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  1. SABATO 17 FEBBRAIO 2024 - Anticipo tra nobili decadute, questa sera alle 20.30 al PalaDesio, tra San Bernardo Cantù e Pallacanestro Trieste, sfida tra due squadre partite in questa stagione con analoghe ambizioni. Come scrive Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", per la formazione di Jamion Christian, reduce da cinque sconfitte nelle ultime sei gare, è il momento di dare un segnale a un ambiente scosso dalle ultime prove negative . Andare a Cantù, contro una delle formazioni più forti del girone verde in un momento delicato anche per i brianzoli, può essere l'occasione per dare una svolta a un periodo complicato. Se non in termini di risultato, Cantù ha perso a Orzinuovi e giocherà con cattiveria e determinazione per portare a casa i due punti e difendere il secondo posto dal ritorno di Torino, quanto meno sul lato della prestazione. In casa triestina, detto che il comunicato su Reyes ha confermato di fatto le anticipazioni già riportate confermando che il rientro del giocatore non avverrà in tempi brevi, la settimana di lavoro non ha portato grandi novità. PROMOZIONI : In vista delle prossime quattro partite casalinghe della fase a orologio, la Pallacanestro Trieste lancia l'iniziativa "Forte e Chiaro". A partire dal match casalingo del 25 febbraio contro Agrigento, i mini tifosi under 5 potranno entrare gratuitamente al palazzo mentre tutti i tifosi che hanno sottoscritto un abbonamento all'inizio potranno ottenere un ulteriore biglietto nello stesso settore di appartenenza a soli 5 euro. - La Triestina continua a preparare la trasferta di domani a Lumezzane (inizio ore 14) con tante incognite e il morale sotto i tacchi. Come scrive Antonello Rodio, proprio per tentare di dare una scossa a uno spogliatoio che si sussurra irrequieto, in preparazione alla partita è stato deciso un ritiro lungo, con la squadra che è partita già giovedì per il bresciano. In mezzo a questo clima, bisogna fare i conti anche con la tegola di squalifiche e infortuni. Come noto non ci sarà Correia, stoppato per un turno dal giudice sportivo per una sciocchezza commessa nel post partita, e mancherà anche Struna, ancora infortunato. Qualche speranza in più c'è per Malomo, che andrà valutato nelle ultime ore ma per il quale sarà necessaria comunque una certa prudenza, mentre non ci dovrebbero essere problemi per Ciofani. A centrocampo intanto Celeghin convive da tempo con qualche acciacco: non va dimenticato che contro la Pro Patria era stato tenuto prudenzialmente in panchina ma poi era dovuto entrare già alla mezz'ora quando Tesser aveva deciso di cambiare Vallocchia. Anche a Mantova è entrato a metà ripresa, mentre con il Renate ha giocato 65 minuti, pertanto anche lui andrà valutato. Ma al di là delle scelte che vorrà fare Bordin, compatibilmente con le condizioni dei giocatori, c'è soprattutto un grosso punto di domanda dopo le prime due partite con il nuovo tecnico: dov'è finito Germano? Fin dallo scorso anno, e la tendenza è continuata anche con Tesser, il giocatore ex Padova è stato sempre ritenuto un elemento prezioso in ogni circostanza, il soldatino diligente per antonomasia, capace di dare solidità ed equilibrio, sia giocando a centrocampo, sia come terzino, come quasi sempre gli è capitato di fare a Trieste. Eppure in queste due partite non ha messo piede in campo. Per il ruolo di terzino destro, contro Mantova e Renate gli è sempre stato preferito Pavlev, che è una scelta legittima, beninteso, anche se lo sloveno a una buona propensione alla spinta abbina purtroppo ancora parecchie lacune difensive. E in questo periodo l'Unione in difesa fa tanta fatica e avrebbe bisogno di maggiori certezze, soprattutto mancando i due centrali più esperti. Ma in ogni caso, visto che a centrocampo i problemi sono parecchi con tanti elementi fuori forma, perché non utilizzare Germano in quella zona, magari da mezzala? È un momento nel quale la squadra dovrebbe trovare soprattutto compattezza ed equilibrio, e per quelle che sono le sue caratteristiche, Germano potrebbe essere una pedina su cui puntare in un momento delicato come questo. Quanto al resto, il mister dovrà lavorare tanto soprattutto sui nervi, visto che con il Renate dopo il gol subìto c'è stato un evidente appannamento mentale dal quale la squadra, anche per i suoi squilibri tattici, non si è più ripresa.
  2. VENERDÌ 16 FEBBRAIO 2024 - Domani sera a Desio per sfidare Cantù, poi altre otto giornate di fase ad orologio ma il finale per la Pallacanestro Trieste sembra già scritto. Come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo", i biancorossi sono quinti nel girone rosso e quasi certamente rimarranno tali anche in aprile quando si disegneranno le griglie dei play-off. La prima giornata dell'orologio infatti ha in sostanza già definito il futuro di Trieste. Udine e Verona vincendo si sono portate quattro punti sopra ma nei confronti della squadra di Jamion Christian vantano entrambe anche un saldo canestri favorevole negli scontri diretti. Per scavalcarle i biancorossi dovrebbero ottenere sei punti in più, compito proibitivo visto che la formula di questa fase favorisce le squadre meglio classificate. D'altra parte Trieste non corre nemmeno troppi rischi di venir raggiunta, le più immediate inseguitrici - il terzetto Piacenza, Rimini e Cento - sono lontane 8 lunghezze. In sintesi, Trieste è l'unica squadra insieme a Trapani, leader incontrastata del girone verde nonostante il recente incidente di percorso a Cividale, ad avere già una posizione definitiva. IL RISCHIO Conoscere il proprio destino con tanto anticipo può costituire un rischio o venir sfruttato come un vantaggio. Dipende da come si vogliono impostare le prossime settimane e questo bivio chiarirà molto anche sulle strategie della società biancorossa. Il rischio è che inconsciamente la squadra molli avendo di fronte formazioni mediamente più motivate. Inoltre una fase a orologio che diventa di sostanziale impasse non serve certo ad aumentare l'appeal per un pubblico in progressiva disaffezione come hanno dimostrato i 1700 spettatori del confronto con la Luiss Roma. Sta alla società trovare come riavvicinare il pubblico. Le vittorie sono ovviamente il richiamo più efficace ma possono non bastare da sole. Nei play-off servirà un PalaTrieste pieno e questi due mesi vanno impiegati per riavvicinare la gente. O saranno sprecati. IL VANTAGGIO Possibile che sapere di essere quinti già adesso rappresenti anche un potenziale vantaggio? Sì, se sfruttato nel modo giusto. Significa poter cominciare a pensare seriamente a come presentarsi ai play-off, ripensando la preparazione atletica in funzione di quell'appuntamento. Cade qualsiasi alibi sull'inopportunità di fare cambiamenti: Trieste ha il tempo e il modo per poter innestare qualsiasi novità senza rischiare di compromettere la propria classifica. Decidesse di cambiare guida tecnica o giocatori avrebbe due mesi di tempo per perfezionare questo rinnovamento in vista dei play-off. Ha l'occasione di rimettersi in discussione. Ha il tempo per farlo. Se lo vuole. Lo vuole? - Piove sul bagnato in casa alabardata. Lo scrive Antonello Rodio: non bastassero le tre sconfitte consecutive e qualche infortunio di troppo, dopo la partita con il Renate sul capo della Triestina è piombata anche un'imprevista squalifica di una giornata per Correia. Nella nota del giudice sportivo, si dice che il centrocampista «al termine della gara, si introduceva nello spogliatoio della squadra avversaria con atteggiamento provocatorio, determinando così, con tale condotta, un clima di tensione». Una motivazione decisamente singolare, ma è anche questo il segnale del nervosismo che serpeggia nello spogliatoio alabardato, ulteriormente amplificato dai risultati negativi. Fatto sta che a Lumezzane Correia non ci sarà. A proposito del match in programma domenica (ore 14), visto il momento molto delicato la società ha deciso per il ritiro lungo: la squadra infatti è già partita ieri per Brescia, dove stazionerà appunto fino al match con il Lumezzane. Un tentativo di ricompattare il gruppo alla luce delle ultime prove molto negative. Quanto alle assenze, a Lumezzane oltre a Correia non ci sarà Struna, ancora infortunato. C'è invece qualche speranza per Malomo, ma verrà fatta una valutazione nei prossimi giorni. Nessun problema invece per Ciofani, visto che martedì sera è uscito solo per mal di stomaco. A dirigere Lumezzane-Triestina l'arbitro Niccolò Turrini di Firenze, che sarà coadiuvato dagli assistenti Croce di Nocera Inferiore e Colaianni di Bari. Due i precedenti del fischietto toscano con la Triestina, entrambi vincenti: Pro Sesto-Triestina 0-1 del settembre 2021 e Triestina-Carpi 1-0 del marzo 2021.
