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I suntini sandrini di lunedì 7 gennaio 2018


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LUNEDI' 7 GENNAIO 2018

- Si sveglia troppo tardi l'Alma per riuscire nell'intento di sbancare Sassari. Soddisfatto a metà Eugenio Dalmasson: "Siamo partiti male - spiega il tecnico in sala stampa - soprattutto in difesa permettendo a Sassari di prendere confidenza. Siamo mancati nella cattiveria agonistica. Nei secondi 20 minuti invece ho visto una buona reazione, con maggiore personalità. Ma su campi difficili come il PalaSerradimigni non è sufficiente giocare bene metà partita. Per riuscirci serve giocare con continuità e umiltà". I due mattatori in biancorosso sono stati i due play. Forse Lobito voleva impressionare una piazza dove non aveva sfondato al primo assaggio della massima serie. "Wright - conferma Dalmasson - ha mostrato continuità già nella prima parte mentre Fernandez è esploso nella seconda, segnando quei tiri che si era preso anche in precedenza sbagliandoli. Ma tutta la squadra è cambiata nell'atteggiamento, nello stare in campo. Avremmo potuto giocarcela sino all'ultimo secondo. Vero, siamo rimasti comunque a ridosso fino alla sirena ma dobbiamo imparare a essere più continui".

- Si complica inevitabilmente la corsa verso le Final Eight di Coppa Italia: per sperare di rientrare, in extremis, nella kermesse fiorentina in programma dal 14 al 17 febbraio al PalaMandela di FIrenze, Trieste dovrà per forza tentare l'impresa e battere Milano per poi aspettare i risultati delle dirette concorrenti. A quota 16 l'Alma rientrerebbe tra le prime otto in caso di almeno un passo falso delle dirette concorrenti. Se Sassari a Cantù, Bologna a Varese o Brindisi a Trento non fanno punti, i ragazzi di Dalmasson sarebbero qualificati.

- Mirco Gubellini ha vinto il premio quale Alabardato del secolo: "Sono sorpreso perché credo siano passate decine di giocatori migliori - ha spiegato l'ex portabandiera della Triestina - prima e dopo la mia epoca. E poi sono anni che non frequento l'ambiente, sono fuori un po' da tutto. Penso lo meritassero di più, ad esempio, Costantini e Godeas: li ho sempre visti come l'immagine del passato e del presente dell'Unione quando giocavo, due icone. E poi penso a tanti altri di altissimo livello».Ai tifosi cosa dice?«Li ringrazio: è stata una dimostrazione di stima e simpatia nei miei confronti, un enorme gesto di affetto. Affetto che ho sempre avvertito e ricambiato. Mi emoziona che la gente abbia ancora ricordi positivi di me. Già essere nei primi cinque sarebbe stato un orgoglio». Cosa può aver convinto i tifosi a darle tanti consensi?«Non saprei, forse una serie di fattori. Negli anni d'oro della scalata c'ero sempre. A volte non titolare, ma sempre pronto e spesso decisivo con alcuni gol che la gente non dimentica. Mi legano delusioni con finali perse ma anche vittorie e gioie impossibili da cancellare».La Triestina cosa ha rappresentato per lei?«Il decennio più bello della mia vita. Trieste mi ha fatto crescere, la vivevo a 360 gradi, anche fuori dal calcio. Dopo l'esperienza alla Spal ritornai e anche se ebbi un paio di super offerte, le rifiutai: oramai Trieste era casa mia»

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