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Vecio Grezar, aneddoti e curiosità!


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Non c'entra il Grezar, ma trattandosi di amarcord....

Il Piccolo di oggi dedica una pagina allo spareggio di Dro del 2015, con relativa intervista a Pino Ferrazzoli, bravissima persona che ho avuto la fortuna di conoscere.

Lo dico subito: per quanto assurdo possa sembrare, quella partita e il modo in cui è finita occupano il primo posto fra i miei ricordi dell'Unione.

È abbastanza ridicolo, lo so, ma chi c'era forse mi può capire.

Più di Lucca o di Mestre l'anno prima, più della promozione in B conquistata non ricordo più dove con la punizione di Papais, più del pomeriggio della promozione con Buffoni, più del gol al 90' di Aquaro, più del famoso 4-3 al Livorno in B o di quel Triestina-Siena 2-1 che ci ha fatto sognare la A.

È ridicolo, a pensarci, ed effettivamente per nulla razionale, ma ricordo distintamente che al fischio finale mi ha chiamato mio figlio che l'aveva ascoltata alla radio perché il mal di macchina di cui soffriva da bambino non era compatibile col viaggio, e che lui urlava "Siamo salvi" e io faticavo a non piangere.

Avevamo la vittoria come unica chance di salvezza, la partita si era messa bene col rigore di Rocco e una certa sensazione di superiorita'.

Poi la squadra si era squagliata, Ferrazzoli oggi spiega bene perché ma non era difficile capirlo: non si allenavano neanche con continuita', cacciati da tutti gli impianti di Trieste perché la società aveva debiti con tutti, giocatori "pagati" con assegni non coperti, un disastro totale che avrebbe avuto nell'onta della retrocessione la ciliegina.

Eppure, in campo, nessuno tiro' il c**o indietro, grazie alle doti motivazionali di Ferrazzoli, al fatto che si trattava comunque di bravi ragazzi e al rispetto per centinaia di triestini che nonostante tutto ci credevano e si erano spinti fin lassù.

Ma proprio non ce la facevano più, il pari della Pro a un certo punto pareva inevitabile e infatti arrivò puntuale, e loro anzi sfiorarono pure la vittoria nel finale, mangiandosi un gol incredibile a porta vuota.

I tempi supplementari furono un'agonia: loro a colpire un palo nel primo tempo e poi a limitatarsi (colpevolmente) a buttarsi per terra nel secondo, e noi che non stavamo in piedi incapaci di produrre un tiro in porta.

Dalla frustrazione insultai per minuti interi il guardalinee che segnalando l'espulsione di Piscopo (l'arbitro non aveva visto nulla, l'assistente fece in realtà semplicemente il suo dovere) aveva chiuso la porta a ogni mia residua speranza.

Tifavamo più per disperazione e senso di appartenenza che perché ci credessimo veramente.

Almeno, io di sicuro.

E invece avvenne il miracolo, con un gol venuto dal nulla che avevo visto fare solo a Pele' in "Fuga per la vittoria".

Non ricordo di aver mai visto, nè prima nè dopo, un simile delirio collettivo come dopo quella rovesciata di Rocco al 120'.

Eppure non c'era niente di epico: una squadra scalcagnata, un presidente immondo e sfanculato pure durante la gara, un campetto tra le vacche e trecento triestini a surclassare senza storia il tifo dei padroni di casa.

Nonostante ciò, se penso a quel gol mi viene ancora la pelle d'oca, tanto che sono appena andato a pagina 7 della discussione sulla Triestina a rileggermi tutte le 7-8 pagine che avevano preceduto quella finale playout in cui altro non c'era in palio se non evitare l'onta del ritorno in Eccellenza, retrocessi sul campo dalla D che allora era peraltro la quinta serie.....

Per chi non ha voglia di fare altrettanto, e lo comprendo benissimo, posto qua sotto il mio commento di allora:

 

forest     780

forest

Ci sono cose impossibili da spiegare, e comprendo bene che chi non ha vissuto di persona il secondo supplementare non possa capire.

Perchè bisognava essere là, bisognava essersi fatti quattro ore di macchina ritrovando alla fine tutto, ma proprio tutto il settore che mi circonda in curva Furlan, nessuno escluso.

Ed essersi illusi, nonostante il mio pronostico iniziale fosse di 1-1 dopo i supplementari, con noi retrocessi.

E bisognava averla vissuta come l'abbiamo vissuta, col rigore di Rocco a sbloccare una gara fin lì anonima, la loro espulsione e piano piano la convinzione che ce l'avremmo fatta, perchè un gol di vantaggio undici contro dieci voleva dire averla in mano, nonostante la tensione della squadra fosse evidente.

E poi il chiaro subentrare della paura, prima in campo e poi di conseguenza sugli spalti, quel cambio (Arvia per Milicevic) che pareva un'ammissione che la benzina stava finendo.

E loro che prendono il palo, e noi a pensare che magari se si fosse giocato al Rocco sarebbe entrata, ma siamo in trasferta e allora stavolta gira per noi.

E invece il rigore, il pari, la netta sensazione che siamo crollati e gli anni di vita persi su quell'occasione loro, a porta vuota, al 91'.

L'idea che i supplementari allungheranno solo l'agonia, loro che segnano ma l'arbitro annulla e allora pensi che almeno se era buono avevamo finito di soffrire come cani.

Piscopo espulso, e adesso è proprio finita.

Poi quel coro, e solo chi c'era sa cosa è stato.

Alla fine del primo tempo supplementare, alcuni hanno iniziato a cantare "la gente come noi non molla mai" , poi sono diventati di più, poi ha preso a cantare tutto il settore, nessuno escluso, e sono sicuro che i giocatori lo hanno sentito, perchè era impossibile non sentirlo.

Ma il campo diceva che non avremmo mai segnato, e poi non si giocava perchè loro erano sempre per terra.

Una punizione dalla trequarti, trecento triestini che si spostano sul punto di battuta mentre si continua a cantare, tutti, che noi non molliamo mai.

Ma Manzo la batte di me**a, non succede niente ma andiamo avanti a cantare lo stesso.

Ma mancano tre minuti, due, uno.

Ogn volta che l'arbitro fischia prego che non sia per tre volte, poi vedo un cartello col numero quattro e capisco che l'agonia durerà ancora.