  3. GIOVEDÌ 15 FEBBRAIO 2024 - La partita persa con il Renate ha dato due certezze. L'effetto esonero non c'è stato e i giocatori, vista la prestazione, non giocavano male per fare un dispetto a Tesser. Come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo", l'arrivo di Bordin non ha dato quella scossa che spesso nel calcio capita almeno nell'immediato. Non è una sorpresa tuttavia se si considera con razionalità la situazione nella quale il tecnico è stato catapultato e della quale era evidentemente consapevole. LA SCELTA Un conto è occuparsi di una squadra in crisi magari nei bassifondi della classifica e un altro è prendersi in carico una Triestina in calo ma al terzo posto e capace fino a un mese fa di viaggiare a oltre 2 punti di media partita. Il nuovo allenatore ha condotto in una settimana forse 4-5 allenamenti e ne avrà pochini a disposizione anche in vista di Lumezzane. Le tempistiche le ha scelte la società con la direzione tecnica. Tesser ci ha messo due mesi per conoscere e dare un'identità al gruppo. Se Bordin fosse bravo come Attilio avrà bisogno di almeno un mesetto. I DUBBI Non va tirata la croce addosso a Bordin nonostante il tecnico abbia fatto una mossa azzardata. Pesa infatti la scelta di modificare in partenza (per poi correggerlo) un assetto assimilato dai giocatori con buoni risultati in sei mesi di lavoro e di partite. Non è tanto una questione di modulo ma l'inserimento di un quarto uomo offensivo (oltre che alla rinuncia di Germano a destra e alle assenze dei due centrali) non poteva non dare meno solidità a un undici che aveva già evidenziato squilibri nella fase difensiva. LA SQUADRA Già Tesser chiedeva al trequartista D'Urso un surplus in copertura e la Triestina in quasi ogni partita subiva almeno un paio di scorribande avversarie. Il tutto era stato compensato dalla forza e dalle individualità in attacco (oggi spente) e dallo stato di grazia dei centrocampisti (fino a quando c'è stato) e in primis di Correia e anche Vallocchia (oltre a Celeghin e a un ricambio fresco come Pierobon). La fragilità si è vista nella prima parte del match a Mantova e martedì al Tognon quando il Renate si è scrollato di dosso il timore reverenziale e la prudenza (dopo tre stop) nei confronti dell'Unione. Sta a Bordin con i giocatori correre ai ripari. LA CONTESTAZIONE C'è poi l'aspetto ambientale a complicare un compito già difficile. Dall'entusiasmo comprensibile ma anche eccessivo dei tifosi fino al derby con il Padova ora si è passati alla crisi di rigetto verso la società per la sua scelta di allontanare Tesser e il suo staff ma anche nei confronti di giocatori sempre sostenuti per la loro capacità di combattere ora venuta meno. Le motivazioni della contestazione sono ineccepibili nonostante il Club non avesse creato aspettative da primo posto. Dopo un anno di sofferenza e una retrocessione in D sventata per miracolo il presidente Ben Rosenzweig era stato accolto come un messia. Società risanata, arrivo di un tecnico di livello assoluto, progetto serio e chiaro partito con un inevitabile ritardo, investimenti ingenti, la sua disponibilità e gentilezza hanno creato un legame forte con la piazza. Un legame cementato dalla battaglia comune (persa o comunque in stand by) sul caso Rocco. La frizione c'è ma le condizioni che si sono create nell'ultima estate sono una base solida che l'Unione non aveva. Tutto questo non va gettato. IL CLUB La società è chiamata a fare un passo in avanti verso i tifosi e loro a non respingere questa disponibilità. Il legame più forte con la piazza comunque, almeno in Italia, la fanno i risultati immediati (non è questa la cultura sportiva americana). A Trieste però è apprezzata anche la chiarezza, l'umiltà e l'attenzione al territorio e alla comunità. Il dramma sportivo della Triestina si stava consumando un anno fa, oggi invece l'ambiente sta vivendo solo un passaggio a vuoto evitabile ma che si può correggere in un progetto di medio-lungo termine. Per uscirne Bordin deve essere pragmatico, i ragazzi devono riavere fiducia nelle loro qualità tecniche e morali, la dirigenza deve saper trasmettere loro qual'è l'obiettivo stagionale e quello futuro. Perché l'obiettivo non può essere quello di vivere per tre mesi in uno sconfortante e deprimente anonimato - Justin Reyes verso il rientro dopo la pausa delle finali di Coppa Italia. Come scrive Lorenzo Gatto, il giocatore portoricano potrebbe tornare in campo venerdì 22 marzo, a Torino contro la Reale Mutua di Franco Ciani, data che andrà comunque verificata con il passare delle settimane anche in base al lavoro effettuato assieme allo staff sanitario biancorosso. A oggi la sensazione è che, vista anche una classifica che nella fase a orologio e in proiezione griglia play-off difficilmente cambierà sia in positivo che in negativo, il recupero del giocatore verrà gestito con la prudenza che il caso richiede. Di novità ufficiali, al momento, nemmeno l'ombra: dal comunicato dello scorso 14 gennaio nel quale, dopo aver tranquillizzato i tifosi sul buon esito dell'intervento chirurgico, la società annunciava aggiornamenti a ridosso della fase a orologio, sulle condizioni del portoricano è piombato il silenzio. VERSO CANTÙ: Detto di Reyes, la squadra è tornata in palestra dopo il pesante passo falso casalingo rimediato contro la Luiss Roma. All'orizzonte si staglia il profilo della San Bernando Cantù, avversaria che la formazione di Jamion Christian andrà a sfidare sabato sera sul parquet del PalaDesio. Prima di una serie di trasferte particolarmente complicate (oltre ai brianzoli, Trieste dovrà fare visita anche a Rieti, Trapani e, appunto, Torino), difficile sia per la forza della compagine guidata da Cagnardi sia per il particolare momento di una squadra che dopo l'inattesa sconfitta rimediata domenica scorsa contro Orzinuovi non può permettersi passi falsi. Contro un'avversaria che scenderà in campo con la necessità di tornare a far punti, biancorossi chiamati a una reazione dopo le deludenti prestazioni delle ultime settimane.
  4. MERCOLEDÌ 14 FEBBRAIO 2024 - Al Tognon l'Unione aveva bisogno di punti e di fiducia. E invece è affondata. Per la terza volta nelle ultime tre gare. Come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo", per Bordin la partenza è più che falsa. Una squadra distratta, scollegata nei reparti, frustrata non può battere neanche il Renate che non ruba nulla anzi. Tra le due compagini gli uomini di Colombo sono stati più vivi, più ordinati e più pericolosi. E venivano da tre stop consecutivi. Il che la dice lunga sulle condizioni attuali degli alabardati ai quali non è bastato nemmeno l'eurogol iniziale di Anzolin e una buona partenza. La Triestina alla prima difficoltà si è sciolta. E il pubblico l'ha contestata. L'obiettivo è tenere la terza piazza ma ora i problemi sono altri. C'è da uscire dalla crisi. GLI SCHIERAMENTI Bordin insiste sulla scelta già sperimentata a Mantova ma adotta una linea mediana più robusta. Accanto a D'Urso nell'inedita posizione di mezz'ala con facoltà di proiezione in avanti non ci sono Correia e Vallocchia ma i più tignosi Celeghin e Fofana. Davanti la linea è composta da Lescano al centro, Redan e El Azrak ai lati. Difesa confermata (Struna e Malomo ancora ai box) con la coppia Ciofani-Moretti al centro, Anzolin e Pavlev a presidiare le fasce. Colombo risponde con il classico 3-5-2 e affida le sorti dell'attacco all'esperto Boccalon. LA FIAMMATA La Triestina comincia con un buon piglioe questo è un buon segnale. E prova a insidiare il Renate con la conclusione dalla distanza.Prima il destro di Redan è intercettato da Fallani e poi lo imita Anzolin con sinistro rasoterra fuori di poco. E' l'antipasto al gol del vantaggio. Celeghin ruba una palla in mediana serve El Azrak che lascia la sfera ad Anzolin che in corsa trova il colpo vincente nel sette. Gran rete al 12' ma a questa Unione non basta. IL PARI La fascia destra è sempre perforabile e D'Orsi lo capisce. Il suo cross viene corretto di testa da Bocalon la cui sponda è raccolta e trasformata in rete da Sorrentino. Matosevic non esce e la difesa non è reattiva. Il pari dopo solo 2' è la dimostrazione della cronica fragilità difensiva degli alabardati. Così gli ospiti prendono fiducia e la gara si riequilibra. DISTRAZIONE Gli alabardati se la cavano dal centrocampo in su grazie anche a un D'Urso ispirato (copre a sinistra ma si sposta anche dietro le punte in fase di possesso) ma la difesa si perde. Sorrentino ancora una volta ha troppo spazio ma fortunatamente non trova la porta da due passi. E con il passare dei minuti la squadra di Colombo prende anche il sopravvento nella manovra. L'Unione, nonostante l'abnegazione di Celeghin, soffre l'inferiorità numerica sulla linea centrale con un Redan che rientra poco e soprattutto pasticcia in modo quasi irritante. I CAMBI Bordin non fa rientrare Ciofani e Fofana e spedisce in campo Rizzo e Correia. La Triestina cerca di spingere ma si espone alle infilate del Renate e Sorrentino fallisce la doppietta personale (10'). Risponde di testa Celeghin ma la traiettoria è centrale. LA DEBACLE Bordin vuole immettere energie e ci prova con Vallocchia per Celeghin (tra i più positivi). La manovra alabardata non decolla e anzi è il Renate a dare la sensazione di poter affondare. Dentro anche Petrasso e Vertainen per D'Urso e Redan con Petrasso che va a centrocampo. Il Renate sembra accontentarsi, la Triestina non dovrebbe farlo ma non ce la fa. E arriva il gol del Renate. Ancora cross di D'Orsi e Paudice trova la deviazione vincente. Nel recupero il tris di Sorrentino completa la debacle. Per la disperazione dei tifosi che si arrabbiano. E hanno ragione.
  5. MARTEDÌ 13 FEBBRAIO 2024 - Una squadra alla deriva, un campionato che appare compromesso, una piazza che ha ormai voltato le spalle a società, tecnico e giocatori. Come scrive oggi Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", con la sconfitta contro la Luiss Roma, la Pallacanestro Trieste ha toccato il fondo. Risultati e prestazioni che entrano di diritto nella galleria degli orrori del basket triestino e che hanno scatenato la reazione di una tifoseria che, dopo mesi di paziente attesa, ha rotto gli indugi contestando pesantemente. Reazione dura come forse mai si era vista a Trieste, figlia di una delusione direttamente proporzionale alle aspettative che la società aveva creato alla vigilia di un campionato che doveva essere quello del riscatto dopo la retrocessione. Nel mirino Michael Arcieri, il responsabile di un progetto che non appare più credibile, naufragato per l'inadeguatezza di un coach incapace di adattarsi alle necessità di un basket troppo diverso dal suo e per una squadra troppo fragile per reagire di fronte alle difficoltà. IL DESERTO BIANCOROSSO Sembrava impresa impossibile azzerare la passione di una città nella quale la pallacanestro rappresenta, da sempre, qualcosa di speciale. Era successo nel 2004, dopo il fallimento che aveva costretto la Pallacanestro Trieste a ripartire dalla B2. Eppure, nonostante lo choc di un ridimensionamento che aveva costretto la tifoseria a passare dalle sfide contro Olimpia Milano e Virtus Bologna a quelle contro Monfalcone e Corno di Rosazzo, lo zoccolo duro dei 2000 spettatori non era mai stato scalfito. Dal 2012, con la promozione in A2, il crescendo di risultati aveva riacceso un fuoco che covava sotto la cenere. Il red wall e i sold out che nelle stagioni griffate Alma avevano accompagnato la squadra al ritorno in serie A, le lunghe file ai botteghini di una tifoseria tornata a innamorarsi della sua squadra, il forte legame identitario che ha caratterizzato le stagioni nella massima serie sembrano oggi un lontano ricordo. I 1692 spettatori presenti sabato scorso sono un dato che deve far riflettere. Una sonora bocciatura da parte di una tifoseria che si è sentita toccata nel profondo e non pare più disposta a sposare le promesse di una società che alle parole e ai proclami, non sta facendo seguire i fatti. LA CONTESTAZIONE I momenti difficili, nella storia del basket triestino, non sono mancati. Il duro confronto tra Virginio Bernardi e una parte del pubblico di Chiarbola nella stagione 1995/96, la crisi della Telit di Banchi e il ritorno di Pancotto che nel 2001/02 venne richiamato d'urgenza al capezzale di una squadra che stava pericolosamente scivolando verso la A2 poi, dopo la promozione del 2012, la dura presa di posizione del pubblico nei confronti della gestione Rovelli/Boniciolli accusati, dopo la rinuncia a Jobey Thomas e Brandon Brown, di aver tradito le promesse di inizio campionato. E, in tempi più recenti, il confronto tra una delegazione della curva e la squadra nella stagione 2019/20 subito dopo la pesante sconfitta a Trento nella stagione poi interrottasi per il Covid. Momenti difficili ma che mai erano trascesi negli insulti ascoltati sabato scorso. Al termine della gara, il confronto tra la Curva Nord e Arcieri non ha trovato un punto di incontro con il gm che si è limitato a chiedere pazienza e fiducia a una tifoseria che non sembra più disposta a concederla. La risposta, dopo la trasferta di sabato a Cantù, nel match casalingo del 25 febbraio con Agrigento. Il rischio di trovarsi con un palazzetto sempre più vuoto è reale. VERONA VINCE Nel posticipo Verona batte Treviglio 68-67 e sale a 32 punti, 4 più di Trieste. - «Sì, questa è una partita che dobbiamo assolutamente vincere». Mister Roberto Bordin parla chiaro e diretto e non nasconde che per la Triestina è arrivato il momento di tornare alla vittoria. Come scrive Antonello Rodio, stasera altro capitolo del lungo esilio a cui è costretta l'Unione in questa stagione: si gioca infatti ancora al Tognon di Fontanafredda (inizio ore 20.45, arbitra Di Reda di Molfetta). DI fronte ci sarà un Renate che oggettivamente sembra una squadra più malleabile rispetto a Mantova e Pro Patria, che numeri alla mano erano le più in forma del girone. I nerazzurri di Alberto Colombo vengono invece da tre ko consecutivi, per giunta interni, sono scivolati in una posizione pericolosa di classifica e tra l'altro hanno potuto riposare 24 ore in meno degli alabardati per questa infrasettimanale. Ma Bordin mette in guardia chi pensa che sia tutto semplice: «Nel calcio non esistono partite facili, le gare vanno giocate sul campo, non sulla carta. Quindi dobbiamo essere concentrati e vogliosi di fare un'ottima gara sotto tutti gli aspetti». Detto questo, il tecnico alabardato afferma senza mezze parole che bisogna tornare ai tre punti: «È una partita che dobbiamo e vogliamo vincere. Sia perché dobbiamo riscattare il risultato della gara di venerdì, sia per recuperare i punti persi, sia per mantenere il terzo posto con un certo margine, per poi tentare di risalire la classifica puntando al secondo posto». Per farlo, però, servirà una Triestina migliore di quella vista a Mantova, dove pur la reazione c'è stata: «Tutti devono essere consapevoli che bisogna tirare fuori qualcosa in più, io per primo - dice Bordin - il gruppo in questi giorni dopo Mantova ha comunque lavorato bene guardando avanti nella stessa direzione. Dobbiamo essere più concreti, cercando di concludere di più e con più coraggio». Sul fronte formazione mancheranno ancora i due difensori centrali Malomo e Struna, con il primo che ha maggiori possibilità di rientrare in breve tempo. Rientra invece già tra i convocati Ballarini, che lavora in gruppo da un paio di giorni. Per la sfida con il Renate, anche se sorprese dell'ultimo momento sono sempre possibili, Bordin sembra intenzionato a confermare il suo 4-3-3, ma con rilevanti modifiche a livello di singoli. Correia e Vallocchia, che stanno attraversando una fase opaca, potrebbero stavolta restare fuori a beneficio di Fofana e Celeghin, mentre in difesa potrebbe rientrare Petrasso. Tirando le somme, davanti a Matosevic ci sarà ancora la coppia formata da Ciofani e Moretti, con Pavlev a destra e Petrasso favorito su Anzolin a sinistra. In mezzo al campo stavolta dovrebbe toccare a Fofana il ruolo di play, con Celeghin a destra e probabilmente ancora D'Urso a sinistra. Davanti conferma per le tre frecce dell'attacco alabardato che sperano di tornare a pungere: Lescano in mezzo, El Azrak sulla corsia mancina e Redan a destra.
