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I suntini sandrini di lunedì 21 settembre 2020


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LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2020

- Ultimi giorni di rifinitura per l'Allianz Pallacanestro Trieste. Da domenica infatti, come scrive Roberto Degrassi su "Il Piccolo", sarà già campionato, con la Vanoli Cremona all'Allianz Dome. Una partita da non fallire per i biancorossi, attesi da un calendario iniziale tutt'altro che benevolo. Trieste ci arriverà senza altri test in settimana. Solo allenamenti, da domani dopo due giorni di riposo. Con qualche interrogativo cui dare una risposta.Eugenio Dalmasson fa il punto sulla condizione della squadra. «Grazulis si sottopone oggi a un'ecografia di controllo e in ogni caso è rimasto fermo dodici giorni. Controllo a un polpaccio a Udanoh, rimasto a sua volta fermo. Daniele Cavaliero, invece, anche questa settimana dovrà rimanere fermo e non sarà della partita contro Cremona. I recuperi sono importanti per aumentare la qualità e l'intensità degli allenamenti: nelle partitelle in famiglia hanno giocato da centro Da Ros e Upson, Coronica e Alviti ali forti, Henry "3" con Arnaldo, Doyle contro Mussini o Schina in guardia e, almeno tra i play, la normalità Fernandez-Laquintana. Abbiamo bisogno di tornare al completo».L'Allianz è reduce da una Supercoppa di luci e ombre. Tre partite vinte e in crescendo, le successive tre perse e con prestazioni progressivamente sempre peggiori. Come arriva Trieste all'appuntamento con il campionato? «Con la voglia di ritornare quelli visti nelle prime partite. Questo è stato per tutti un precampionato diverso dagli altri anni. Intendiamoci, alla fine la Supercoppa si è rivelata la manifestazione giusta per ridare vita al movimento, con incontri di qualità. Partite vere - continua l'allenatore biancorosso - Gli impegni ravvicinati tuttavia hanno finito per rompere continuità al lavoro in palestra, sono emersi problemi di stanchezza. Noi con rotazioni ridotte abbiamo accusato la difficoltà. Non mi spaventa l'idea di non disputare amichevoli in questa settimana, avevamo bisogno di ritrovarci tra noi».Domenica si comincia. Con la possibilità di aprire le porte a una piccola parte di pubblico, nella speranza di poter ampliare la capienza nelle settimane successive. Al momento, però, rivedere l'Allianz Dome gremito di pubblico sembra un sogno lontano. Replica Dalmasson: «Sarà bello ricominciare. Comunque. Si torna a giocare in campionato dopo tanti mesi. Certo, potranno entrare pochi spettatori e possiamo consolarci che è pur sempre meglio che niente. Ma sentire il calore del nostro tifo con gli spalti pieni è davvero un'altra cosa. Una sensazione che vogliamo far vivere ai nostri nuovi arrivati. L'affetto di Trieste non manca mai. 

- Della questione-pubblico, della sostenibilità di una stagione particolare come quella post-pandemia e degli obiettivi della squadra - ai blocchi di partenza della massima serie nazionale per il terzo anno di fila - se ne parla invece su City Sport con Mario Ghiacci:

