forest Inviato 30 Settembre 2011 Segnala Inviato 30 Settembre 2011 Eccomi qua, caro Gus. Non so se è il posto giusto, ma non ne ho trovati altri. Qualche doverosa premessa: ho avuto l’abbonamento alla Pall. Trieste dal 1976 al 1997, ininterrottamente. Poi gli impegni calcistici da allenatore me lo hanno impedito, e sono diventato un semplice spettatore occasionale. Non sono un gran competente di basket, pur avendo qualche allenatore fra le mie amicizie. So distinguere una difesa a uomo da una zona, ma già se mi chiedi di spiegare il pick and roll mi metti in imbarazzo. Seguo la A1 con discreto interesse, idem l’Eurolega, mentre ho perso la passione per l’NBA da quando non ci sono più i Sonics. Già, i Sonics. C’è stato un periodo, alla fine degli anni ’70, in cui da adolescente qual’ero mi è preso il trip dei campionati esteri. Era una realtà completamente diversa da adesso, quando la tv ti fa vedere tutto, quindi dovevi lavorare molto di immaginazione. E il confine fra immaginazione e sogno è molto labile. Avevo scelto due squadre, o forse loro avevano scelto me: nel calcio il Nottingham Forest, nel basket i Seattle Supersonics. Erano gli anni della mitica Hurlingham di Dado Lombardi e della gloriosa Triestina di Vasco Tagliavini. Dei libri di scuola portati in curva in palazzetto entrando tre ore prima per prender posto e dello spareggio di Vicenza. Seguivo entrambe le squadre con grande assiduità, avevo l’abbonamento a Chiarbola e al Grezar e vivevo la spettacolare novità dell’avvento delle radio private prima (le radiocronache di Radio Sound…) e soprattutto di Telequattro dopo (Giovanni Marzini per il basket, Furio Baldassi per il calcio). Erano novità incredibili per chi da bambino era abituato ad aspettare il Gazzettino alla radio la domenica sera per conoscere i risultati, ma naturalmente il fascino di ciò che non potevi in alcun modo vedere era imbattibile. Era il periodo dei primissimi numeri di Superbasket, rivista fondata in quegli anni da Aldo Giordani e appuntamento allora imperdibile ogni mercoledì in edicola, e quindi di un basket NBA immaginato solo facendo lavorare la fantasia sulle foto di Julius Erving o di un giovane Magic Johnson. E naturalmente di Jack Sikma detto “il martello” e di Gus Williams, le cui gesta venivano decantate dagli allora giovanissimi Guido Bagatta e Luca Chiabotti , e da un Dan Peterson al massimo del suo splendore di grande comunicatore. Sognavo un basket che probabilmente non è mai esistito, fatto di uomini volanti e play con i razzi sotto il c**o. Poi con gli anni vennero Italia 1 e le prime telecronache (sempre Dan Peterson), e le incredibili stagioni di George Karl, quando con Gary Payton e Shawn Kemp arrivavamo ai play-off da favoriti e uscivamo a tempo di record con mia grande delusione. Ricordo che mi alzavo la mattina e schizzavo al televideo (altra novità rivoluzionaria) dove avevo una sorta di rito propiziatorio che usavo anche al sabato sera per scoprire i risultati del Nottingham: coprivo lo schermo con un cartone e lo facevo scorrere lentamente da sinistra a destra. Prima scoprivo il punteggio della squadra di casa, cominciando a farmi un’idea. Poi avanzavo lentamente fino a scoprire il risultato finale. Con annesse gioie e sofferenze da autentico idiota: ricordo distintamente una gara esterna in cui dopo aver lentamente scoperto il misero 88 dei padroni di casa pensai a una vittoria facile per Seattle. Avanzai e scoprii un inquietantissimo 8 seguito dal grido liberatorio “E vaiii!” per l’insperato 9 successivo, e il conseguente “ti te son de ricovero” della mia ragazza, che aveva assistito alla scena del sottoscritto in mutande, con un cartone in mano, che parlava col televisore. Con gli anni sono arrivati Sky, internet, la possibilità di vedere tutto ma inevitabilmente anche tanta magia in meno. Fino alla fine amara che ben conosci. Domenica, se vieni al Bire, si parla rigorosamente di calcio, ma una volta fatte le pagelle e commentata la vittoria dell’Unione qualche digressione sarà concessa… Cita