  6. CITYSPORT.NEWS DI LUNEDÌ 12 FEBBRAIO 2024 https://www.citysport.news/download/CS_12febbraio2024.pdf
  7. LUNEDÌ 12 FEBBRAIO 2024 - Con il suo pareggio contro il Trento, il Padova ha lasciato ancora aperta una porta alla Triestina per l'obiettivo secondo posto, che poi è quello tracciato dal nuovo mister Bordin alla sua presentazione. Ma come spiega oggi Antonello Rodio su "Il Piccolo", il momento che definire delicato è un eufemismo, consiglia all'Unione di cominciare piuttosto a guardarsi con attenzione alle spalle. È inutile negarlo: l'ambiente ancora in subbuglio dopo il contestato esonero di Tesser, la tifoseria divisa che fa fuoco e fiamme sui social, uno spogliatoio in eruzione come ben si evince dalle parole di Ciofani, non sono esattamente le condizioni ideali di lavoro per Bordin. Ma sta di fatto che la Triestina è ancora lì, terza in classifica, una posizione prestigiosa che consentirebbe anche un buon trampolino di lancio per i play-off, se solo si ritrovasse serenità, compattezza e unità di intenti. Certo c'è da gestire una fase molto particolare: per la prima volta in stagione gli alabardati hanno perso due partite di fila, inoltre un punto in tre gare non è esattamente il ruolino di marcia di una squadra da vertice. Ecco perché il primo vero banco di prova per il nuovo tecnico arriva domani, quando la Triestina affronterà a Fontanafredda il Renate (inizio ore 20.45). Per tanti motivi l'esordio con la capolista Mantova, dopo soli tre giorni di lavoro e nonostante l'approccio a dir poco sbarazzino di fronte alla dominatrice del girone, non poteva essere una sfida-termometro della reale attuale condizione della squadra. Va anche detto che le due battute d'arresto consecutive dell'Unione sono arrivate contro le due squadre più in forma del girone, perché se del Mantova si sa la forza, va ricordato che la Pro Patria nel girone di ritorno sta facendo addirittura meglio della capolista con 16 punti in sei partite. Adesso però arriva un Renate che è avversario decisamente abbordabile e in grave crisi. La sconfitta in casa con il Lumezzane di domenica sera, è il terzo ko consecutivo della squadra di Alberto Colombo, che da due mesi ha preso il posto in panchina di Pavanel. Tre sconfitte di fila per giunta tutte in casa, visto che in mezzo c'è stato il rinvio del match con l'Atalanta U23. Ma attenzione, perché in precedenza il Renate era andato a vincere a Vercelli. In ogni caso la Triestina deve ripartire subito, in qualsiasi modo e ad ogni costo. Il ritorno alla vittoria è necessario non solo per ridare un minimo di serenità all'ambiente, ma soprattutto per la classifica e per la difesa del terzo posto. Dopo la partita di domani, infatti, la Triestina sarà impegnata in due trasferte consecutive, che in pratica sono due scontri diretti per il podio. La prima sfida sarà in casa di un Lumezzane che in questo girone di ritorno marcia allo stesso ritmo del Mantova e non a caso adesso è quinto, a 8 punti dall'Unione. La seconda sarà addirittura al Menti, nella tana di un Vicenza in ripresa che al momento è a 6 lunghezze dagli alabardati. L'imperativo, dunque, è vincere per mantenere almeno inalterate le distanze e preparare con un minimo di serenità in più questo doppio confronto dal quale pas sano le speranze dell'Unione di conservare il podio del girone e, chissà, riaprire magari la corsa al secondo posto. - Cinque sconfitte nelle ultime sei partite. Nell'ultimo mese e mezzo la Pallacanestro Trieste ha un passo da squadra da play-out. Ancora una volta, anche contro la Luiss Roma con una manciata di professionisti e altri giovani studenti, subìti 90 punti o suppergiù. Nel secondo tempo parziale di 53-33 per gli avversari. I giustizieri Salvioni e D'Argenzio nelle 22 gare della prima fase hanno avuto complessivamente 7.4 punti di media. «Sabin è un giocatore in grado di crearsi da solo tiri» aveva detto Jamion Christian alla vigilia. E infatti chi è andato a crearsi il tiro che ha deciso la partita? Aggiungiamoci i 1692 spettatori, il dato peggiore degli ultimi anni. Come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo", basterebbe solo questo per far riflettere società, staff tecnico e giocatori sul campionato che Trieste sta disputando: anonimo e con un pubblico in evidente disaffezione. Aspettando che qualcuno batta un colpo da oltre Oceano - il socio di Cotogna Connor Barwin è stato a Trieste di recente ma era una tappa di un tour italiano familiare già previsto - bisogna accontentarsi delle dichiarazioni ufficiali nel dopopartita, sfrondate dai soliti «dobbiamo lavorare di più» e dalle dichiarazioni di fiducia. COACH E SQUADRA Per la seconda volta il mirino delle responsabilità viene spostato sui giocatori. Lo stesso Christian - che di responsabilità ne ha eccome, dall'incapacità di adeguarsi alla zona di Paccariè all'intempestività di cambi che hanno riguardato un Vildera immarcabile e Campogrande che stava entrando in striscia da tre - non l'ha toccata piano. «Non pretendiamo niente di più, chiediamo solo che facciano quello per cui sono pagati». Continuando: «Inaccettabile concedere tutti quei rimbalzi in attacco». Per la prima volta è stato tirato in ballo l'alibi dell'assenza di Reyes. Peccato che per tutta la scorsa estate abbiano ripetuto che Trieste ha 10-giocatori-10 intercambiabili. L'impressione è che il coach e il gm Arcieri non ci stiano a fare da soli da parafulmine. Ma nessuno ha una ricetta per venirne fuori. Cambiare il tecnico? Più di qualcuno tra i coach liberi si è già accasato, Christian è stato scelto da Arcieri dopo un mese di consultazioni e riflessioni e metterlo alla porta significherebbe da parte del gm sconfessare la propria scelta e la filosofia che si è deciso di dare. IL GRUPPO Cambiare i giocatori? Occhio, in giro c'è poco e anche gli altri club, compresa la Fortitudo, si stanno muovendo. Per quei pochi decenti c'è rischio di dover affrontare aste. Brindisi lotta per la salvezza e Lombardi è uno degli italiani affidabili, Woldentensae a Varese ha rivisto il parquet, Tambone resta a Pesaro anche di fronte alle offerte trapanesi. Forse si potrebbe valutare la posizione del sassarese Treier, un torello che in A2 peserebbe. I cambi intempestivi o i time-out ritardati non caratterizzano solo la gestione di Christian, in passato venivano rinfacciati anche a chi ha vinto ben di più, Eugenio Dalmasson. La differenza è che la Trieste del tecnico mestrino era in grado di reagire sempre, con giocatori di personalità - Fernandez e Cavaliero in primis - che sapevano leggere le situazioni e fare le scelte giuste. Chi partiva da riserva quando entrava dava la scossa, con energia e difesa. La preparazione era divisa tra una parte atletica al mattino e una tecnica al pomeriggio. "Alla vecchia"? Già. Alla vecchia. Ma aveva un senso. Il migliore di Trieste da un mese a questa parte è Giovanni Vildera, uno dei giocatori colpevolmente meno considerati del roster ma anche uno che tempo fa ha chiesto un confronto con club e staff tecnico. Le cinque sconfitte in sei incontri inevitabilmente mettono in discussione anche il gruppo squadra. Una squadra che un anno fa sembrava poter agevolmente raggiungere la salvezza e che invece alla fine ha ceduto retrocedendo. Tutta e solo colpa di Legovich e Ghiacci? Uhm...Una squadra che partita con il dichiarato obiettivo di lottare per la promozione, ha già perso 9 match a inizio febbraio. Tutta e solo colpa di Christian e Arcieri? Uhm...Trieste tira dalla lunetta con le percentuali peggiori. Subisce rimbalzi offensivi perchè non fa mai tagliafuori che non è roba che un omino deve stare a disegnare sulla lavagnetta ma un gesto istintivo, di mestiere e cattiveria. Stanno emergendo limiti di personalità. In una recente intervista coach Christian aveva detto che questa squadra ha molti leader in spogliatoio. Il problema è che non ne ha a sufficienza quando scende in campo. «Non riusciamo a fare in partita quello che proviamo in allenamento». Un problemino mica da poco...
  8. Nel frattempo, in attesa della partita di Verona di domani, nel girone rosso perdono solo Trieste e Chiusi al primo turno della fase a orologio. E Orzinuovi vince nel finale contro Cantù: li troveremo belli carichi sabato prossimo...