E poi, succede.

Succede che su una palla scodellata in avanti alla disperata Rocco la prende in rovesciata, e ho ancora fissato nella testa l'istante in cui capisco che il portiere non ci può arrivare, guardo d'istinto l'arbitro perchè ho paura che lo annulli, e invece vedo che mostra il centrocampo e che Rocco corre impazzito verso di noi, e impazzisco anch'io.

Vedo Dario, centoventi chili a tenersi bassi, che come tutto il nostro settore si catapulta letteralmente giù per il dirupo che porta alla recinzione.

E arrivano tutti, compresa la panchina, e per almeno tre minuti nessuno capisce più niente, vedo un tipo che avrà venti tatuaggi e sembra uscito dal Bronx che piange come un disperato, gente che si abbraccia rotolandosi nell'erba , un signore con gli occhiali che continua a urlare "goooool", "gooool", "gooool", e ormai sono passati un pò di minuti e lui va avanti.

E poi il coro riprende, "la gente come noi non molla mai", mi suona il telefono ed è mio figlio che la ascolta per radio e urla, urlo anch'io e mi viene da piangere.

Vado allo stadio da più di quarant'anni, ma raramente mi sono emozionato così.

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Non ci crederai Forest, ma questo post lo avevo eletto nel mio cuore come il più bello ed emozionante che avessi letto qui sul Sds. E ne ho letti centomila a star bassi.

Sabato mi ero ripromesso di ritrovarlo.  Poi mi ero perso in altro..

Vincere in rovesciata all'ultimo minuto e salvarsi è un sogno dei tifosi, un orgasmo emotivo.

 

Non essere stato a Dro, infatti, è un qualcosa che ancora adesso mi fastidia (cit). 

Comunque grazie, incredibile sta cosa!

 

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1 ora fa, forest ha scritto:

Non c'entra il Grezar, ma trattandosi di amarcord....

Il Piccolo di oggi dedica una pagina allo spareggio di Dro del 2015, con relativa intervista a Pino Ferrazzoli, bravissima persona che ho avuto la fortuna di conoscere.

Lo dico subito: per quanto assurdo possa sembrare, quella partita e il modo in cui è finita occupano il primo posto fra i miei ricordi dell'Unione.

È abbastanza ridicolo, lo so, ma chi c'era forse mi può capire.

Più di Lucca o di Mestre l'anno prima, più della promozione in B conquistata non ricordo più dove con la punizione di Papais, più del pomeriggio della promozione con Buffoni, più del gol al 90' di Aquaro, più del famoso 4-3 al Livorno in B o di quel Triestina-Siena 2-1 che ci ha fatto sognare la A.

È ridicolo, a pensarci, ed effettivamente per nulla razionale, ma ricordo distintamente che al fischio finale mi ha chiamato mio figlio che l'aveva ascoltata alla radio perché il mal di macchina di cui soffriva da bambino non era compatibile col viaggio, e che lui urlava "Siamo salvi" e io faticavo a non piangere.

Avevamo la vittoria come unica chance di salvezza, la partita si era messa bene col rigore di Rocco e una certa sensazione di superiorita'.

Poi la squadra si era squagliata, Ferrazzoli oggi spiega bene perché ma non era difficile capirlo: non si allenavano neanche con continuita', cacciati da tutti gli impianti di Trieste perché la società aveva debiti con tutti, giocatori "pagati" con assegni non coperti, un disastro totale che avrebbe avuto nell'onta della retrocessione la ciliegina.

Eppure, in campo, nessuno tiro' il c**o indietro, grazie alle doti motivazionali di Ferrazzoli, al fatto che si trattava comunque di bravi ragazzi e al rispetto per centinaia di triestini che nonostante tutto ci credevano e si erano spinti fin lassù.

Ma proprio non ce la facevano più, il pari della Pro a un certo punto pareva inevitabile e infatti arrivò puntuale, e loro anzi sfiorarono pure la vittoria nel finale, mangiandosi un gol incredibile a porta vuota.

I tempi supplementari furono un'agonia: loro a colpire un palo nel primo tempo e poi a limitatarsi (colpevolmente) a buttarsi per terra nel secondo, e noi che non stavamo in piedi incapaci di produrre un tiro in porta.

Dalla frustrazione insultai per minuti interi il guardalinee che segnalando l'espulsione di Piscopo (l'arbitro non aveva visto nulla, l'assistente fece in realtà semplicemente il suo dovere) aveva chiuso la porta a ogni mia residua speranza.

Tifavamo più per disperazione e senso di appartenenza che perché ci credessimo veramente.

Almeno, io di sicuro.

E invece avvenne il miracolo, con un gol venuto dal nulla che avevo visto fare solo a Pele' in "Fuga per la vittoria".

Non ricordo di aver mai visto, nè prima nè dopo, un simile delirio collettivo come dopo quella rovesciata di Rocco al 120'.

Eppure non c'era niente di epico: una squadra scalcagnata, un presidente immondo e sfanculato pure durante la gara, un campetto tra le vacche e trecento triestini a surclassare senza storia il tifo dei padroni di casa.

Nonostante ciò, se penso a quel gol mi viene ancora la pelle d'oca, tanto che sono appena andato a pagina 7 della discussione sulla Triestina a rileggermi tutte le 7-8 pagine che avevano preceduto quella finale playout in cui altro non c'era in palio se non evitare l'onta del ritorno in Eccellenza, retrocessi sul campo dalla D che allora era peraltro la quinta serie.....

Per chi non ha voglia di fare altrettanto, e lo comprendo benissimo, posto qua sotto il mio commento di allora:

 

forest     780

forest

Ci sono cose impossibili da spiegare, e comprendo bene che chi non ha vissuto di persona il secondo supplementare non possa capire.

Perchè bisognava essere là, bisognava essersi fatti quattro ore di macchina ritrovando alla fine tutto, ma proprio tutto il settore che mi circonda in curva Furlan, nessuno escluso.

Ed essersi illusi, nonostante il mio pronostico iniziale fosse di 1-1 dopo i supplementari, con noi retrocessi.

E bisognava averla vissuta come l'abbiamo vissuta, col rigore di Rocco a sbloccare una gara fin lì anonima, la loro espulsione e piano piano la convinzione che ce l'avremmo fatta, perchè un gol di vantaggio undici contro dieci voleva dire averla in mano, nonostante la tensione della squadra fosse evidente.