Presidente, alla vigilia di un campionato che inizia a breve, che sensazione si porta personalmente dietro dopo tanti mesi di attesa? “La gestione di una società come questa, in questi tempi, vive decisamente di tante problematiche legate all’incertezza. Ricordiamoci sempre che, prima della pandemia, la Pallacanestro Trieste ha vissuto anche il problema dell’uscita di scena di Alma: aver sistemato le cose ed essere poi entrati nel problema globale sanitario ha reso tutto particolarmente difficile. Da parte nostra, con cinquanta persone da gestire tra atleti, staff tecnico e amministrativo, il tutto è stato coordinato sin qui con la massima attenzione e continuerà ad essere così anche in futuro. Ma se guardiamo come le cose stanno andando nel mondo intero, capiamo perfettamente che siamo tutt’altro che fuori dall’emergenza”.
Al momento attuale, ad oggi siete costretti a rinunciare alla campagna abbonamenti. Quanto pesa questo, al di là dell’aspetto economico? “È un qualcosa che va oltre a quel 25% del budget totale di cui al momento siamo costretti a privarci: è altrettanto vero che sino a quando non sappiamo con certezza la capienza a nostra disposizione, non possiamo rischiare nulla a livello di sicurezza e al tempo stesso personalmente non voglio prendere in giro i tifosi. Attendiamo novità a stretto giro da parte delle istituzioni per gestire la biglietteria e un’eventuale campagna abbonamenti, a stagione già iniziata”. Questo vuol dire che, in caso di “normalizzazione” della situazione, si aprirebbe la possibilità di sottoscrivere tessere per un certo numero di partite? “Esattamente, magari a partire dal girone di ritorno e con i nostri vecchi abbonati ad avere una prelazione e una scontistica rispetto a tutti gli altri. Speriamo di essere in grado di farlo a stagione in corso, altrimenti su questo punto dovremo virare giocoforza per il campionato 2021/2022. L’idea alternativa è quella di una biglietteria con i prezzi dello scorso anno: di fatto, tutto dipende da ciò che accadrà nell’immediato futuro e da cosa ci sarà permesso di fare”.
Si è parlato della volontà di un campionato il più possibile sostenibile da parte di tutti: sarà davvero così? “Premetto che non voglio guardare nelle tasche degli altri ma unicamente alla nostra società: certamente, se mettiamo da parte le quattro finaliste di Supercoppa dotate di un certo tipo di solidità economica, tutte le altre realtà della serie A hanno problemi comuni. Lottiamo un po' tutti per avere il pubblico nei palazzetti, ma lo ripeto: non ci sono certezze di alcun tipo. Il Covid ci costringe a vivere situazioni che non dipendono direttamente da noi”.
Il prossimo 24 settembre è prevista l’assemblea di Lega: c’è da aspettarsi qualche novità a stretto giro, a partire da un eventuale spostamento della data d’inizio del campionato? “Torno a ribadire il concetto già espresso nei giorni passati: per come la vedo io, fermarci già adesso sarebbe deleterio. Teniamo conto che i problemi da affrontare sono comuni a tanti altri sport di squadra, oltretutto partire dà la possibilità anche di dare valore e visibilità a quelli che sono i nostri sponsor. E ci tengo a sottolineare che in questa fase, proprio a livello di sponsorizzazioni, non abbiamo avuto alcuna defezione: l’imprenditoria triestina ci è vicina e credo sia questo una variabile fondamentale per poter guardare con fiducia a questo inizio di stagione”.
Questione squadra: si è analizzato in lungo e in largo ciò che l’Allianz ha fatto vedere in Supercoppa. Un suo giudizio a riguardo? “Veniamo dai sei mesi di inattività, con sei partite giocate in meno di venti giorni. È stato un precampionato anomalo, gli alti e bassi ci stanno, ma non deve passare il concetto che sia “normale” aver disputato due fasi di kermesse così diverse. Abbiamo esaminato tutto questo nei giorni scorsi, c’è stato un colloquio con giocatori e staff per capire se ci fossero problemi di qualsiasi genere e non è emerso nulla di particolare. Ad ogni modo la società è attenta, abbiamo degli impegni morali nei confronti degli sponsor, dei soci e dei tifosi: di fatto, non vogliamo infilarci in alcun tipo di tunnel, eventuali problematiche vanno “aggredite” sin da queste prime fasi”.
Secondo lei, dove può arrivare la sua Trieste? “Il livello generale è cresciuto molto, ci aspetta un campionato molto equilibrato. Salviamoci innanzitutto il prima possibile, seppure arrivare ottavi non mi dispiacerebbe affatto … Restiamo comunque con i piedi per terra e diamo il massimo: il “Non mollare mai” deve continuare a essere il nostro comandamento più importante”.