  9. DOMENICA 11 FEBBRAIO 2024 - «Non è una sconfitta come le altre delle ultime settimane». Va bene, ma intanto sono cinque le batoste nel giro di poco più di un mese. E l'obiettivo dichiarato da parte della Pallacanestro Trieste in tempi non sospetti è di cercare di tornare in serie A. Come scrive Roberto Degrassi su "Il Piccolo", nel dopogara arrivano coach Jamion Christian con l'assistant Nanni nelle vesti di traduttore, al fianco il gm Michael Arcieri. «Una sconfitta difficile da accettare, abbiamo cominciato bene ma nell'ultimo quarto non abbiamo fatto i nostri giochi in attacco» spiega Arcieri che difende comunque la scelta di staff e roster rinnovando la fiducia nei confronti di tutti. Più severo l'allenatore: «Imperdonabile come abbiamo gestito i dieci minuti conclusivi, abbiamo chiesto ai giocatori di fare cose che sanno fare e non si chiede a nessuno di fare nulla di più di quello che compete loro e per cui sono pagati. Non è accettabile di concedere così tanti rimbalzi offensivi agli avversari». Viene sottolineata la necessità di tornare ad allenarsi con intensità. A proposito, rivisto senza stampelle Justin Reyes ma per vederlo giocare servirà ancora un po' di tempo e avverrà a cavallo delle Final Four di Coppa Italia. Ma il ritornello del torniamo al lavoro non rischia di essere stucchevole? «Non penso che questa sconfitta possa venir paragonata a quelle delle altre volte - risponde l'allenatore - Abbiamo fatto buoni attacchi nel primo tempo e per gran parte della gara». E adesso, che si fa? «Nei momenti difficili ognuno deve dare un po' di più». E sabato si va a Desio, a sfidare Cantù, la seconda del girone verde. Non sarà una passeggiata di salute. Servirà molto di più. - Al Martelli finora il Mantova ha vinto dieci partite su tredici. Ma come scrive Ciro Esposito oggi, al Martelli venerdì sera poteva finire con una goleada. E invece non è successo. Perché i virgiliani si sono rilassati ma davanti a una Triestina che non ha mollato. Non è una nota di merito ma un dato di fatto che va ascritto a giocatori e tecnico alabardati, nonostante i limiti (troppi solisti) che si sono visti nel corso della gara. È una fiammella che resta accesa in un momento davvero delicato per l'Unione. Solo un mese fa tutti si immaginavano la sfida del Martelli come una di quelle occasioni che sono il sale del calcio. Con la squadra inseguitrice, non a distanza siderale dalla capolista, che tenta un ultimo assalto: tensione in campo, supporter arrivati in massa da Trieste, emozioni. In un mese queste aspettative sono evaporate e anzi quello che è diventato un ex big-match ha segnato la prima contestazione finale della squadra. A Mantova c'era un manipolo di instancabili tifosi. Erano in cento ma hanno rappresentato l'umore della piazza. La Triestina si è inceppata in campo ma soprattutto l'entusiasmo che la nuova proprietà aveva saputo costruire non c'è più. È poi emerso, dalle dichiarazioni due settimane fa di Vallocchia e sabato di Ciofani, come all'interno del gruppo ci siano delle incomprensioni o anche peggio. Va dato loro atto della sincerità e anche del tentativo di denunciare un disagio che la società dovrebbe risolvere. I risultati e le prestazioni contano tanto ma la gestione dei momenti difficili da parte di tecnico e dirigenti anche di più. La cacciata imprevedibile e rischiosa di Tesser ha un peso. Come pesa sulle spalle di Bordin la tempistica del suo insediamento. La staffetta in panchina a pochi giorni da un match durissimo, seguito da un infrasettimanale in esilio a Fontanafredda e da altre due trasferte ostiche tra le quali il derby del Menti, non danno al tecnico possibilità di respirare e giorni per lavorare. Bordin, neofita della C da primo allenatore, deve conoscere in fretta i giocatori e anche gli avversari. Il nuovo allenatore non ha responsabilità sul momento critico ma al tempo stesso ha affrontato senza prudenza la sua prima sfida. Cambio di modulo, quattro attaccanti per "contenere" la prima della classe, almeno quattro giocatori fuori ruolo (D'Urso, El Azrak, Redan e in parte anche il confuso Vallocchia), una difesa inedita a causa degli infortuni, sono stati un azzardo. E infatti le rettifiche nella ripresa si sono viste e hanno dato qualche frutto. Il calcio ha le sue regole: nella comunicazione, nel lavoro tecnico-tattico, nella condivisione degli obiettivi del gruppo. Regole nel background di Attilio Tesser che vive il calcio da quarant'anni così come in quello di Roberto Bordin. Lo stesso discorso vale per i dirigenti Alex Menta e Morris Donati, giovani ma già con anni di esperienza in Italia. A loro spetta il compito di mediare con il board americano presieduto da Ben Rosenzweig e amministrato con delega da Sebastiano Stella. È logico e legittimo che a un certo punto del progetto, viste le condizioni ge nerali non propizie (distanza della squadra dalla prima posizione in classifica, esilio a Fontanafredda, impossibilità di giocare al Rocco i play-off), si cominci a valutare con maggior attenzione e intensità il domani che l'oggi. Ma la declinazione della linea strategica aziendale va maneggiata con cura sul piano sportivo. Anche il business ha le sue regole e il calcio italico sta cercando di adeguarsi. Trieste ha avuto l'opportunità di essere stata scelta da un fondo americano disposto e capace di investire milioni a grappoli. È un bene da preservare ma è evidente che questa metamorfosi non possa che essere graduale. Altrimenti le frizioni naturali diventano strappi o lacerazioni. Il tempo e le capacità per ricucire ci sono. A patto che l'obiettivo di tutti sia ancora quello di far crescere l'Unione sul piano sportivo e su quello patrimoniale.
  10. Quante cose si riescono a fare in vent’anni? Me lo sono sempre chiesto, guardando a ciò che è accaduto dal 2004 ad oggi. Soprattutto, spesso mi interrogo sul fatto che da piccolo studente di ingegneria informatica, con una grande passione per lo sport che mi sono sempre portato in tasca sin da piccolo, far nascere Elsitodesandro fosse un esercizio quasi scontato. Perché – nell’epoca in cui tanti aprivano un proprio spazio personale sul web, per sfizio e per diletto – a quei tempi non potevo certo esimermi dal farlo pure io. Ma farlo diventare un punto di riferimento per tanti, ecco, quello non me lo sarei mai aspettato. Perché venti anni sono tanti, non solo per un sito Internet. È una parte di vita personaleche regala ricordi, esperienze e un bel po’ di consapevolezza di essere cresciuti assieme a una “creatura” che incredibilmente continua a non essere fuori moda. Per le persone che la frequentano, per le tematiche che ogni giorno vengono trattate, più in generale un porto “sicuro” dove le famose quattro chiacchiere da bar sono diventate da vent’anni una piacevole abitudine. Come prendere il caffè al mattino... (continua su http://www.elsitodesandro.com/buon-compleanno-elsitodesandro-le-nostre-prime-20-candeline-regalano-tanto-orgoglio/)
  11. SABATO 10 FEBBRAIO 2024 - Giocare a Mantova in questa stagione è quasi impossibile per chiunque. E come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo", tra le vittime a grappoli della capolista dei record ora c'è anche la Triestina. L'esordio di Bordin a raccogliere l'eredità di Tesser non poteva essere più complicato. Il nuovo tecnico ha deciso di prendere la gara di petto rivoluzionando il modulo e soprattutto schierando quattro giocatori offensivi. E questo non ha aiutato a tenere botta ai virgiliani capaci di trovare in 15' un 1-2 da kappaò. L'Unione, pur essendo messa sotto, non ha mai mollato e anzi nella ripresa con un assetto più "corposo" ha spinto di più e pressato meglio riaprendo con merito il match con Celeghin. Contro questo Mantova applicazione e tenacia non possono bastare. E non sono bastati. Bordin ora deve pensare a martedì perché per uscire dal tunnel servono anche i risultati. LA RIVOLUZIONE Cambio di guida e rivoluzione in campo. Bordin aveva annucniato un cambio e opta per una rivoluzione. Intanto il modulo con due mediani davanti alla difesa (in fase di non possesso) e D'Urso a fare la spola da mezz'ala destra e tre giocatori davanti (Redan, Lescano e El Azrak). Cambio anche di alcuni interpreti rispetto agli uomini che Tesser aveva impiegato in avvio con la Pro Patria: in difesa c'è Anzolin al posto di Petrasso a sinistra, sull'altro fronte gioca Pavlev. Al centro il tecnico ha poche alternative, visti gli acciacchi di Struna e Malomo e opta per la coppia Ciofani e Moretti. Davanti a loro Vallocchia e Correia. Sull'altro fronte Possanzini ritocca il suo assetto che sta macinando record in vetta alla graduatoria. Il tecnico rinuncia a Muroni in mediana e inserisce il più offensivo Bragantini con Mensah a fare da riferimento in attacco. AVVIO SHOCK La Triestina parte convinta ma già dopo 10' va sotto. Celesia a sinistra beffa Pavlev, già più volte in difficoltà su Fiori, e sul cross l'ex Mensah mette la palla dentro al sacco. L'Unione accusa il colpo e Matosevic deve superarsi per deviare la staffilata di Galuppini. E sul corner di Burrai arriva il raddoppio con colpo di testa del difensore Brignani. La vicenda si complica per gli alabardati. La fascia destra fa acqua e Vallocchia viene spostato davanti a Pavlev. GESTIONE E FIAMMATE La Triestina cerca di spostare il baricentro in avanti anche perché il Mantova opta per il controllo che è la sua caratteristica più peculiare. Gestione e fiammate sono le armi migliori dei virgiliani. Figuriamoci su un doppio vantaggio. E così Matosevic deve ancora respingere su Ridolfi al 32'. L'Unione, con D'Urso che si sposta come sottopunta, comunque ha il pregio di non mollare usando anche le maniere forti. Ma il Mantova resta padrone assoluto del gioco e della gara. IL PALLEGGIO Il Mantova gioca sul velluto e con la maestria nel palleggio stretto che è il suo marchio di fabbrica. L'Unione costruisce la prima vera occasione della serta: punizione di Vallocchia e Moretti arriva in ritardo sul secondo palo. Bordin cambia tre uomini al 13': Con Rizzo che va a afere il tezro centrale, Fofana in mediana, e Minesso davanti per Redan. È un 3-4-3 interessante ma Matosevic salva il tris su Bragantini e su un tiro straordinario di Radaelli al volo dalla distanza. L'UNIONE SALE L'Unione comunque sta meglio in campo ma si concretizza solo con una conclusione insidiosa di Lescano parata da Festa (25'), La Triestina comunque cresce grazie anche alla concretezza in mediana di Celeghin e Fofana con un Pavlev più attento nelle chiusure. IL RIGORE Il Mantova va ancora vicino alla rete ma è più distratto. Ma al 41' Brignani stende Vertainen. È rigore, Minesso si fa parare da Festa ma Celeghin fa il tap-in che dà un senso al finale. Un finale che non riaccende i fans alabardati (squadra contestata) ma che indica come questa Triestina abbia le carte in regola per risollevarsi presto. - Cambia fase, la speranza è che cambi anche la Pallacanestro Trieste. Come scrive Roberto Degrassi, la versione delle ultime settimane è stata la peggiore della stagione e l'alibi dell'assenza di Reyes non è una giustificazione sufficiente. Stasera per i biancorossi comincia la fase a orologio che viene affrontata da quinti. In sostanza, si andrà a trovare le prime quattro del girone verde oltre al fanalino Latina e bisognerà capitalizzare le cinque partite casalinghe. A partire da stasera, alle 20 al PalaTrieste arriva la Luiss Roma. Trieste è superiore ma, lo ha capito sulla propria pelle, il blasone conta zero in A2. Steccare significherebbe spalancare la crisi, la vittoria almeno ridarebbe fiducia. La Luiss Roma è in forma e ha caratteristiche tali da poter mettere in difficoltà Trieste. Pericoli segnalati anche da coach Christian nell'analisi prepartita: «La Luiss sa come arrivare a canestro ed è una squadra aggressiva. In difesa è migliorata tanto, a inizio stagione era molto veloce, poi ha leggermente calato il ritmo ma resta pericolosa, sa colpire in transizione e ha ottimi tiratori da tre punti. Penso a giocatori come Sabin che sta facendo una grande stagione». Nel corso della settimana non sono mancati i momenti di confronto all'interno della squadra come ammette lo stesso coach: «Ho chiesto ai giocatori di essere migliori del solito. Sono stati uomini straordinari per tutto l'anno, affrontando le difficoltà a testa alta. Abbiamo davvero bisogno di essere uomini migliori in questo momento perché stiamo attraversando un momento difficile. Ho chiesto loro di fare uno sforzo di più in difesa, tutti in quello spogliatoio hanno la capacità di fare un qualcosa in più. Mi hanno sentito urlare in allenamento tutta la settimana "Uno in più, uno in più, uno in più", perché so che abbiamo ancora tanto da dare, ed è richiesto questo ora». REYES Passi avanti per Justin Reyes che finalmente ha potuto rinunciare alle stampelle, non è ancora in grado di cominciare la preparazione con la squadra, atrteso un check a metà della prossima settimana. Tutto lascia supporre che sarà pronto per la ripresa del campionato dopo le Final Four di Coppa Italia. FANTASTICA CIVIDALE Ma allora Trapani si può battere! La Gesteco Cividale batte la corazzata siciliana 73-68, un'impresa autentica . Stasera ore 20 Pallacanestro Trieste-Luiss Roma, ore 20.30 Cento-Casale Monferrato. Domani ore 18 Forlì-Rieti, Fortitudo Bologna- Cremona, Udine-Milano, Piacenza-Vigevano, Rimini-Agrigento, Nardò-Latina, Orzinuovi-Cantù, Chiusi-Torino. Lunedì ore 20 Verona-Treviglio. Classifica verde: Trapani 42, Cantù 34, Torino 30, Rieti 26, Cremona e Milano 24, Treviglio 22, Roma e Vigevano 16, Agrigento 12, Casale 10, Latina 8. Classifica rosso: Forlì 36, Fortitudo 34, Udine e Verona 30, Trieste 28, Piacenza, Rimini, Cento 18, Nardòe Cividale 16, Orzinuovi 12, Chiusi 10.