E poi il chiaro subentrare della paura, prima in campo e poi di conseguenza sugli spalti, quel cambio (Arvia per Milicevic) che pareva un'ammissione che la benzina stava finendo.

E loro che prendono il palo, e noi a pensare che magari se si fosse giocato al Rocco sarebbe entrata, ma siamo in trasferta e allora stavolta gira per noi.

E invece il rigore, il pari, la netta sensazione che siamo crollati e gli anni di vita persi su quell'occasione loro, a porta vuota, al 91'.

L'idea che i supplementari allungheranno solo l'agonia, loro che segnano ma l'arbitro annulla e allora pensi che almeno se era buono avevamo finito di soffrire come cani.

Piscopo espulso, e adesso è proprio finita.

Poi quel coro, e solo chi c'era sa cosa è stato.

Alla fine del primo tempo supplementare, alcuni hanno iniziato a cantare "la gente come noi non molla mai" , poi sono diventati di più, poi ha preso a cantare tutto il settore, nessuno escluso, e sono sicuro che i giocatori lo hanno sentito, perchè era impossibile non sentirlo.

Ma il campo diceva che non avremmo mai segnato, e poi non si giocava perchè loro erano sempre per terra.

Una punizione dalla trequarti, trecento triestini che si spostano sul punto di battuta mentre si continua a cantare, tutti, che noi non molliamo mai.

Ma Manzo la batte di me**a, non succede niente ma andiamo avanti a cantare lo stesso.

Ma mancano tre minuti, due, uno.

Ogn volta che l'arbitro fischia prego che non sia per tre volte, poi vedo un cartello col numero quattro e capisco che l'agonia durerà ancora.

E poi, succede.

Succede che su una palla scodellata in avanti alla disperata Rocco la prende in rovesciata, e ho ancora fissato nella testa l'istante in cui capisco che il portiere non ci può arrivare, guardo d'istinto l'arbitro perchè ho paura che lo annulli, e invece vedo che mostra il centrocampo e che Rocco corre impazzito verso di noi, e impazzisco anch'io.

Vedo Dario, centoventi chili a tenersi bassi, che come tutto il nostro settore si catapulta letteralmente giù per il dirupo che porta alla recinzione.

E arrivano tutti, compresa la panchina, e per almeno tre minuti nessuno capisce più niente, vedo un tipo che avrà venti tatuaggi e sembra uscito dal Bronx che piange come un disperato, gente che si abbraccia rotolandosi nell'erba , un signore con gli occhiali che continua a urlare "goooool", "gooool", "gooool", e ormai sono passati un pò di minuti e lui va avanti.

E poi il coro riprende, "la gente come noi non molla mai", mi suona il telefono ed è mio figlio che la ascolta per radio e urla, urlo anch'io e mi viene da piangere.

Vado allo stadio da più di quarant'anni, ma raramente mi sono emozionato così.

grazie Forest della tua testimonianza, un qualcosa che solo chi vuol bene a quella maglia può esprimere

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1 ora fa, gimmi ha scritto:

Non ci crederai Forest, ma questo post lo avevo eletto nel mio cuore come il più bello ed emozionante che avessi letto qui sul Sds. E ne ho letti centomila a star bassi.

Sabato mi ero ripromesso di ritrovarlo.  Poi mi ero perso in altro..

Vincere in rovesciata all'ultimo minuto e salvarsi è un sogno dei tifosi, un orgasmo emotivo.

 

Non essere stato a Dro, infatti, è un qualcosa che ancora adesso mi fastidia (cit). 

Comunque grazie, incredibile sta cosa!

 

Ti ringrazio molto.

Mi sono chiesto spesso perché sono tanto legato a quella partita, e la risposta che mi sono dato è che in tutte le grandi partite dell'Unione c'era sempre un sacco di gente che in buona parte dell'Unione se n'era fregata per tutto l'anno.

Potevamo battere il Pisa in ventimila, ma sedicimila di loro non avevano mai messo piede al Rocco in tutta la stagione, salvo pretendere il mio posto (che non è numerato, ma è il mio da quando esiste lo stadio e lo considero un diritto acquisito sul campo) nel nome di due numeri su un biglietto per l'evento di tendenza, mostrando con quella pretesa di non aver mai messo piede in Furlan in vita loro.

Gli anni dell'Eccellenza, dei derby equilibrati col San Luigi o le trasferte a Rupingrande avevano ridotto il tifo ai minimi termini, ma chi c'era ci teneva veramente da morire.

Perché solo chi ci tiene da morire può inerpicarsi dopo ore di macchina verso un campetto fra le vacche a sostenere una squadra cista e senza soldi, 'che' di andare a Lucca son buoni tutti.

Allora quel gol, venuto in quel modo incredibile, è parso quasi un segno divino, come se il Dio del Calcio ci avesse guardato con misericordia ma anche un pò di simpatia, perché (diciamolo chiaro) di vincere quella partita non meritavamo.

Per questo chi c'era sa cosa è successo dopo quel gol.

Vissi sulle nuvole per giorni, come chi dopo tante sberle aveva avuto il privilegio di una soddisfazione da dividere in pochi ma che se l'erano meritata tutta.

E quindi, quando penso al mio amore per l'Unione penso a Dro.

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Grande forest,

anche per me quella partita entra in cima alla lista dei ricordi più belli dei miei 15 anni di stadio.

Quando sento "DOn't stop me now" dei Queen l'immagine va subito a questo video.

 

Mi chiedo ancora come cavolo abbia fatto Rocco a fare quel gesto tecnico in D. Una rovesciata da posizione quasi seduta, ma sospesa in aria. Poi vabbe', l'esultanza su quella rete - prossima al collasso - basterebbe a spiegare cosa significa tifare la squadra della propria città a prescindere.

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E' strano, ma è vero... ci sono tanti modi di essere tifosi, possiamo esserlo ognuno a nostro modo, pur avendo come comune denominatore il bene della squadra e di cio' che rappresenta.

 

Apprezzo sempre la prosa di Forest, e ricordavo come nel descrivere quella trasferta, quell'ambiente surreale, quel gol particolarissimo al 120' ci avesse messo piu' anima del solito.