gus Inviato 30 Settembre 2011 Segnala Inviato 30 Settembre 2011 Carissimo, Forest che piacere averti incontrato anche se - per ora - solo per via telematica. La pallacanestro è, in realtà, la mia grande passione e ho avuto anch'io l'abbonamento senza soluzione di continuità da ... (non mi chiedere le annate sportive, ora non riesco a fare calcoli a ritroso di qualche ... era fa) dalla prima Hurlingham fino al primo campionato di Meneghin a Trieste. Poi, in disaccordo con gli atteggiamenti di Stefanel, non ho rinnovato per tornare invece ad abbonarmi l'anno successivo - quello del trasferimento a Milano - quando esserci significava dare un segnale ai traditori. Trieste c'era. Modestamente, c'ero anch'io. E' passione vera la pallacanestro giocata sui campetti (ancora adesso, di tanto in tanto, vero Sandro, Alvin?), più di quella letta sui quotidiani e poi sulle riviste specializzate o di quella vista alla tv e nei palazzetti. Non sono certo un tecnico, anche se il pick'n roll lo conosco. Solo un appassionato. Quanto al calcio ... Non ne vado pazzo ma come si può non seguirlo? Amo la Triestina, squadra che mi fà stare male e gioire, perché è la squadra della mia città e sono juventino da quando ho avuto la capacità di scegliere. Prima, da bambino, ho tifato Cagliari perché un caro amico di mio padre mi portò dalla Sardegna una maglia e due poster con l'autografo di Gigi Riva. Erano gli anni dello scudetto, più o meno. Ma non saprei dirti esattamente quando avvenne. Non ci crederai ma il Nottingham Forest era la mia squadra preferita tra le internazionali. Ricordo Trevor Francis e un piccoletto, credo scozzese, di cui ora non mi ricordo il nome. Ma forse la memoria fà difetto e le immagini si sovrappongono, non saprei. Sono stato tifosissimo dei Sonics fino all'avvento di Magic Johnson. Visto lui, nulla è più stato come prima anche se Seattle ha continuato ad avere un posto particolare nel mio cuore di sportivo, fino al tristissimo ed ingiusto epilogo. Sai com'è nata la passione per i Supersonics? C'era una volta, tanti tanti anni fa, in un mondo nel quale la televisione era in bianco e nero, i programmi iniziavano ... Non so quando, ma iniziavano ad una certa ora del mattino e finivano a mezzanotte e dintorni ... e le riviste specializzate come il mitico Superbasket erano ancora lontane dalle menti degli stessi ideatori ... c'era una volta dicevo, un giornalino a fumetti che aveva un inserto centrale con foto a colori in cui si parlava di NBA. E che ne parlava era nientepopodimenoche Sandro Gamba, allenatore in carica della Nazionale italiana di basket, già quasi mito per i trscorsi cestistici. L'insero del "Monello", con le foto a colori della serie finale NBA mi stregò. Non avevo mai visto qualcosa di assimilabile. C'erano due squadre in campo: una coi colori della bandiera americana, le braghe bku e la canotta a strisce orizzontali bianche e rosse - l'altra con la divisa verde, i bordi e le scritte giallo-oro. I nomi e i soprannomi dei suoi giocatori profumavano di mito: Marvin Webster, "The human eraser" - la gomma da cancellare umana, tradusse poi Dan Peterson, anche se io preferivo "Il cancellatore umano"; Jack Sikma, "The hammer" - il martello, ribatezzato sempre dall'ineffabile Dan "L'angelo biondo" e il mio preferito: "Downtown" Fred Brown, chiamato così perché tirava da tanto lontano che i suoi tiri sembravano partire dal centro città. E poi c'era lui, Gus Williams, immodestamente il numero 1 dei Sonics, la "Perla verde", sempre secondo Peterson che adattava, in realtà, soprannomi di altri a chi gli faceva comodo in quel momento. Impossibile non scegliere loro. Anche se quella finale la persero, contro i Washington Bullets. Ma vinsero, sempre contro Washington, quella dell'anno successivo e proprio la Telequattro dei Lucchetta, dei Baldassi e - in questo caso - di Marzini fece un regalo indimenticabile a tutti i tifosi di basket. Per festeggiare la promozione in A1 dell'Hurlingham, acquistò e trasmise la cassetta con l'ultima partita di finale NBA, che non potei registrare perché, all'epoca, non avevo il Vcr. Fu un'emozione grandissima, della quale magari ti parlerò un'altra volta. Ora s'è fatto tardi e la famiglia reclama. P.S. Avremmo vinto l'anello anche l'anno successivo, se non avessimo incontrato in semifinale il più forte di sempre (secondo me), la magia fatta basket, un ragazzo al primo anno da pro ... Earvin "Magic" Johnson ... A presto, (nuovo) amico mio. Livio Cita
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