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I suntini sandrini di giovedì 10 dicembre 2020


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GIOVEDÌ 10 DICEMBRE 2020

- «Ci siamo. Stiamo tornando. Voglio provare a essere ottimista stavolta». Eugenio Dalmasson, intervistato da Roberto Degrassi su "Il Piccolo" odierno,  di solito non è soggetto da sparate a effetto. Dopo oltre 40 giorni senza un impegno agonistico e più di due settimane con due terzi dell'organico a casa per il Covid, l'allenatore biancorosso rivede popolarsi l'Allianz Dome per gli allenamenti. E stavolta sembra proprio che domenica Trieste tornerà a calcare il parquet, contro la Virtus Bologna. Il campionato dell'Allianz si era fermato alla quinta giornata e ricomincerà all'undicesima.L'altro pomeriggio i giocatori negativizzati sono tornati ad allenarsi, senza forzare, per fare un po' di fiato e tornare a respirare quel clima che mancava da tempo. Nel frattempo si sono sottoposti a una nuova serie di controlli per l'idoneità agonistica. E solo dopo il disco verde da parte dei medici sportivi il coach potrà considerare su quanti e quali elementi contare domenica contro le Vu nere. Dopo il rinvio dei confronti con la Virtus Roma, domenica scorsa, e con Reggio Emilia, ieri sera, per l'impossibilità di schierare almeno sei giocatori idonei sotto contratto, la soglia minima pare scontato che sarà garantita.Dalmasson confida: «Avevamo tutti voglia di ritornare alla normalità. Ho visto sui volti dei ragazzi il desiderio di ricominciare a sentire il rumore del pallone che rimbalza sul parquet, il piacere di ritrovare i compagni. Anche se...»Ecco, con quell' «anche se...» l'Allianz dovrà rassegnarsi a convivere per almeno un mesetto. Spiega il coach. «In seguito alla pandemia dobbiamo tutti confrontarci con un diverso approccio alla preparazione di una squadra. Ne abbiamo parlato tra noi, con i medici, abbiamo visto l'esperienza delle altre squadre. Non esiste una casistica. Io so che ho 10 giocatori che hanno lamentato problemi diversi e avranno reazioni diverse. Gli specialisti mi hanno spiegato che l'errore più comune che un tecnico può commettere in questi casi è pensare come se dovesse trattare elementi semplicemente non allenati, un po' come se uscissero da un normale infortunio. Invece dobbiamo considerare di dover gestire le energie di persone ammalate o comunque debilitate. C'è chi ha perso sei chili in dieci giorni - prosegue Dalmasson - Dobbiamo effettuare pochi allenamenti e brevi. Ne faremo uno solo al giorno, contro i due abituali. Sappiamo che non potremo avere fretta e il lavoro in palestra non dovrà essere in funzione della partita ma in funzione della salute dei giocatori».I ritmi imposti dal calendario non sembrano fatti per agevolare il recupero. Giocare gare intense ogni tre giorni non è quello che si può definire una ripresa blanda. «Aspettiamoci che chi gioca bene una partita in quella successiva faccia fatica, sappiamo per certo che gli atleti appena ristabilitisi dal Covid non hanno continuità e denunciano cali di rendimento. Dovremo tenerne conto e cercare di amministrare le energie dei giocatori che ho a disposizione».Tra questi anche Marcos Delia, il centro argentino che bloccato dall'Allianz con un contratto di due mesi in questo periodo ha potuto partecipare solo a due incontri, mentre stava cercando di recuperare la forma fisica. 

- Ora che il primo tsunami Covid sembra aver allentato la violenza almeno sul calcio di serie C è possibile fare una prima stima dei danni. Non ci sono solo le conseguenze pesantissime degli sforzi organizzativi e di costi a carico delle società, gli stadi vuoti e gli accorgimenti medico-sanitari o, i disagi degli atleti. Le squadre che più di altre hanno subito l'effetto contagio hanno pagato un prezzo in termini di punti mancanti. Il dato non è scientifico perché nel calcio tante sono le componenti che portano a risultati positivi o negativi ma un'analisi dei numeri del mese di novembre indica chiaramente un filo comune. Nello specifico del girone B la Triestina spicca nella classifica delle squadre più colpite con 7 giocatori contagiati. Si trova alle spalle del caso eclatante dell'Arezzo con 18 contagi (e guarda caso l'escalation in casa alabardata e cominciata proprio lì perché in quel momento solo Tartaglia e Sarno erano out). I toscani tuttavia , visto il numero altissimo di assenze, hanno potuto rinviare molte gare con un handicap evidente nel giocare ogni tre giorni ma in qualche modo limitato. Poi c'è il Legnago con 6 giocatori out, il Ravenna con 5 e il Cesena con 4 (ma riscontrati a metà ottobre). L'Unione si è difesa per la tenacia del gruppo e dello staff ma anche per la panchina di spessore allestita dalla società ottenendo 7 punti in quel lasso temporale. Il Ravenna ha fatto solo 1 punto a novembre e il Legnago appena 3 e così da matricola terribile è precipitato in classifica. E non può essere un caso che le squadre che hanno avuto il rendimento a doppia cifra, per quanto ben attrezzate e ambiziose, come Padova, Sudtirol, Perugia, Sambenedettese e Mantova oscillano da un caso di Covid a un massimo di 3 ciascuna. Del resto anche in serie B Reggiana e Vicenza, solo per fare degli esempi, sono andate in sofferenza. Ma per restare alla C nel girone A le malcapitate Piacenza (10 casi) e il Novara (6) hanno raccolto in un mese di campionato appena rispettivamente 2 e 3 punti. I piemontesi che avevano ambizioni sono a quota 17 a metà classifica e hanno sostituito il tecnico. Nel girone C le prime della classifica non sono state o quasi intaccate dal virus mentre il Palermo, con 18 casi, sta cercando di risalire la china e lo stesso vale anche per una squadra con minori ambizioni come la Vibonese. Insomma, nell'auspicio per la salute di tutti che il virus dia una tregua, non si può ignorare come il Covid abbia un peso non per tutti uguale nelle gesta sportive della competizione. La Triestina ne ha fatto le spese, come altre, con un handicap che rispetto alla sua media è di almeno 3-4 punti . A questi vanno sommate altrettante occasioni sprecate prima dell'esplosione del focolaio. Sono numeri che fotografano l'attuale classifica. La ricerca rapida di recuperare il terreno perduto è evidentemente una delle motivazioni di Milanese che ha scelto di affidare la squadra a Bepi Pillon. Il nuovo tecnico ha il compito di imprimere alla squadra un cambio di ritmo che può arrivare anche grazie al progressivo rientro dei convalescenti. Ma, come dimostrano questi mesi, in questa stagione più che in passato, gli investimenti e gli sforzi economici possono non essere sufficienti. Serve anche non incappare nel virus

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