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miti, leggende, misteri e fatti curiosi di Trieste


Juliet

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nela precedente discussion se parlava dell'origine del nome de Trieste se podessi slargar l'argomanto ai miti, legende, misteri e fatti curiosi de Trieste.

nascita del Carso

la legenda conta le el carso se sia formado con le piere avanzade dala creazione del mondo, ke l'Arcangelo Gabriele stava portando in grandi sachi ke xe stadi poi taiadi dal Diavolo per invidia, fazendo q.di precipitar el contenuto sula nostra tera, dando origine al Carso.

La cesa sconsacrata

l'edificio de via San Sebastiano 3 (per capirse l'edificio dove vien tacadi i poster) fino al dicembre del 1785 iera una cesa (l'edificio tacado iera la canonica) che iera dedicada a San Sebastiano (e fino al 1602 ancke a San Rocco come testimonia la conchiglia in facciata). la cesa risali al 1453 mentre la canonica nn fornissi una data precisa (sui architavi dele porte podè leger 1700, 1737).

la cesa gaveva el Padronato dela famiglia de Leo e ospitava la confraternita de San Sebastiano e un altar dedicado a Santa Barbara.

con Kaiser Joseph II la cesa vien serada (xkè se zercava de ridistribuir i possedimenti ecclesiastici) e venduda all'asta al Barone de Zanchi ke trasforma in abitazion i due edifici.

L'ultima proprietaria la Contessina Nugent nei anni 1950 la lassa al comun con la precisa condizion ke la cesa vegnissi ripristinada al culto e ke la canonica venissi adibido a museo de storia dela cità de Trieste.

se andè in androna dei coppa fra la frasca dell'albero podè veder un muro del vecio campanil (ma nn dela cesa attuale ma de quela precedente) con la cella campanaria tamponada (e ancora mejo la vedè dale finestre de palazzo de Leo.

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sì proprio quela :D

zonto un'altra piccola curiosità trovada su un libro (ma ke devo ancora verificar) sull'isolato della cesa.

in androna dei coppa xe un spazio svodo risultato del crollo dela caseta de un pian de cui se vedi ancora l'ataco del tetto (me par ke iera un'osteria). se vardè el muro vederè i segni de due camini e un edicola, in uso nele case istriane, dove i tegniva le imagini sacre e atlro sul genere (tipo le case romane dove i tegniva le statue dei Lari e dei Penati protetori dela casa).

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El "strano" 'talian dei negozianti triestini nel 1850.

Sul canton dela Borsa se legeva:<< Quà suso in tel terzo

piano de fitar camere, cucina e costo>>.

Sula porta de un negozio:<< La inchiusa botega straslogada

in tel canton in dove che iera el petesser>>.

In un menù de tratoria:<< Rizzibissi, bifbeko, pilastri friti,

snisseli, mazarino in zalza>>.

Da un articolo de Riccardo Gurresch( Il Piccolo,1913)

..........................

...a parte el resto, saria curioso de saver coss' che iera

i "snisseli"? :rolleyes:

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Volete qualche leggenda ?

Eccola qua una bella leggenda... :p

La leggenda di Madonna Bora

Madonna_Bora.gif

Molti, ma molti anni fa Vento, scorrazzando per il mondo con i suoi figli, tra cui la giovane e bizzosa Bora, che era la sua preferita, capitò in un verdeggiante altipiano che scendeva ripido verso il mare.

Bora si allontanò dall’allegra compagnia dei suoi fratelli venti, e corse a scombussolare tutte le povere nuvole che si trovavano in quel pezzetto di cielo e a giocare con i rami dei quercioli e dei castagni i quali, piuttosto intimoriti, si piegavano al suo passaggio. Dopo un po’, stanca di correre di qua e di là senza alcuna meta entrò in una grotta, all’interno della quale, nel frattempo, aveva trovato rifugio da tutto quel trambusto, il mitico eroe Tergesteo.

Tergesteo era così forte e così bello e così diverso dai suoi fratelli Venti, e dal Mare e dalla Terra e da tutto quello che fino a quel momento Bora aveva visto e conosciuto, che se ne innamorò. Naturalmente era difficile resistere ad un amore così impetuoso tanto che Tergesteo lo ricambiò con lo stesso impeto: e i due vissero felici in quella grotta tre, cinque, sette giorni di splendido amore.

Quando Vento si accorse della scomparsa di Bora (ci volle un bel po’ di tempo perché i suoi figli erano tanti e molti di loro parecchio irrequieti) decise di andare a cercarla. Cerca di qua, cerca di là, cerca che ti cerca, incominciò a chiedere informazioni a Mare, a Terra e a Cielo, finché un cirro-nembo brontolone, al quale Bora aveva fatto fin troppi dispetti, rivelò dove ella si trovava. Vento arrivò alla grotta e appena vide Bora abbracciata a Tergesteo, si infuriò enormemente. Senza che la disperata Bora potesse in alcun modo fermarlo, si avventò contro il povero Tergesteo, lo sollevò e lo scagliò più volte al suolo, finché l’eroe non restò immobile, senza più vita.