E ricordo bene quanto fu surreale quella partita anche per noi che non c'eravamo, un pomeriggio caldissimo di sole, in terrazzo, a seguire un maledetto streaming che si inchiodava e ripartiva, fino a farci vivere la situazione kafkiana e fortunatamente sconosciuta ai presenti di rivivere piu' volte alcune fasi della partita, l'espulsione, il palo, il gol annullato che la seconda volta pareva buono

 finche' mi sono accorto che era sempre lo stesso, giacche' finalmente decisi di mandare il video a farsi fottere e puntai sullo streaming di Radio Attivita', che da Udine era come seguire

 Monte Palomar. Del gol di Rocco seppi quando segnammo il terzo.

Eppure, per un motivo che sembrera' strano, non riusciro' mai a inserire quella partita nei grandi ricordi. Anzi, proprio il contrario.

Perche' personalmente gli anni dal 2012 al 2015 li ho rimossi, per quanto possibile. Cerco di far finta che non siano mai esistiti, Dro o non Dro.

Cerchero' di spiegarne il motivo. E' come se una persona benestante,  non ricchissima:  facoltosa -  cadesse in disgrazia fino a scendere tutti i gradini della scala sociale. Toccando il fondo e scavandoci oltre, si salva la vita addentando l'ultimo pezzo di pane dentro un bidone dell'immondizia prima di morire di fame, un secondo prima che il camion dei netturbini lo vuoti.

Da li', con la sua storia e con qualche aiuto esterno, puo' solo risalire. E in qualche anno riesce a tornare a una dimensione accettabile, ancora lontana dai bei tempi, ma per fortuna anche dallo sprofondo dove era finita.

Ricordera' l'episodio che la salvo', ma piu' con orrore che con sollievo e non certamente con gioia.

La squadra per la quale tifo, 28 campionati di A e 26 di B, che come amo ricordare farebbe parte oggi, a 60 anni dall'ultima volta, di una serie A che comprendesse le 20 squadre che l'hanno frequentata di piu', che nell' ultimo trentennio si è comunque esibita a San Siro,Roma, Napoli, Torino, che ha inaugurato uno stadio spettacolare quanto sfigato perdendo la partita piu' assurda

 mai vista davanti a 30000 persone, non puo' essere, almeno per me, quella che si salva in extremis in quarta ( quarta??) serie in un campetto collinare davanti a qualche centinaio di persone

e al pubblico  ( pubblico??)  di un paese di quattromila anime, che quasi certamente guardava con tenerezza tutta quella gente bardata di rosso venuta a sgolarsi e soffrire come una bestia

 per una partita di calcio, cosa che per gli indigeni rappresenta grosso modo un simpatico hobby.

Quella, e chiedo scusa a chi c'era, e per colpa di una serie di schifosi bastardi che voglio credere prima o poi di veder passare sulla riva del fiume, era un surrogato di Triestina con la maglia rossa. Unione Triestina, appunto. Nome che non significa niente . Non era la mia squadra quella che perdeva a Tolmezzo, si salvava con la Liventina, eccetera. Era un succedaneo come le uova di lompo.

 

 

Direte che in D ci siamo gia' finiti in passato. Verissimo, ma quasi sempre da dominatori e quando successe negli anni '90, eravamo in 13mila contro il Treviso, che ci precedette di un soffio e con due ritocchi arrivo'in B in due anni, Altro che i 5000 contro la Virtus. Altri tempi e altro seguito da parte del pubblico giovane, purtroppo.

Questa societa', imparando da alcuni errori commessi, potrebbe farci rivivere gli antichi fasti.  Cose per le quali anche Lucca o Ferrara rimpicciolirebbero. E di Dro forse nessuno si ricorderebbe piu'.

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Mamma mia forest cos'hai ripescato! Intanto complimenti per il racconto, poi adesso dico un due cose anche io su quella domenica

Inizio col dire che mi associo a te e Contea e posso dire che anche per me quel gol al 120esimo è il momento della storia della Triestina che porto nel cuore più di ogni altro. 

Per lo stesso motivo che citasti tu. Perchè quella volta c'erano solo quelli che ci sono SEMPRE stati, al netto di qualche altro centinaio che per vari motivi non riuscì a venire ma soffriva davanti alla radiolina. Perchè è facile, facilissimo dimostrare il proprio amore quando la controparte è in salute, ma è molto più autentico dimostrarlo quando nessuno lo farebbe. Come quando ci si sposa, "nella salute e nella malattia". E non c'era una Triestina più malata di quella, eppure porterò sempre nel cuore quel gol di Rocco e anche quel gruppo umano di ragazzi che non avranno avuto grandi mezzi tecnici ma ogni domenica riversavano in campo quintali di furore agonistico e grinta. 

Quella giornata poi per me, che tendo a somatizzare parecchio, fu una via crucis. Crampi alla pancia nel viaggio di andata, passai tutta la partida a versarmi bottigliette di acqua gelida in testa perché pensavo di svenire per il caldo e - dulcis in fundo - al ritorno per un pelo non restammo senza benzina su una sciagurata Lancia Y bianca vecchio stampo poi ribattezzata "AutoDro". E le lacrime di gioia, pareggiate dal pianto in cui sono scoppiato al 3-1 di gucher e durato una quindicina di minuti... 

Già che ci sono, riporto il post che scrissi su Facebook e che avrei scritto qua se fossi già stato iscritto a suo tempo:

 

24 maggio 2015

La gente come noi non molla mai, la gente come noi non molla mai, la gente come noi, la gente come noi, la gente come noi non molla mai. L’essenza della vita e il senso di tifare una squadra, di amare dei colori, di venerare un simbolo, stanno tutti in quel coro. Sette parole, un concetto semplice, cantato per tutti i supplementari per dare la carica ad undici ragazzi con la maglia rossa e un’alabarda cucita sul cuore.

