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MERCOLEDÌ 15 APRILE 2020

- Il consiglio federale della Fip convocato dal presidente Giovanni Petrucci e programmato per stamani alle 10.30 metterà definitivamente la parola fine al campionato di serie A. Uno stop già annunciato la settimana scorsa - come scrive oggi Lorenzo Gatto su "Il Piccolo" - che diventerà ufficiale con la ratifica di un provvedimento finalmente esecutivo. La palla, adesso, passerà ai presidenti Gandini e Basciano visto che la massima lega professionistica e quella dilettantistica si confronteranno sull'eventualità di interscambi tra serie A e A2, tra ipotesi di riposizionamenti di club professionistici che potrebbero valutare di ripartire dal primo campionato dilettanti. In questo senso, dalla Fip, nessuna indicazione. L'unico "suggerimento" che dovrebbe uscire dal consiglio federale sarà di cercare di ripartire con un campionato con un numero pari di squadre. Scudetto non assegnato e retrocessioni congelate: le indicazioni emerse dal tavolo di confronto tra Fip e Lega dovrebbero essere queste. «Sentite le società, come Lega, abbiamo espresso il nostro parere - sottolinea il presidente Gandini - ma è giusto che sia il consiglio federale a prendere una decisione. Definito il quadro, parleremo di come ripartire e come garantire la competitività delle nostre squadre nelle coppe europee». Detta la parola fine a questa stagione si comincerà a ragionare sul futuro. Quante squadre parteciperanno alla prossima A, con quale formula e quando riprendere sono le prime domande cui bisognerà dare una risposta. Con la spada di Damocle dell'impossibilità di garantire la piena e totale fruibilità dei palazzetti. Per quanto riguarda la ripresa, possibile, vista la piena adesione delle società, una Supercoppa da giocare in preparazione al campionato cui dovrebbero partecipare tutte le squadre. Intanto Fip e Lega busseranno alle porte di Governo e Coni: senza un robusto aiuto il movimento potrebbe faticare a risollevarsi.

- Una vita spesa al servizio della pallamano Trieste, una carriera trascorsa con la maglia biancorossa cucita addosso. Marco Visintin, capitano dell'Alabarda, assieme a Lorenzo Gatto riavvolge il nastro dei ricordi ripercorrendo gli oltre vent'anni che hanno scandito un percorso ricco di soddisfazioni. La squadra più forte nella quale hai giocato? «La squadra dei primi anni duemila con i pilastri della pallamano Italiana come Tarafino, Fusina, Pastorelli, Mestriner, Guerrazzi, Marco Lo Duca. Una squadra unica. Con giocatori così il livello di concentrazione ad allenamento era altissimo». Il compagno di squadra più forte che hai avuto? «Senza fare un torto a nessuno sono rimasto sempre impressionato da Dusan Novokmet. Un talento incredibile, con grandissima tecnica e visione di gioco»Il compagno di squadra che ti ha fatto pensare... questo è meglio che cambi sport? «Domanda scomoda: sono io. Specialmente all'inizio mi chiedevo spesso se fosse il caso di cambiare sport. La risposta per fortuna è stata sempre no». L'allenatore a cui, in tutti questi anni, hai voluto più bene? «La lista è bella lunga. Schina, primo allenatore, mi ha fatto innamorare di questo sport. Bozzola lo ha reso divertente e pazzo, Sivini mi ha fatto conoscere la pallamano da un punto di vista tecnico e tattico, Oveglia mi ha fatto capire che con il cuore si può superare qualsiasi difficoltà. Come allenatore straniero direi Fredi Radojkovic, gli allenamenti non erano mai uguali ed è riuscito a creare un gruppo fantastico». L'avversario più difficile da marcare? «Tarafino, un giocatore molto intelligente che non dava punti di riferimento». L'avversario in assoluto più forte contro cui hai giocato? «Olaffur Steffanson, terzino destro dell'Islanda e vera leggenda della pallamano. La sua bravura e tranquillità era disarmante». Un avversario che non sopportavi incontrare? «Più di uno. In particolare quelli piccoli e veloci, penso siano i responsabili del mio mal di schiena». Le persone della società a cui sei più legato? «Il professor Lo Duca in quanto lui è la pallamano Trieste, Oveglia cuore e anima della società e il professor Paoli con cui ho lavorato benissimo. Con un po' di romanticismo aggiungo Carpanese. Abbiamo iniziato insieme e siamo ancora qui...» .Una classifica delle tre partite che hanno segnato la tua carriera e che consideri più importanti? «Finale scudetto vinta in casa contro Prato. La gioia della vittoria è stata incredibile. Finale scudetto persa in casa contro Merano. Una sconfitta che mi ha insegnato tanto e che mi ha aiutato a crescere come persona. Gara di andata di semifinale di coppa europea a Trieste contro gli svedesi dello Skovde. Probabilmente la mia miglior partita. Mi ha dato consapevolezza delle mie capacità». Tanti anni di carriera... qualche rimpianto? «Nessun rimpianto. La pallamano mi ha dato tanto: amicizie, gioie, dolori. Mi sono sempre divertito e continuo a farlo». Cosa c'è nel futuro di Marco Visintin? «Mi piacerebbe giocare ancora un anno, finire così la carriera per colpa del Coronavirus mi lascerebbe un senso di fastidio e incompletezza. Devo però prima fare un discorso serio con il mio fisico e vedere che ne pensa. Poi si vedrà!» 

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