SandroWeb Posted August 4, 2021 Report Share Posted August 4, 2021 MERCOLEDÌ 4 AGOSTO 2021 - Ha scelto l'Allianz stimolato dalla fiducia di un club che ha puntato con grande determinazione sul suo talento. Archiviato l'ultimo campionato, cominciato alla Virtus Roma e concluso alla Reyer Venezia, Luca Campogrande (intervistato da Lorenzo Gatto su "Il Piccolo" odierno) ha fortemente voluto Trieste per ripartire con slancio e dare un nuovo impulso alla sua carriera. In quest'ottica la scelta di fermarsi per qualche settimana: un pit stop fondamentale per ritrovare la miglior condizione fisica e farsi trovare pronto a sostenere il peso di una stagione nella quale vuole ritagliarsi un ruolo da protagonista. «Le parole del presidente Ghiacci e di coach Ciani mi hanno convinto- racconta il giocatore. La società mi ha fortemente voluto, il tecnico mi ha espresso la volontà di puntare su di me e valorizzarmi. Sentire questa fiducia mi ha fatto bene e mi ha stimolato. L'operazione al tendine d'achille ritarderà un po' il mio ingresso in squadra ma sono sereno perchè le cose stanno procedendo nel modo giusto. La visita di controllo è andata bene, i tempi di recupero non saranno lunghi». Piscina con il professor Paoli, fisioterapia all'Allianz Dome: Campogrande sta seguendo con grande scrupolo il programma di recupero stilato dopo l'intervento in artroscopia effettuato a Reggio Emilia dal professor Rocchi. Lavoro individuale in attesa di poter riprendere il pallone in mano, unirsi ai compagni e mettersi nelle mani dello staff tecnico. «Un lavoro che sarà importante per la mia crescita- sottolinea Luca- non ci fosse stata la necessità di operarmi mi sarei già messo alla prova con Marco Legovich e il suo Undrafted. Poco male: il tempo per lavorare assieme, non avendo impegni di coppa, non mancherà». Servirà qualche settimana per valutare il potenziale di questa nuova Allianz e trovare la giusta intesa con i compagni di squadra, le sensazioni però sono decisamente buone. «È vero che servirà un po' di tempo per capire quanto vale questa squadra, io però guardando come l'Allianz è stata costruita sono contento. Il gruppo italiano è senza dubbio affidabile, un paio di stranieri sono da scoprire ma credo che un grande valore aggiunto per il nostro gruppo possa essere rappresentato da Banks. Con Adrian ho giocato a Brindisi e ne ho apprezzato non solo le qualità di giocatore ma anche la sua grande capacità di essere un leader e un collante ideale tra i giocatori italiani e quelli americani». Un ultimo pensiero da Campogrande sulla scelta di Trieste, una piazza che conosce bene. «Ci ho giocato negli ultimi anni, devo dire che ho sempre apprezzato la trasferta all'Allianz Dome, per il palazzetto in sè e per il clima particolare che il pubblico sa creare. Credo sarà bello poter vivere assieme ai nostri tifosi la prossima stagione». - Lo stadio Rocco evidentemente era nel suo destino: a Trieste infatti, nel marzo 2012, con la maglia del Varese (con Milanese ds e Sannino in panchina) Giuseppe De Luca segnò il suo primo gol da professionista. All'epoca, giusto per gradire, giocava in quella nazionale under 21 che annoverava anche Insigne, Immobile e Verratti, freschi campioni d'Europa. Adesso De Luca (intervistato da Antonello Rodio), a 29 anni, indosserà la maglia alabardata e lo stadio Rocco sarò quello di casa. De Luca, come mai alla Triestina? «Intanto ritrovo Milanese con cui avevo già lavorato dieci anni fa a Varese, quando arrivammo anche alla finale play-off di B: le strade poi si sono divise, ora ci ritroviamo, ho scelto di fare questo passo perché la società ha un progetto importante».Non le pesa scendere in serie C dopo una carriera fra A e B? «Assolutamente no, mi piacciono queste sfide e le situazioni in cui c'è da rimettersi in gioco. È un po' come è stata la mia carriera finora. E poi qui c'è un allenatore come Bucchi che mi piace, con le sue parole mi ha caricato ulteriormente per fare questa scelta».E poi c'è già qualcosa che la lega a Trieste, vero? «Sì, il mio primo gol da professionista lo feci col Varese proprio contro la Triestina, allo stadio Rocco: io venivo dalla Primavera, negli alabardati che poi quell'anno retrocessero mi ricordo Godeas e Miramontes». Quando è nato il soprannome "La zanzara"? «Già da quando giocavo nei piccoli, dall'allenatore Bonetti, e poi me lo sono portato dietro. Anche Sannino mi chiamava cosi, perché in pratica correvo dietro a tutti e in campo davo sempre fastidio. E anche fuori: con i miei scherzi rompevo un po' le palle a tutti». Dopo quella partenza di carriera sprint fra serie A e nazionali, c'è un po' di rammarico per quanto avvenuto dopo? «Sicuramente alcune scelte in certe situazioni le cambierei, quello si, ma non voglio parlare di rammarico, ormai sono cose del passato e poi mi sono preso anche tante soddisfazioni: ho fatto gol in serie A, ho giocato nelle nazionali giovanili con gente che ha appena vinto l'Europeo. Di quello che ho fatto sono contento, non sono stato magari aiutato in alcune scelte, ma ho appena 29 anni, ho ancora tanto da dimostrare e da dare, e il mio obiettivo è prendermi soddisfazioni con la Triestina». La breve esperienza in Romania del 2018?«Come giocatore la più brutta della mia vita, mi sono sentito un pesce fuor d'acqua, sono stato trattato in modo inspiegabile, mi hanno voluto tanto e poi mi hanno fatto fuori, una roba squallida. Poi ero sei mesi da solo, ho sofferto, non capivo bene la lingua. Però a livello mentale e lavorativo mi ha aiutato per darmi forza e crescere. Infatti quando sono tornato in Italia sono cambiato a livello lavorativo».In C finora ha giocato solo qualche mese con l'Entella, ma è arrivata una promozione... «Dopo il prestito in Romania, sono rientrato all'Entella e dovevo andare all'Ascoli in B: tutto già fatto, ma il segretario dell'Entella ha fatto uno sbaglio con i documenti e sono rimasto lì. Un'altra brutta botta dopo quello che avevo passato. Ma devo ringraziare mister Boscaglia e i compagni di squadra che mi hanno riaccolto bene».Cosa ha trovato alla Triestina in questi giorni? «Un gruppo importante, gente di esperienza che sa come si vincono i campionati. Ma credo che il segreto per raggiungere l'obiettivo è di ragionare partita dopo partita, se pensi troppo in là si rischia un buco nell'acqua. Perché non è mai facile vincere e nessuna partita è scontata»Nell'attuale modulo di Bucchi, il 4-2-3-1, può giocare in pratica in tutti i quattro ruoli offensivi? «Sì, quei ruoli li ho fatti tutti, non ho nessun tipo di problema. La mia preferenza comunque è giocare dietro la punta, oppure da esterno sinistro per rientrare col destro. Davanti siamo molti attaccanti forti e validi, concorrenza c'è per tutti ed è meglio così» Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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