  12. VENERDÌ 9 FEBBRAIO 2024 - Dopo cinque giorni di ottovolante mediatico che hanno infiammato la piazza e acceso discussioni infervorate anche in seno alla tifoseria, in casa alabardata si torna a parlare di campo. Come scrive Antonello Rodio su "Il Piccolo", per il nuovo tecnico Roberto Bordin, che raccoglie una pesante eredità come quella di Tesser, c'è subito un battesimo del fuoco. Stasera al "Martelli" (inizio ore 20.45, diretta tv su Telequattro) la Triestina fa visita alla capolista Mantova, ovvero quella che alla prova dei fatti si è rivelata la vera corazzata del girone. E sarà un'Unione nuova, sia a livello di modulo che di alcuni interpreti. Quanto alla squadra di Possanzini, viaggia a ritmi da record, anche se è reduce dall'imprevista sconfitta con l'Albinoleffe, la terza battuta d'arresto del suo campionato. Questo, ovviamente, non toglie nulla alla forza del Mantova, che del resto Bordin conosce bene: «Affrontiamo una squadra che si trova meritatamente in testa con tanti punti di vantaggio e che ha saputo costruire nel tempo questo primato - afferma il tecnico alabardato - un'avversaria difficile da affrontare, che ha la sua forza in un gioco di squadra collaudato e in individualità che possono fare la differenza». Pochi i giorni a disposizione del nuovo mister per dare qualche input, ma si è lavorato sia sotto l'aspetto tattico che mentale: «C'è un buon clima nel gruppo - dice - siamo professionisti e anche se le abitudini non possono non essere diverse rispetto a prima, la predisposizione è stata massima. Ho cercato di caricare la squadra dal punto di vista nervoso dopo gli ultimi risultati negativi, dovremo essere pronti e sono certo che lo saremo». Si è detto di una nuova Triestina anche a livello di sistema di gioco, questo lo ammette anche Bordin, che però dovrà fare a meno di Ballarini, Struna e Malomo, quindi la coppia di centrali difensivi titolari. «Non dico ovviamente come giocheremo, ma qualche modifica a livello di modulo e di uomini sicuramente ci sarà - conferma il mister - i ragazzi si sono applicati subito per mettere in pratica qualcosa di diverso, qualche giocatore avrà più spazio ma avendo impegni ravvicinati ci sarà bisogno di tutti e tutti dovranno farsi trovare pronti. Purtroppo ci mancano Malomo e Struna, due elementi di esperienza importanti come capitano e vice, per giunta nello stesso reparto. Servirà tempo per il recupero, anche se Malomo sembra essere messo meglio». E quindi come giocherà la Triestina a Mantova? Ogni ipotesi è buona. Il tanto caro al tecnico 4-3-3 è un'ipotesi percorribile, visto che l'avversaria gioca allo stesso modo, ma in settimana ha preso quota anche un eventuale 4-2-3-1. Di certo la coppia di difensori centrali sarà composta da Ciofani e Moretti, con Petrasso a sinistra e un possibile ballottaggio Pavlev-Germano a destra. Poi a seconda del modulo cambiano gli interpreti. C'è la fondata ipotesi che per pressare alto l'avversaria, ci siano davanti Lescano con Redan e El Azrak sulle fasce. A centrocampo sicuro Correia, mentre per gli altri due posti è corsa a tre fra Celeghin, Vallocchia e Fofana, ma il posto si ridurrebbe però solo a uno in caso di 4-2-3-1, con l'inserimento di D'Urso sotto punta. Al Mantova mancheranno l'infortunato Cavalli e lo squalificato Panizzi. Nel 4-3-3 di Possanzini davanti a Festa ci sarà la coppia centrale Redolfi-Brignoli, con Radaelli a destra (l'alternativa è Maggioni) e Celesia a sinistra. In mezzo Burrai a dirigere le danze con Wieser (o Muroni) e Trimboli mezzali, mentre davanti Mensah sarà la punta centrale con Galuppini a destra e Fiori a sinistra. - A caccia di un'identità e alla ricerca di un gioco che possa consentirle di essere credibile in un finale di stagione nel quale, gradatamente, si alzerà il livello di competitività, la Pallacanestro Trieste si presenta ai nastri di partenza della fase a orologio. Un ciclo di dieci partite contro le avversarie del girone verde di A2, un percorso che definirà la classifica del campionato e definirà la griglia play-off. Dieci partite, dieci avversarie tutte da scoprire. Lorenzo Gatto affida a Franco Ciani, coach della Reale Mutua Torino, il compito di tracciare una sorta di identikit delle squadre che Trieste sarà chiamata ad affrontare. TRAPANI SHARK : «La vera corazzata di questo campionato. Un percorso che racconta di una stagione finora perfetta nel corso della quale ha subito una sola sconfitta, squadra completa con giocatori di serie A1 che partono dalla panchina. Nell'ultimo mese ha fatto un po' più fatica, resta la squadra più accreditata al salto di categoria. CANTU' : «Solidissima, con due americani fuori categoria e un gruppo italiano di grande esperienza che da gioco e identità a una squadra nella quale è davvero difficile trovare punti deboli". REALE MUTUA TORINO : «Siamo stati capaci di disputare un campionato importante, in continuità con quello della passata stagione, difendendo il terzo posto al termine della stagione regolare. Gruppo senza una stella designata ma nel quale tutti sono funzionali all'idea che stiamo perseguendo». SEBASTIANI RIETI : «Squadra di estro e grande temperamento, molto legata al rendimento di un giocatore importante come Jazz Johnson. Difficile da contenere quando entrano in ritmo, avversaria da temere soprattutto su un campo caldo come quello di casa». MILANO : «Potenziale da primi quattro posti, limitato nel corso di questa stagione dall'infortunio di Beverly. Hanno colmato il vuoto con la firma di Landi, la conferma di Aristide e il rientro del loro americano li rendono una squadra estremamente competitiva". TREVIGLIO : «Il grande punto interrogativo di questa stagione. Per valore del roster e budget investito è senza dubbio tra le squadre top di questo campionato. E' chiaro che gli infortuni hanno pesato sui risultati di questa prima fase, restano un'avversaria che, se ritrova il gruppo al completo, può dire la sua in chiave play-off». LUISS ROMA : «Ha sofferto all'inizio un normale periodo di adattamento alla categoria. Oggi, anche grazie all'arrivo di Tyler Sabin, ha trovato l'equilibrio giusto per essere competitiva e dare filo da torcere a tutte le avversarie. A livello di quintetto è certamente competitiva». VIGEVANO : «Da neopromossa, un po' lo stesso discorso di Roma, ha faticato nelle fasi iniziali poi, con la crescita dei suoi americani e la mentalità di un gruppo italiano di valore è cresciuta nel corso della stagione». AGRIGENTO : «Sicuramente la squadra del nostro girone che maggiormente ha chiuso la stagione regolare in difficoltà. Il cambio di allenatore ha comportato un'inevitabile perdita di identità che stanno ancora cercando». LATINA : «Vale un po' il discorso fatto per Agrigento. Nell'ultima partita della prima fase hanno fatto un po' meglio ma restano una squadra che ha e ha avuto troppi alti e bassi nella stagione».