Dro, tempi supplementari, una vittoria da raggiungere altrimenti sarebbe eccellenza, di nuovo, stavolta sul campo. In poche parole la parola “GAME OVER”. Parte spontaneo quel coro, e non si ferma mai. Nemmeno quando Piscopo perde le staffe e si fa cacciare, nemmeno quando Manzo calcia in fallo laterale una punizione quasi decisiva. Chi vive il calcio lo sa, quando mancano pochi minuti alla fine e sei costretto a segnare il tempo scorre veloce, velocissimo, come una discesa di Parisi qualche anno fa. Sei lì, col fiato sospeso perché mancano pochi secondi e poi sparisci dal calcio, e capisci che tra pochi minuti piangerai dalla rabbia perché sembreranno inutili tutti i chilometri fatti per seguire quei colori.

Così mi giro verso il mio amico per chiedergli quanto manca e lui, con la birra in mano e lo sguardo rassegnato, mima un gesto come a dire “è finita”. Torno a voltarmi verso il campo, e vedo un pallone che viene lanciato sulla destra, Proia che la mette giù, rientra sul sinistro e la mette in mezzo, in mezzo dove c’è sempre lui che è venuto a Trieste a salvarci. L’uomo della provvidenza, futuro San Daniele Rocco, tira fuori dal cilindro una rovesciata da manuale del calcio e compie il miracolo. La palla rotola lentamente in porta, con buona pace del Dro e dei suoi tifosi provocatori a pochi metri da noi. Il settore esplode, come il mio pianto che se prima poteva essere rabbia ora è diventato gioia indescrivibile, un brivido che si tramuta in lacrime, una liberazione perché siamo salvi. Sto ancora piangendo dalla felicità quando sempre il Santo Daniele recupera palla, si presenta davanti al portiere e fa segnare Proia, perché se lo merita, perché non ha mai tirato indietro la gamba, perché ha sempre lanciato il cuore oltre l’ostacolo, perché si è tatuato la nostra maglia sulla pelle e non si è mai risparmiato.

Scrivo queste righe ed ho ancora gli occhi lucidi, perché vincere uno spareggio assurdo, in un posto assurdo, in una categoria assurda, in questa maniera assurda in fondo è meglio che fare l’amore. Grazie Rocco, grazie Proia. E grazie papà per quella volta che mi portasti allo stadio con te una quindicina d’anni fa, sennò non avrei mai potuto vivere momenti e gioie come ieri sera.

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30 minuti fa, andyball ha scritto:

E di Dro forse nessuno si ricorderebbe piu'.

Parlando per me, credo che per togliere quella giornata dalla "vetta" dei miei momenti da tifoso deve succedere qualcosa di veramente assurdo. Tipo vincere un playoff di B alla merDacia Arena, in 9 contro 11, al novantacinquesimo su rigore. E non è nemmeno detto, perché in quel caso tra le migliaia di triestini in trasferta intorno a me la maggior parte sarebbe gente che quando la Triestina era in D ti prendeva per il c**o quando gli dicevi che andavi ancora a vederla....

E in fondo l'abbiamo già visto col Pisa, col carro dei vincitori che sarebbe stato pieno di occasionali. Credo che l'appartenenza calcistica sia un qualcosa che alle volte va oltre la ragione.

Per mia esperienza da laziale, conosco tantissimi laziali che ritengono il gol di Fiorini - che ci salvò dalla C - il momento più importante della storia della Lazio a pari merito con la finale di coppa del 2013 contro i cuginastri

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49 minuti fa, andyball ha scritto:

E' come se una persona benestante,  non ricchissima:  facoltosa -  cadesse in disgrazia fino a scendere tutti i gradini della scala sociale. Toccando il fondo e scavandoci oltre, si salva la vita addentando l'ultimo pezzo di pane dentro un bidone dell'immondizia prima di morire di fame, un secondo prima che il camion dei netturbini lo vuoti.

Da li', con la sua storia e con qualche aiuto esterno, puo' solo risalire. E in qualche anno riesce a tornare a una dimensione accettabile, ancora lontana dai bei tempi, ma per fortuna anche dallo sprofondo dove era finita.

Ricordera' l'episodio che la salvo', ma piu' con orrore che con sollievo e non certamente con gioia.

... eppure grazie proprio a quell'orrore, a quell'ultimo pezzo di pane raccatato dal bidone, sarà riuscito a ripartire e a rifarsi una nuova vita.

Se fossimo retrocessi quell'anno, chissà mai se Milanese sarebbe intervenuto l'anno dopo. Di sicuro non sarebbe rimasto Pontrelli a prolungare quell'agonia che di riffa o di raffa ha offerto a Biasin e Milanese di ripartire da una categoria almeno presentabile.

E chissà se dei piccoli successi che ora abbiamo raccolto e quelli più grandi che raccoglieremo avremmo potuto godere senza quel gol di Rocco.

Chi lo sa...

Sinceramente, caro andy, se ci fossi stato, credo la penseresti diversamente. Tutti i discorsi sul nostro blasone, ormai, valgono quel che valgono. La verità è che negli ultimi 10 anni la nostra storia è stata questa. Sarà per questo ancor più bello quando rinverderemo quesi fasti.

Ma, in fondo in fondo, sarà stato merito di chi in quelle stagioni non ha mollato. La mia Unione è l'Unione degli albori, di Pasinati, Grezar, Rocco, Ispiro, Totò, Fava. certo. Ma è anche quella di Tolmezzo e Dro.

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39 minuti fa, andyball ha scritto:

La squadra per la quale tifo, 28 campionati di A e 26 di B, che come amo ricordare farebbe parte oggi, a 60 anni dall'ultima volta, di una serie A che comprendesse le 20 squadre che l'hanno frequentata di piu', che nell' ultimo trentennio si è comunque esibita a San Siro,Roma, Napoli, Torino, che ha inaugurato uno stadio spettacolare quanto sfigato perdendo la partita piu' assurda

 mai vista davanti a 30000 persone, non puo' essere, almeno per me, quella che si salva in extremis in quarta ( quarta??) serie in un campetto collinare davanti a qualche centinaio di persone

e al pubblico  (pubblico??)  di un paese di quattromila anime, che quasi certamente guardava con tenerezza tutta quella gente bardata di rosso venuta a sgolarsi e soffrire come una bestia

 per una partita di calcio, cosa che per gli indigeni rappresenta grosso modo un simpatico hobby.

Quella, e chiedo scusa a chi c'era, e per colpa di una serie di schifosi bastardi che voglio credere prima o poi di veder passare sulla riva del fiume, era un surrogato di Triestina con la maglia rossa. Unione Triestina, appunto. Nome che non significa niente,. Non era la mia squadra quella che perdeva a Tolmezzo, si salvava con la Liventina, eccetera. Era un succedaneo come le uova di lompo.

