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I suntini sandrini di domenica 24 luglio 2022


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DOMENICA 24 LUGLIO 2022

- Ciao, Prof. A Trieste e nella pallamano nazionale non occorreva nemmeno declinare nome e cognome per identificarlo. Il Prof. Giuseppe Lo Duca. Come scrive oggi Roberto Degrassi nel suo ricordo su "Il Piccolo", l'uomo che ha vinto più scudetti di chiunque nella storia dello sport triestino ci ha lasciati la scorsa notte, malato da tempo. Due giorni prima aveva compiuto 79 anni.Il Prof Lo Duca non è stato solo un giocatore di pallamano, nè solo un allenatore e nemmeno solo un grande presidente. È stato, semplicemente, la pallamano. Un uomo diventato per mezzo secolo il simbolo del proprio sport. Eppure - qualche volta capita - le leggende possono anche cominciare in modo quasi casuale. Così, come amava raccontare: «Finito l'Isef a Bologna, tornai a Trieste come supplente. Al provveditorato mi dissero: "Cerchiamo un insegnante che si occupi di questa nuova disciplina, la pallamano". Io ero l'ultimo arrivato, toccò a me. E iniziai a fare propaganda nelle scuole». Un compito accolto con entusiasmo, che aveva dato presto risultati, reclutando giocatori tra gli amici sportivi, e con grande attenzione alla cultura dell'handball oltre confine.Il Prof Lo Duca aveva rievocato così l'epoca dei pionieri. «Cominciammo all'inizio degli anni Settanta su un campo di calcetto del Centro giovanile di Muggia. Ci arrangiammo per un campionato di serie B e poi ci spostammo alla Fiera». Passione, amicizia e divertimento. Le macchine da scudetti possono nascere anche con questi ingredienti. Gli altri: il talento e, occorre dirlo?, Giuseppe Lo Duca. Era un padre per i "suoi" ragazzi, ma un padre di quelli esigenti, che non te la fanno mica passare liscia se sgarri.Lo Duca è stato un pioniere sognatore ma anche un organizzatore pragmatico. Ha vinto i primi scudetti con la sua Pallamano Trieste costruita in casa, creando una generazione di fenomeni. Ha continuato a vincere unendo ai "suoi" Sivini, Oveglia, Pastorelli, Schina e Marco Lo Duca il meglio del resto della gioventù dell'epoca. Guerrazzi, Tarafino, Fusina, Massotti. Ha centrato 20 anni fa l'ultima doppietta vincente, con lo scudetto e la Coppa Italia. C'erano ancora parecchi leoni degli anni Novanta, con qualche straniero in più e un paio di giovanotti che ritroviamo, quarantenni, nell'ultimo roster biancorosso: Marco Visintin e Andrea Carpanese. Poche le meteore, nei 17 scudetti senior della Pallamano Trieste di Giuseppe Lo Duca. Molti, invece, gli esempi di chi per anni si è legato al club. Una società vissuta come una famiglia. E non è un caso se organizzazione e lavoro tecnico alla base degli undici titoli giovanili e della sopravvivenza del club sono merito di chi è cresciuto da giocatore alla scuola del Prof. Oltre al figlio Marco, l'inossidabile terzetto Oveglia, Schina e Bozzola.Nei confronti dell'uomo che le ha regalato più scudetti Trieste può sdebitarsi con un solo tributo. Il Palasport di Chiarbola è stato per tutta la sua vita una seconda casa. Una targa ricorda l'intitolazione al lottatore Giorgio Calza. Ma il Prof lì ha fatto gioire generazioni di tifosi. Trieste glielo deve

