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Juve: Pessotto casca dala finestra


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Miglior contributo in questa discussione

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27 Maggio 2006

PESSOTTO - Gian Luca Pessotto lascia a 36 l’attività agonistica nonostante il suo contratto durasse ancora un anno: "Sono felice di questa esperienza che mi permette ancora di restare a contatto con la squadra e assorbire meglio il distacco dal campo" le prime parole da team manager della Juventus nominato al posto di Alessio Secco, diventato direttore sportivo.

Lignano (Udine), 27 giugno 2006 - Ore difficili e di angoscia per la comunità di Lignano (Udine) dove Gianluca Pessotto è nato 37 anni fa. Nella cittadina vivono il papà, la mamma ed il fratello, più giovane, anche lui giocatore di calcio.

'L'ho saputo dal Televideo. Sto partendo immediatamente per Torino''. Queste le poche parole che il fratello del giocatore, Vanni Pessotto ha pronunciato dopo il fatto. Vanni, 32 anni gioca come centrocampista dello Spezia, a cui è legato fino al 30 giugno. ''Vado all'ospedale delle Molinette- ha aggiunto Vanni Pessotto, parlando con un giornalista - non posso dire altro, sono molto scosso ''. All'ospedale Molinette è subito arrivata la moglie del calciatore, Reana .

La famiglia del giocatore risiede in una casetta di Lignano a pochi metri dal comune, circa trecento metri, dove è sindaco Silvano Delzotto. A Lignano - il più grande centro balneare del Friuli-Venezia Giulia - Pessotto aveva ricevuto riconoscimenti e premi non ultimo quello di 'più importante emigrante di successo del calcio friulano'.

:unsure::unsure::unsure:

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La moglie di Pessotto: avevamo appena litigato«Mi ha chiamato poco prima delle 12 e mi ha detto che il nostro

week-end sarebbe saltato. Ho perso la pazienza»

TORINO. Parla a fatica Reana Pessotto. Il marito ha appena cercato di togliersi la vita dopo aver litigato con lei al telefono. È salvo, ma Reana sa bene che la sua anima è ferita ancora più del corpo, torturata da una malattia invisibile che può arrivare ad uccidere. Un peso difficile da gestire, anche per una coppia che sta insieme da 18 anni. Che desidera una vita normale come tutte le altre famiglie, e che precipita nel buio assurdo di un tentato suicidio dopo una una scenata al telefono.

Cos’è successo stamattina (ieri per chi legge, ndr) in quella telefonata tra lei e Gianluca?

«Mi ha chiamato poco prima di mezzogiorno per dirmi che il nostro week end a Laigueglia con le bambine e alcuni amici sarebbe saltato perché doveva andare fare un sopralluogo per un ritiro della Juventus. E io ho perso la pazienza. “Ma com’è possibile? - gli ho chiesto - l’abbiamo già rinviato altre volte per colpa del tuo lavoro e adesso di nuovo. Federica e Benedetta hanno già quasi la borsa pronta, cosa gli racconto adesso?”».

E lui si è offeso perché lei si è indispettita?

«Probabilmente sì, ma la verità è che lui da tempo soffriva di depressione. Era diventato molto fragile: una depressione nera per il nuovo ruolo che ha nella Juventus, in fondo non gli piaceva veramente come aveva creduto all’inizio».

Come si è accorta che suo suo marito soffriva di depressione? «Da un mese e mezzo, Gianluca la mattina faceva fatica ad andare in ufficio: la proposta di diventare Team manager della Juventus lo aveva allettato solo i primi tempi, ma poi si era reso conto che quella non era la vita adatta a lui. Certo, ha 35 anni, ma forse per lui era comunque presto per appendere le scarpette al chiodo».

Eppure si tratta di un incarico di grande prestigio.

«Lo so, ma nonostante lui sia un tipo introverso, tranquillo, appassionato alla lettura, e probabilmente più predisposto di altri a un’attività di quel tipo, il calcio resta la sua grande passione. Il calcio vero, però, non quello gestito dietro una scrivania».

Possibile che questo passaggio professionale abbia scatenato una tale crisi esistenziale, tanto da indurlo a fare quello che ha fatto?

«Fatico a capirlo anch’io, ma non trovo un’altra spiegazione».