  13. Questa la discussione per la prima partita della fase a orologio
  14. GIOVEDÌ 8 FEBBRAIO 2024 - Ci sono uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraqua. Lo scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo": non serve addentrarsi nella fenomenologia dell'umanità descritta da un grande come Leonardo Sciascia per inserire Attilio Tesser nella prima categoria. Lo dimostra la sua storia, lo ha dimostrato prima di tutto sul piano umano e della correttezza in questi sette mesi alla guida dell'Unione. A prescindere dalle scelte legittime fatte dal club che ha espresso le sue ragioni. Non è solo la signorilità che gli va riconosciuta ma soprattutto la trasparenza con la quale si è rapportato con media, addetti ai lavori, tifosi. Mai una pretattica su chi gioca, mai nascosto un infortunio, mai una dichiarazione sopra le righe nel bene e nel male, sempre motivata ogni sua scelta. E nonostante i vincoli contrattuali e la liturgia del mondo calcistico Attilio ha voluto dire la sua dopo l'esonero deciso domenica dalla società. «Mai mi sono permesso di intervenire dopo una scelta della società. Eppure di esoneri prima di questo ne ho subiti. È sempre bastata una stretta di mano e poi ciascuno per la propria strada. Non discuto il merito della decisione ma mi sono sentito offeso da quel comunicato e anche dai toni utilizzati nella conferenza stampa dal signor Stella e dal signor Menta. Tutti sanno che non ho mai fatto polemiche, ma tutti mi hanno chiamato per sottolineare la sconvenienza nei tempi e nei modi usati dal club. Se la società è insoddisfatta ha pieno diritto di interrompere il rapporto ma deve esserci il reciproco rispetto. Ora mi sembra giusto che tutti sappiano come sono stato trattato. I dirigenti mi hanno ferito sul piano personale ed umano». Il club dice che non eravate più in sintonia. Che i risultati degli ultimi mesi sono stati deludenti e soprattutto che parecchi giocatori, e tra questi soprattutto i giovani, non sono cresciuti. «I risultati sono fotografati dai numeri e la società ha il diritto di avere la sua opinione. Se si afferma che non ho utilizzato i giocatori sui quali la società ha investito invece non è vero. E poi nessuno me lo ha chiesto. Nel mio secondo anno di Triestina il presidente Berti mi disse: voglio una salvezza e valorizzare i giovani per motivi di budget. Io dissi di sì: in quella squadra giocarono Aquilani, Ferronetti, Aubemayang, Mantovani, Galloppa» Il club ha fatto dei nomi: Fofana, Pavlev, Gunduz. «Fofana ha la mia stima assoluta come uomo e professionista. Solo una volta mi ha parlato e ci siamo capiti. Per me lui è un centrale, anche se può giocare da mezzala, ma aveva davanti uno forte come Correia. Quando ha giocato e segnato semmai era qualcun altro a non volerlo in campo. Ma io cerco di far giocare sempre chi mi sembra in grado di fare il meglio per la squadra. Poi a volte si può sbagliare nella scelta. Pavel ha giocato tanto e anche due volte ho subito critiche per averlo messo sulla sinistra. Gunduz è molto giovane, ha qualità, ma deve adattarsi al calcio italiano. E domenica ha giocato. Ha avuto problemi con la colonia straniera? «Ci vuole solo più tempo per una loro piena integrazione. El Azrak, per fare un esempio, me l'hanno mandato in prova a Ravascletto e sono stato io a dire che poteva restare. E infatti il ragazzo ha fatto bene. I tempi di integrazione li ho sottolineati già ad agosto». Lei aveva chiesto quest'estate qualche giocatore più esperto? «A parte che non abbiamo fatto un piano tecnico. Sì avevo chiesto alcuni uomini che conoscevo come Burrai e Armellino. Ma io sono un dipendente della società e non entro nei suoi affari. Sono un allenatore e so allenare. I dirigenti fanno il loro mestiere. E quindi ho allenato una squadra con il 95% dei giocatori scelti da Menta e Donati. E questo non è stato un problema». Forse sì se si voleva centrare la promozione immediata. «Certo ma la società non me l'ha mai chiesto. Ero io che semmai avrei voluto vincere il campionato subito o comunque centrare la B in due anni» A proposito del diesse Donati. È stato sottolineato dall'ad Stella come lei non lo abbia fatto crescere. «A parte che sin dall'inizio si è sentito escluso e non lo è mai stato nè da parte mia, nè dal mio staff. In ogni caso la mia priorità sono i 26 giocatori da gestire. Quello è il mio mestiere ed è già abbastanza. Con i diesse va condiviso il progetto tecnico e vanno affrontate assieme le problematiche quotidiane. A Modena, per fare un esempio, ho lavorato così raggiungendo la promozione al primo anno». Però il calo di risultati e di prestazioni c'è stato. «Non lo nego anche se sul piano delle prestazioni a mio parere solo le ultime due sono state deficitarie. E potevamo vincere, non dico meritandolo, entrambe. Comunque fino al derby con il Padova avevamo fatto bene. Eravamo a un punto da una squadra che non aveva mai perso. E anche quella partita l'abbiamo giocata bene a parte perdere per la prima volta la testa dopo il loro gol». Poi però a gennaio si è vista un po' di ruggine. Lei si è dato una spiegazione. «Le variabili sono tante ma non sono alibi. Se analizziamo le partite di Trento e Vercelli abbiamo visto una squadra viva. E secondo me anche con l'Albinoleffe nonostante la sconfitta» Ci può essere stata una scollatura tra i ragazzi? «Quando Vallocchia ha dichiarato in sala stampa che forse il gruppo non ci credeva più ho parlato con lui e con gli altri per scuoterli. Io per primo e poi loro dovevamo crederci per fare più punti possibile di gara in gara, rosicchiare punti a chi ci precedeva, giocarci la promozione ai play-off. Siamo professionisti mica la stagione finisce a gennaio». E lo spogliatoio? «È la forza di questa squadra. Lo hanno creato i ragazzi, il mio compito è stato solo quello di preservarlo. Ieri quasi tutti mi hanno telefonato. Nello spogliatoio non c'erano problemi, anzi. Forse però nelle ultime due partite ho alzato troppo la pressione» Però Tesser si aspettava di più dal mercato di gennaio. C'è stata una frizione con Menta che a quanto appreso lunedì stava già pensando a Bordin? «Mai avuto questa sensazione. Io avevo indicato un terzino pronto per la categoria e con fisico, un centrocampista in più rispetto a Ballarini che deve recuperare. Nardi, Kouan e Scarsella erano i nomi nell'ordine. Non sono arrivati e pazienza. Giovedì scorso Menta mi ha detto di chiamare Kiyine io lo ho fatto. Era una scelta condivisa e ne ho le prove. Il ragazzo, che ha qualità calcistiche, era contento per quanto per noi fosse una scommessa. Poi è saltato e può succedere ma non ci siamo rinforzati». La società ha dichiarato che lei ha fatto un gran lavoro nei primi mesi ma che poi non c'era più una linea comune. E poi che è difficile che una persona di 65 anni possa cambiare il suo modo di operare. «Son ben contento di non cambiare. Con questo modo di lavorare ho conquistato, credo unico in Italia, 3 promozioni dalla C alla B negli ultimi sette anni, sempre assieme al mio staff, e un play-off per la A. Questi sono fatti». Cosa resta di positivo ad Attilio Tesser da questa esperienza? «Ieri un mio calciatore mi ha ringraziato per la mentalità vincente che sono riuscito a trasmettere. Quando sono venuto qui ho promesso ai tifosi che avrebbero visto una squadra che lotta per una maglia con un valore storico e che rappresenta una grande comunità. Questo si è visto in campo ed è per questo, non per il mio nome, che i tifosi hanno sempre sostenuto i ragazzi anche nei momenti difficili. Questa per me è una grande soddisfazione» . Cosa vuole dire alla città? «Grazie di tutto per la fiducia che mi avete dato e mi dispiace di non aver potuto continuare a lavorare per regalare a Trieste, alla società e ai giocatori un sogno. Ma continuate a stare vicino alla squadra. Io sarò con voi. Forza Unione! » Sul volto di Attilio la delusione e un po' di arrabbiatura lasciano spazio all'emozione. Lo sa anche lui che la vita come il calcio riservano sorprese ma c'è anche il cuore. Il percorso dell'Unione va avanti e tutti continueranno a sognare. I tifosi e gli appassionati dell'Alabarda lo ringraziano. Perché sanno riconoscere le qualità degli uomini, di quelli veri. - «Non stiamo attraversando un momento facile ma ne usciremo. Ho troppa voglia di tornare a rivivere le emozioni del red wall e della stagione della promozione». Lodovico Deangeli è un capitano vero, come scrive oggi Roberto Degrassi. Quando parla della sua Pallacanestro Trieste non si nasconde dietro un dito e non ricorre a farsi edulcorate. Deangeli, cosa sta succedendo? Un momento difficile, delicato. Non lo drammatizzo perchè nell'arco di una stagione momenti complicati possono capitare a tutti però non posso nascondere che siamo alla ricerca di noi stessi. La fase a orologio potrà aiutarci a ritrovarci. In questo periodo alle prime difficoltà ci sciogliamo. Appunto. Nelle ultime quattro gare tre sconfitte pesanti, subite senza nemmeno reagire. Mi rendo conto che può sembrare che viviamo queste sconfitte passivamente ma non è così, semplicemente non ne abbiamo per riemegere. Non ne abbiamo. Nessuno può essere contento di figure del genere. Non ne avete. Dal punto di vista fisico, psicologico o entrambi? Possono esserci mille ragioni e non ci sono risposte. Questa è una squadra con elementi con grandi doti offensive, uno come Filloy ad esempio farà canestro anche a 60 anni, ma non con così tanti difensori puri. Dobbiamo trovare equilibrio e solidità per restare competitivi in difesa anche quando l'attacco non gira e viceversa. Le nostre difficoltà si notano di più perchè con il nostro gioco abbiamo un numero di possessi più elevati rispetto ad altri. Tirate malissimo anche dalla lunetta. Va ritrovata la fiducia, se i liberi non entrano nemmeno agli specialisti significa che è una questione di testa, non tecnica. Non possiamo raccontarcela che va tutto bene ma il mondo non finisce qui. Siamo a due punti da Udine e Verona, in fondo. Però per superarle nella fase ad orologio, in seguito al saldo canestri negativo, dovrete vincere due partite in più. Cosa vi aspettate dalla nuova fase? Ci permetterà di misurarci con le squadre del girone verde, sono curioso, ho vissuto una fase a orologio quando giocavo a Udine ma la formula era diversa e più breve. Un test-chiave sarà alla seconda giornata la trasferta contro Cantù. In realtà saranno tutte partite toste. Certo, Cantù sarà una gara difficilissima perchè, anche battendo la Luiss Roma sabato sera, non saremo comunque fuori completamente da un momento delicato. Dovremo esserne consapevoli. La nostra prima parte della stagione non è stata disastrosa perchè le terze sono a due punti ma non è sicuramente sufficiente per tornare in A. Ne parlate tra voi di questa situazione... Lo facciamo sempre, non solo quando perdiamo. Dobbiamo sapere che ognuno ora dovrà mettere qualcosa in più. Significa che dovremo cercare di fare anche quello cui non siamo abituati perchè il momento, compresa l'assenza di Reyes, lo richiede. Io non ho dubbi che questo gruppo lo farà. Il gm Arcieri ha detto che il problema di questa squadra non è il coach ma nelle sconfitte ci sono stati troppi errori dei giocatori. Però Christian con il suo approccio non pare proprio un uomo della scossa. Sappiamo come lavora e quello che ci chiede, lui è il primo a soffrire per questa situazione. Lui è vicino ai giocatori, non è un sergente di ferro nè un giudice. È un tipo di basket che può piacere o no il nostro ma non significa che non lavoriamo oppure non sappiamo cosa fare. A lei viene chiesto di sostituire Reyes ma anche di limitare in difesa i "piccoli" avversari. In sostanza, è tra i più spremuti. Un'opportunità e una responsabilità, da me ci si aspetta contributo difensivo e impatto fisico. Da ala piccola mi esprimo meglio perchè contro gli esterni posso far valere i centimetri a mio favore, da ala forte invece mi confronto con gente della mia stessa taglia oppure superiore. Ma faccio ciò che serve.
