SandroWeb Posted March 5, 2021 Report Share Posted March 5, 2021 VENERDÌ 5 MARZO 2021 - Nell'Allianz che sta vivendo con ambizione il suo finale di stagione, Matteo Da Ros (nell'intervista di oggi su "Il Piccolo", da parte di Lorenzo Gatto) rappresenta una pedina fondamentale. Il lungo milanese è cresciuto tanto nel corso del campionato, assumendosi responsabilità importanti e cambiando il volto della sua squadra. Nei primi mesi rinunciatario, ha svoltato nel post-covid ritrovando quella gioia di giocare che forse nell'ultimo periodo gli era mancata. E' tornato il Da Ros che in serie A2 sapeva fare la differenza, capace di dare un contributo che va molto oltre le statistiche. Non a caso Flavio Tranquillo, parlando degli italiani che potrebbero entrare nel giro azzuro, ha fatto anche il suo nome nel corso della telecronaca della sfida giocata dalla nazionale contro il Montenegro. Sarà lui uno degli uomini chiave nella rincorsa ai play-off che Trieste ha iniziato in questa seconda parte del girone di ritorno. Dopo la vittoria a Milano sono arrivate le sconfitte con Brescia, Brindisi in coppa e ancora Brindisi in campionato. Da cosa dipende secondo te questo piccolo calo? «Stiamo affrontando un piccolo down, non c'è da nascondersi. Abbiamo avuto qualche problematica fisica, ma stiamo recuperando tutti al meglio. Non credo ci sia bisogno di guardarsi indietro ma pensare alla partita contro Cantù». Parlando di numeri, 14 volte su 19 avete perso il primo quarto. Sette volte subendo più di 25 punti. Di quelle 14 partite, divario recuperato nelle vittorie di Sassari, Milano, Cremona e Bologna Fortitudo. Da fuori è difficile capire il perché di questi approcci che sembrano troppo molli. C'è una spiegazione?«Credo che molli non possa essere una definizione plausibile per la pallacanestro. Si sta parlando di 7 partite, non diverrà una costante. Ci sarebbe sempre da considerare che non è un sport singolo ma si gioca contro della altre squadre, per chi non lo ricordasse».Quanto ha pesato l'assenza di Grazulis negli equilibri di una squadra che con la vittoria sull'Armani aveva toccato il suo punto più alto?«Andreis è sicuramente il lungo più fisico che abbiamo. E' una pedina importante, come però lo sono tutti. Ognuno di noi, fino a chi chiude il palasport, è fondamentale». Il campionato vi vede ancora protagonisti e, come ha detto De Pol, Trieste ha il destino nelle sue mani. Detto che i primi cinque posti sono assegnati, come valuta questa corsa play-off? «Sandro ha ragione, ma dobbiamo pensare come abbiamo fatto sinora: un giorno di lavoro alla volta, una partita alla volta». Domenica arriva una San Bernardo che ha appena vinto e convinto con Treviso. Cantù è in crescita, che partita ti aspetti? «Sarà una partita sicuramente complicata, perché sono in un buon momento e hanno esterni capaci in attacco, da cui possono prendere vantaggi importanti in termini di confidenza. Dovremo imporre la nostra collettività, a differenza dei loro singoli». Negli ultimi mesi si è rivisto un Da Ros capace di fare la differenza in tanti aspetti della partita. Sei soddisfatto della tua stagione? Se puoi migliorare dove pensi di dover lavorare?«Penso si possa sempre migliorare, sotto ogni aspetto. Sono il più feroce critico di me stesso ed è per quello che lavoro, ambiziosamente, quotidianamente, cercando di mostrare una leadership di lavoro, oltre che verbale. Credo che la nostra collettività possa nascondere le deficienze soggettive. Ognuno di noi avrà successo solo se la squadra,lo avrà». Contratto in scadenza. Hai già parlato con Trieste per la prossima stagione? «Non mi pare il caso di parlare di questo,ora, né privatamente, né pubblicamente. Adesso la priorità è la fine del campionato. Comunque tutti sanno che il mio desiderio è rimanere a Trieste». - Il tecnico della Triestina Bepi Pillon ha una consumata esperienza da giocatore prima e in panchina poi. Lo