SandroWeb Posted February 11, 2024 Report Posted February 11, 2024 DOMENICA 11 FEBBRAIO 2024 - «Non è una sconfitta come le altre delle ultime settimane». Va bene, ma intanto sono cinque le batoste nel giro di poco più di un mese. E l'obiettivo dichiarato da parte della Pallacanestro Trieste in tempi non sospetti è di cercare di tornare in serie A. Come scrive Roberto Degrassi su "Il Piccolo", nel dopogara arrivano coach Jamion Christian con l'assistant Nanni nelle vesti di traduttore, al fianco il gm Michael Arcieri. «Una sconfitta difficile da accettare, abbiamo cominciato bene ma nell'ultimo quarto non abbiamo fatto i nostri giochi in attacco» spiega Arcieri che difende comunque la scelta di staff e roster rinnovando la fiducia nei confronti di tutti. Più severo l'allenatore: «Imperdonabile come abbiamo gestito i dieci minuti conclusivi, abbiamo chiesto ai giocatori di fare cose che sanno fare e non si chiede a nessuno di fare nulla di più di quello che compete loro e per cui sono pagati. Non è accettabile di concedere così tanti rimbalzi offensivi agli avversari». Viene sottolineata la necessità di tornare ad allenarsi con intensità. A proposito, rivisto senza stampelle Justin Reyes ma per vederlo giocare servirà ancora un po' di tempo e avverrà a cavallo delle Final Four di Coppa Italia. Ma il ritornello del torniamo al lavoro non rischia di essere stucchevole? «Non penso che questa sconfitta possa venir paragonata a quelle delle altre volte - risponde l'allenatore - Abbiamo fatto buoni attacchi nel primo tempo e per gran parte della gara». E adesso, che si fa? «Nei momenti difficili ognuno deve dare un po' di più». E sabato si va a Desio, a sfidare Cantù, la seconda del girone verde. Non sarà una passeggiata di salute. Servirà molto di più. - Al Martelli finora il Mantova ha vinto dieci partite su tredici. Ma come scrive Ciro Esposito oggi, al Martelli venerdì sera poteva finire con una goleada. E invece non è successo. Perché i virgiliani si sono rilassati ma davanti a una Triestina che non ha mollato. Non è una nota di merito ma un dato di fatto che va ascritto a giocatori e tecnico alabardati, nonostante i limiti (troppi solisti) che si sono visti nel corso della gara. È una fiammella che resta accesa in un momento davvero delicato per l'Unione. Solo un mese fa tutti si immaginavano la sfida del Martelli come una di quelle occasioni che sono il sale del calcio. Con la squadra inseguitrice, non a distanza siderale dalla capolista, che tenta un ultimo assalto: tensione in campo, supporter arrivati in massa da Trieste, emozioni. In un mese queste aspettative sono evaporate e anzi quello che è diventato un ex big-match ha segnato la prima contestazione finale della squadra. A Mantova c'era un manipolo di instancabili tifosi. Erano in cento ma hanno rappresentato l'umore della piazza. La Triestina si è inceppata in campo ma soprattutto l'entusiasmo che la nuova proprietà aveva saputo costruire non c'è più. È poi emerso, dalle dichiarazioni due settimane fa di Vallocchia e sabato di Ciofani, come all'interno del gruppo ci siano delle incomprensioni o anche peggio. Va dato loro atto della sincerità e anche del tentativo di denunciare un disagio che la società dovrebbe risolvere. I risultati e le prestazioni contano tanto ma la gestione dei momenti difficili da parte di tecnico e dirigenti anche di più. La cacciata imprevedibile e rischiosa di Tesser ha un peso. Come pesa sulle spalle di Bordin la tempistica del suo insediamento. La staffetta in panchina a pochi giorni da un match durissimo, seguito da un infrasettimanale in esilio a Fontanafredda e da altre due trasferte ostiche tra le quali il derby del Menti, non danno al tecnico possibilità di respirare e giorni per lavorare. Bordin, neofita della C da primo allenatore, deve conoscere in fretta i giocatori e anche gli avversari. Il nuovo allenatore non ha responsabilità sul momento critico ma al tempo stesso ha affrontato senza prudenza la sua prima sfida. Cambio di modulo, quattro attaccanti per "contenere" la prima della classe, almeno quattro giocatori fuori ruolo (D'Urso, El Azrak, Redan e in parte anche il confuso Vallocchia), una difesa inedita a causa degli infortuni, sono stati un azzardo. E infatti le rettifiche nella ripresa si sono viste e hanno dato qualche frutto. Il calcio ha le sue regole: nella comunicazione, nel lavoro tecnico-tattico, nella condivisione degli obiettivi del gruppo. Regole nel background di Attilio Tesser che vive il calcio da quarant'anni così come in quello di Roberto Bordin. Lo stesso discorso vale per i dirigenti Alex Menta e Morris Donati, giovani ma già con anni di esperienza in Italia. A loro spetta il compito di mediare con il board americano presieduto da Ben Rosenzweig e amministrato con delega da Sebastiano Stella. È logico e legittimo che a un certo punto del progetto, viste le condizioni ge nerali non propizie (distanza della squadra dalla prima posizione in classifica, esilio a Fontanafredda, impossibilità di giocare al Rocco i play-off), si cominci a valutare con maggior attenzione e intensità il domani che l'oggi. Ma la declinazione della linea strategica aziendale va maneggiata con cura sul piano sportivo. Anche il business ha le sue regole e il calcio italico sta cercando di adeguarsi. Trieste ha avuto l'opportunità di essere stata scelta da un fondo americano disposto e capace di investire milioni a grappoli. È un bene da preservare ma è evidente che questa metamorfosi non possa che essere graduale. Altrimenti le frizioni naturali diventano strappi o lacerazioni. Il tempo e le capacità per ricucire ci sono. A patto che l'obiettivo di tutti sia ancora quello di far crescere l'Unione sul piano sportivo e su quello patrimoniale. Quote
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