  15. MERCOLEDÌ 7 FEBBRAIO 2024 - Un calo di rendimento della squadra nell'ultimo periodo, ma soprattutto una dissonanza di idee, uno scarso coinvolgimento di alcuni giocatori nonché la mancata crescita non solo dei giovani calciatori, ma anche del management che lavorava attorno allo staff. Questa l'articolata serie di motivazioni del discusso esonero di Attilio Tesser che, come scrive oggi Antonello Rodio, sono state spiegate ieri dall'amministratore delegato della Triestina, Sebastiano Stella, e dal direttore generale Alex Menta. In pratica società e allenatore non erano più sulla stessa linea. TESSER «Se non si fosse chiamato Tesser - è la provocazione di Stella - come avrebbe reagito la piazza davanti a 13 punti in 9 partite, 1 punto in 4 gare casalinghe, un trend in netto calo e giocatori che domenica avevano il morale a terra? Ma lui è stimato da tutti, anche da noi, sia ben chiaro, ma in una società che vuole costruire un progetto a medio-lungo termine siamo tutti dei nomi. E se non abbiamo la stessa linea della società, chi comanda è libero di prendere le sue decisioni. Soprattutto se è una società che quest'anno spenderà 17 milioni di euro e sta dimostrando tutta la sua serietà nel portare avanti questo progetto. La Triestina ha scelto Tesser perché ha pensato che in quel momento fosse l'uomo giusto per il progetto. In questo momento non lo è più». SVOLTA Insomma la classifica è importante, ma non è tutto. «Se fossimo stati a 3 punti dalla prima - continua Stella - Tesser sarebbe ancora qui, ma non è questo il motivo principale. La realtà è che abbiamo visto una situazione preoccupante: una linea giovane che non è stata sviluppata come avremmo voluto, giocatori che dovevano sfondare che non hanno reso come ci si aspettava, altri non li abbiamo quasi mai visti in campo. Tante cose insieme ci hanno fatto pensare che era il momento di dare una svolta. Non c'erano più le condizioni per andare avanti assieme. So che per i tifosi è una follia, ma non era più la persona adatta per noi». AZIENDA «Pensavo - continua Stella - da un uomo di esperienza come lui, anche in una maggiore capacità di far crescere il management attorno. E invece, per fare un esempio, il nostro giovane ds Donati non ha avuto possibilità di crescere al suo fianco in sette mesi. Era un allenatore che faceva il suo lavoro, che ripeto noi stimiamo, ma come azienda dobbiamo pensare a una crescita complessiva. Anche perché mica ce ne andiamo se non saremo promossi, noi siamo qui e vogliamo continuare a investire, sotto questo aspetto la volontà del presidente Ben Rosenzweig è chiara». CRESCITA Il dg Menta sottolinea che quando ci sono alcuni segnali, cambiare è doveroso, anche se impopolare. «Licenziare Tesser è stata una scelta difficile, pesante, e capisco i tifosi. Ma in un progetto come il nostro dobbiamo fare una valutazione per capire dove vogliamo andare. È vero che Tesser ha fatto un bel lavoro e siamo più avanti del previsto, ma ora c'è stato un calo e dobbiamo valutare come proseguire. Noi vogliamo vincere, crediamo ancora nella B, altrimenti non cambiavamo niente». Menta rimprovera Tesser soprattutto su un aspetto che per ovvi motivi gli sta a cuore: «Non abbiamo visto una crescita della rosa, nessun giocatore è migliorato da settembre, forse il solo El Azrak. E poi abbiamo 24 giocatori, bisogna coinvolgere tutti, non solo 13». BORDIN Sulla scelta di Bordin, Stella confessa che non è maturata domenica: «Stavamo lavorando su di lui da 15 giorni perché è un allenatore di respiro internazionale e volevamo essere pronti se necessario. So che mandare via Tesser è impopolare, ma i tifosi ritornino con noi, anche noi vogliamo il bene della Triestina». Per Menta «Bordin ha sempre utilizzato tanti giocatori coinvolgendo tutta la rosa, ha importanti esperienze all'estero, per lui è il momento giusto per fare qualcosa di importante in Italia. Abbiamo avuto contatti con altri ma mi piace scommettere su persone come lui. E sia chiaro che non è uno yes-man, lui farà le scelte che vuole e poi valuteremo in base a quello che farà». MERCATO Quanto al tanto discusso mercato di gennaio, Menta spiega: «Non c'erano grandi opportunità e anche per la situazione di classifica non aveva senso spendere ora. Ci sono state trattative importanti che non sono andate in porto ma non per nostre responsabilità ma dei procuratori e degli altri club. E poi credo che ci sono già giocatori forti in questa rosa che possono giocare di più, penso a Fofana, Pavlev, Gündüz e non solo». - «Siamo convinti che sia la persona giusta, sia a livello umano che tecnico. Ci piace il suo modo di lavorare, ha esperienza e menta aperta». Così il diesse Morris Donati ha presentato Roberto Bordin, il nuovo tecnico della Triestina che raccoglie un'eredità pesante come quella di Tesser. Ma l'allenatore nato in Libia nel 1965 e ben presto trasferitosi in Italia, forte della sua esperienza internazionale, non sembra soffrire nessuna pressione e indica già un obiettivo preciso: il secondo posto. Quanto alla piazza, la conosce bene: «Sono contento di essere tornato per la terza volta – afferma Bordin - dopo aver già giocato e allenato a Trieste. Mi dispiace molto non poter giocare in uno stadio come il Rocco che secondo me può fare la differenza, ma sono pronto e carico per fare una buona stagione». Di certo si ritrova una rosa costruita per un altro modulo, rispetto al suo preferito 4-3-3, ma anche questo non preoccupa Bordin: «La squadra è stata costruita per un modulo diverso da quello che di solito utilizzo io, ma abbiamo giocatori che possono adattarsi a fare più moduli. In questi anni in realtà ho cambiato molti sistemi di gioco, anche a gara in corso, in base alle necessità, alla condizioni dei giocatori e all'avversario». Ma oltre all'aspetto tecnico-tattico, in questi momenti lavorare sull'aspetto mentale è doveroso per chi entra in corso d'opera: «Ovviamente ho parlato coi giocatori - spiega Bordin - avendo per tanti anni sia giocato che allenato, capisco bene le dinamiche di un momento come questo. Ma la squadra è forte e strutturata, deve solamente ritrovare serenità. Ovvio che con i risultati ritrovarla è più semplice. Però ho cercato di tastare gli umori, coinvolgendo e spronando i giocatori. Loro dovranno avere un po' di pazienza nell'adattarsi a un diverso metodo di lavoro, ma la predisposizione è più che buona e ci stiamo venendo incontro». Intanto Bordin ha ben chiaro cosa si aspetta in questi tre mesi: «Il nostro obiettivo è di provare a raggiungere il secondo posto, poi nel calcio non si sa mai. Ai tifosi e a tutto l'ambiente chiedo di stare il più possibile uniti, perché solo così si raggiungono obiettivi importanti. Se invece ci si fa la guerra, si fa molta più fatica e non si va lontano. Bisogna essere fiduciosi, la squadra può tornare a viaggiare a ritmi importanti come qualche tempo fa, bisogna ricreare entusiasmo». Sul piatto Bordin può mettere la lunga esperienza in Moldavia e anche quella in Azerbaigian: «Allenare la nazionale è diverso, quello più che allenare è una questione di gestione. Per il resto l'esperienza all'estero nei club mi ha aiutato tanto, ho allenato molti giocatori stranieri, lo scorso anno avevo il 90 per cento di giocatori africani in squadra. Questo significa una crescita non solo a livello tecnico-tattico, ma anche di gestione dei rapporti con la dirigenza con tante nazionalità, mentalità e culture diverse. Ma questa di tornare in Italia in club così ambizioso e in una piazza che conosco, era un'occasione da prendere al volo». E venerdì c'è già la sfida in casa della cap olista Mantova: «In alcuni reparti siamo un po' corti, oltre a Malomo c'è anche Struna infortunato. Andremo in un ambiente caldo, qualche cambiamento tattico si può provare ma voglio soprattutto una squadra pronta a livello nervoso. Bisogna lasciarsi alle spalle il momento difficile, consapevoli che si può e si deve dare molto di più».
  16. Che è tiratore eccellente ma che in questo momento sparacchia pure lui...
  17. MARTEDÌ 6 FEBBRAIO 2024 - La porta girevole della casa alabardata si apre a Roberto Bordin dopo l'uscita repentina di Attilio Tesser. La società dunque ha scelto, anzi ha scommesso, e anche in fretta. Una fretta che, come scrive oggi Ciro Esposito, ha sorpreso tutti per i modi e i tempi ma la velocità nella selezione del casting induce al sospetto che il GM Alex Menta avesse pensato all'operazione prima di domenica. Toccherà dunque all'ex centrale difensivo (del Napoli ma anche della Triestina) e ex ct della nazionale Moldava (e tecnico per poche gare dell'Unione)capire cosa si sia inceppato in una squadra che fino a un mese e mezzo fa andava forte. Quella squadra elogiata da critica e tifosi era stata forgiata, con l'handicap di una partenza ritardata per le tempistiche del passaggio di proprietà del club, da Attilio Tesser l'allenatore più esperto e vincente nella categoria negli ultimi quindici anni. Bordin, che invece da head coach non ha mai frequentato la C, dovrà cercare di fare meglio. Il contratto sottoscritto ieri mattina si concluderà il 30 giugno con l'opzione in caso di promozione in serie B. Prima di pensare a questo obiettivo tuttavia il nuovo tecnico si troverà di fronte a una situazione di non semplice gestione. Sul piano tecnico e dei risultati questa Triestina, ha segnato tanto, è terza in classifica e con un ruolino di marcia rallentato solo nell'ultimo mese. Ha un discreto vantaggio sulla quarta e un distacco quasi incolmabile dal primo posto occupato dal Mantova. Certo il calo di risultati (13 punti in 9 gare) è cominciato a dicembre ma solo le due ultime prestazioni degli alabardati sono state mediocri. Dopo una vittoria (a Vercelli), un pari con la Pergolettese e una sconfitta è evento raro che si consumi un esonero. A Tesser è successo e raccogliere la sua eredità per Bordin non sarà uno scherzo. Il tecnico di Montebelluna è legato a Trieste da un rapporto speciale coltivato negli anni. E la reazione dell'ambiente alla sua cacciata si è fatto sentire. Le conseguenze si misureranno presto nonostante Bordin abbia tutto il diritto di lavorare in pace. Molti si chiedono il perché della decisione di sbarazzarsi del rapporto con un tecnico ingaggiato proprio per la sua esperienza, il palmares e per la sua relazione con Trieste. Quell'ondata di entusiasmo che aveva ricevuto il presidente Rosenzweig dal popolo alabardato era anche figlia della scelta azzeccata, per una società nuova e di proprietà straniera, di indicare Tesser come punto di riferimento della serietà del progetto in generale e di quello tecnico (assieme ad Alex Menta). Senza quel nume tutelare ogni mossa da adesso in poi sarà misurata dall'ambiente con il bilancino. Senza dubbio la società avrà ben soppesato questo aspetto e fornirà le sue motivazioni di una scelta tanto netta e collocata a ridosso di una trasferta problematica come quella sul campo della capolista e poi un turno infrasettimanale. Sul piano dei risultati e delle prestazioni molto dipende ovviamente dai giocatori. L'organico è di livello ma sul mercato non si può più intervenire e i ruoli sono stati ritagliati sulle esigenz e tattiche (non di uomini) di Tesser. Alcuni deficit evidenziati dal campo (i centrali non veloci, i terzini più adatti alla fase di spinta che di copertura, centrocampo con pochi interditori, attacco senza un sostituto di Lescano e poco efficace nel gioco aereo) non sono stati risolti. C'è poi il fatto che alcune delle pedine di maggior talento e in particolare Correia e D'Urso (oltre a Lescano e Vallocchia) sono in un momento poco brillante. L'arrivo di Bordin, come quasi sempre capita, potrà dare una scossa e magari il mister