Circolano con insistenza voci su una vostra presunta crisi, su un possibile allontanamento.

«Non c’è niente di più falso. Problemi ce ne sono in tutte le coppie. Ma noi siamo sempre stati e siamo ancora una coppia molto unita, profondamente legata. Siamo sposati da 12 anni, ma ci amiamo da 18: abbiamo sempre condiviso tutto, amicizie e tempo libero. A Laigueglia saremmo proprio dovuti andare con una coppia di amici carissimi, Mario e Cinzia Firriolo e i loro due figli».

Lo avevate deciso insieme?

«Sì, avevamo concordato tutto lunedì sera, poi stamattina Gianluca e Mario hanno fatto colazione insieme e nessun cambiamento era trapelato. A mezzoggiorno la telefonata a me e al suo amico per disdire il viaggio al mare. L’anno scorso non abbiamo fatto le vacanze, per i troppi impegni con la squadra. Ma almeno allora era soddisfatto, adesso, invece, Gianluca era in crisi per il nuovo impegno».

Non aveva ipotizzato una psicoterapia per vincere la depressione?

«Per ironia della sorte, Gianluca avrebbe dovuto incontrare uno psicologo proprio oggi. Si è negato quest’opportunità e io sono disperata».

Suo marito è molto religioso, ma perché secondo lei aveva un rosario in mano?

«Non lo so, e tra l’altro la polizia non me l’ha dato. mi hanno restituito solo la fede, il bracciale e la collana di Gianluca».

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articolo molto bel secondo mi..

fa rifletter molto...

TORINO — Anche questa volta, che lui desiderava fosse l’ultima, Gianluca Pessotto si è dimostrato un uomo ordinato e meticoloso. Appena oltre la porta dell’abbaino che lo separava dal tetto e dal vuoto, ha appoggiato per terra il telefonino e le chiavi di casa, disponendole con cura in orizzontale, perfettamente parallele. Come se prima di collegarsi al caos, gambe spezzate, ambulanza a sirene spiegate, fotografi che cercano di zompare sulla barella, avesse voluto rimarcare quello che era, che è sempre stato.

Chi l’ha visto due giorni fa nella sede della Juventus c’era rimasto male. Gianluca Pessotto aveva una faccia «grigia come il cemento», e la testa altrove. In qualche luogo lontano dove poter sperare che anche la sua vita nuova potesse essere quella che si era appena lasciato alle spalle. Doveva organizzare il ritiro a Pinzolo, perché questo tocca a chi sta per diventare team manager di una società di calcio, ma lui non riusciva proprio a concentrarsi su Pinzolo, e l’aveva anche detto.

La depressione è come il morso di un cane feroce. Ti prende di sorpresa, non si stacca più e ad ogni stretta amplifica il dolore. Quando con metodo molto torinese ci si affida a comunicati semiufficiali per annunciare che «Gianluca Pessotto era in cura da un medico per uno stato depressivo legato a problemi personali » significa che in società e a casa sapevano. Ma questo buio che ti prende non è mai palpabile, non si può mai quantificare. La scorsa settimana aveva pianto all’improvviso davanti alle segretarie.

Lacrime, non singhiozzi, perché Gianluca Pessotto è uno della provincia di Udine, un friulano chiuso che mai accetterebbe di farsi leggere dentro. «Passeggiamo tanto insieme, in silenzio, con lui non c’è mai bisogno di parlare troppo», dice il suo amico Michelangelo Rampulla, che (giustamente) si rifiuta di coniugare i tempi al passato. In televisione sorrideva, e scherzava. Aveva accettato di partecipare ad una striscia quotidiana di Sky, parlare dei Mondiali facendo come se si fosse al bar. Dopo due puntate la Juve lo aveva spedito in Germania per parlare con i giocatori. Era tornato sabato, spedendo sms scherzosi agli amici, argomento Marcello Lippi.