Parere rispettabilssimo e del resto condiviso dalla stragrande maggioranza, come dimostra il fatto che eravamo trecento e non certo ventimila, eppure vedo che ognuno di quei trecento sa bene cosa è stato e sa anche che non è condivisibile da chi non c'era.

Capisco il tuo punto di vista, semplicemente non è il mio.

Per me, una squadra con la maglia rossa che si chiama Triestina lo e' nella misura in cui la Florentia post-fallimento con quella F orrenda sul petto era la Fiorentina per tutti i suoi tifosi, anche in quarta serie.

Ricordo perfettamente quegli anni, ricordo che mio figlio e il suo gruppo di amici erano gli unici under 15 di una curva popolata da poche centinaia di persone.

E peraltro la serie era la quinta, neanche la quarta (esisteva ancora la C2) e la sesta l'avevamo già provata senza manco vincerla.

Ricordo anche discussioni sul forum con utenti che ci spiegavano che d'estate la persona intelligente va al mare e poi in osmizza, e non certo a vedere le amichevoli precampionato a Borgo o a Zaule.

Eppure ti sei perso parecchio, credimi: in categorie basse il livello scende ma cresce la consapevolezza che in campo ci vanno ragazzi comunissimi, che a fine partita arrossiscono se gli fai un complimento anzichè farti un cenno mentre sono al telefono col procuratore.

E capitava di prendersela col nostro terzino e poi scoprire che quello.sotto di te era il.padre (esperienza personale ?).

Sono stati anni belli anche quelli, per quanto mi riguarda: allo stadio eravamo in pochi ma sapevi con certezza che chi c'era era là per amore della.maglia e niente altro, anche perché effettivamente altro non c'era.

Proprio per questo quella vittoria, arrivata in quel modo e in quel contesto, restera' nel mio cuore per sempre.

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Naturalmente Quoto in toto Forest, Contea e Lungomare. 

Un'emozione unica, folle, pazzesca. 

Nulla mai riprovato ne prima ne dopo. 

Inutile ricordare come ci arriviamo: tutti sapevano che vincendo Pontrelli sarebbe rimasto al comando ancora per un pò. Tutti sapevano che vincendo la rottura sarebbe stata definitiva. E allo stesso momento tutti eravamo lì per non mollarla quell'alabarda che sarebbe sparita dalle maglie per oltre mezza stagione. 

Una follia se ci pensate. Se vinciamo è rottura, se perdiamo diciamo addio alla Triestina. 

Oltre all'evidente umiliazione di una retrocessione in eccellenza. 

Arivammo a Drò discutendo degli scenari più folli e strampalati. Fusioni, acquisizioni, lotta dura senza paura, cordate più o meno improponibili. 

Ricordo come ora una sorta di fila per il confessionale davanti al buon Guido e la gente che gli chiedeva lumi su quello o quell'altro possibile scenario di fantasy. 

A ripensarci ora pare un mondo parallelo. 

Eppure la rottura era l'ultimo dei problemi in quei 120. Folli. 

Certo, a Piscopo fiachieranno ancora le orecchie per le ingiurie del Motivatore Contea e mie. 

E a fine gara Di Piero e Spadari qualche offesa se la sono sentita rivolgere. 

Per non parlare del coro contro Maragliulo che timidamente ha cercato di festeggiare la vittoria. 

 

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Inoltre visto che parliamo di Pontrelli stavo ripensando alla stagione successiva, quella passata per mesi senza andare allo stadio. 

C'era l'obbligo morale di non seguirla, fare finta che non esistesse. Gufarla, se vogliamo. 

Ma vi assicuro che ogni domenica, lo sguardo sul cellulare per gli aggiornamenti in tempo reale lo buttavo... E nonostante il gufamento eateriore, le poche volte che non perdeva tiravo un sospiro di sollievo. 

 

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Vi posso capire... ma come detto, partiamo da un presupposto diverso.

Io penso che quanto ci è successo e ci ha portato in quell'invereconda situazione da Borgorosso FC ( senza Sivori) è qualcosa che non ci appartiene, che mai ci sarebbe dovuta capitare e se è stato, abbiamo la lista dei nomi da ringraziare e benedire e la conosciamo tutti.

Forest, il calcio dei dilettanti è quello probabilmente piu'bello perche' piu' puro... E' il calcio dei campacci, dei veri amatori, del chiosco con vino e salsicce, della passione pura. Quello dei ragazzi che arrossiscono e del padre sotto di te in tribunetta, dei supporters avversari mischiati con quelli di casa. Ma è, appunto, quello dei dilettanti. Del San Luigi, del Costalunga, del Campanelle. E conosco bene persone che danno metaforicamente la vita per realta' come quelle. Ma non è, non sarebbe mai dovuto esserlo, quello di una Triestina. Che è tifata da noi e da una citta' intera  -  seppure a sprazzi, seppure con seguito diverso : ma non me la sento di condannare nessuno visto tutto quello che è successo, e mi riferisco anche a De Giorgis e Nucini, non solo Fantinel e Pontrelli - proprio perche' è ( era ?) una realta' del calcio nazionale, professionistico, vero.

Che con i Dro, le Liventine e i San Luigi non deve e non puo' avere nulla a che fare oltre all'amichevole di luglio, E' come la ragazza di buona famiglia scambiata per una pu****a e trattata come tale solo perche' si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Presa per tale. Ma non era lei.

E ti diro', lo posso dire perche' c'ero. Nel diluvio a Monfalcone come a Maiano con la mascherina anti-Fantinel, a San Vito, a Montebelluna. Mi ricordo di Tolmezzo. Non avevo ancora visto la squadra, ero curioso. Dovendo fare solo una cinquantina di km partii con la certezza di vedere una franca vittoria, passando prima a dare un saluto a un vecchio cliente che abita a 100 metri dal campo sportivo.. Vidi una sconfitta dopo 90 minuti nei quali ai carnici fu concesso di praticare la lotta greco-romana. In un campionato professionistico sarebbero rimasti in nove alla fine del primo tempo.. Il senso di straniamento, di vertigine che avevo nel breve viaggio di ritorno lo ricordo ancora.

