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I suntini sandrini di lunedì 22 febbraio 2021


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LUNEDÌ 22 FEBBRAIO 2021

- Lo scriveva Alessandro Manzoni in un passo de “I Promessi Sposi”: “Siamo in ballo, bisogna ballare”. E l’Allianz, ormai da qualche settimana a questa parte finita per proprio merito in una posizione di classifica più che dignitosa, deve proprio avere la volontà di continuare il suo… ballo insieme alle più forti del campionato. Ne è consapevole Eugenio Dalmasson (intervistato dal sottoscritto per City Sport) che, tra una parentesi non certo irresistibile di Coppa Italia la scorsa settimana e la pausa di campionato per far spazio agli impegni della Nazionale, ha avuto modo di analizzare tante tematiche in vista dell’ultima (e decisiva) parte di stagione. Con un obiettivo: non lasciare nulla al caso, pur pensando sempre partita dopo partita ma cercando di trovare l’equilibrio giusto utile per conquistare qualcosa di importante a fine di regular season.

Coach, è passata una settimana dalla vetrina delle Final Eight: su cosa vi siete maggiormente concentrati in questi ultimi giorni prima di riprendere il vostro cammino in campionato?

“Abbiamo dato grande enfasi a tutto quello che negli ultimi mesi non avevamo potuto fare: spazio quindi alla parte atletica e a un lavoro di forza fisica per tutta la squadra. Abbiamo lavorato bene, poi c’è sempre qualche piccolo intoppo sul fronte delle assenze di alcuni singoli che non ci ha permesso di essere al gran completo: penso ad esempio a Fernandez che si è fermato già al primo allenamento dopo la Coppa Italia e che abbiamo tenuto a riposo precauzionale, oltre ad avere Alviti in Nazionale e quindi non disponibile. Diciamo comunque che la programmazione che avevamo studiato per la settimana appena trascorsa è stata fruttuosa”.

Ritornando per un attimo a quanto visto ad Assago due week-end fa, non è stata una Pallacanestro Trieste come ci si aspettava di vedere. Ne avete riparlato assieme alla squadra?

“Di certo abbiamo fatto vedere molte cose con poca qualità. E questa pausa di campionato ci agevola per rivedere alcuni aspetti che non hanno funzionato e fare delle modifiche sul nostro modo di giocare”.

Tanto più che sabato prossimo vi ritroverete davanti nuovamente Brindisi, che sin qui vi ha sempre dato parecchio filo da torcere…

“Loro sono una delle migliori squadre del campionato, è innegabile. E rispetto a noi hanno una maggior esperienza di partite secche come quelle delle Final Eight. Oltretutto hanno ufficializzato un nuovo importante innesto come quello di Bostic, che accresce indubbiamente il loro livello di talento. Partendo proprio da gare come quella affrontata a Milano contro l’Happy Casa siamo chiamati a fare molto di più: abbiamo visto che giocare buone partite non basta, serve la continuità giusta, una cosa che noi ancora non abbiamo. E non è un caso che, contro team di questa caratura, appena molli un attimo poi prendi un parziale negativo da cui è difficile risalire. Proprio con questi presupposti pensiamo non solo a ciò che ci aspetta nel prossimo turno, ma più in generale al finale di stagione”.

In quasi due mesi avete disputato ben 14 partite: un ritorno alla “normalità”, con un match a settimana anziché giocare sfide ogni tre giorni, potrà aiutarvi nel vostro processo di crescita?

“Senza dubbio il periodo che ci siamo lasciati alle spalle è stato contrassegnato dal dispendio di tante energie fisiche e nervose. Abbiamo sofferto parecchio il Covid e alcuni infortuni, ma possiamo dire che se dovessimo tracciare un bilancio sin qui di questa stagione è evidente che abbiamo fatto bene. Nelle difficoltà abbiamo tenuto la barra dritta e questa è una variabile importante anche per l’immediato futuro: avremo bisogno di continuare a lavorare bene per poter spingerci oltre, una situazione normale di calendario può indubbiamente aiutarci in tal senso”.

A proposito di miglioramenti: cosa si auspica maggiormente di vedere dalla sua squadra, da qui sino al termine della stagione?

“Credo che tutto passi non dalla quantità del lavoro, ma dalla qualità di ciò che saremo capaci di fare sia in settimana in palestra che ogni fine settimana in campo. Siamo sempre chiamati al meglio, tuttavia siamo convinti che il vero salto in avanti è rappresentato dalla continuità sul fronte mentale. Fare le cose giuste al momento giusto è un qualcosa che spesso ci è mancato in campionato, sappiamo che per giocare alla pari con i più forti serve quella costanza di rendimento che qualche mio giocatore continua a far fatica a far sua. Questa è una squadra che per competere con le più forti deve saper sempre vincere come team, è una cosa che abbiamo dimostrato in parecchie occasioni. Ora per provare ad alzare l’asticella è necessario mantenere i ritmi alti, altrimenti il rischio è quello di diventare troppo prevedibili”.