- Un pugno di giorni separa Mauro Milanese dall'inizio della sua quinta stagione al vertice della Triestina. Nei primi tre anni ha portato l'alabarda progressivamente sempre più in alto. Nell'ultima stagione, quella nata dopo aver sfiorato la B, non è stato così. Un avvio stentato ha compromesso la performance dell'Unione e poi ci ha pensato l'epidemia a stroncare le velleità di un gruppo rivisto a gennaio e affidato alle cure di Gautieri e in grande crescita. La stagione "maledetta" si è chiusa con un'eliminazione determinata da un arbitraggio funesto in una serata di un play-off surreale in quello stesso stadio (a Potenza) dove l'Unione tornerà mercoledì per la Coppa Italia. Ma da quel gruppo, ora tecnicamente più attrezzato, e in un'altra stagione con tante incognite Milanese riparte.Ma per andare dove?«Ho cercato di costruire una squadra per vincere il campionato che come ogni anno ha molte pretendenti. Abbiamo mantenuto l'assetto con degli innesti nella consapevolezza che questa squadra abbia grandi potenzialità».Un anno fa la Triestina partiva con i favori del pronostico oggi si percepisce una maggior prudenza.«Tutti avevamo sottovalutato gli effetti della sconfitta immeritata con il Pisa che è deflagrata nel primo momento difficile nel secondo tempo in casa con il Piacenza. Da lì la strada si è messa in salita. Ma l'importante è imparare dagli errori ed essere in grado di correggerli».A proposito della squadra lavorate sulle uscite ma ha in mente anche qualche altro innesto?«La scorsa settimana ho sentito Morosini del Monza. Con il diesse ed ex alabardato Antonelli era tutto ok ma il giocatore per motivi personali vuole restare in Lombardia. Per esperienza so che in questi casi è meglio non forzare. Comunque sto pensando a un centrocampista di inserimento in più per Gautieri ed eventualmente anche a un difensore».E la punta?«Gomez è ok e poi c'è Pablo. La squadra gioca bene, crea tanto ma sembra mancare qualcosa in area. Io vedo che serve più lucidità negli esterni, che in questo periodo possono anche accusare la fatica, piuttosto che nella mancanza di incisività delle punte. Comunque l'importante è mantenere gli equilibri nel gruppo e in campo. Spesso vale più l'alchimia del gruppo che la qualità dei singoli. Però i ragazzi devono metterci più cattiveria anche se hanno dimostrato ottime capacità di reazione».Su quattro portieri solo due al momento sono a disposizione. Qual è la situazione?«I test medici hanno diagnosticato a Ioime un'aritmia con la quale peraltro convive, pur giocando regolarmente, dal 2012. Per noi la salute viene prima di tutto. Il giocatore si sottoporrà ad altri esami a fine ottobre al termine di un ciclo di terapia specifica. Matosevic si allena ma è convalescente per un intervento alla mano. Restano Offredi che è in ottima forma e Valentini che è sotto contratto. Ma fino alla chiusura del mercato stiamo alla finestra». Il primo obiettivo è quello di evitare una partenza ad handicap.«Dobbiamo essere attenti e bravi a partire bene. Perché poi a inseguire si fa tanta fatica e quando si perde troppo terreno la rimonta su tre-quattro squadre diventa impossibile. Il Padova è molto completo in ogni reparto e il Perugia si sta muovendo per un immediato ritorno in B forte anche del paracadute finanziario. E poi c'è anche il Modena e altre. Ma vedo nei ragazzi grande convinzione sia nei veterani che in quelli arrivati da poco».A proposito di squadre la scelta della LegaPro di non modificare i gironi non viene incontro nè alle esigenze economiche delle società nè a quelle di contenimento del Covid-19.«Infatti io e molti altri presidenti abbiamo espresso grandi perplessità su questa scelta. A parte la differenza di valori tecnici, non è un caso che nel girone A siano andate la maggior parte dei contributi per il minutaggio dei giovani, il fatto più grave è che i gironi sviluppati in verticale e non in orizzontale come chiedevamo, costringono a trasferte più lunghe non solo più costose ma anche più pericolose con pernottamenti e pasti in ristoranti e hotel, sul fronte del contenimento dell'epidemia. Insomma servirebbe più coerenza».E la mancanza di coerenza, soprattutto dalla politica, si evidenzia anche nell'apertura contingentata degli stadi. Cosa chiedete?«La quota mille è un primo passo che capisco fino a un certo punto. Conta la capienza della struttura in relazione alla distanza di sicurezza. Mille a San Siro sono una cosa, mille a Meda tutt'altro. Non c'è poi una ragione per la quale negli stadi non si possa entrare distanziati e in sicurezza, quando gli esercizi pubblici sono giustamente aperti, teatri e cinema anche, per un periodo pure le discoteche, si fanno le comunioni, i matrimoni ecc. e non mi pare che scientificamente sia provato che il virus si diffonda in modo diverso. Eppure tutti sanno che il sistema calcio e in particolare quello di C è in crisi per la mancanza del pubblico e di conseguenza degli sponsor. Noi come Triestina abbiamo presentato a Regione e Comune un progetto per l'ingresso in sicurezza di 5 mila spettatori e ciòè il 20% della capienza del Rocco. Lo fanno in Germania, chiediamo che da metà ottobre sia dato l'ok anche in Italia».Uno sciopero alla prima giornata, come minacciano i giocatori, potrebbe essere sostenuto anche dalle società?«La parola sciopero non mi piace però un'astensione come risposta del sistema ci sta. Capisco le ragioni dell'Aic perché, con la lista a 22, restano disoccupati centinaia di calciatori. E poi è una riforma fatta a luglio. Il Noif impone che le riforme del sistema entrino in vigore nella stagione successiva. Vale per la C d'Ecellenza di cui non si parla più e non per le liste? E poi si dice che nessuno vuole investire: chi ci mette tanti soldi, come per esempio mio cugino Mario Biasin, prima o poi si stufa»

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