- Un approccio, sul piano del ritmo e della pressione sui portatori di palla, decisamente diverso, quello imposto dalla Fiorentina rispetto la Lazio alla Triestina. Il primo quarto d'ora ha da un lato confermato l'intento di voler sempre costruire dal basso in casa alabardata, dall'altro che il lavoro da fare per plasmare un gruppo rivoluzionato sarà notevole. Lo scrive Guido Roberti: dopo il 4-0 subito con i viola, Il tecnico Andrea Bonatti è molto soddisfatto: «Ho avuto splendide indicazioni nella capacità di saper resistere alle difficoltà. Noi siamo all'inizio di un percorso con i carichi di lavoro, loro dopo tre settimane. La velocità con cui trasmettevano il pallone era da squadra di altissimo livello, c'è stato qualche episodio che può aver arrotondato il risultato così netto nel primo tempo ma abbiamo resistito».Cosa non le è piaciuto e cosa invece sì?Mi sono piaciute tante cose, tutti sono dentro ad un'idea condivisa, nessun aspetto negativo. Siamo una squadra in evoluzione come concetti, è compito mio provare ad accelerare più possibile questo processo.Con la costruzione dal basso ci si assume rischi, è questa la strada?Non sono un esteta, penso che la costruzione dal basso ha efficacia nel portare la palla pulita, è una scelta. Negli episodi si può sbagliare, con la Lazio abbiamo subìto il rigore per un ritardo nello smarcamento, stavolta c'era un fallo.Cerca anche la duttilità nei suoi?Mi piacciono i giocatori che sanno riconoscere gli spazi. Volevo vedere come i miei sapevano gestire le difficoltà.Rispettate la tabella di marcia?Stiamo lavorando bene, consapevoli di esserci presi qualche rischio a livello fisico. Un grande orgoglio aver saputo affrontare le difficoltà di una gara così.Con il club c'è un mercato ancora aperto.C'è tanto da fare e tutto è condiviso, con i tempi giusti e senza fretta. Con onestà abbiamo detto che vogliamo essere competitivi senza porci un obiettivo prestabilito perchè siamo una realtà completamente nuova. Non significa arrendersi ma essere consci delle tempistiche da rispettare e delle logiche di mercato. Con serenità si va avanti.

- La Pallacanestro Trieste ufficializza l'arrivo di Frank Bartley. Il giocatore statunitense, lo scorso anno in Israele con la maglia dell'Ironi Ness Ziona, sarà la guardia titolare dei biancorossi nella prossima stagione.Giocatore esperto del basket europeo, con alle spalle stagioni importanti in Germania e Spagna, Bartley rappresenta un buon compromesso per soddisfare le esigenze tecniche di coach Marco Legovich. Guardia pura ma capace di vestire all'occorrenza i panni del play, porterà in dote oltre a una spiccata capacità offensiva anche caratteristiche fisiche e di agonismo che lo possono far diventare un punto di riferimento difensivo per la sua squadra.Un colpo che - come scrive Lorenzo Gatto - rende particolarmente soddisfatto il gm Mario Ghiacci che, presentando il giocatore, si è tolto un paio di sassolini dalla scarpa. Pochi concetti, sufficienti a spiegare lo stato d'animo di una società che lavora in silenzio per completare il roster senza sprecare troppo fiato ma preferendo far parlare i fatti. «Quello che ai più può sembrare immobilismo io lo chiamo aspettare l'occasione giusta - le parole di Mario Ghiacci alla sottoscrizione del contatto - perché al netto delle risorse che abbiamo a disposizione stiamo facendo tutto quello che è possibile per confezionare un roster competitivo ed equilibrato. L'arrivo di Bartley è emblematico: un giocatore che è stato in grado di spostare gli equilibri in Israele, un campionato impegnativo, e che ricalca molto bene il profilo di giocatore che aveva in mente lo staff tecnico per ricoprire il ruolo di guardia. Siamo attenti e pronti a dire la nostra in questo mercato, come abbiamo sempre fatto, sottotraccia, ma portando a casa il risultato. Il bilancio di questo lavoro lo si traccia sul parquet, quando arriva il momento della prima palla a due, nel frattempo continuiamo a lavorare».Da parte sua, coach Legovich esprime soddisfazione. «Sono sicuramente soddisfatto di essere riusciti a portare a Trieste un giocatore del calibro di Bartley, profilo che seguivo da quando con il Valladolid ha ottenuto la promozione nella massima serie spagnola nel campionato 2019-20. Si tratta di un professionista che ha dimostrato una crescita costante negli anni e che arriva nel momento giusto della sua carriera qui, pronto per prendersi responsabilità importanti. Un giocatore di grande impatto offensivo grazie a una ampia varietà di soluzioni per concludere, ma al contempo può essere un'ottima spalla da affiancare al play. Abbina la tecnica a una fisicità di alto livello che gli permette di essere efficace sia in attacco nell' 1vs 1, sia nella metà campo difensiva. Ringrazio la società per aver portato a termine questa trattativa che ci permette di inserire un atleta importante nel ruolo di guardia, che ha scelto Trieste per la qualità del progetto tecnico di squadra e per quello individuale che gli sono stati proposti».

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