SandroWeb Inviato 24 Settembre 2009 Segnala Inviato 24 Settembre 2009 Da "Il Piccolo" di qualche giorno fa Rivive a Trieste la leggenda della PollardPer un giorno riabbraccerà le compagne con cui conquistò la semifinale scudetto di ROBERTO DEGRASSI TRIESTE È stata il Rich Laurel al femminile. Anzi, con il dovuto rispetto per la leggenda dell’Hurlingham, il confronto le sta pure stretto. Perchè Lataunya Pollard è stata una delle più forti giocatrici straniere mai viste in Italia, capace di trascinare 4mila persone al Palasport e una buona formazione di triestine a una semifinale scudetto. A 25 anni da quei giorni Lataunya – o, meglio, Tanya – Pollard torna a Trieste. È lei l’attrazione della giornata che sabato la società Futurosa Trieste e il Comune dedicheranno allo sport al femminile. Per un pomeriggio Tanya riabbraccerà le compagne della Ledisan che nella stagione 1984-85 per un punto in gara3 si vide chiudere in faccia la porta della finale scudetto da Viterbo. Il sogno di arrivare a giocarsi il tricolore era già stato accarezzato l’anno prima quando l’allora Gefidi venne battuta da Milano. La rentreè della Pollard a Chiarbola sarà una pagina storica, quanto, appunto, la rimpatriata di Laurel in passato. Per Tanya, che ora è una signora di 49 anni, non è prevista un’esibizione agonistica, verrà premiata e omaggiata come si conviene alle leggende. Descrivere la Pollard a chi non ha potuto vederla in azione è come raccontare chi erano i Beatles. Guardia-ala di 177 cm, nativa dell’Indiana, arrivò a Trieste dalla California, dove aveva concluso da capocannoniere il campionato universitario. Un’esperienza che le è valsa l’inserimento, qualche anno fa, nella Hall of Fame del basket collegiale Usa. Ci mise mezza giornata, tra un pranzo a Barcola e una capatina in palestra, a convincere i dirigenti della Sgt Gefidi, con in testa il d.s. Fulvio Volsi, che avevano fatto l’affare della vita. I 30mila dollari all’anno all’epoca erano un ingaggio stratosferico per una giocatrice. La Pollard dimostrò di meritarli fino all’ultimo centesimo. Arrivò a Trieste con qualche valigia, l’esuberante compagno Jeffrey e qualche aneddoto come l’essersi presa la rivincita a suon di canestri nei confronti dei maschietti con cui, bambina, giocava a basket nel cortile della scuola di East Chicago di cui era custode la madre. I ragazzini la chiamavano «Tomeboy», espressione che equivale a «nè carne nè pesce». Qualche anno dopo quelli giochicchiavano ancora nei playground e lei veniva eletta All American... L’allenatore della Sgt Gefidi, Miro Turcinovich, consegnò a quel fenomeno la guida della squadra. La Pollard infilò trentelli con facilità disarmante, fino a quando demolì il record di 57 punti in una partita firmato Licia Toriser. Un primato che ritoccò abbondantemente anche in altre sue esperienze italiane con Schio e Ancona fino a realizzare 99 punti in una sera. Quella Gefidi e la successiva Ledisan tuttavia non erano solo Pollard: Bontempi, Pavone, Trampus, Monti erano tutte atlete di interesse azzurro. Le 4mila persone portate a Chiarbola furono un miracolo e temiamo che questo resterà nei ricordi degli appassionati. La favola di Trieste ai vertici del basket italiano durò un paio di stagioni. Nemmeno la carriera di Tanya è durata a lungo: un infortunio le ha tarpato la carriera. Ma quei pochi anni sono bastati per farla entrare nella leggenda. Cita