Vento, per nulla pentito del suo gesto, ordinò a Bora di ripartire, ma lei non ne volle sapere. La situazione era tragica, anche perché ogni lacrima che sgorgava dal pianto di Bora diventava pietra ed erano ormai talmente tante, che ricoprivano tutto l’ altipiano.

Allora Natura, nella sua infinita saggezza, tanto disse e tanto spiegò, che riuscì a convincere il Vento a lasciare Bora sul luogo che aveva visto nascere e morire il suo grande amore. Ma Bora ancora non smetteva il suo pianto.

E allora Terra, forse più per la preoccupazione di tutte quelle pietre che rischiavano di rovinare irrimediabilmente il paesaggio, che per pura bontà d’animo, concesse a Bora di regnare sul luogo della sua disperazione. E Cielo, per non essere da meno le concesse di rivivere ogni anno i suoi tre, cinque, sette giorni di splendido amore. Allora, e solo allora, Bora smise il suo pianto.

Le storie dei grandi amori finiti male commuovono sempre e anche Terra sentì un piccolo nodo alla gola nel vedere la disperazione di Bora. E così dal sangue di Tergesteo fece nascere il Sommaco, che da allora inonda di rosso l’autunno carsico. Anche Mare volle dare il suo contributo e diede ordine alle Onde di lambire il corpo del povero innamorato coprendolo di conchiglie, di stelle marine e di verdi alghe. Così Tergesteo si elevò alto verso il cielo diventando più alto di tutte le alte colline che già coprivano quell’angolo di mondo. E i primi uomini giunti su queste terre si insediarono sulla sua collina e vi costruirono un Castelliere con le lacrime di Bora divenute pietre. Allora, e solo allora, Bora si consolò e divenne la Signora di Tergeste.

Tergeste oggi Trieste: una città che troppo a lungo ha trascurato il suo antichissimo passato. Ed è proprio per non dimenticare la storia e le leggende di questa splendida città, che la Magnifica Comunità Tergestina delle Tredici Casade si impone di delineare l’immaginario medioevale con i suoi colori, la sua musica e i suoi fantastici Tornei di valorosi cavalieri.

In omaggio alla splendida natura del territorio triestino – animato dalla Bora che con il suo infelice amore aiutò gli uomini ad erigere la città – i vincitori dei Tornei medioevali ricevono dalla Magnifica Comunità Tergestina delle Tredici Casade il titolo di Cavaliere della “Buriana”: la mitica spada che, in caso di pericolo, alza venti di burrasca in difesa della città sorta sul corpo di Tergesteo e - in suo perenne ricordo - chiamata Tergeste: oggi Trieste.

Edda Vidiz de’ Leo

Tratto dal sito http://www.13casade.com/

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se vardè el muro vederè i segni de due camini e un edicola

Stamatina (domenica) son pasa' de la e confermo che xe l'edicola piu' o meno in primo pian, forsi anche seoondo, dipendi quanto iera i sofiti de quela casa.

Però iera anche una copieta sui 60-70 me pareva, che ivardava stesa roba, go pens' che magari i ga leto qua sul forum :-D

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malfidante :down: (però la storia dell'edicola in casa la verificherò...xkè là podeva sorger la prima cesa dei S.S. Sebastiano e Rocco e q.di podeva anke esser una rimanenza de quela...anke se de Veronese xe de fidarse)

te ga visto anche el campanil? se te va poi al museo Lapidario se pol veder una lapide (ALFIE ecc.) ke iera incastonada sula cesa e de cui el museo nn saveva la provenienza :wacko:

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El campanil no lo go visto, no me son ricorda', me interessava ssai sta edicola... (che Jazz ga comentado con un "orca ciò che picia, madove meteva i giornai?") :D

Però la me par un poco tropo in alto per eser mesa al'interno de una cesa, però mi no me intendo.

In ogni caso, spero che i meterà a posto anche quel tocheto de cavana, che xe pecà lasarlo in rovina. :down:

Che iero picio me ricordo che el nogozio al pian tera dela ex-cesa iera verto e gaveva una vetrina de ombrele (o iera la casa più in la?) :confused:

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Sempre per restar in quela zona:

in via dei Cavezzani xe subito sula sinistra ciapandola da Cavana,

su una porta murada, ancora rimasugli de un simbolo che i americani

(durante la AMG) tracciava sui muri per cio' che i militari lori no ghe vadi :unsure:

Iera in nero un tondo sbarado con una x e soto scrito off-limits :confused:

Perchè certe zone iera interdete ai militi del TRUST (TRieste United States Troops)?

