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GIOVEDÌ 24 FEBBRAIO 2022

- La vittoria di Piacenza che consente alla Triestina il terzo centro consecutivo, è all'insegna della ritrovata solidità. Mister Bucchi in conferenza stampa post-partita di ieri lo sottolinea più volte. «La solidità è quello che dovevamo ritrovare - puntualizza il tecnico - noi avevamo fatto anche delle buone gare, ma non eravamo riusciti a capitalizzare. Così è arrivata una certa insicurezza e qualche risultato beffardo ci aveva infilato in un tunnel. Dovevamo solo ritrovare compattezza e rigiocare come questo gruppo ha sempre fatto, con carattere e orgoglio». Recentemente Bucchi aveva sottolineato come questa Triestina non può avere un modulo solo e che i giocatori non andassero incastrati in un determinato sistema di gioco. Ieri però, nonostante le numerose assenze, ha confermato il 3-5-2 con Rapisarda terzo centrale, segno che in questo momento il mister crede davvero in questo assetto: «Noi l'avevamo fatto bene anche in passato - spiega il tecnico - dobbiamo guardare alle nostre caratteristiche ma anche agli avversari. Loro avevano quattro giocatori davanti piccoli e rapidi, non volevamo assolutamente lasciare loro profondità. Li avevo visti quando hanno infilato qualche vittoria consecutiva, giocavano bassi e ripartendo bene, quindi volevo pareggiare i duelli sugli esterni proponendo giocatori di gamba, avere un centrale rapido che ha fatto bene come Rapisarda, e centrocampisti che potessero mettere in difficoltà tra le linee la loro mediana. Nel primo tempo non l'abbiamo fatto bene, nella ripresa invece è andata molto bene: loro non sono mai entrati in area, i nostri davanti hanno fatto un grande lavoro sporco. E sono contento che sono arrivati gol dai nostri attaccanti: spero trovino ora continuità». Bucchi spiega che un certo atteggiamento è stato puramente voluto: «Abbiamo scelto noi un po' di soffrire, era la quarta partita in dieci giorni, le energie fisiche vanno gestite e avevamo varie defezioni: quindi ho scelto di giocare un po' in attesa». Unico prezzo da pagare le tante ammonizioni che porteranno ad avere molti squalificati a Mantova, ma Bucchi non si dispera: «Punteremo sulla duttilità dei ragazzi: dobbiamo recuperare le energie e poi troveremo anche stavolta un undici affidabile per provare a vincere anche lì».

- Pallamano Trieste verso il derby d'Italia. Sabato a Bressanone la formazione di Fredi Radojkovic sfida una delle sue rivali storiche, match di cartello di un campionato che sta entrando nel vivo.I biancorossi ritrovano sulla loro strada Gianluca Dapiran (intervistato da Lorenzo Gatto), triestino nato e cresciuto in una società che dopo averlo riportato a casa per dare sostanza a un progetto ambizioso, a metà di questo campionato lo ha ceduto accontentando le richieste del giocatore. Un anno e mezzo a casa poi la scelta di chiudere nuovamente le valigie e lasciare Chiarbola.Dapiran, come si sta trovando in Alto Adige? "Molto bene, qui ho trovato un ambiente ottimo e una squadra competitiva, in grado di lottare per puntare in alto e rincorrere gli obiettivi che la società ha indicato all'inizio della stagione". Obiettivo play-off tutto da raggiungere. In questo momento Fasano, Conversano, Sassari e Pressano sembrano avere una marcia in più. Pensa che rientrare tra le prime quattro e centrare la post season sia ancora possibile? "Ci crediamo perchè abbiamo tutto gli scontri diretti in casa. Certo, non abbiamo praticamente più margine di errore, starà a noi saper gestire la pressione e trasformarla in energia da portare in campo". Sabato arriva Trieste, gara da non sbagliare. Come arrivate alla sfida? "Con l'incognita della pausa legata al Covid, siamo fermi dal match di Coppa Italia contro Conversano e dobbiamo ritrovare carica agonistica. Il tempo a disposizione, d'altra parte, ci ha permesso di recuperare l'intera rosa". Il suo addio a Trieste rimane avvolto nel mistero. La società aveva spiegato la scelta di rescindere il contratto con la mancanza di stimoli, cosa c'è di vero? "Posso solo dire che gli stimoli per fare bene non mi sono mai mancati. Le motivazioni con cui scendo in campo a Bressanone sono le stesse che avevo a Trieste. E anzi, proprio per il fatto di giocare per la maglia della mia città, erano forse ancora maggiori". Considera l'addio a Trieste una sconfitta? "Sicuramente sì. Avevo lasciato la Spagna convinto, ho creduto e investito in un progetto che non è andato a buon fine. Non voglio entrare nel merito di ciò che è successo, l'unica cosa che posso dire è che se fosse dipeso da me sarei ancora a Trieste". Tornando al campionato, qual è la sua favorita per la vittoria finale? "È difficile oggi sbilanciarsi in un pronostico perchè innanzitutto bisogna capire chi saranno le quattro squadre che si giocheranno lo scudetto. Personalmente vedo Conversano e Sassari ancora leggermente favorite, in questo senso le finali di coppa Italia hanno fanno maggiore chiarezza sugli equilibri di questo campionato. Rispetto a pugliesi e sardi, credo che Fasano e Pressano a livello di rosa abbiano qualcosa in meno".

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