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I suntini sandrini di venerdì 30 dicembre 2022


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VENERDÌ 30 DICEMBRE 2022

- Sta crescendo, assieme alla sua squadra, in un campionato che fino al termine della stagione regolare costringerà le formazioni impegnate nella corsa salvezza a una lotta serrata. Carattere, grande forza di volontà e determinazione: le qualità che Skylar Spencer, come scrive Lorenzo Gatto oggi su "Il Piccolo", sta mettendo in mostra in questa sua esperienza triestina. Giocatore poco appariscente ma utile, che in questi primi mesi non ha sempre convinto: sta lavorando, però, per migliorare e nel match contro Trento è stato un fattore decisivo nel successo che ha consentito a Trieste di portare a casa punti preziosissimi. Una carriera, quella di Spencer, che dopo l'esperienza al college con l'Università di San Diego lo ha visto girare il mondo per coniugare passione e lavoro. Trieste e il campionato italiano sono solo l'ultima tappa di un percorso che lo ha visto toccare, dopo la Malesia e un fugace ritorno a casa in G-league, paesi come Finlandia, Lituania e Belgio. Una vita da globetrotter che gli ha fatto apprezzare un tipo di pallacanestro molto differente da quella che aveva conosciuto al college. «Girare il mondo ed essere costretto a cambiare posti e abitudini anno dopo anno non è facile - racconta il centro nativo di Inglewood -. Fa parte del nostro mestiere ed è qualcosa che ho imparato ad accettare e, sotto certi aspetti, apprezzare. Il basket europeo è effettivamente diverso da quello che si gioca negli Stati Uniti. Da noi è più basato sulle giocate individuali, qui si gioca una pallacanestro più di sistema in cui mi trovo meglio». Con coach Legovich e il suo staff, Spencer ha iniziato un lavoro specifico: c'è fiducia reciproca e i risultati si stanno cominciando a vedere. «Lavoriamo molto - conferma Skylar - la cosa su cui maggiormente il coaching staff insiste è la necessità di mantenere alta l'aggressività nel corso dei quaranta minuti. Nel corso degli anni ho sempre cercato di migliorare il livello dei campionati in cui ho giocato, qui in Italia la qualità dei centri mi obbliga a elevare il mio rendimento». Prestazioni che sono cresciute, nelle ultime settimane, anche grazie all'arrivo di Ruzzier. Un play puro con qualità differenti rispetto a Davis e con il quale Spencer sembra aver trovato un ottima intesa. I giochi a due sul pick&roll testimoniano il livello di complicità tecnica raggiunta dai due giocatori. «È una impressione che confermo - sottolinea Spencer -. Michele è il tipo di play-maker con cui mi piace giocare. Quello che si vede in partita non è frutto del caso ma di qualcosa su cui lavoriamo e che prepariamo nel corso della settimana». Nel mirino della Pallacanestro Trieste c'è la trasferta di Verona e un match contro la Tezenis che rappresenta un passaggio importante della stagione. A caccia di una continuità di rendimento finora mancata, la formazione di Legovich cercherà lunedì prossimo di bissare il successo casalingo conquistato contro Trento. «Siamo consapevoli dell'importanza della partita ma non vogliamo caricarla di significati particolari - conclude il centro americano - per non mettere una pressione eccessiva in questa vigilia. Personalmente cerco di avvicinarmi alle sfide di campionato sempre allo stesso modo, preparandomi al meglio per essere pronto a dare il massimo. Sarà così anche per la partita di lunedì prossimo a Verona. Sono convinto che vedremo una Trieste adeguata all'impegno che andremo ad affrontare»

- Con la maglia della Triestina ha passato gran parte della sua carriera, ben dieci stagioni dal 1981 al 1991, poi è stato per due volte sulla panchina alabardata da allenatore. Ma soprattutto Maurizio Costantini, oltre che profondo conoscitore di calcio e intervistato oggi da Antonello Rodio, si è visto spesso al Rocco quest'anno a vedere l'Unione, quindi ha le carte in regola per dare la sua opinione sulla travagliata stagione alabardata. Costantini, ma la Triestina si salverà? «Mi auguro vivamente di sì, per mille motivi. Ci sono squadre che hanno sicuramente meno qualità, ma ci mettono più cattiveria agonistica e determinazione, e sotto questo aspetto la Triestina deve dare di più. E poi sarebbe veramente un peccato retrocedere per un altro motivo: la società». Cosa pensa della nuova proprietà? «Ha grandi potenzialità e mette a disposizione molti denari. Certo, dovrebbe migliorare i rapporti con la città: per questo aspetto, se vogliono, sono a disposizione. Mi piacerebbe per tanti motivi e sarebbe bello poter dare una mano per ricucire alcune cose». Si è fatto un'idea di cosa finora non ha funzionato nella squadra? «Complicato dirlo da fuori, i motivi precisi non li so, solo chi è all'interno sa tutte le sfaccettature e le problematiche. Io da fuori ho visto una squadra molto timorosa, che alla prima difficoltà tende a smarrire il senso di stare nella partita. Ultimamente vedo che vorrebbero anche provare a giocare, ma in questo momento dovrebbero pensare forse meno a giocare e un po' di più a lottare. Comunque con Feralpi e Pordenone meritava di fare più punti, la strada deve essere quella». Può aver pesato la rivoluzione iniziale? «Forse inizialmente, anche se all'inizio non vinceva ma neanche perdeva molto, poi via via si è persa la fiducia ed è da capire cosa sia successo. A mio modesto parere, credo che dopo il cambio tecnico si sia perso del tempo a cercare di cambiare modulo a una squadra costruita in un certo modo, questo può aver ulteriormente rallentato il cammino per trovare un'identità». In generale come giudica il lavoro di Pavanel? «Massimo è sicuramente un tecnico bravo e preparato. Non è mai semplice subentrare, e se si perdono subito due partite viene meno la fiducia. Non so su cosa stia lavorando, io posso giudicare solo dalle partite che vedo». E che difficoltà ci sono? «Vedo una squadra che ha difficoltà a produrre gioco, anche se con la Feralpi e nel primo tempo con il Pordenone si è visto qualcosa di buono. Rispetto ad altre squadre ha problemi a muovere la palla con facilità, anche se questo oltre che dalla qualità dei giocatori è dettato anche dalla serenità. Però i numeri non mentono, c'è difficoltà a fare gol e anche a tenere la porta inviolata». Vista la classifica, ci saranno problemi a far arrivare rinforzi nel mercato di gennaio? «Non sarei così negativo. Trieste è una piazza importante che attrae, ha una storia, ha un grande impianto, certo ci sono aspetti da migliorare. Non credo sia così difficile convincere dei giocatori a venire in una situazione sì complicata, ma con grandi potenzialità. Certo bisogna essere bravi a capire dove intervenire. Servono rinforzi un po' in tutti i reparti». Quanti ne servirebbero? «Direi uno o due per reparto, in tutto 5-6 giocatori di spessore. Servono giocatori più fisici e strutturati, quelli che strappano, e anche se aggrediti hanno la capacità di rompere gli schemi. Forse trovare un attaccante può presentare maggiori difficoltà in questo momento, ma la società pare abbia delle possibilità economiche». Che tipo di giocatori sarebbero adatti a questa situazione? «In questi frangenti non sempre servono quelli tecnicamente più bravi, punterei piuttosto sulle qualità caratteriali. Ora il bel gioco è l'ultimo problema a cui pensare. Servono tempra, determinazione, cattiveria, arrivare primi sulla palla, cose che finora in parecchi non hanno dimostrato di avere».

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