Ospite brunotto Inviato 25 Settembre 2009 Segnala Inviato 25 Settembre 2009 Da "Il Piccolo" di qualche giorno fa Rivive a Trieste la leggenda della PollardPer un giorno riabbraccerà le compagne con cui conquistò la semifinale scudetto di ROBERTO DEGRASSI TRIESTE È stata il Rich Laurel al femminile. Anzi, con il dovuto rispetto per la leggenda dell’Hurlingham, il confronto le sta pure stretto. Perchè Lataunya Pollard è stata una delle più forti giocatrici straniere mai viste in Italia, capace di trascinare 4mila persone al Palasport e una buona formazione di triestine a una semifinale scudetto. A 25 anni da quei giorni Lataunya – o, meglio, Tanya – Pollard torna a Trieste. È lei l’attrazione della giornata che sabato la società Futurosa Trieste e il Comune dedicheranno allo sport al femminile. Per un pomeriggio Tanya riabbraccerà le compagne della Ledisan che nella stagione 1984-85 per un punto in gara3 si vide chiudere in faccia la porta della finale scudetto da Viterbo. Il sogno di arrivare a giocarsi il tricolore era già stato accarezzato l’anno prima quando l’allora Gefidi venne battuta da Milano. La rentreè della Pollard a Chiarbola sarà una pagina storica, quanto, appunto, la rimpatriata di Laurel in passato. Per Tanya, che ora è una signora di 49 anni, non è prevista un’esibizione agonistica, verrà premiata e omaggiata come si conviene alle leggende. Descrivere la Pollard a chi non ha potuto vederla in azione è come raccontare chi erano i Beatles. Guardia-ala di 177 cm, nativa dell’Indiana, arrivò a Trieste dalla California, dove aveva concluso da capocannoniere il campionato universitario. Un’esperienza che le è valsa l’inserimento, qualche anno fa, nella Hall of Fame del basket collegiale Usa. Ci mise mezza giornata, tra un pranzo a Barcola e una capatina in palestra, a convincere i dirigenti della Sgt Gefidi, con in testa il d.s. Fulvio Volsi, che avevano fatto l’affare della vita. I 30mila dollari all’anno all’epoca erano un ingaggio stratosferico per una giocatrice. La Pollard dimostrò di meritarli fino all’ultimo centesimo. Arrivò a Trieste con qualche valigia, l’esuberante compagno Jeffrey e qualche aneddoto come l’essersi presa la rivincita a suon di canestri nei confronti dei maschietti con cui, bambina, giocava a basket nel cortile della scuola di East Chicago di cui era custode la madre. I ragazzini la chiamavano «Tomeboy», espressione che equivale a «nè carne nè pesce». Qualche anno dopo quelli giochicchiavano ancora nei playground e lei veniva eletta All American... L’allenatore della Sgt Gefidi, Miro Turcinovich, consegnò a quel fenomeno la guida della squadra. La Pollard infilò trentelli con facilità disarmante, fino a quando demolì il record di 57 punti in una partita firmato Licia Toriser. Un primato che ritoccò abbondantemente anche in altre sue esperienze italiane con Schio e Ancona fino a realizzare 99 punti in una sera. Quella Gefidi e la successiva Ledisan tuttavia non erano solo Pollard: Bontempi, Pavone, Trampus, Monti erano tutte atlete di interesse azzurro. Le 4mila persone portate a Chiarbola furono un miracolo e temiamo che questo resterà nei ricordi degli appassionati. La favola di Trieste ai vertici del basket italiano durò un paio di stagioni. Nemmeno la carriera di Tanya è durata a lungo: un infortunio le ha tarpato la carriera. Ma quei pochi anni sono bastati per farla entrare nella leggenda. Tre anni fantastici con la Trieste nal basket rosa superiore ai maschietti con un PalaChiarbola sempre strapieno ed un entusuamo ora dimenticato avevamo una grandissima squadra....AVEVAMO..... appunto ed ora il caos anche nella società !!! Classico caso di TRIESTEZZA ....ma tanta !!! Grandissima Tanya .....!!! Cita