Perche' quello non era il nostro ambiente, il nostro sport, nulla. Non eravamo noi, ma una controfigura.

 

Ps     quanto scrive Marco mi conforta, la rimozione è in atto. Di Spadari e Maragliulo non mi ricordavo proprio...

 

 

 

 

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18 minuti fa, andyball ha scritto:

Perché quello non era il nostro ambiente, il nostro sport, nulla. Non eravamo noi, ma una controfigura.

 

Certo che eravamo noi.

Lo eravamo per anni, e per dirla tutta molto probabilmente senza Biasin lo saremmo ancora, nè più né meno.

Passato o non passato.

Se sposi una solo perchè è figa, quando avrà sessant'anni e trenta chili in più avrai dei problemi e ne cercherai un'altra.

Se la ami, ti fara' tenerezza e le vorrai bene uguale...

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2 ore fa, forest ha scritto:

Certo che eravamo noi.

Lo eravamo per anni, e per dirla tutta molto probabilmente senza Biasin lo saremmo ancora, nè più né meno.

Passato o non passato.

Se sposi una solo perchè è figa, quando avrà sessant'anni e trenta chili in più avrai dei problemi e ne cercherai un'altra.

Se la ami, ti fara' tenerezza e le vorrai bene uguale...

Certo che le vorrei bene uguale, ci mancherebbe.

Ma in questo caso il paragone che mi viene è quello della Annibali, l'avvocatessa marchigiana dell'acido lanciatole in faccia. Quello che i lestofanti hanno lanciato sui nostri colori.

Fossi stato con lei, l'avrei sostenuta e amata ugualmente, senza dubbio.

Ma  - poniamo il caso -  una volta completamente guarita, l'episodio sarebbe stato fra quelli che avrei tentato in ogni modo di rimuovere, non certo di ricordare.

 

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L'episodio certo, ci mancherebbe, e infatti nessuno esulto' per l'arrivo di Pontrelli o Mehmeti.

Ma ricorderesti come.meraviglioso il momento in cui vi sentivate in fondo al pozzo sotterrati dalla me**a ed è accaduto qualcosa che vi ha fatto capire che forse, in fondo, un giorno...

Fuor di metafora, e ti chiedo scusa se forse mi ripeto, a renderla indimenticabile non è stata ovviamente la vittoria ma il modo.

Una roba da mettersi a credere ai miracoli, perché converrai che le possibilita' di vedere un gol in rovesciata volante in quinta serie sono decisamente scarse, ma che accada con un gol decisivo all'ultimo minuto del secondo supplementare di uno spareggio, e a farlo sia la squadra per cui tifi, in trasferta e sotto i tuoi occhi, dopo che le hanno espulso un giocatore pochi minuti prima, è roba che anche ai sogni c'è un limite.

Invece è successo veramente, e proprio a noi sfigati ma in quel momento, credimi, assolutamente sul tetto del mondo.

Chi c'era ricorda questo.

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4 ore fa, andyball ha scritto:

Vi posso capire... ma come detto, partiamo da un presupposto diverso.

Io penso che quanto ci è successo e ci ha portato in quell'invereconda situazione da Borgorosso FC ( senza Sivori) è qualcosa che non ci appartiene, che mai ci sarebbe dovuta capitare e se è stato, abbiamo la lista dei

nomi da ringraziare e benedire e la conosciamo tutti.

Forest, il calcio dei dilettanti è quello probabilmente piu'bello perche' piu' puro... E' il calcio dei campacci, dei veri amatori, del chiosco con vino e salsicce, della passione pura. Quello dei ragazzi che arrossiscono e del padre

sotto di te in tribunetta, dei supporters avversari mischiati con quelli di casa. Ma è, appunto, quelio dei dilettanti. Del San Luigi, del San Giovanni, del Costalunga, del Campanelle. E conosco bene persone che danno 

metaforicamente la vita per realta' come quelle. Ma non è, non sarebbe mai dovuto esserlo, quello di una Triestina. Che è tifata da noi e da una citta' intera - seppure a sprazzi, seppure con seguito diverso : ma non me la 

sento di condannare nessuno visto tutto quello che è successo, e mi riferisco anche a De Giorgis e Nucini, non solo a Fantinel e Pontrelli - proprio perche' è ( era ?) una realta' del calcio nazionale, professionistico, vero.

Che con i Dro, le Liventine e i San Luigi non deve e non puo' avere nulla a che fare oltre all'amichevole di luglio, E' come la ragazza di buona famiglia scambiata per una pu****a e trattata come tale solo perche' si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Presa per tale. Ma non era lei.

E ti diro', lo posso dire perche' c'ero. Nel diluvio a Monfalcone come a Maiano con la mascherina anti-Fantinel, a San Vito, a Montebelluna. Mi ricordo di Tolmezzo. Non avevo ancora visto la squadra, ero curioso. Dovendo fare solo una cinquantina di km partii con la certezza di vedere una franca vittoria, passando prima a dare un saluto a un vecchio cliente che abita a 100 metri dal campo sportivo.. Vidi una sconfitta dopo 90 minuti nei quali ai carnici fu concesso di praticare la lotta greco-romana. In un campionato professionistico sarebbero rimasti in nove alla fine del primo tempo.. Il senso di straniamento, di vertigine che avevo nel breve viaggio di ritorno lo ricordo ancora.

Perche' quello non era il nostro ambiente, il nostro sport, nulla. Non eravamo noi, ma una controfigura.

 

Ps     quanto scrive Marco mi conforta, la rimozione è in atto. Di Spadari e Maragliulo non mi ricordavo proprio...

 

 

 

 

Quoto completamente.

La categoria contava nulla la D la avevamo già vissuta ma appunto con approccio professionistico. Ed io come tutti l’avevo abbracciata a suo tempo, squadra e categoria. Ma quello che è accaduto da Turazza in poi fino a Biasin è solo disonore, approssimazione, dolo, menefreghismo, vergogna.

Un succedaneo, un accanimento terapeutico, qualcosa da rimuovere. Quella non era la “mia” Unione ma una squadra con maglia rossa e stop.

Rispetto ovviamente il toccante ricordo di Forest, ma non lo sentirò mai mio in nessun modo.

