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I suntini sandrini di martedì 27 luglio 2021


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MARTEDÌ 27 LUGLIO 2021

- Sei anni a Trieste spesi prima da giocatore, poi da dirigente e infine da allenatore terminati con una telefonata. C'è grande amarezza nelle parole di Andrea Pecile che da domenica scorsa, giorno dell'annuncio del ritorno di Stefano Comuzzo, non è più il responsabile tecnico del settore giovanile del BaskeTrieste. Decisione che il Pec - intervistato da Lorenzo Gatto - ha accettato nella sostanza ma che gli lascia addosso un profondo malessere per il modo in cui è maturata. A fine maggio l'incontro con Mario Ghiacci, in cui Andrea fa presente la volontà di cominciare la carriera da allenatore professionista, chiedendo di prendere in considerazione l'ipotesi di entrare nello staff tecnico della prima squadra. Non era stato possibile le stagioni precedente, si era aperto uno spiraglio quest'anno. «Sono passati due mesi, sono legittimamente state fatte scelte diverse ma a oggi non ho avuto contatti con nessuno della Pallacanestro Trieste. Non posso dire di provare delusione o amarezza, l'unica cosa che voglio sottolineare è il modo deprimente in cui vengono gestiti i rapporti. Non è successo solo a me, credo che chi ha speso tempo, sudore ed energie per quella maglia meriterebbe un trattamento differente, che si tratti di un dirigente, un giocatore o un allenatore». Sfumata la possibilità di entrare nello staff tecnico della prima squadra dopo il ritorno di Bazzarini, restava aperto il nodo legato alla guida del settore giovanile. Qualche giorno fa, Pecile riceve la telefonata del dirigente responsabile di baskeTrieste Santangelo, il quale gli comunica la volontà di cambiare. «Al mio posto è in arrivo Stefano Comuzzo. Santangelo mi chiede la disponibilità a restare, eventualmente, nello staff tecnico del BaskeTrieste e do un ok di massima ma solo nel caso in cui Comuzzo avesse ritenuto utile la mia permanenza. Poco dopo, l'ultima telefonata nella quale, mi viene comunicata la fine del rapporto con la società». Chiusi sei anni intensi e difficili, per Andrea Pecile si apre adesso il discorso legato al futuro. «Sapevo che la mia esperienza a Trieste, prima o poi, si sarebbe conclusa e volendo provare a fare l'allenatore avevo messo in conto di dover andar via. Da questo punto di vista nessun rimpianto. Le note stonate sono state le modalità e le tempistiche con cui questa storia si è conclusa, per di più a casa propria. Fa parte del gioco ma considerando che aspetto ancora la partita d'addio per salutare i tifosi dopo la chiusura della carriera nel 2017 non c'è granchè da stupirsi. Ringrazio tutti i miei collaboratori che negli anni di Trieste mi hanno accompagnato in questa avventura e tutti quelli che mi hanno scritto in questi giorni manifestandomi la loro vicinanza. Alla fine ciò che resta sono le relazioni personali e le ore passate insieme ai ragazzi a far fatica in palestra, inseguendo lo stesso sogno». 

- Dopo aver irrobustito il reparto difensivo con gli arrivi di Coppola, Volta, Martinez e Dubaz, la Triestina ha piazzato un colpaccio per l'attacco, visto che il nome è di indubbio richiamo. La società rossoalabardata ha infatti ingaggiato con un contratto biennale Giuseppe De Luca, classe 1991, attaccante che da parecchi anni, a parte una breve parentesi rumena, ha militato titolare fisso in serie B fra Bari, Vicenza e soprattutto Entella. Si tratta di un giocatore che Mauro Milanese conosce molto bene: «De Luca l'ho visto crescere, lanciandolo a Varese nel calcio dei grandi. Ora lo riabbracciamo a Trieste. Un cerchio che si chiude», ha infatti commentato l'amministratore unico dell'Unione. Proprio Milanese, infatti, all'epoca del Varese lo lanciò nel calcio dei grandi, dove da giovanissimo fu subito protagonista di due fantastiche stagione fra i cadetti con la maglia dei biancorossi lombardi, soprattutto la seconda, quella 2011/2012, nella quale De Luca segnò 10 reti. Per quanto riguarda il ruolo, De Luca è un giocatore duttile che può giostrare in tutti i ruoli dell'attacco, da prima o seconda punta così come da esterno alto. Con i suoi guizzi e la sua velocità, è un giocatore sempre pronto a pungere e a dar fastidio alle retroguardie avversarie con generosità e pressing, tanto che negli anni si è guadagnato il soprannome "la zanzara". Nonostante la sua altezza non certo da corazziere, appena 168 cm, è uno che ha fatto i suoi gol anche di testa, oltre che con entrambi i piedi, segno di un feeling con la rete da vero bomber, di quelli col timing giusto in ogni circostanza. Calato nel contesto attuale alabardato, in particolare nel 4-2-3-1 col quale Bucchi sta lavorando, De Luca è uno che può fare in pratica tutti e quattro i ruoli offensivi. Può infatti giocare subito dietro la prima punta, fare personalmente il vertice del reparto offensivo, ma giostrare anche come esterno alto da entrambi i lati. Cresciuto nelle giovanili del Varese (è nato in provincia, ad Angera), fin da giovane come detto ha disputato con i lombardi un biennio da protagonista in B, segnando il primo anno in semifinale play-off al Padova e andando in rete l'anno seguente nella finale di andata contro la Sampdoria. Poi due anni all'Atalanta in serie A (10 reti in 40 presenze), quindi il trasferimento al Bari, fra i cadetti, dove in due stagioni e mezzo colleziona 90 presenze e 17 gol. A gennaio 2017 va al Vicenza (4 reti in 14 presenze), quindi il passaggio alla Virtus Entella: per lui 7 gol in 35 presenze con i biancazzurri nel campionato 2017/2018, quindi la citata breve esperienza in Romania al Cluj e il ritorno all'Entella nella seconda metà della stagione 2018/2019. In Liguria gioca anche gli ultimi due anni, sempre in B, con 10 reti la prima stagione e 3 la seconda. 

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