SandroWeb Inviato 26 Settembre 2009 Autore Segnala Inviato 26 Settembre 2009 Da "Il Piccolo", intervista di Federici alla Pollard: Pollard: «La Ledisan, che bel gruppo. E io sarei rimasta volentieri»di MARCO FEDERICI TRIESTE Signora Pollard, lei lasciò Trieste nel 1985, è la prima volta che ci ritorna da allora? È la prima volta in assoluto e ho subito avuto un buon feeling. Quando arrivai nel 1983 non sapevo come sarei stata accolta. Le cose andarono bene e, ritornando, ero sicura di trovarmi a mio agio. Quali ricordi le evoca il palasport di Chiarbola? Tra i molti, il grande calore con cui venni accettata e poi il senso di responsabilità di giocare assieme a compagne più giovani. Negli anni in cui lei giocava a Trieste, il basket femminile raccolse un entusiasmo enorme. Che effetto le faceva essere il fulcro di questo fenomeno? Era una sensazione che conoscevo già in America, ma qui a Trieste era davvero eccitante il calore della gente. Mi sentivo il Michael Jordan al femminile. Ha mai percepito da parte delle sue compagne una certa gelosia? No, perché era già noto che sarei stata io il traino, tanto che le compagne volevano imparare da me. I rapporti erano chiari e io non ho mai imposto la mia posizione di leader. C’è qualche aneddoto che ricorda ancora volentieri? Ci si divertiva agli allenamenti, gioivamo insieme, piangevamo insieme: eravamo una squadra. Ricordo con affetto i numerosi inviti a cena dalle famiglie delle mie compagne. E i rapporti con gli allenatori, Turcinovich e Pozzecco? Erano buoni. Turcinovich più legato agli schemi, Pozzecco più al gioco libero, ma con entrambi cercavo di fare quello che mi era richiesto. Alla sua seconda stagione triestina, la Ledisan sfiorò la finale scudetto. Cosa vi mancava per vincere il titolo? Non c’era qualcosa in particolare, questione di dettagli, di fortuna anche. Dopo due anni le strade tra lei e Trieste si divisero. Il motivo principale? Io sarei rimasta, ma il regolamento imponeva che una giocatrice non potesse rimanere più di due anni in una stessa squadra. Andai a Schio, Ancona, Bari, quindi rientrai negli Usa e, dopo la maternità, provai ad entrare, invano, nella Wnba. Ha più avuto contatti con persone legate al suo periodo triestino? Purtroppo no, avevo scambiato numerosi indirizzi, ma poi non se ne fece nulla. Quindi deve essere stata una grande sorpresa l’invito alla manifestazione di oggi. Assolutamente sì, anche perché dopo così tanto tempo sarebbe normale pensare che la gente si scordi di te. Ne approfitto per ringraziare la società Futurosa e l’Assessorato allo sport del Comune di Trieste che hanno voluto la mia presenza. Com’è il presente di Tanja Pollard? È ancora legato al basket? Sono una donna felice, ho un marito (di Bari, ndr) e tre figli. Sono fuori del mondo del basket e ora ci gioco solo con mio figlio che a 10 anni dimostra talento. Buon sangue non mente... Cita
Ospite brunotto Inviato 26 Settembre 2009 Segnala Inviato 26 Settembre 2009 Da "Il Piccolo", intervista di Federici alla Pollard: Pollard: «La Ledisan, che bel gruppo. E io sarei rimasta volentieri»di MARCO FEDERICI TRIESTE Signora Pollard, lei lasciò Trieste nel 1985, è la prima volta che ci ritorna da allora? È la prima volta in assoluto e ho subito avuto un buon feeling. Quando arrivai nel 1983 non sapevo come sarei stata accolta. Le cose andarono bene e, ritornando, ero sicura di trovarmi a mio agio. Quali ricordi le evoca il palasport di Chiarbola? Tra i molti, il grande calore con cui venni accettata e poi il senso di responsabilità di giocare assieme a compagne più giovani. Negli anni in cui lei giocava a Trieste, il basket femminile raccolse un entusiasmo enorme. Che effetto le faceva essere il fulcro di questo fenomeno? Era una sensazione che conoscevo già in America, ma qui a Trieste era davvero eccitante il calore della gente. Mi sentivo il Michael Jordan al femminile. Ha mai percepito da parte delle sue compagne una certa gelosia? No, perché era già noto che sarei stata io il traino, tanto che le compagne volevano imparare da me. I rapporti erano chiari e io non ho mai imposto la mia posizione di leader. C’è qualche aneddoto che ricorda ancora volentieri? Ci si divertiva agli allenamenti, gioivamo insieme, piangevamo insieme: eravamo una squadra. Ricordo con affetto i numerosi inviti a cena dalle famiglie delle mie compagne. E i rapporti con gli allenatori, Turcinovich e Pozzecco? Erano