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I suntini sandrini di venerdì 13 settembre 2019


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VENERDI' 13 SETTEMBRE 2019

- Uno dei protagonisti di mercoledì sera contro il Kuban è stato proprio lui: come scrive Lorenzo Gatto. Andrea Coronica c'è, nel momento del bisogno il capitano risponde presente. Per coach Eugenio Dalmasson, davvero, un uomo per tutte le stagioni. Tredici punti in quattordici minuti, 5/5 dal campo, la solita robusta dose di energia spesa sul parquet. «Il mio impegno in questa squadra non cambia - sottolinea - Da una parte, in campo e fuori, mi sento il collante del gruppo, dall'altra un giocatore che deve farsi trovare pronto quando c'è bisogno. La difficoltà è riuscire a mantenere sempre alta attenzione e concentrazione negli allenamenti e durante le partite pur sapendo che potresti non entrare. Ma fa parte del mio ruolo, ci sono abituato». Un Coronica che rappresenta l'emblema di un gruppo di italiani di primo livello. In un precampionato che vede Trieste lavorare per inserire i suoi nuovi stranieri, la presenza e l'apporto della vecchia guardia sta facendo la differenza. «Siamo consapevoli che la grande forza della nostra squadra è rappresentata dal nucleo storico che ha vinto la serie A2. Quel gruppo, assieme a Peric e Strautins, rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Gli americani, pian piano, arriveranno. Ricordiamoci che abbiamo bisogno di tempo e che dovremo avere pazienza. Ma i risultati, col lavoro, non tarderanno ad arrivare». Fin troppo semplice fare un confronto tra la Trieste della passata stagione e quella di quest'anno. Da giocatori di esperienza e conoscitori del nostro campionato a giovani scommesse alla prima esperienza in Italia. «Siamo una squadra - sottolinea il capitano - che all'interno della stessa partita potrà fare cose stupende e magari qualche stupidaggine. Fa parte della natura giovane di questa squadra che, ripeto, ha bisogno di tempo per consentire a tutti i suoi elementi di esprimersi al massimo. A livello di gioco credo che l'imprinting resti quello di sempre. Aldilà delle diverse caratteristiche degli esterni o dei lunghi rispetto a quello della passata stagione rimane lo stesso». Due settimane, poco meno, all'inizio di una stagione che, con la trasferta a Venezia, i match interni contro Varese e Milano, Sassari fuori e Brescia in casa non disegna per Trieste un avvio tranquillo. «In questo mese abbiamo lavorato in maniera egregia - conclude Andrea - abbiamo sviluppato il 50% del nostro potenziale ma partiamo comunque per cercare di fare il meglio e arrivare alla pausa dopo la gara interna con Brescia nella miglior posizione di classifica possibile. È chiaro che speriamo di fare tanti punti ma aldilà di tutto credo che la cosa più importante, ragionando sull'intera stagione, sarà essere riusciti a creare sul campo una nostra identità».

- "Io spero che a fine stagione entrambe centrino i rispettivi obiettivi, ma domenica tiferò sicuramente Triestina". Alla vigilia della trasferta di Cesena, Totò De Falco è stato intervistato da Antonello Rodio: "Quest'anno il Cesena è ripartito da zero. La scorsa stagione ha vinto il campionato con una società completamente nuova perché si veniva da un fallimento, ma dopo la promozione ha pensato di rifare tutto: ha tenuto solo tre o quattro giocatori ma gioca solo Agliardi, il resto è tutto nuovo, compreso l'allenatore". E che squadra è venuta fuori da questa rivoluzione? "Una squadra molto giovane, che ha bisogno di tempo, che gioca a pallone, si schiera con il 4-3-3 e ha buoni elementi. E come ogni squadra giovane fa dell'entusiasmo la sua virtù, del resto gioca davanti a minimo 10mila persone". E come è partito il Cesena?"L'amichevole disputata contro il Milan ha creato troppe attese. C'era tanto entusiasmo, ma ha iniziato prendendo 4 gol a Carpi e poi perdendo in casa col Pesaro. Ma è stata una partita strana, sulla falsariga di quella della Triestina contro il Piacenza: quando si pensava che era ormai vinta, ha preso due gol". Poi però è arrivata la riscossa... "Sì, ha vinto a Verona giocando bene nella ripresa. Adesso però il calendario che attende il Cesena è molto tosto. Certo, il successo di Verona ha portato fiducia". Come si spiega invece il black-out della Triestina con il Piacenza? "Una partita che è stata dominata dagli alabardati per 70 minuti: mi chiamavano amici da Piacenza avviliti perché c'era una sola squadra in campo. La Triestina. Poi sembrava esserci anche un rigore su Mensah che avrebbe chiuso la partita, ma non mi piace utilizzare gli arbitri come alibi. Dopo il pareggio non so proprio cosa sia successo, c'è stato un contraccolpo forte e da una prestazione bellissima si è passati a una forte delusione". Al Manuzzi che partita sarà domenica? "Le pressioni credo saranno più sulla Triestina, visti i risultati di domenica scorsa. Penso e spero che l'Unione venga a giocare per vincere, ma è una sfida dove può succedere di tutto. Il Cesena è una formazione da prendere con le molle, ma credo che Pavanel lo sappia bene". Quali sono gli obiettivi del Cesena? "In piazze come Cesena fai fatica a parlare solo di salvezza, poi la soglia tra una salvezza tranquilla e la zona play-off è minima, pertanto è quasi semplice ritrovarsi poi nella post-season". La Triestina è più forte rispetto allo scorso anno? "É chiaro che se guardiamo i nomi, soprattutto davanti, l'Unione ha tanti giocatori che potrebbero giocare in categorie superiori. Credo sia una squadra costruita per vincere, Mauro Milanese ha preso il meglio che poteva e ha fatto grandi cose sul mercato. Però ha anche ragione Massimo Pavanel quando dice che la Triestina non può essere l'unica favorita solo per quanto fatto lo scorso anno". In che senso? "Che ormai quello che è capitato lo scorso anno non c'entra niente. Purtroppo stavolta la Triestina ha beccato nel girone 4-5 squadre di grande spessore, penso ad esempio al Vicenza, al Padova, alla FeralpiSalò e anche al Carpi, che non è affatto una sorpresa. La Triestina ha le armi per giocarsela, è una seria candidata, ma assieme appunto ad altre 4-5. Visto da fuori, può avere solamente un problema". Quale? "Quello di gestire tutti quei giocatori, quasi tutti abituati a fare i titolari. Questa non credo sia una situazione semplice, ma la mia è soltanto una mia supposizione fatta da lontano". 

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