farà qualche accorgimento tattico rispetto al modulo adottato in modo rigido da Tesser. Le nuove idee potranno funzionare solo grazie alla disponibilità dei giocatori. Se non hanno stimoli sufficienti come si è visto in queste ultime partite tutto sarà inutile. Ad ogni modo la vicenda con tutte le sue sfumature ancora non chiarissime rappresenta una frenata (o scivolata) a quel percorso di crescita enunciato e ribadito qualche giorno fa dal presidente Ben Rosenzweig e anche all'esigenza di preservare la sostenibilità economica. Le divergenze di certe valutazioni tra Tesser e la direzione tecnica con le conseguenze sul mercato di gennaio, la separazione con il tecnico, una comunicazione della decisione affidata a una dichiarazione poco intellegibile e interpretata dai più come poco rispettosa nei confronti del tecnico uscente, minano quell'unità che si stava creando per far crescere l'Unione. Nella vita c'è sempre tempo per rimediare imparando dagli errori. Basta esserne consapevoli. - Lasciamo perdere gli algoritmi, l'incrollabile fiducia in catartici play-off e le stucchevoli dichiarazioni di dopogara nelle quali manca l'unica parola sensata da pronunciare e cioè «Scusateci». Lasciamo perdere un allenatore che forse non crede nemmeno più lui in quello che sostiene o una squadra che incassa passivamente tre umiliazioni in un mese senza reagire o una società che non pare rendersi conto di uno scollamento ormai profondo con la tifoseria. Come scrive oggi Roberto Degrassi, stiamo ai fatti. Erano cinque le squadre sulla carta più solide del girone rosso, con Trieste e Udine su tutte. Nessuno aveva dubbi su questo, la scorsa estate. Ebbene, alla fine della prima fase la Pallacanestro Trieste è l'ultima del quintetto. Ha due punti di distacco da Udine e Verona terze ma in realtà per rimontarle dovrebbe vincere due incontri in più visto che il saldo canestri è negativo con entrambe. Negli scontri diretti con le grandi del girone infatti la squadra di Jamion Christian ha reso il saldo canestri a tutte. Non ha saputo difendere neanche il +17 con Forlì, ammesso che potesse ancora servire. Proseguiamo con i fatti. Nelle ultime quattro partite Trieste subisce una media superiore ai 90 punti. Li ha incassati persino da Chiusi, ultima. Gm e coach hanno obiettato: «Dobbiamo tornare a essere la difesa che eravamo». Sicuro. Ma come lo si fa? Il mantra del «Torniamo a lavorare» ormai è improponibile, viene ripetuto da settimane però il responso della domenica è lo stesso: squadra in caduta. E allora non sarà che in settimana si lavora male? Non sarà che ci si ostina a dare a un gruppo un'identità sbagliata? Non sarà che prima di professare fiducia nei play-off bisognerebbe mettersi in discussione? L'allenatore è davvero convinto che il lavoro che ha impostato possa portare la squadra da qualche parte? Il gm è davvero convinto che un coach senza esperienze di team senior nè di formazioni europee possa essere l'uomo giusto per vincere la A2 italiana? Otto sconfitte nella prima fase per una Trieste partita da favorita la raccontano altrimenti. Un blocco di 22 partite è sufficiente per dare risposte. E bocciature. Infatti c'è anche un punto nel quale le responsabilità dell'allenatore lasciano il posto anche a quelle dei giocatori. Il rendimento di alcuni è insoddisfacente e c'è chi in questa squadra doveva avere ruoli cardine. Ariel Filloy, ad esempio. Doveva essere l'uomo dell'ultimo tiro, il valore aggiunto. Sta tirando con percentuali pessime e non è un leader in campo. Da Ferrero poco o nulla finora. Il minutaggio aumentato dall'assenza di Reyes non sposta il rendimento complessivo di Campogrande. L'involuzione più preoccupante dell'ultimo mese però è quella di Candussi. Colpendo di gancio o semigancio era stato uno dei segreti della lunga striscia vincente. Adesso invece è tornato a tirare quasi esclusivamente da tre punti (male, per giunta), lasciando la lotta sotto ai tabelloni al solo granitico Vildera. Se è un dettame tattico, male: colpa di chi lo ha deciso. Se il centro segue invece il suo istinto, male comunque perchè non dà quello che servi rebbe. Trieste affronta la fase a orologio da quinta con larghissime probabilità di rimanere tale. Rimontare è quasi proibitivo, subire sorpassi impossibile. Alle prossime dieci partite, nella speranza di inserire presto Reyes, va dato un senso. Il rischio concreto è che il PalaTrieste si svuoti sempre più. Sugli spalti non ci vanno gli algoritmi, sarà il caso di tenerlo presente.
  18. Credo che dalla puntata di stasera a Telequattro se ne esce con un paio di "sicurezze": - che vedremo Christian sicuramente sino a fine stagione - che molti giocatori sono frustrati per come stanno giocando e sanno di fare schifo - che ci si tiene qualche "bonus" di mercato che non si vuole spendere sino a inizio aprile, perché "se cambi adesso e dopo hai un infortunio, sei fregato" - che il GM si assume personalmente tutte le responsabilità del caso - che questa società sa di peccare in ambito di come stanno comunicando un certo tipo di cose - che, a detta del GM, tutti vengono valutati in una certa maniera perché è lui stesso che vuole capire dove risiedono i problemi. E che i provvedimenti, se necessario, arriveranno
  19. La scelta di non prendere nessuno al posto di Reyes era di fatto già pianificata. Perché si sapeva che almeno sino alla terza della fase ad orologio non lo avrebbero avuto a disposizione. Un azzardo che di fatto non sta pagando per niente, al netto che è la quasi totalità del gruppo-squadra che non sta rispondendo (e forse è questo che li ha colti impreparati)
  20. Proprio per questo motivo, per il fatto che indiscutibilmente tolto Reyes questa squadra perde buona parte della propria imprevedibilità offensiva nonché un numero non banale di rimbalzi, risulta ancora più misterioso capire il motivo di un immobilismo senza logica. Non puoi cambiare mezza squadra per ovvie ragioni, a questo punto se si vuole davvero continuare a percorrere l'idea che questo sia un team capace di lottare per la promozione (e qui sarei molto curioso di sapere se veramente lo pensano in società, senza sgranare il rosario e sperare nell'opera divina), un segnale DEVE arrivare. Piuttosto che continuare nell'inutile e dannoso esercizio di uno "stiamo lavorando per voi" che sinceramente - oltre ad essere un disco rotto - allontanerà definitivamente la gente dalla squadra e dal palazzetto. Oltre che non dare credibilità all'intero progetto della proprietà americana
  21. Da questo lunedì, inserisco anche Citysport: https://www.citysport.news/download/CS_05febbraio2024.pdf
  22. LUNEDÌ 5 FEBBRAIO 2024 - L'esonero di Attilio Tesser non solo non era nell'aria ma non era nemmeno immaginabile. Come scrivono Ciro Esposito e Antonello Rodio su "Il Piccolo", è vero che da alcune settimane la squadra aveva avuto un calo di rendimento ma con 46 punti è pur sempre al terzo posto. E poi Tesser aveva scelto Trieste per il suo rapporto speciale con la città e con la tifoseria. Elementi non di poco conto anche se qualche frizione di vedute ci può essere stata con il Gm Menta e magari negli ultimi tempi con qualche giocatore. La scelta repentina del club quindi potrà avere delle ripercussioni sull'ambiente rossoalabardato. E piuttosto criptico è anche il comunicato diramato ieri dal Club. «Il club desidera esprimere il suo sincero apprezzamento ad Attilio Tesser», hanno dichiarato il Presidente Ben Rosenzweig e il General Manager Alex Menta. «Dopo aver acquisito un club in totale disordine, era chiaro che Attilio fosse la persona più adatta a fornire stabilità e organizzazione a una rosa che stava subendo un significativo turnover. In questo senso, Attilio ha avuto più successo di quanto potessimo immaginare. Riteniamo di essere in anticipo rispetto alla tabella di marcia, ed è arrivato il momento di passare alla fase successiva del nostro progetto. La professionalità e l'integrità di Attilio sono indiscusse, e lui occuperà sempre un posto speciale nella storia della Triestina. Auguriamo ad Attilio tutto il meglio per il suo futuro». Insomma si parla di una seconda fase dopo soli sei mesi di lavoro in un progetto che, come ribadito dal presidente Rosenzweig nell'intervista pubblicata sabato, ha un lungo respiro e non pretende risultati immediati. Intanto è certo che oltre a Tesser lascia l'Unione anche lo staff, in primis il suo fedelissimo vice Mark Strukelj. È un esonero al buio o la società si è già mossa? Probabilmente l'ufficialità arriverà oggi. Ci sono rumors tenui su Roberto Bordin, peraltro già alla guida dell'Unione per qualche mese nel 2016, ma le tracce più corpose portano ad Alfredo Aglietti, tecnico di lungo corso con ultima esperienza a Brescia. Ci sarebbe stato un contatto ma non ci sarebbe ancora l'accordo sulla durata del contratto. Intanto ieri pomeriggio al Tognon Attilio Tesser, con la consueta franchezza non si era nascosto: «È stata la partita più negativa del nostro campionato». «La Pro Patria ha meritato la vittoria - ha detto - ha giocato nettamente meglio di noi e ci ha sovrastato sotto tutti gli aspetti, tattici, tecnici, fisici. Sono stati molto bravi, ci è andata bene essere sotto al riposo solo 1-0. Poi c'è stata la prodezza individuale di Redan e da lì venti minuti con tre palle per andare in vantaggio, ma alla fine loro hanno trovato un bel gol. Temo sia una difficoltà prevalentemente mentale, ho visto una squadra spenta che non ha fatto nulla di quanto di buono aveva fatto fino a poco tempo fa. Io sono il primo responsabile delle cose che non vanno». Già, il senso di responsabilità non è bastato. Adesso tocca a un altro. Ma Trieste e i triestini non finiranno mai di ringraziare e stimare Attilio. - Prima avversaria, quasi certamente sabato sera, al PalaTrieste sarà la LUISS ROMA . Poi sarà CANTÙ la prima quadra da affrontare in trasferta il 18 febbraio. Un esordio che si può definire soft e poi subito il test sul capo di una delle grandi del girone verde. Comincia così la fase a orologio della Pallacanestro Trieste. Il quinto posto al termine della prima fase significa dover affrontare in trasferta l'ultima, la prima, la seconda, la terza e la quarta dell'altro girone mentre arriveranno a Valmaura la sesta, la settima, l'ottava, la nona e la decima. Dopo la trasferta contro i brianzoli nella seconda giornata, Trieste riceverà AGRIGENTO , poi sarà a LATINA , ospiterà TREVIGLIO , la grande delusa della poule verde. A quel punto il campionato si fermerà per lasciare il posto alle Final Four di Coppa Italia. La fase a orologio riprenderà il 24 marzo con la trasferta a TORINO , a casa di coach Ciani e Matteo Schina, poi ritorno al PalaTrieste ospitando VIGEVANO , il 7 aprile la madre di tutte le trasferte a TRAPANI , la domenica successiva arriverà a Trieste l' URANIA MILANO e infine si andrà a RIETI . Si può ipotizzare il rientro di Justin Reyes per la trasferta piemontese ma se ne saprà di più in settimana. IL SOLITO DOPOGARA Della partita di ieri resta ancora qualcosa da esaurire. La sala stampa. Complimenti agli avversari da parte del gm Arcieri e di coach Christian, di fronte alla osservazione che sono state subite tre umiliazioni in 4 partite, che questa è la quinta sconfitta in un mese e mezzo, la risposta è...Indovinato? «Dobbiamo lavorare, siamo una buona squadra. Ogni team ha momenti sù e momenti giù nel corso della stagione, questo è un momento negativo dobbiamo fare in modo che torni presto quello positivo e abbiamo fiducia». Un disco rotto. Sull'espulsione il tecnico rivenbdica di aver voluto difendere Filloy. «Lotterò sempre per le ragioni di un mio giocatore».
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