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I suntini sandrini di venerdì 15 novembre 2019


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VENERDI' 15 NOVEMBRE 2019

-Bella intervista quest'oggi sul Piccolo di Lorenzo Gatto a Daniele Cavaliero: la guardia triestina si racconta dopo l'esordio in serie A di quasi 19 anni fa. È il 18 novembre del 2000, l'allora Telit gioca in casa contro la Scavolini Pesaro. Daniele Cavaliero entra in prima squadra complice l'infortunio al ginocchio che blocca capitan Laezza. C'è bisogno di un cambio per Scoonie Penn, Luca Banchi non ha dubbi e se lo porta in panchina. «Secondo quarto, siamo sotto di sette - ricorda Cavaliero - e io in panchina scherzo col massaggiatore Bussani. Banchi si gira e urla il mio nome. Mi alzo come in trance, vado sul cubo del cambio e con le ginocchia che tremano entro al posto di Scoonie. Evito Lazic con un palleggio dietro la schiena e sento l'ooh del PalaTrieste. Avrei voluto fermarmi per gustare quel momento ma le urla di Banchi mi hanno riportato alla realtà». Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Domenica, nella sfida giocata all'Allianz Dome contro Brindisi, Daniele ha raggiunto e superato i mille assist in carriera, una carriera fatta di tante tappe che gli hanno lasciato ricordi indelebili.LE PRIME STAGIONI TRIESTINE «Sono stati anni fondamentali - ricorda Daniele - nel corso dei quali ho conosciuto quella che ancora oggi è la mia seconda famiglia. Furio Steffè, Paolo Paoli, Andrea Bussani, Mamo Sbisà e i dottori Palombella e Ubaldini. Si sono spesi per la mia crescita e a loro sarò sempre grato. Ho vissuto intensamente ogni giorno fino all'estate del 2004. Dover partire è stato un trauma: quando l'ho saputo ero a un camp con Furio (Steffè) e Silvia, la mia fidanzata di allora. Ricordo mi misi a piangere per la delusione».IL PASSAGGIO A MILANO «Le opzioni non mancavano. Potevo andare alla Virtus Bologna o a Napoli, scelsi l'Armani perchè era la sfida più difficile ma con quella volevo confrontarmi. Non avevo potuto essere la bandiera di Trieste, avrei voluto diventare quella di Milano. Al primo anno finale con la Fortitudo, persa a gara-4 con l'instant replay sulla bomba a metàcampo di Ruben Douglas ma la conoscenza di tante persone. Il più importante Mario Ceretti, ancora oggi assistente di riferimento della prima squadra. Con lui perfeziono l'arresto e tiro che è stato il marchio di fabbrica della mia carriera. Gli ultimi sei mesi del secondo anno vado in prestito a Roseto da coach Caja. Ha bisogno di un esterno per sostituire un americano, mi da fiducia e mi fa giocare più di 30' a partita. Per me, allora 21enne, una esperienza formativa culminata con la salvezza all'ultima giornata».LA FORTITUDO «Lascio Milano e arrivo a Bologna. Devo dirlo, non ero pronto per l'Eurolega. Vivo un anno difficile nel corso del quale instauro rapporti importanti con Belinelli e Fultz ma in cui faccio fatica. Primo momento difficile della carriera perchè la Fortitudo mi scarica. Chiamo a casa per sfogarmi e resto in piazzale Azzarita a pensare. Qualche ora dopo, mentre su un muretto sono fermo a ragionare sul mio futuro, vedo arrivare la macchina di mio papà. Quando ringrazio la mia famiglia per essermi stata sempre vicina penso a momenti come questi».IL RISCATTO «Un anno importante il successivo ad Avellino. La bravura e le idee di Boniciolli e Zorzi ci portano a vincere coppa Italia e a centrare le semifinali scudetto. Lascia Matteo e vado via anche io, tentato dal progetto Montegranaro. Lì ho conosciuto la bellezza della provincia e il valore di persone di cuore con cui ho instaurato un rapporto vero. La prima stagione non va come avrei voluto, la seconda invece è forse la migliore della mia carriera. Devo molto a Giustino Danesi, preparatore, professionista pazzesco e grande amico che è rimasto tale anche a distanza di tanti anni».PESARO, AVELLINO E VARESE «Dopo Montegranaro, raggiungo Pesaro. Prima stagione indimenticabile, riportiamo 13mila persone al Palasport e centriamo la semifinale scudetto. Secondo anno interlocutorio prima del ritorno ad Avellino. È l'anno della delusione azzurra, della mancata convocazione per gli Europei in Slovenia. Perdo motivazioni ma a Varese, riportando una piazza storica a giocare una finale europea da capitano, ritrovo stimoli e motivazioni».IL RITORNO A CASA «Non avrei potuto scegliere un finale più bello e ancora oggi mi capita di darmi un pizzicotto per capire se è tutto vero. Essere in piccola parte protagonista del ritorno di Trieste in serie A ha significato raccogliere i frutti di tanti sacrifici e anni di lavoro e ha dato un senso a tutta la carriera. Ho ritrovato le persone con cui tutto è iniziato, ne ho conosciute altre come Uccio Cerne con cui si è instaurato un legame molto stretto, ho ammirato compagni di squadra come Fernandez e Da Ros vedendoli crescere e migliorare giorno dopo giorno. Tutto questo mi rende felice e questa felicità la porto con me ogni giorno anche in questa stagione che non è partita nel verso giusto. Ne sono convinto, le cose cominceranno a girare. Una promessa che faccio a tutti quei tifosi che, come me, hanno a cuore le sorti della Pallacanestro Trieste».