In passato ha sempre preferito parlare in ambito generale dell’apporto globale della sua squadra, anziché dei singoli. Ma può essere importante dedicare un attimo a uno dei vostri giocatori che più può spostare l’ago della bilancia: Henry.

“Myke è la classica fotografia di chi deve trovare proprio la giusta continuità all’interno del nostro roster. Quando è concentrato, attento e motivato nella maniera giusta è un giocatore totale che ci dà una grande mano in ogni lato del campo. Viceversa, quando non mantiene lo stesso livello di attenzione diventa tutto un altro tipo di atleta. È stato uno di quelli che ha pagato di più lo scotto del Covid, ora dobbiamo essere noi in grado di farlo rendere al meglio sia in allenamento che in partita. Spesso nei match sin qui disputati era partito benissimo, ma tornando sul parquet dopo qualche minuto in partita non aveva ripreso a giocare nella maniera migliore: limare questo aspetto è fondamentale per se stesso e per l’intera squadra”.

Davanti a voi ci sono dieci partite fondamentali: cosa vuole fare “da grande” la sua squadra? L’attuale sesto posto in coabitazione con Pesaro porta a pensieri di un certo tipo…

“Pensiamo sempre a noi stessi anche a livello di classifica: eravamo ultimi e abbiamo avuto il grande merito di risalire, ma questo è un campionato con mille sorprese e fare pronostici o tabelline è un gioco rischioso. Molte delle nostre fortune passano inevitabilmente dalla possibilità di essere al completo: in pochi hanno sottolineato nel modo giusto che la mancanza di Grazulis per noi sia una rinuncia grave. Abbiamo Peric che sta facendo di tutto per recuperare la forma migliore, ma sappiamo benissimo che prendere un treno in corsa è quanto mai difficile: per essere dunque competitivi dovremo essere tutti a un buon livello e non risparmiarci. Ma dobbiamo fare un passo alla volta”.

Che vuol dire dunque raggiungere il prima possibile la salvezza matematica?

“È il primo fondamentale passaggio per poter poi pensare agli step successivi: aspettiamoci nelle prossime settimane una lotta tremenda dove puoi vincere e perdere con chiunque. Chi avrà la continuità e la bravura giusta di fare risultati utili consecutivi risalirà la china, un po' come abbiamo saputo fare noi. Il livello si alzerà ancora, Trieste dovrà essere capace di resistere al ritorno di tante squadre che attualmente sono dietro. Arrivare in un buon stato di forma farà tutta la differenza del mondo”.

- Sei risultati utili consecutivi in una stagione in cui la continuità era cosa rara, anche a causa di forze maggiori quali Covid ed infortuni, sono un primo risultato incoraggiante, ma ancora un gradino sotto l'ambizione legittima di chi si propone di scalare la classifica. Luci e ombre dunque per la Triestina ieri dopo il pari al Gavagnin Nocini. Il bicchiere mezzo pieno è presto servito: soccombere avrebbe significato la perdita di una posizione in classifica e lo scontro diretto sfavorevole. Pillon è però scuro in volto, la direzione di gara non è piaciuta. «Il gol che avevamo fatto era regolare, l'arbitro ha detto che Gomez si era appoggiato sulle spalle dell'avversario ma io questa cosa non la avevo vista, con venti minuti da giocare avremmo poi anche potuto cercare la vittoria. Meno male che l'abbiamo pareggiata, ed io di solito non parlo mai degli arbitri, ma sul secondo gol loro non c'era fallo di Lambrughi, poi 6-7 ammoniti noi e loro 1 o 2 quando facevano fallo ad ogni ripartenza nostra. Il pareggio può anche esser giusto ma le situazioni che si sono create sul campo non mi sono piaciute», racconta Pillon. Sbollita la rabbia, il tecnico guarda le note liete: «C'è da dire che noi abbiamo lottato fino alla fine per raggiungere la vittoria fino ai minuti finali, va bene così, portiamo a casa il pareggio dopo queste tre partite con sette punti. Non dobbiamo prendere però ripartenze come quella che ci è costata il gol, anche nel primo tempo avremmo potuto gestire meglio una palla prima del gol loro. Ci vogliono pazienza e lavoro, e tempo». Ha dovuto ricorrere all'artiglieria pesante nel finale in attacco. Unico modo per recuperare? «Sapevamo quanto fosse difficile far girare la palla su questo campo piccolo, su un manto erboso così. Era una partita maschia, con tanti falli, di cattiveria e agonismo e su quel piano noi ci siamo stati». La prova di Sarno tornato titolare? «Si è impegnato molto, ha fatto il suo dall'inizio, non poteva fare miracoli e ha creato alcune situazioni, deve migliorare come tutti». Dove è quindi che la sua Triestina deve fare il cambio di passo per continuare a migliorare? «Non dobbiamo prendere le infilate. Bene attaccare ma dobbiamo essere bravi anche sulle ripartenze avversarie e sulle coperture preventive, lì abbiamo sofferto».

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