tenendo Mussini di rincorsa. Trieste fa una gran fatica a costruire e ogni palla persa è un contropiede regalato a Piacenza che ringrazia e porta a casa; 6' 16-8. Per giunta l'intensità difensiva è un optional non richiesto, e con due triple di Guyton l'Assigeco sorpassa i biancorossi che non trovano ancora l'interruttore. Va in scena il peggior primo quarto dell'intero campionato, con Trieste che in attacco ritorna all'antico vizio di mettersi a sparacchiare da tre perchè non sa trovare la chiave per scardinare la difesa avversaria (1 su 10 al 20') e spettatrice alla gragnuola di bombe emiliane, dove chiude regolarmente in ritardo. Piacenza colpisce dal campo con un irreale 85% (11 su 13) perchè, l'avrete capito, non è che venga azzannata ai polpacci. L'Alma replica con 5 su 14.Il 27-10 dei primi otto minuti è una legnata.Trieste cambia praticamente tutto e con Mussini, che dà più personalità e ordine, esce dal tunnel con un 12-0 (27-22) che permette di riaprire la partita. "Musso" in panca, dentro di nuovo Prandin, altro giro di turnover. L'Alma finalmente si fa sentire in difesa anche se manca di reattività e stenta a leggere l'impianto avversario. I 28 punti segnati all'intervallo rappresentano il più stentato bottino stagionale ma soprattutto dà da pensare che metà sia stata cucita in cinque minuti, stentando per il resto del tempo.

Il terzo fallo di Bowers apre la seconda parte ma viene presto imitato dall'altra parte da Oxilia e da un Sanguinetti sanguinoso. L'Alma alza ancora la pressione in difesa concedendo solo cinque punti nel parziale e prende il comando delle operazioni sotto canestro. Parte la rimonta, non troppo lenta, sicuramente inesorabile. Tripla di Baldasso, gioco da tre punti di Green che la mette dall'angolo subendo fallo da Arledge e realizza il libero e sulla sirena ancora Javonte schiaccia di prepotenza per il primo vantaggio triestino. Ufficiale: Green è uscito dal letargo. Ruba palla e schiaccia in contropiede: con una decina di punti tra i due parziali porta l'Alma avanti di sei (41-47). Trieste vola a +9 con Prandin in percussione costringendo Sanguinetti al quinto fallo. Bobo delizia e croce: segna ancora ma nell'azione seguente commette il quarto fallo. Ultimi cinque minuti partendo dal 50-54 per Trieste che ha preservato Da Ros e Bowers in panchina per Cittadini e Janelidze. Rientrano Mussini e Bowers. "Musso" rimette i biancorossi sul +6. Piacenza non sta bene ma non è morta. Appena Trieste si distrae torna a -1 con la bomba di Oxilia e Arledge da sotto. 59-60 a 90" dalla fine. Mussini indovina la tripla, Reati no. Recupero di Bowers fermato fallosamente. Due liberi di Elbo, poi tripla di Oxilia. Evitabile fallo offensivo di Da Ros, Piacenza ha il possesso sul 62-65 a 19" dalla fine. Ci pensa Mussini, rimbalzista aggiunto e spietato dalla lunetta. Trieste torna a vincere in trasferta, alleluja.

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Dalmasson: «Importante saper vincere anche così»
Il coach: «Abbiamo dimostrato di potercela fare anche senza segnare 80 punti»
Mussini: «Sono soddisfatto, grazie ai compagni che mi stanno aiutando»

«Questo successo è per noi abbastanza importante». Eugenio Dalmasson lo si interpreta leggendo aggettivi e avverbi. Neanche il vantaggio su Bologna (e Casale a Ovest) a 80 minuti dalla fine lo fa deragliare dal low profile. Capiamo subito perchè, allora, il colpo a Piacenza è "abbastanza importante". «La partita è iniziata nel peggiore dei modi, colpa nostra e merito di Piacenza che ha tirato con percentuali altissime e non siamo stati in grado di arginare. Con calma siamo riusciti poi - continua l'analisi del coach biancorosso - a riportare il match dentro i nostri binari. Abbiamo concesso 9 punti nel secondo quarto, 5 nel terzo, abbiamo fatto pesare la fisicità. In attacco abbiamo cominciato a sbloccarci, in una serata in cui ci ha tradito il tiro da fuori. Una vittoria così, segnando meno di 70 punti, in volata in trasferta rappresenta una novità. Non possiamo pensare di battere sempre gli altri segnando oltre 80 punti, andiamo verso i play-off, la fatica inizierà a farsi sentire e dobbiamo essere pronti a imporci in qualsiasi modo».

