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I suntini sandrini di lunedì 13 luglio 2020


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LUNEDI' 13 LUGLIO 2020

- «Siamo soddisfatti. Stiamo lavorando sul mercato seguendo una logica tecnica ed economica: giocatori intercambiabili e alla portata delle nostre possibilità economiche. Adesso manca l'ultimo pezzo».Eugenio Dalmasson, allenatore dell'Allianz PallTrieste (intervistato quest'oggi da Roberto Degrassi de "Il Piccolo"), in attesa di dare un volto alla pedina che ancora manca (la guardia tiratrice) pensa a come incastrare le altre. La risposta che si dà sembra positiva.Partiamo dall'ultimo arrivo. Myke Henry, ala piccola che preferisce penetrare piuttosto che tirare, ex Israele, 20 gare Nba con Memphis e tanta GLeague. "Quando abbiamo chiuso l'accordo con Alviti abbiamo cercato un'ala con caratteristiche diverse. Alviti è un tiratore, Henry è portato ad avvicinarsi a canestro, è più rognoso in difesa, dà fisicita ed energia. Lo seguivamo da tempo". Non è uomo da bottini eclatanti ma ha continuità di rendimento. "Mi viene da dire che nella GLeague dove in tanti ricercano la giocata spettacolare uno come Henry è un pesce fuori d'acqua. Si tratta di un tipo di giocatore senza fronzoli, concreto. Lo definirei "europeo". Sul suo conto abbiamo raccolto ottime referenze, fuori e dentro il campo". Upson invece cosa può dare all'Allianz? "Un lungo che può giocare insieme a Udanoh ma anche agli altri, Da Ros e Grazulis. Ha esperienza di coppe, una discreta mano dai 4-5 metri, è forte fisicamente. Il reparto lunghi, con Grazulis che è un "4" che la mette da tre punti, offre situazioni tattiche infinite.Upson, Henry, Laquintana sembrano giocatori adatti a una difesa fatta di aiuti e anticipi. Rivedremo un'Allianz più veloce rispetto all'ultima stagione? Sulla carta ricorda più quella di due tornei fa. "La filosofia vuole essere la stessa. Nel rispetto delle condizioni che possiamo permetterci, naturalmente". Finora è una squadra dove tutti hanno potenzialmente la doppia cifra nelle mani, senza un terminale designato. "Vero. Pedine intercambiabili. C'è chi tira bene da tre e chi attacca il ferro". Manca la guardia tiratrice. Quella che dovrebbe essere la prima risorsa offensiva. "Messa così sembra che andiamo a smentire il discorso precedente. Non mi interessa uno che fa 20 punti a sera perchè tira venti volte e ignora il gruppo. Stiamo valutando diverse tipologie di giocatore, dai rookie a chi può darci carisma ed esperienza". Avete presentato offerte formali? "Stiamo valutando. Questo è un mercato molto particolare, può accadere che da un giorno all'altro si aprano spiragli inattesi. Non andiamo fretta". Spiragli inattesi. Mettiamo che domattina si possa arrivare a uno come Gaines... "Mai trattato. Non perchè non ci piace naturalmente ma perchè appartiene a un mercato sul quale non ci siamo approcciati. Ci muoviamo nella fascia di giocatori accessibili alle nostre possibilità". Inaccessibili adesso. Poi, si è visto, le condizioni mutano. Come per Udanoh..."Ci sono anche giocatori che considerano solo club che partecipano alle coppe e non avete idea di quanti ce ne siano così". A proposito. Si è parlato di spiragli europei a breve. "Si stanno definendo le liste delle squadre per le coppe. Se ci dovessero essere forfait si sondano le disponibilità. Non ci siamo fatti avanti noi. Se ci fosse la necessità di ultimare i tabelloni e venissimo invitati valuteremmo. Pensiamo al campionato, dai, che non sarà semplice". 

-L'uscita dai playoff impossibili immeritata e macchiata da un errore arbitrale macroscopico fa male. Ed è logico che una società sulla quale Milanese ha speso grandi energie e Biasin ben oltre 10 milioni di euro metta in campo ogni azione per difendersi. Ma per la Triestina - come scrive oggi CIro Esposito - quanto successo a Potenza fornisce anche una lezione chiarissima sul calcio italiano. Il modus vivendi dello sport più amato è la fotografia di un Paese nel quale la furbizia (vedi la gestione degli ingressi al Viviani in teoria a porte chiuse) prevale sul merito, l'aggiramento delle regole vale più del loro rispetto, il Palazzo è lontano dal Paese reale e qualche buona relazione con il Palazzo stesso può avere un peso. Altro che il calcio inglese o europeo che Milanese ha vissuto e che vorrebbe vedere anche alle nostre latitudini. Succede sui massimi palcoscenici figuriamoci in serie C i cui interpreti più esemplari dimorano da Roma in giù. Insomma, per lavorare in un ambiente un po' più professionale e redditizio, la Triestina deve lasciare il prima possibile le sabbie mobili della C. Un ex presidente dell'Unione diceva: «Sotto la B in Italia non si può fare calcio». Tre anni di terza serie hanno fatto chiarezza. Non c'è da sorprendersi dunque se Milanese, come accennato nella nota di ieri, sottolinea come a giugno tirerà i conti con Biasin. La società vuole giocarsi in questa stagione il tutto per tutto. Anche perché dopo cinque anni di gestione è logico tirare una linea. E bene ha fatto l'amministratore unico a confermare a parole (manca l'ufficialità) Gautieri. «Rinnoverò il contratto al mister perché da gennaio e anche ai playoff questo gruppo ha fatto bene» ha detto il giorno dopo Potenza Milanese. Davanti c'è una stagione con tante incognite: la pandemia darà una tregua? I tifosi potranno tornare negli stadi? Gli sponsor saranno economicamente in grado di investire? E infine ci sarà nella stagione successiva la tanto invocata riforma dei campionati? In una situazione così la Triestina ha la possibilità di programmare la stagione da subito. E questo potrebbe essere un vantaggio da non sottovalutare. Gautieri può contare su un gruppo motivato e che conosce. Milanese dovrà integrare la rosa con cinque-sei innesti (alcuni se ne dovranno andare) migliorando la squadra magari senza far lievitare il budget visto che il mercato post-coronavirus dovrebbe calmierare gli ingaggi e lasciare parecchi buoni giocatori, anche di categoria, senza ingaggio.Perché è ancora più evidente, dopo quest'ultima traumatica esperienza, che vincere i playoff è impresa difficilissima. E allora il primo obiettivo è quello di costruire la promozione nella regular season. Senza proclami ma con le idee chiare e il lavoro sul campo. A Trieste non succede dalla Triestina di De Falco e Ascagni. La sensazione è che da settembre in poi l'Unione si giocherà una chance unica. O forse l'ultima.

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