Adesso, nel confessionale del bar delle Molinette che profuma di cloroformio e candeggina, sono tutti a cercare il perché di un crollo, trovare una spiegazione sempre e per forza rasserena soprattutto gli altri, ci fa sentire meno indifesi davanti a quel buio che può colpire tutti. Rampulla allarga le braccia, un telefonino per ogni mano: «Io davvero non riesco a capire. Credo di conoscerlo bene come uomo, siamo amici dal 1995, è un ragazzo per bene, uno solido, e anche due giorni fa l’ho visto bene, umile e concreto». Si vede che davvero fa fatica, a parlare e a capire. Reana Pessotto liscia con la mano i bordi del tavolino tondo. Valentina, la moglie di Zambrotta, ha appena finito di dirle che «la tua famiglia è un esempio, tu e Gianluca siete sempre stati il modello che volevamo imitare». Lei non si toglie gli occhiali scuri neppure per asciugarsi le lacrime. Dice che il suo uomo era depresso, certo. Aveva appena lasciato il calcio giocato «e forse non era pronto», forse il ruolo che questa Juventus dal futuro così precario gli aveva ritagliato lo spaventava, lo agitava. «Dorme poco, sta sempre a pensare, si macera», dice.

È una bella donna, alta e bionda, ex giocatrice di basket nella serie C svizzera, che a Gianluca ha dato due figlie bionde come lei, da far vivere in una villa bianca sulla collina. Quand’era da solo, Pessotto abitava di fronte al Comunale, perché gli bastava andare a piedi all’allenamento, esserci sempre e più degli altri. Ma la casa per sempre l’ha comprata in un altro posto, a Lavena Ponte Tresa, sopra il lago di Lugano, dov’è nata Reana, il luogo dove si sono conosciuti. Tutti scriveranno del terzino intellettuale, e in questo c’è del vero. Si è sempre definito «gregario» ma non di lusso, perché ci vedeva del disprezzo in questa sottolineatura. Un calciatore diverso. Uno capace di andare in giro con una frase di Dostoevskij nel portafoglio: «Senza Dio, tutto è lecito». L’amore tra il nobile e la ragazza povera di Umiliati e offesi l’aveva colpito da ragazzo, i Karamazov l’avevano steso quando era già in ritiro con la Juventus. Uno capace di pregare per davvero, citando Padre Turoldo come guida, uno per cui la fede era una cosa seria.

Nel confessionale delle Molinette nessuno ha voglia di abbandonarsi ai ricordi. Rampulla ha ragione quando definisce il suo amico «un uomo che più normale non si può», perché Gianluca ci ha sempre tenuto a non accettare l’etichetta del diverso, ci vedeva una diminuzione dei suoi compagni di squadra. Giocava anche lui alla Playstation, leggeva le Affinità elettive di Goethe ma recitava a memoria le peggiori porcherie di Alvaro Vitali con Pierino, come è giusto che sia. Eppure è in questa vita interiore sempre tenuta nascosta che vanno cercate le radici del suomalessere, perché la sensibilità, quando si sta male, è soltanto una debolezza e non una virtù.

Più il tempo passava, più Pessotto ha amato il suo mestiere di calciatore, come si ama qualcosa che capisci che stai per perdere. «Quest’anno ha sofferto molto—dice uno degli juventini che lo sono andati a trovare—perché sapeva che stava per avvicinarsi la fine della carriera».

È il rito di passaggio più difficile, quello dagli stadi alla vita vera, dal microcosmo privilegiato dello spogliatoio alla scrivania, non importa quale. E in questo crepuscolo juventino forse c’era anche il timore di perdere qualcos’altro, i soliti beninformati raccontano delle crepe che affioravano nella serenità della famiglia modello, i dissapori con Reana.

Quando ti senti perso, perché è questa la depressione, basta poco, anche una discussione su un fine settimana da passare a Laigueglia rimandato ad oltranza, perché c’è la Juve che chiama e detta i tempi, perché non è più come prima, le ferie di un dirigente agli esordi non possono essere quelle di un calciatore a fine stagione. Bastano queste piccole crepe in una superficie liscia e perfetta per spiegare quei venti metri nel vuoto con un rosario stretto in mano? Ci si dividerà tra i fautori della crisi personale e quelli della crisi familiare per spiegare il più intimo e privato dei gesti che può fare un uomo, quello di togliersi la vita? C’è anche chi tira in ballo il solito Guariniello e le sue nuove inchieste sul doping, senza ricordarsi che ci era già passato, una deposizione calma, senza traumi.

Gianluca Pessotto si è semplicemente sentito perso, anche soltanto per un attimo. Forse un uomo come lui merita una merce rara di questi tempi, il rispetto. E, se è possibile, un po’ di silenzio.