La partita di domenica prossima contro Udine assume adesso ancora più importanza visto che potrebbe dare a Trieste la certezza del primato nella regular season. «Spero che possa essere una festa, sapere che ci saranno 7mila persone al Palazzo deve esaltarci ma non possiamo permetterci di distarci. I derby sono brutte bestie, sfuggono ai pronostici. Sta a noi farci trovare pronti». Ultima battuta sulla prova di Federico Mussini: «Ha segnato canestri di talento, ci sono stati frangenti in cui è mancato in lucidità ma anche lui deve abituarsi a stare in campo nei minuti che contano».

Ed eccolo, allora, il "Musso". Due partite, due vittorie, due doppie cifre, quattro giorni complessivi di allenamento con i nuovi compagni. «Non posso che essere contento. Abbiamo vinto, mi sono reso utile alla squadra. Mi sto inserendo bene? Grazie, ma il merito è dei compagni che mi stanno mettendo nelle condizioni di inserirmi al meglio e in fretta», conclude il play ex reggiano che ripete «Sono davvero contento». E il suo sorriso è la sintesi della missione piacentina. (ro.de.)

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Le pagelle biancorosse

di Raffaele Baldini

Cittadini: 5/6 Unico in grado di mettere centimetri e tecnica difensiva su Alredge; in attacco riceve palloni sporchi o sbagliati, l'unico tiro tentato ne è la riprova. Incolpevole.

Baldasso: 6 Indisponente difensivamente, commette due falli a bonus speso da esilio forzato; mette però canestri importanti e alla fine 7 punti con 3 rimbalzi per una sufficienza risicata.

Mussini: 7/8 Entra e dà la scossa, l'unico nei primi 20' davvero centrato. Già decisivo quando conta (per chi diceva che era un giovane senza carattere): 17 punti, 8/8 ai liberi, 7 falli subiti e la tripla del match.

Coronica: 6/7 Energico e utile, sfruttato poco per quello che si è visto sul parquet.

Green: 7 Solita versione da viaggio: pigri tiri da tre, nessun attacco al ferro e presente ad intermittenza sotto le plance. Poi l'intervallo per riordinare le idee (e prendersi qualche smoccolamento del coach) e torna a graffiare: 17 punti con 5 rimbalzi ma soprattutto meno tiri da fuori!

Janelidze: 5/6 Gioca tanti minuti ma non di qualità; si sbatte difensivamente producendo anche un buon collassamento d'area. In attacco però una semi-tragedia: 0/2 e uno sfondamento sanguinoso.

Loschi: 5/6 Difende, difende e ancora difende...ma la sua mano proprio non ne vuol sapere di ridargli il sorriso.

Bowers: 6/7 Se si scrollasse di dosso l'indolenza sarebbe giocatore da categoria superiore; spende come sempre tre falli in maniera puerile, autoescludendosi dalla partita per una buona parte. In attacco la nota pulizia tecnica: 12 punti, 2 soli errori dal campo e 5 rimbalzi.

Prandin: 7 Dopo un inizio balbettante, lo slancio d'orgoglio: zingarate in penetrazione che gridano vendetta ma che hanno il finale dolcissimo, il canestro e magari anche con il fallo. Conclusioni in carpiato, in triplo Axel e candendo a terra...insomma il bagaglio offensivo del "Bobo".

Da Ros: 5/6 Ricade in superficiali palle perse ed è meno preciso del solito: 2/7 dal campo, conditi però da 4 rimbalzi e 4 assist.

All. Dalmasson: 6 Senza Fernandez e Cavaliero la scelta di affidare la regia al duo Prandin-Baldasso risulta improvvida ad inizio partita. Attacco sterile biancorosso e senza idee. Nell'intervallo ritrova perlomeno le giocate di Green e l'attacco diventa più equilibrato; aggiustamenti che senza Mussini però non sarebbero serviti. Ma ha dovuto rinunciare ad un reparto dall'alto peso specifico. 

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