Non riesco a pensare come dei lavoratori del pallone possano, dopo essere stati sputtanati pubblicamente dal loro superiore, trascurati dalla proprietà, messi in campo fuori ruolo, trovare quella volontà, quella determinazione, quegli "occhi di tigre" necessari per far punti a Lecco.
Non si tratta di giocare contro l'allenatore, ma proprio di non trovarsi nelle condizioni mentali e ambientali per esprimersi al meglio.
Un tanto perché mi sembra vano sperare che Santoni cambi qualcosa in campo (l'ha già dichiarato e poi lui è uno che non si arrende mai, nemmeno all'evidenza) e che abbia chiarito in spogliatoio (la sua mancanza di modestia sfiora il narcisismo).
Siamo in un pullman che viaggia diritto verso il baratro; certo basta sterzare per non finirci dentro, ma bisogna farlo subito, perché non è detto che i freni tengano.