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I suntini sandrini di martedì 10 gennaio 2023


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MARTEDÌ 10 GENNAIO 2023

- La dedica speciale sul successo contro la Givova Scafati nelle parole di Marco Legovich. Come scrive oggi Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", il coach della Pallacanestro Trieste, ritornando sulla bomba di Deangeli che ha spaccato in due la partita dell'Allianz Dome spianando la strada al successo biancorosso, ha parlato delle qualità di Lodovico. «Parlare di lui è una questione di cuore, lo scorso anno nelle vesti di assistente abbiamo aperto e chiuso tante volte le luci del palazzetto vivendo in palestra e lavorando tantissimo sul suo tiro. Lodo è un ragazzo spettacolare che ha un sogno, arrivare più in alto possibile».Un rapporto speciale, quello tra il coach e il suo capitano, vissuto con grande intensità anche fuori dal campo. «Quello che abbiamo intrapreso lo scorso anno - racconta Deangeli - è stato un percorso al buio, nel senso che non sapevamo dove ci avrebbe portato. Legovich è una delle pochissime persone che non ha mai dubitato delle mie qualità, ha sempre creduto in me a volte anche più di quanto potessi fare io stesso. La scorsa estate, nonostante l'impegno con la nazionale under 20 in Montenegro e il lavoro di mercato per costruire la squadra, Marco ha continuato a seguirmi. Lavoravo in palestra e gli giravo i video per chiedergli dove intervenire per migliorare. Nei rarissimi momenti di pausa, trovava il tempo per guardare i filmati, correggermi e darmi suggerimenti. La prestazione di domenica scorsa mi rende felice perchè è il mio modo di dirgli grazie, ripagarlo del lavoro che sta facendo con me e della fiducia che mi sta dimostrando».Vittoria fondamentale, quella di domenica all'Allianz Dome contro Scafati, perchè arrivata al termine di una settimana complicata. «Diciamo pure al termine di una settimana estremamente difficile - continua Deangeli - nel corso della quale ognuno di noi si è messo in discussione. Alla fine della partita, parlando col coach, gli ho detto che però dobbiamo allenarci così. Conoscevamo i giochi di Scafati forse meglio dei giocatori di Scafati, averli tenuti a 59 punti è stato il frutto del lavoro fatto in fase di preparazione. Al di là della partita, sono felice per la risposta che tutti abbiamo saputo dare sul campo. Che tu sia notaio, avvocato o giocatore di basket, la differenza la fanno gli uomini. Domenica sera lo siamo stati fino in fondo: dovevamo vincere e abbiamo portato a casa un risultato fondamentale».Una tappa nel percorso di avvicinamento alla salvezza. E siccome gli esami non finiscono mai, già sabato sera, sul parquet del PalaVerde trevigiano, arriverà un'altra sfida verità contro la Nutribullet di Adrian Banks. «La società e lo staff non ci parlano mai della classifica e delle altre squadre - conclude Deangeli - cerchiamo di guardare esclusivamente a noi stessi e al cammino che dobbiamo fare per arrivare a quei 22/24 punti che serviranno per riuscire a salvarsi. Treviso rappresenterà un'altra prova importante, una partita probabilmente simile a quella che abbiamo giocato contro Scafati nella quale dovremo arrivare pronti e consapevoli della battaglia che ci aspetta. Sarà strano ritrovarci di fronte Banks: Adrian è una persona speciale ed è un giocatore straordinario perchè alla sua età continua a far mangiare la polvere ad avversari molto più giovani di lui. Sarà bello ritrovarlo poi, in campo, tornerà ad essere un avversario. Che faremo di tutto per riuscire a battere»