- La Triestina avrà presto un'occasione di rivincita con il Vicenza. Dopo il passaggio del turno ottenuto mercoledì sera ai danni della Virtus Verona, si sapeva già che l'Unione avrebbe incrociato la squadra di Di Carlo agli ottavi di finale della Coppa Italia di serie C. Rimaneva da stabilire dove e il sorteggio svoltosi ieri nella sede della Lega Pro ha decretato che la gara si giocherà allo stadio Menti di Vicenza, mercoledì 27 novembre. L'orario è ancora da stabilire. Chi passerà il turno, incontrerà poi nei quarti di finale la vincente di Feralpisalò-Pro Patria. Si giocherà nuovamente in gara secca e se al termine dei 90 minuti il risultato sarà ancora di parità, si disputeranno i tempi supplementari e poi eventualmente ci saranno i calci di rigore. Ricordiamo che un anno fa la Triestina venne eliminata in Coppa Italia proprio dal Vicenza al Menti solo dopo i tiri dal dischetto. Un impegno dunque molto difficile per la squadra di Gautieri, ma la speranza è anche quella che il Vicenza abbia la testa altrove e punti soprattutto al campionato. Anche se ovviamente sarà proprio la Triestina a dover essere diversa rispetto a quella vista domenica scorsa contro i biancorossi, soprattutto perché la Coppa Italia è una bella occasione per riparare ai danni fatti finora in campionato: ricordiamo che chi la vince salta i primi due turni di play-off e accede direttamente alla fase nazionale. Una gara, quella col Vicenza del 27 novembre, che la Triestina dovrà affrontare senza Gautieri in panchina: il tecnico infatti è stato squalificato per una giornata dopo l'espulsione di mercoledì sera, avvenuta nell'intervallo per proteste. Salterà la gara di Vicenza anche il terzino destro Scrugli, espulso nel finale di gara per un'entrata in ritardo catalogata come "atto di violenza verso un avversario in un'azione di gioco". Queste le altre partite valevoli per gli ottavi di finale in programma mercoledì 27 novembre: Feralpisalò-Pro Patria, Juventus under 23.Pro Vercelli, Cesena-Piacenza, Siena-Teramo, Avellino-Ternana, Catanzaro-Casertana, Potenza- vincente tra Catania e Sicula Leonzio. Intanto la Triestina si rituffa in campionato dove dopo due sconfitte consecutive è chiamata a riprendere il cammino. Gli alabardati si stanno infatti preparando per la trasferta di domenica a Imola (inizio ore 15). A dirigere la gara sarà Daniele Paterna di Teramo. Lo scorso anno ha diretto la Triestina nella sconfitta interna con il Fano per 0-1 e nell'andata delle semifinali play-off, quando l'Unione pareggioò a Salò contro la Feralpi per 1-1. -

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