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Fumata bianca


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Maurice

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Il 19 aprile 2005 l'elezione

Un anno fa i cardinali sceglievano Ratzinger

Folle record per il Pontefice che non ama apparire. Meno discorsi e cerimonie ma il Papa ha già incontrato quattro milioni di pellegrini

CITTÀ DEL VATICANO — Oggi Benedetto XVI compie un anno di pontificato: le folle sono state da record, ma egli ha mantenuto una vivace ritrosia ad apparire. È convinto che ci debbano essere meno pronunciamenti e meno governo nella Chiesa e ha passato i primi dodici mesi da papa a mettere le premesse perché la Curia e la sua stessa attività dimagriscano. Per ottenere il dimagrimento avrebbe bisogno di tempi lunghi, perché non vuole attuarlo con misure drastiche, ma ovviamente non sa di quanto tempo dispone e forse si attribuisce la funzione di chi pone dei segni, più che quella del grande riformatore.

QUATTRO MILIONI —Con le oltre cinquantamila persone che vedrà oggi all’udienza generale, Benedetto XVI avrà incontrato in un anno più di quattro milioni di persone : 1.121.500 con le udienze del mercoledì , 384.900 con le udienze speciali, 697.200 con le celebrazioni liturgiche, 1.875.000 con i saluti domenicali. Aveva detto da cardinale che nella Chiesa c’era un’«inflazione di parole» e «una produzione eccessiva di documenti». Che in particolare sulla morale sessuale «è stato detto troppo e troppo spesso». Che lui — il cardinale Ratzinger — personalmente non amava trovarsi «in una struttura celebrativa permanente». Che preferiva ci fosse «meno discussione e più preghiera», essendo convinto — tra l’altro — che «forse attualmente nella Chiesa si decide e si regolamenta troppo». Nei primi dodici mesi di regno si è comportato in perfetta coerenza con quelle affermazioni. Ha pronunciato 291 discorsi, mentre il predecessore nell’anno del debutto ne aveva tenuti quasi il doppio: 569. Ancora più significativa la riduzione delle celebrazioni con il popolo, che sono passate da 68 a meno della metà: 31. Con il linguaggio di Silvio Negro — il fondatore del vaticanismo contemporaneo — si direbbe che egli, rispetto al polacco di cui fu il massimo consigliere, sia un papa più «religioso» e meno «politico». Concentra cioè la sua attenzione sulla vita interna alla Chiesa, più che sull’azione della Chiesa nel mondo. Ha ridotto al minimo gli incontri con i politici e gli ambasciatori e persino con i nunzi, cioè con i propri ambasciatori. Mette il massimo di impegno, invece, nel colloquio con i vescovi. Fa meno discorsi e scrive di persona i più importanti. Ha deciso che non celebrerà le beatificazioni — ma solo le canonizzazioni — per ridurre le attività papali. Ha molto insistito in questo primo anno sui temi della vita e della famiglia, ma non ha mai fatto un vero e proprio discorso di morale sessuale.

MENO BUROCRAZIA — Ha nominato quindici nuovi cardinali, cioè in sostanza quanti ne aveva nominati il predecessore nel suo primo anno, ma anche qui ha realizzato un ridimensionamento: con gli ultimi due concistori Giovanni Paolo II aveva portato il «tetto» dei cardinali elettori a 135, mentre egli ha voluto fermarsi ai 120 stabiliti da Paolo VI. Anche per tornare a quel limite ha scelto di tenere basso il numero delle porpore curiali e intanto ha affidato a due soli cardinali, Poupard e Martini, ben quattro Consigli (Dialogo interreligioso e Cultura al primo, Giustizia e pace e Migranti al secondo), indicando come procederà nell’opera di riduzione dell’organico e delle attività. Con questa cura dimagrante la Curia potrebbe ritrovarsi nel giro di un triennio forse con cinque cardinali in meno, rispetto alla ventina ereditata dal predecessore. Il papa teologo ridurrà gli uffici e il loro organico, ma ascolterà di più i collaboratori. Già abbiamo detto che dedica molto tempo a incontrare i vescovi che vengono dalla periferia e dobbiamo aggiungere che senza fare proclami ha già ottenuto che le riunioni dei capi-dicastero (finora ne ha convocate due) non si limitino a un giro informativo sulle attività di ognuno, ma siano aperte alla «libera discussione» delle questioni più importanti.

PICCOLE RIFORME — Resta il problema delle decisioni di governo. C’è chi prevede una forte riforma della Curia, dopo il dimagrimento e chi invece immagina che le modifiche arriveranno una alla volta e solo nell’insieme finiranno con il descrivere un progetto. Forse la seconda ipotesi si addice di più al profilo basso del governo curiale che papa Ratzinger tende a ottenere.

fonte: Corriere.it 19 aprile 2006

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