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MARTEDI' 27 AGOSTO 2019

. Arriva da Legnano dove, lo scorso anno, ha compiuto una sorta di piccolo capolavoro. La salvezza, resa inutile dalla rinuncia della società lombarda alla serie A2, è valsa ad Alberto Mazzetti la stima di un ambiente che ha saputo riconoscere le sue qualità e l'ottimo lavoro svolto. Trieste come premio, dunque, un mezzo per "assaggiare" per la prima volta la serie A e affacciarsi sul palcoscenico della massima serie, di certo non un passo indietro in una carriera che lo vede tornare assistent coach dopo l'ultima stagione vissuta da capoallenatore.

«L'esperienza dello scorso anno mi ha insegnato molto- racconta Mazzetti a Lorenzo Gatto. Giocando di squadra, lavorando assieme allo staff, sfruttando i consigli e i piccoli gesti di chi ci ha aiutato da fuori abbiamo centrato un risultato importante di cui tutti devono essere orgogliosi. Vedere la società costretta a rinunciare alla A2 è stato un tuffo al cuore, dopo aver portato la barca al sicuro al termine di una navigazione ricca di insidie l'ho vista affondare proprio una volta arrivati in porto».

Perché Trieste? «Per la volontà di seguire un percorso con una logica. Ho avuto altre proposte, anche da capo allenatore, ma per me il problema era trovare un progetto che avesse un senso e mi regalasse gli stimoli giusti. Arrivo in una società che ha struttura, organizzazione e che da avversario ho sempre apprezzato e visto come un punto di arrivo. Conosciuta da dentro, l'impressione è stata confermata. Uno staff composto da persone competenti, un lavoro che si basa sulla condivisione delle idee».

PRIMO IMPATTO: questa scommessa triestina lo assorbe ma Alberto Mazzetti sta cercando di scoprire la città per poter vivere pienamente questa sua nuova avventura. «Di questo devo ringraziare i miei compagni di lavoro che, aldilà di un come stai di circostanza, si stanno mostrando molto disponibili a farmi conoscere posti nuovi. Seguo i loro consigli, qualcosina sto scoprendo da solo. Di certo Trieste è una città che mi piace. Nè grande né piccola, con il giusto equilibrio che ti consente di apprezzarla con la tranquillità necessari».

LA SQUADRA: Assieme alla città, sta imparando a conoscere un gruppo di ragazzi che lo hanno conquistato per disponibilità e dedizione al lavoro. «È una cosa che mi ha colpito. Soprattutto gli americani mi stanno sorprendendo. Sono curiosi, ascoltano con attenzione e vogliono sapere il perché delle cose che gli vengono proposte. Lo considero qualcosa di molto positivo».

IL RITIRO: Lasko come possibilità di fare un passo avanti nella preparazione. «Lasko come chance di conoscerci non soltanto sul campo ma anche e direi soprattutto nella vita di tutti i giorni. Una settimana da vivere tutti assieme per scoprire l'uomo oltre che il giocatore. Poi, è chiaro, ci servirà molto il lavoro sul campo. Inseriremo Justice, speriamo di poter avere con noi anche Jones».

IL CAMPIONATO: «Sono l'ultimo arrivato in serie A per cui i giudizi preferisco lasciarli agli altri. L'unica cosa che mi sento di dire è che sarà un campionato molto duro, competitivo. Pensiamo alle neopromosse: sono salite Fortitudo e Treviso due società che per storia, tradizione e ambiente hanno la forza per fare bene. Sarà una grande stagione, di questo sono certo». 

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