Ed il  paragone con la Lazio e Fiorini non sta in piedi, visto che si trattava sempre di contesti professionistici molto diverso da quanto vissuto a Ts.

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37 minuti fa, poli ha scritto:

Ed il  paragone con la Lazio e Fiorini non sta in piedi, visto che si trattava sempre di contesti professionistici molto diverso da quanto vissuto a Ts.

Mi sa che non hai capito... 

Il paragone era per descrivere l'irrazionalità della passione calcistica. Il gol di Fiorini è il punto più basso di 120 di calcio nella capitale, eppure è uno di quei ricordi vissuti con maggior trasporto da chi li ha vissuti. Così come il gol di Rocco è il punto più basso della storia della Triestina, una retrocessione sul campo in eccellenza evitata per un pelo. 

Entrambi gli episodi sono ricordati con trasporto e coinvolgimento da tanti laziali e triestini più dello scudetto del 74,di quello del 2000, dei due successi europei di fine anni 90 dei 4 derby su 4 del 98 o degli eroi di Lucca, della cavalcata trionfale di De Falco e Ascagni, del secondo posto in Serie A. 

È forse una cosa autoreferenziali, ma sono molto più fiero di essere stato a Dro che di essere stato presente a Ts-Siena del 2003. E a giudicare dai post di altri, direi che non sono nemmeno l'unico e sono anzi in buona compagnia 

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Mah Forest....bello il tuo post.... sicuramente scritto col cuore, ma credo che quello sia stato uno dei momenti più bassi della nostra storia.... Concordo con quanto scrivono Andy e Poli, nonostante le tue belle parole Forest.... ma siccome non sei l'unico che la pensa così non vorrei che la dimensione del tifoso medio triestino sia quella di Dro, come scritto sopra da Andy. Vedi io non mi rassegno a vedere la nostra squadra annaspare nelle paludi della D tifando Juve o Liverpool per vedere il calcio professionistico e di un certo spessore tecnico riducendo la Triestina ad una sagra di campagna stile Palmanova o Sangiorgina..... no..... i miei ricordi vanno ai playoff con Lucchese e Spezia, al 4 0 on casa contro il Catania..... alle partite storiche al Rocco contro Sampdoria e Siena.....ovviamente rispetto la tua idea, però mi trova totalmente in disaccordo..... come ricordarsi con benevolenza della propria ex che ti metteva più corna di in cestino di lumache

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Il 15/4/2020 Alle 10:15, forest ha scritto:

E comunque, Andy, hanno già scritto quattro persone presenti a Dro, e tutte hanno confermato che non c'è stato niente di simile né prima nè dopo.

Sono sicuro che se Guido scrivesse ancora sul forum sarebbe la quinta.

Qualcosa, evidentemente, vorra' dire ?

Mi candido come sesto...

Trasferta di cui ricordo visivamente tutto, dalle telefonate dei giorni precedenti per organizzare i posti in macchina al viaggio di ritorno.

Strano ma è così.

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3 ore fa, kaisercaio ha scritto:

Mah Forest....bello il tuo post.... sicuramente scritto col cuore, ma credo che quello sia stato uno dei momenti più bassi della nostra storia.... Concordo con quanto scrivono Andy e Poli, nonostante le tue belle parole Forest.... ma siccome non sei l'unico che la pensa così non vorrei che la dimensione del tifoso medio triestino sia quella di Dro, come scritto sopra da Andy. Vedi io non mi rassegno a vedere la nostra squadra annaspare nelle paludi della D tifando Juve o Liverpool per vedere il calcio professionistico e di un certo spessore tecnico riducendo la Triestina ad una sagra di campagna stile Palmanova o Sangiorgina..... no..... i miei ricordi vanno ai playoff con Lucchese e Spezia, al 4 0 on casa contro il Catania..... alle partite storiche al Rocco contro Sampdoria e Siena.....ovviamente rispetto la tua idea, però mi trova totalmente in disaccordo..... come ricordarsi con benevolenza della propria ex che ti metteva più corna di in cestino di lumache

Il discorso emotivo che ci lega a quella partita lo abbiamo spiegato abbondantemente ed è inutile farlo ancora.

Ma, uscendo da quello,  io credo che al giorno d'oggi il calcio di un certo livello sia garantito non dalle dimensioni della citta' o dal seguito, ma dalla volonta' di imprenditori molto ricchi a buttare (che purtroppo è molto diverso che investire) soldi nel calcio.

Basta scorrere i nomi delle piazze dell'attuale B e paragonarli con molte della C per capire che il blasone, oggi, conta assai poco 

Diciamolo tutta: se a Biasin (lunga vita ecc.ecc.) viene un infarto domani mattina, noi torniamo in D in un amen, e la consistenza delle clamorose balle sulle ipotesi contrarie la abbiamo sperimentata abbondantemente negli ultimi 10 anni.

Per questo, vediamo di raggiungere al più presto categorie che ci rendano più appetibili e di creare strutture (il Ferrini sarà un gran primo passo in questo senso) che garantiscano un valore aggiunto a chi dovesse un domani (più lontano possibile) arrivare.

Possono fare indubbiamente eccezione i grandi club che muovendo molti soldi a livello di contratti televisivi, sponsor, merchandising ecc., oltre a offrire una visibilita' enorme, hanno un futuro di primo piano più o meno garantito.

Il resto è una scommessa che purtroppo non dipende dal tifoso.

Ovvio che, se posso scegliere, la A è meglio dell'Eccellenza, e ci mancherebbe, ma illudersi che ci sia una sorta di posto dovuto nell'elite in base alla storia o alla tradizione è purtroppo, appunto, illusorio.

Godiamocela oggi, ci mancherebbe, come se la gode un Monza che nel dopo Berlusconi dove pensi finirà?

Dunque, per me, il tifoso del calcio 2.0 che non sia tifoso di Milan, Inter, Juve o poche altre, alle montagne russe temo ci debba fare il callo.

Chiaro che quando le vetture sono in cima è bello essere a bordo, e quando sono ad altezza asfalto la tendenza ad abbandonarle è maggioritaria 

Facendo parte dei pochi che sono sempre rimasti  a bordo, consentimi di esserne sottilmente orgoglioso, pur nell'ovvio e dovuto rispetto di coloro che legittimamente legano il tifo alla categoria di appartenenza.

 

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