buoni. Turcinovich più legato agli schemi, Pozzecco più al gioco libero, ma con entrambi cercavo di fare quello che mi era richiesto. Alla sua seconda stagione triestina, la Ledisan sfiorò la finale scudetto. Cosa vi mancava per vincere il titolo? Non c’era qualcosa in particolare, questione di dettagli, di fortuna anche. Dopo due anni le strade tra lei e Trieste si divisero. Il motivo principale? Io sarei rimasta, ma il regolamento imponeva che una giocatrice non potesse rimanere più di due anni in una stessa squadra. Andai a Schio, Ancona, Bari, quindi rientrai negli Usa e, dopo la maternità, provai ad entrare, invano, nella Wnba. Ha più avuto contatti con persone legate al suo periodo triestino? Purtroppo no, avevo scambiato numerosi indirizzi, ma poi non se ne fece nulla. Quindi deve essere stata una grande sorpresa l’invito alla manifestazione di oggi. Assolutamente sì, anche perché dopo così tanto tempo sarebbe normale pensare che la gente si scordi di te. Ne approfitto per ringraziare la società Futurosa e l’Assessorato allo sport del Comune di Trieste che hanno voluto la mia presenza. Com’è il presente di Tanja Pollard? È ancora legato al basket? Sono una donna felice, ho un marito (di Bari, ndr) e tre figli. Sono fuori del mondo del basket e ora ci gioco solo con mio figlio che a 10 anni dimostra talento. Buon sangue non mente... Che bei tempi...grande Tanyona GRANDE !!! Cita
SandroWeb Inviato 26 Settembre 2009 Autore Segnala Inviato 26 Settembre 2009 Bel pomeriggio a Chiarbola: ecco il mio racconto I ricordi del passato, con un occhio puntato al presente e all'immediato futuro: è stato questo il leit motiv della giornata "Donne: non solo basket" organizzata al Palazzetto di Chiarbola dall' A.S.D. Futurosa Trieste, nata col chiaro intento di sviluppare e incrementare il già ricco panorama della pallacanestro femminile della nostra città.Dopo le varie amichevoli pomeridiane che hanno visto la partecipazione sia delle giovanissime atlete Futurosa che di quelle vicentine della Famila Schio (società che, assieme a quella del presidente Fornasaro, ha costituito un importante rapporto di collaborazione tecnica) il momento più importante è stato quello delle premiazioni delle vecchie glorie in rosa: dalla squadra che vinse 3 scudetti di fila a cavallo degli anni '50, sino a quella Ledisan che sfiorò per un pelo la finale scudetto nell'84-85. Un team formato da nove giocatrici triestine e da una, grandissima, americana: quella Tanya Pollard che ha fatto sognare un'intera città con le sue magie a canestro. Per "Miss 99 punti" (record assoluto in A1) il ritorno in quella Trieste che l'aveva lanciata è stato emozionante quasi quanto la prima volta, un momento che le ha riportato alla mente tante cose bellissime: nelle sue parole al microfono è emersa tutta la semplicità e la gratitudine di chi sa di aver lasciato un segno nel cuore di tanti appassionati. Al suo arrivo 25 anni or sono, racconta la Pollard, sapeva già che sarebbe successo qualcosa di importante: tutto quello che è riuscita a dare è stato grazie all'apporto di quel bellissimo gruppo (allenato da Turcinovich e Pozzecco) e di tutti i tifosi che avevano invaso Chiarbola per cullare il sogno tricolore. Poi Tanya ha lasciato qualche buon consiglio direttamente alle più giovani: in questo sport serve una forte fede, uno spirito elevato e la determinazione giusta per cercare di essere migliori ogni giorno di più. Elementi importanti non solo nel basket, ma anche nella vita. Infine, una piccola sfida al tiro con le vecchie compagne di squadra e le tradizionali foto di rito: sicuramente con qualche lacrimuccia a rigare il viso, ricordando la Ledisan delle meraviglie. Alessandro Asta P.S. grazie al Raf Baldo che ga inserido el mio articolo su Basketnet Cita
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