- Fa sempre male perdere sul campo. E ancora di più se si tratta della sconfitta numero 14 su 21 partite sin qui disputate. Ed è superfluo, come scrive oggi Ciro Esposito, stare a citare i record negativi di questa squadra perchè sono sotto gli occhi di tutti. Eppure, nonostante questa devastante striscia di non-risultati, le voci che si rincorrono da una settimana di un cambio di assetto societario, che si sta per verificare, hanno un effetto più devastante e inquietante del deprimente ultimo posto in classifica. Toccherà al presidente Simone Giacomini spiegare nella conferenza di giovedì le sue azioni e le sue intenzioni. Ma un concetto deve essere chiaro: l'obiettivo a metà stagione non può essere che il mantenimento della categoria. Questo era l'obiettivo minimo sempre dichiarato dalla società, lo deve essere per chiunque avrà il compito di gestire e guidare l'Unione. Anche i tifosi e la città devono difendere il ruolo tra i professionisti della Triestina. E se non fosse così quale senso avrebbero i prossimi mesi di campionato?GLI ASSETTI Il presidente dovrà finalmente chiarire se la vendita di quote è stata fatta, con chi e a quali condizioni. E forse sarà chiaro anche perché dei soggetti siano intenzionati a comprare quote di una società che ha l'onere di sostenere ingenti costi e in un momento in cui la squadra è ultima in classifica. Nel frattempo ogni giorno spunta qualche nome nuovo. Spesso sono rumors, con tanto anche di smentite, ma delle ipotesi sono concrete. Giacomini ha cercato dei partner per affiancarlo, anzi anche per cedere la maggioranza delle quote (si flotta dal 70 al 90%). Sembra li abbia trovati. E magari qualche nome tra i tanti emersi, sia come soci che per ruoli nell'organigramma, si rivelerà azzeccato. Dal procuratore Marco Calleri (non l'ex presidente di Lazio e Toro, nè il figlio Riccardo) all'imprenditore delle ceramiche Ciarrocchi (che ha già smentito), da Piergiorgio Crosti ad altri personaggi vicini a Lotito, dal possibile ad in pectore Antonio Scaramuzzino al diesse Lamazza (che dice di aver declinato). In particolare Crosti e Scaramuzzino potrebbero essere già oggi a Trieste. IL MERCATO FERMO La certezza è che dopo i primi due arrivi il mercato di Romairone è stato stoppato. Giacomini, dopo aver messo a disposizione un budget con pochi eguali in C, ha deciso di dire stop. Si fa con quello che si ha come peraltro fanno in tanti in C : prima le uscite e poi nuove entrate eventualmente. E chissà che non possa partire anche qualche giovane di belle speranze come Felici o Adorante. Tutto legittimo purché si faccia chiarezza. Un'altra certezza è che la tempistica della scelta non aiuta la Triestina a una già difficile risalita.SQUADRA E TECNICO La squadra ha evidenti deficit tecnici e soprattutto caratteriali che in questi tre mesi Pavanel non è riuscito a correggere. Sono difetti di costruzione oltre a quelli sopravvenuti a causa della mancanza di risultati e di fattori esterni. Pavanel quanto a sconfitte ha raggiunto la doppia cifra. Eppure è l'unico, forse assieme a un manipolo dei suoi giocatori, a credere nella rincorsa per salvarsi. Un atteggiamento il suo al limite del masochismo che tuttavia testimonia quale sia il suo attaccamento ai colori della Triestina. È un valore aggiunto che, oltre alla sua professionalità, non si può non riconoscere. È una sfida non solo personale di chi conosce e vive da anni la città e si rende conto quanto disastrosa sarebbe una retrocessione in serie D.LA SERIE D Ma non è meglio ripartire dai dilettanti per costruire qualcosa di solido e duraturo? No, perché la Triestina ci è già passata in tempi purtroppo molto recenti. Certo per chi dovesse gestirla in D sarebbe un vantaggio economico non da poco. Via tutti i contratti pesanti in essere e giocatori da retribuire con un terzo di un esborso tra i pro. Ma per i tifosi e la città questo significherebbe esporre l'Unione alle scorribande degli avventurieri (per usare un termine soft) del pallone che già si fa fatica a tenere a bada in C. Molte squadre nobili, dopo cadute o fallimenti, hanno saputo rialzarsi. Modena, Reggiana, Padova, Parma, Palermo e l'elenco potrebbe continuare. Tutte piazze dove il tessuto economico locale si è rimboccato le maniche. A Trieste questo manca e lo ha dimostrato la storia recente e non. Solo i tifosi hanno raccolto i denari per tenere in vita il marchio quando non si sapeva neppure se l'Unione avrebbe disputato l'Eccellenza. Dopo l'esperienza meritevole ma fallimentare di alcuni imprenditori triestini, solo il tandem sempre triestino Milanese-Biasin è riuscito a risollevare l'Unione dalla melma della D, di andare vicino alla B, di riportare ventimila al Rocco, di ridare dignità alla Triestina. Piaccia o non piaccia questo è. Giacomini, nonostante la comprensibile delusione per le questioni che potrà esternare, può gestire come ritiene più opportuno la sua impresa ma si è assunto davanti a tutti la responsabilità di tenere la Triestina tra i pro anche passando ad altri o assieme ad altri soci. Gli obiettivi si possono anche non centrare o fallire. Un imprenditore serio e di successo non lascia tuttavia un progetto a metà strada anche se incontra difficoltà. Ci si può salvare anche all'ultimo minuto di un play-out. I triestini che invasero Dro nel maggio 2015 lo hanno già vissuto. E in palio c'era la D, non la C

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