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I suntini sandrini di lunedì 19 ottobre 2020


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LUNEDÌ 19 OTTOBRE 2020

- Per i “miracoli” ci si deve ancora attrezzare, in casa Allianz: con quel brutto e maledetto vizio già visto a Sassari di complicarsi la vita sul nascere, stavolta la Pallacanestro Trieste non trova la quadra per costruire una “remuntada” che sarebbe stata davvero incredibile, per come si erano messe le cose a Brescia. La Germani fa e disfa dopo aver quasi “passeggiato” per 25 minuti abbondanti di gara, per la squadra di Eugenio Dalmasson nel 75-63 finale c’è tanto orgoglio per essere riusciti a riaprire un match già chiuso, pur con la consapevolezza che non sempre le cose possono andare come accaduto quindici giorni fa contro la Dinamo.

Trieste riparte dal quintetto-base visto contro l’Armani, mettendo in campo sulla palla a due Fernandez, Doyle, Alviti, Grazulis e Upson. Biancorossi rapidamente in difficoltà in avvio, Il primo acuto è bresciano con la tripla di Crawford e il sottomano di Chery, l’Allianz ha invece polveri bagnate al tiro, riuscendo ad “aprire la scatola” difensiva con Alviti prima e Doyle qualche istante dopo (8-5). L’inerzia però è abbondantemente nelle mani della Germani, che ha tanta qualità offensiva e che costringe Trieste a perdere già una caterva di palloni: in un amen il team di Esposito va sul +9 (14-5 al 5’), Dalmasson blocca tutto e chiama time-out: si vede in campo la “new-entry” Delia per dare maggiore profondità in pitturato, ma niente cambia nei minuti che seguono. Anzi, con Burns da lontano a regalare il primo vantaggio interno in doppia cifra (19-7) è notte fonda per i giuliani, che crollano sul -20 del 10’ quasi senza accorgersene (29-9).

Se il finale di primo quarto era stato da tregenda, poco di buono si vede anche nei minuti successivi: la Germani banchetta letteralmente sino al 36-9 di Crawford, ed è un Everest da affrontare senza bombole di ossigeno quello che la squadra di Dalmasson è costretta a scalare. Poche idee e ben confuse per i giuliani, che riescono finalmente a scollinare in doppia cifra di punti segnati con Grazulis e soprattutto con Alviti. È -18 al 15’ (38-20) e perlomeno l’Allianz reagisce dopo aver giocato con l’encefalogramma piatto: ma di strada da fare per impensierire la Germani ce n’è tanta, Chery e Crawford rispediscono al mittente il tentativo di recupero giuliano (46-20), dall’altra parte della barricata c’è Doyle a mettere un po' di pepe in una minestra biancorossa che però è ancora tanto sciapa. Nel finale di periodo arrivano i primi punti triestini di Delia, Brescia però è parecchio lontana a metà gara (48-27).

Per ribaltare la frittata servirebbe una vera e propria rivoluzione sul parquet e, per grande merito di Trieste, ciò avviene: si attiva Grazulis con sei punti di fila e voilà, il gap si assottiglia sul -15, prendendo i connotati di un match che potenzialmente può riaprirsi. E in effetti la Germani perde parecchio smalto e convinzione, Alviti ci mette un nuovo “carico” con un’altra tripla da lontano e l’Allianz è sul 48-36. Esposito corre ai ripari con il time-out, Cebasek inanella di tabella il primo canestro giuliano della sua carriera per il -10 ospite al 26’. Brescia si accorge di non essere più padrona del match e Crawford non basta per riprendere l’inerzia in mano: tripla di Doyle, bomba di Laquintana. Sì, c’è ancora un match tutto da giocare (56-48 al 30’): Trieste arriva a -3 con palla in mano, ma il black-out letale è dietro l’angolo. Brescia si tiene in canna i colpi del ko proprio nei minuti che contano, l’Allianz crolla improvvisamente e vanifica tutto sul più bello. Peccato. 

- Arrivare a Trieste mercoledì pomeriggio, fare due allenamenti con la squadra e scendere subito in campo il sabato contro il Ravenna, non era esattamente la cosa più facile del mondo. Ma Anìbal Capela - come scrive Antonello Rodio su "Il Piccolo" - se l'è cavata alla grande e il difensore portoghese spiega che è stato anche merito dei suoi compagni: «Con Ligi ho giocato insieme a Carpi tre anni fa, ci conosciamo e sappiamo le nostre qualità, pertanto è stato facile giocare vicino a lui. Ma questo è un lavoro di squadra e devo dire che anche con i compagni che ancora non conoscevo è stato semplice, perché hanno capito il mio momento che ero fermo da due mesi e mezzo, e mi hanno dato una mano in vari momenti della partita. È stato un grande lavoro di squadra». Capela, che pur è stato sabato uno dei migliori, ammette di non essere ancora al meglio: «Da tanto mi manca l'allenamento con la squadra, ne ho fatti solamente due e ho subito giocato. Ma siamo all'inizio, c'è tanto da migliorare, ho cercato di dare il massimo ma non sono ovviamente nelle condizioni ideali. Ma con l'aiuto della squadra è andato tutto bene». Sulla vittoria con il Ravenna nonostante l'emergenza, il difensore ha le idee molto chiare: «Quando si punta a qualcosa di importante e si hanno gli obiettivi che abbiamo noi - dice Capela - bisogna trovare delle soluzioni anche ai momenti di difficoltà che si incontrano. Noi stavolta avevamo tanti giocatori indisponibili, inoltre abbiamo preso un gol all'inizio che ha condizionato la partita, ma ci siamo ripresi bene e abbiamo portato a casa i 3 punti. Questo è l'atteggiamento giusto, bisogna trovare il modo di vincere e fare punti anche nelle difficoltà, perché poi quando staremo bene sarà tutto più facile». Il primo impatto di Capela con il mondo alabardato, comunque, è stato molto positivo: «Sono contentissimo di avere la possibilità di giocare per una società seria che punta a obiettivi importanti. E poi giocare in questo stadio è davvero fantastico». 

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