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TORINO - Le condizioni di Gianluca Pessotto restano gravi ma stazionarie. Questo è quanto emerge dall'ultimo bollettino medico - ''Non possiamo dire se sopravviverà, anche se tra ieri e oggi non ci sono stati peggioramenti - ha detto Pierpaolo Donadio, primario del reparto di Rianimazione Centrale delle Molinette dove è ricoverato l'ex giocatore della Juve -. Non scioglieremo la prognosi e non possiamo dire quando potremo farlo''.

"La situazione è straordinariamente seria, anche se in queste circostanze il decorso è questo''. ''Le fratture - ha ancora detto il primario - sono una cosa secondaria che ci interessa poco perché il problema è la precarietà della vita. Il grosso problema resta l'ematoma, cioè, per semplificare, questa grossa spugna o cuscino, chiamatelo come volete, di sangue che ostacola il ritorno del sangue dalle gambe al cuore e schiaccia i reni, e libera delle sostanze, come d'altra parte è naturale nel decorso, che però rischiano di intasare i reni''.

''Tutto questo - ha poi specificato Marco Rapellino, direttore del Risk Management - non significa che da ieri a oggi siano subentrare complicazioni''. Pessotto è ancora sottoposto a coma farmacologico: ''E' intubato - ha risposto Donadio - non può parlare e quando dico che abbiamo diminuito i sedativi, non dico che lo abbiamo svegliato, significa soltanto poter fare una visita neurologica estremamente sommaria e veloce''.

Per quanto riguarda gli eventuali danni neurologici e quindi della funzionalità degli arti, Donadio ha spiegato, infatti, che ''per verificare se ci sono complicanze a questo livello, effettuiamo periodicamente degli alleggerimenti della somministrazione dei sedativi. Al momento non abbiamo trovato deficit neurologici rilevanti e dobbiamo continuare a sedarlo perchè questo aiuta ad alleviargli il dolore ed è indispensabile per la ventilazione''.

(29 giu 2006)

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Fermi restando il mio grande dispiacere per ciò che è successo, i miei auguri a Pessotto perchè tutto finisca al più presto e l'amarezza che lascia dentro di noi un gesto così triste, non posso fare a meno di notare che secondo me alla vicenda si sta dando uno spazio eccessivo. Accadono quasi all'ordine del giorno cose del genere, non dico in tutto il mondo perchè è ovvio, ma anche in tutta Italia. E mi sembra sbagliato parlarne così tanto solo perchè la persona coivolta non si chiama Tizio, ma Pessotto. Tra l'altro troppi articoli e servizi venati di un'inutile e prolissa retorica. Lasciamo tranquilli i familiari di Pessotto nel loro dolore senza tutte queste pressioni e ricordiamo che la vita di una persona non vale più di quella di altre solo perchè non sono ex-calciatori.

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Fermi restando il mio grande dispiacere per ciò che è successo, i miei auguri a Pessotto perchè tutto finisca al più presto e l'amarezza che lascia dentro di noi un gesto così triste, non posso fare a meno di notare che secondo me alla vicenda si sta dando uno spazio eccessivo. Accadono quasi all'ordine del giorno cose del genere, non dico in tutto il mondo perchè è ovvio, ma anche in tutta Italia. E mi sembra sbagliato parlarne così tanto solo perchè la persona coivolta non si chiama Tizio, ma Pessotto. Tra l'altro troppi articoli e servizi venati di un'inutile e prolissa retorica. Lasciamo tranquilli i familiari di Pessotto nel loro dolore senza tutte queste pressioni e ricordiamo che la vita di una persona non vale più di quella di altre solo perchè non sono ex-calciatori.

discorso saggio, che purtroppo ci ritroviamo afare ogni qualvolta ci sia qualche "V.I.P." come protagonista...un po di silenzio sarebbe secondo me adesso la cosa piu onorevole: i giornalisti dimostrerebbero cosi una sorta di rispetto...