scrive oggi Ciro Esposito sul quotidiano locale: gli anni sui campi e probabilmente la sua formazione gli hanno insegnato a essere pragmatico e paziente. Sa che il calcio non è una scienza esatta: per ottenere i risultati contano gli episodi a favore o contro, le decisioni arbitrali, gli infortuni, l'ambiente (anche se quest'anno si gioca senza pubblico). «Se non si riesce a vincere è meglio non perdere. Ho detto ai ragazzi che giocando così, costruendo tante palle-gol, i risultati arrivano» è il suo pensiero dopo le due gare finite in pareggio. Ma la carriera di lungo corso gli ha anche insegnato che, nel cuore del girone di ritorno, due pareggi consecutivi in casa contro avversari validi ma non superiori tecnicamente, non sono una debacle, ma in questa fase pesano sulla classifica e sugli equilibri di un gruppo. Specie perché l'obiettivo di regular season della società è di arrivare più in alto possibile e soprattutto la mission affidata al tecnico è (o era) la capacità di migliorare il rendimento della squadra quando si trova ad affrontare le avversarie meno titolate. E invece, senza voler scomodare la cabala e lasciandola agli scaramantici, proprio con Arezzo e Gubbio tra andata e ritorno la Triestina ha raccolto tre punti. Un rendimento normale in queste quattro sfide avrebbe proiettato l'Unione a ridosso delle prime. La prima doppietta "negativa" (coincisa peraltro con alcuni infortuni pesanti e la gestione dei casi Covid) di fatto gettò le basi verso la separazione da Gautieri.A dieci turni dalla fine, quando le velleità di rincorsa alla prima piazza e forse non solo sono state ormai azzerate, l'obiettivo resta la difesa non scontata della quinta piazza (per la quarta serve un miracolo). Ma soprattutto il lavoro di Pillon dovrebbe essere orientato a dare alla squadra un'identità e una mentalità vincente che si intravvede solo a tratti. Anche perché, pur in un contesto tutto particolare, nei play-off se non si vince, partendo nelle retrovie della griglia, non si va avanti.I troppi gol subiti nell'ultimo mese non vanno giù al tecnico. E non è un caso che dopo il match con il Gubbio lui stesso abbia sottolineato l'importanza di aver tenuto la porta inviolata. Questa Triestina quando gioca con due punte e mezza (Sarno o Petrella) e Procaccio mezzala, crea tanto ma subisce troppo. Quando, come spesso preferisce il tecnico, vengono inseriti tre centrocampisti va meno in affanno ma la lentezza della circolazione di palla non innesca le punte in profondità. Insomma manca un equilibrio tra queste due caratteristiche. L'opzione che il tecnico ha provato, anche se meno spumeggiante, è quella vista nel primo tempo di mercoledì: fase d'attacco sfruttando i cross da sinistra di Lopez e da destra di Lepore o Rapisarda e con Gomez e Mensah al centro e non Litteri (o Granoche)più abile nel gioco aereo. Se tuttavia Pillon vuole centellinare l'utilizzo di Litteri, anche per preservarne l'integrità in chiave futura (si sa che il giocatore ha una certa fragilità altrimenti per la qualità giocherebbe più in alto) e Granoche non entra mai, è evidente che quella soluzione è zoppa o quantomeno incompiuta. Insomma, nonostante la qualità e l'ampiezza attuale della rosa, c'è ancora tanto lavoro da fare e sempre meno tempo a disposizione. L'evoluzione o meno di questi aspetti ancora mancanti condizioneranno anche le scelte future di una società che ha due allenatori sotto contratto.La Triestina ha trovato al momento una continuità di risultati a ribasso. I tanti pareggi (4 su 9 gare nel ritorno) sono la dimostrazione di buone prestazioni a corrente alternata. Davanti ci sono quattro match da capitalizzare. Poi a fine mese arriva il ciclo con le big superato brillantemente all'andata. Tutti sperano che l'effetto sorpresa possa funzionare di nuovo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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