Eh... iera zone che iera considerade poco adatte ai puri militi americani, luoghi moralmente corrotti, dove che spesso anche vigni fora lignade :D

Insoma iera le vie dei casini e zone limitrofe :D

:bye:

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e visto ke te ieri in via dei Cavazzeni te ga nota el picio toco de lapide ke xe all'inizio dela via sula casa de via Cavana 7 (ke tanto per restar in tema la rientra anke ela nel giro dele cese e capele dedicade a S. Sebastiano e ke la sua storia se intrecia con quela ke parlavimo).

te se ricordi el negozio de cesca? sì iera là ke vendeva le ombrele. sula vetrina se legi ancora un cartel fato a man con "chiuso per ripristino chiesa" pecà ke el comun nn ghe pensa minimamente de adibirla de novo a cesa (e 'po no i ga gnanca i bori...).

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ke el vaticano pensi all'africa inveze de spender soldi per cese e beni materiali e terreni (censurime pur).

la sovrintendenza ga un rilievo approssimativo e sbaiado e de conseguenza i ga aprovado un progeto ke nn tien in considerazion per niente l'esistente...insomma piutosto ke me la violenti quasi xe mejo ke la crolli xe una fine più dignitosa...

a far dele indagini serie con mezzi d'avanguardia secondo mi la cesa podessi riservar anke q.ke bela sorpresa (o se nn altro se capiria finalmenro la sua genesi).

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uffi speravo de gaver verto una discussion interessante...ma vedo ke nissun scrivi più niente :pianto: ...

cmq mi continuo...

Statue

a Trieste ogni statua ga un nome...e quele dele due figure femminili ai lati dell'ingresso del cine Ambasciatori xe Gigocin e Barbara.

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Da una vecia pagina sbregada...

Via della Mattarizza

Una femmina avvenente certa Maria Rossmann del villaggio di

Matteria sulla strada di Fiume portatasi nel 1762 a Trieste,

fece fabbricare una casa ad uso d'osteria nelle adiacenze ove

più tardi andò a formarsi questa via. I carradori che l'avevano

conosciuta al paese la chiamavano, come si suole, dal suo

villaggio natio: Mattarizza, col quale nome veniva pure indicata

l'osteria da essa condotta e finì per rimanere alla via.

Vuolsi che anticamente sui fondi attraverso i quali oggi corre

questa contrada ci fosse un antico ospitale nominato di S. Lazzaro.

Partesi questa via da quella del Molin grande di fianco al giardino

pubblico e attraversata la via di S. Francesco termina in quella

del Coroneo.

...che dovessi esser l'atuale via Carpison...o no?

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  • 2 settimane dopo...
Visto che el sito xe sula Triestina, domando: el nomignolo

de "greghi" el xe 'ncora presente o oramai nissun lo usa più?

Se usa ancora molto, almeno mi e tante altre persone che conosso li ciamemo ancora greghi :D

...si ma no' te me ga spiegà perchè? (greghi)

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La leggenda della dama bianca

Il Castello di Duino, attualmente abitato dai Principi di Torre e Tasso, e che appare così com'era cinque secoli fa, sorge su una scogliera nei pressi della foce del Timavo.

Vista dal mare, una roccia bianca ai piedi del castello, ricorda una figura femminile avvolta in un largo mantello: da ciò la leggenda della dama bianca o della donna di sasso.

Del resto, che castello sarebbe se non avesse la sua brava leggenda ?

Dice, dunque, la leggenda che un giorno un Sire volle gettare la sua donna in mare da quella roccia; la poveretta lanciò grida così alte e dolorose che il Cielo, impietosito, la trasformò in roccia.

Da allora, ogni notte, verso la mezzanotte, l'infelice si stacca dal masso e aleggiando lievemente, penetra nel castello ed entra nella stanza dove una volta c'era la culla della sua bambina.

Verso l'alba, ella si allontana e, nuovamente impietrita dal dolore, rimane immobile sulla roccia.

Chi era quel Sire ? Perchè volle uccidere la sua donna ? Nessuno lo seppe mai.

...Chi si fosse quel Sire feroce

chi la donna del misero fato,

nemmen l'eco lo dice in sua voce

che con essa nel sasso ammutì...

Completamente avvolta nel mistero, dunque, questa strana leggenda. Di essa, muta testimonianza, rimane solo la roccia dalla cartteristica forma. E in più la bella lirica di cui abbiamo riportato qualche verso, scritta il secolo scorso dalla principessa Teresa Hohenlohe di Duino.

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