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(ANSA) - TORINO, 1 LUG - Pessotto "apre gli occhi e riconosce le persone" durante i brevi momenti in cui l' azione dei sedativi e' piu' leggera. Lo ha detto il primario della Rianimazione delle Molinette, Pier Paolo Donadio, durante la lettura del bollettino sulle condizioni dell' ex giocatore della Juventus che martedi' scorso ha tentato il suicidio. "Durante le finestre di sedazione - dice in termini medici il bollettino - si mostra cosciente ed entra in relazione con l'ambiente circostante".

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(ANSA) - TORINO, 1 LUG - Pessotto "apre gli occhi e riconosce le persone" durante i brevi momenti in cui l' azione dei sedativi e' piu' leggera. Lo ha detto il primario della Rianimazione delle Molinette, Pier Paolo Donadio, durante la lettura del bollettino sulle condizioni dell' ex giocatore della Juventus che martedi' scorso ha tentato il suicidio. "Durante le finestre di sedazione - dice in termini medici il bollettino - si mostra cosciente ed entra in relazione con l'ambiente circostante".

La prognosi resta riservata, dice ancora il bollettino, ma "l'assenza di ulteriori complicanze e la stabilità della situazione degli ultimi giorni autorizzano un cauto ottimismo".

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Pessotto: la speranza aumenta

Dom 02 Lug, 11:36 AM

Pessotto: la speranza aumenta

(ANSA) - TORINO, 2 LUG - E' stata una notte relativamente tranquilla.

I medici delle Molinette, che per ora non hanno rilasciato alcun bollettino ufficiale, fanno sapere che le condizioni del paziente sono ancora "stabili ma gravi". Il dato confortante e' che Pessotto reagisce bene alle terapie e il suo organismo sembra in grado di lottare con forza contro l'insidia delle complicazioni.

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Queste le ultime news dal sito della gazzetta

Pessotto sta sempre meglio

Gianluca è in netto miglioramento: comincia e respirare autonomamente ed è quasi cosciente. L'amico Montero è venuto dall'Uruguay per vegliarlo giorno e notte

TORINO, 2 luglio 2006 - Gianluca Pessotto sta sempre meglio. Dopo una notte tranquilla, nel pomeriggio il profesor Pierpaolo Donadio, primario di Rinaimazione alle Molinette di Torino, è tornato a parlare delle condizioni del team manager della Juve. L'ex calciatore bianconero, pur essendo ancora intubato, comincia a respirare autonomamente, sonnecchia, apre gli occhi. Sono tutti segnali che comincia ad essere cosciente. Gianluca ha quindi cominciato a respirare da solo con l'ausilio del ventilatore meccanico. Procede bene anche la funzionalità renale e quella emodinamica. Per il professor Donadio, che nei giorni scorsi aveva usato la metafora della partita di calcio, per definire le sue condizioni "siamo già al 15' del secondo tempo". Il prossimo bollettino sarà diramato domani alle ore 15.

LA MOGLIE - Anche la moglie Reana comincia ad essere più ottimista. "Stamattina mi ha fatto una smorfia... Continuo ad attaccarmi alle dimostrazioni di affetto delle persone che vogliono bene a Gianluca. Mi fa piacere arrivare in ospedale e vederle". Reana Pessotto si riferisce soprattutto ai diversi striscioni affissi sui muri dai tifosi della Juve e uno di questi, staccatosi per il vento, è stato riattaccato proprio dalla moglie del team manager della Juve.

AMICO SPECIALE - Accanto a Pessotto c'è anche un amico speciale, l'ex juventino Paolo Montero. L'uruguaiano si è sobbarcato sedici ore di volo per venire a Torino al suo capezzale. Ma non si è limitato a questo: Montero veglia letteralmente l'amico, come fosse un parente stretto, recandosi due volte al giorno alle Molinette e fermandosi alcune ore. Reana Pessotto, commossa dall'affetto di Montero, si è prodigata per farlo autorizzare ad essere l'unico, oltre i parenti, ad avere il permesso di entrare in sala rianimazione. È rimasto esterrefatto anche il professor Donadio, che ha anche scherzato con lui rievocando la celebre gag televisiva della "pinha" di qualche anno fa. Di fronte all'amico intontito dai sedativi, Montero ha raccontato le sue ultime partite giocate in Uruguay. L'ex bianconero tornerà in Sudamerica solo quando l'amico sarà definitivamente fuori pericolo.

VAI GIANLUCA!!! SIAMO TUTTI CON TE!!! :fiuclap:

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