SandroWeb Posted May 22, 2021 Report Share Posted May 22, 2021 SABATO 22 MAGGIO 2021 - Il 21 maggio di dieci anni fa la Triestina dava l'addio alla serie B. Lo scrive oggi Ciro Esposito sul "Piccolo", parlando della recente storia alabardata: al Rocco un gol dell'ex Abbruscato garantiva la vittoria al Vicenza dell'ex Maran e spediva in terza serie la Triestina di Salvioni. Dopo il traumatico e chiacchierato spareggio salvezza perso per 3-0 dodici mesi prima contro il Padova (poi ci fu il ripescaggio) si materializzava per la prima volta nella storia una doppia retrocessione sul campo. Il popolo alabardato aveva subito due delusioni di quelle che restano indelebili. Due orribili sconfitte al Rocco tanto che quella di domenica con la Vecomp sembra una sciocchezza. Era solo l'inizio di un calvario durato cinque lunghissimi anni. I FALLIMENTI Il contestato presidente Fantinel, subentrato di fatto a parte la parentesi tonnellottiana all'era Berti pure contestato, ad agosto lascia la palla a Sergio Aletti, romagnolo con trascorsi da vicepresidente del Cesena, ma con risorse finanziarie non certe o neppure accertate. Una gran parte della tifoseria osanna questo personaggio bizzarro che mette la compagna alla presidenza, Discepoli alla guida della squadra, un rappresentante dei supporter in cda.Si finisce con l'esercizio provvisorio, la retrocessione in C2 del gruppo poi affidato al buon Galderisi e il fallimento. L'asta va deserta eppure con mezzo milione di euro si potevano prendere C2 e un manipolo di bravi ragazzotti. Un tanto per capire la reattività triestina.IL TENTATIVO A luglio inoltrato il sindaco Cosolini si appella a un gruppo di imprenditori triestini (il presidente Zotti, poi il manager Puglia, Cergol proprietario di Italspurghi ecc.) per ripartire dall'Eccellenza. I soldi non sono tantissimi, la capacità di fare calcio professionistico (mister Costantini a parte) anche meno. Al di là di una promozione mai centrata, a distanza notevole dal Monfalcone e dei play-off persi con la Pro Dronero, la dirigenza chiede e ottiene l'ingresso in una D che è anche al di fuori della sua portata. Eppure i tifosi, nel frattempo diventati proprietari del marchio, sono sempre al fianco dell'Unione.IL BUIO Ma dopo un paio di mesi i conti non tornano con la squadra affidata a Rossitto (per Costantini). La Triestina in D con almeno tremila al seguito non dovrebbe essere difficile da piazzare e invece i triestini la girano alla fantomatica coppia Mehmeti -Mbock. Per mesi non si vedono denari, i giocatori a fine stagione se ne vanno. Spunta il romano Pontrelli prima consulente e poi proprietario. Altro personaggio che tiene in piedi il tutto con espedienti e giocatori improbabili. Ma in città alcuni notabili gli danno credito, non i tifosi.LA RINASCITA Il fallimento a maggio del 2016 è sancito dal Tribunale (secondo default in 4 anni è un record) e la Triestina passa nelle mani di due triestini che a Trieste non vivono: Milanese da oltre 20 anni e il cugino Biasin emigrato con la famiglia in Australia da quando era bambino. Anche in questo caso i tifosi sostengono l'iniziativa, in città non tutti sposano la causa. Comunque da quel momento la Triestina cresce con l'impegno di Milanese e i soldi di Biasin che versa milioni e milioni nella casse alabardate. Cresce sul piano sportivo fino a sfiorare la B nella finale con il Pisa. Poi due stagioni travagliate sul piano sportivo, deludenti per l'ansia di tutti di riagguantare la B ma pur sempre concluse ai play-off e con i conti saldati da Biasin. Molti club in Italia stanno molto peggio.Guardare al passato serve solo a focalizzare il presente per proiettarsi in avanti. Vincere la C è un'impresa che costa molto e serve tanta pazienza (Ternana docet). Dopo 10 anni di assenza la B non solo è una questione di prestigio ma anche di avvicinamento a una possibile e ineludibile sostenibilità economica del club. «L'impegno di Mario Biasin non è scontato» ha dichiarato Milanese. Non resta che attendere ma ancora uno sforzo, facendo tesoro degli errori, sarebbe auspicabile. Uno sforzo da parte di tutti. - "Alviti? A oggi, dal suo procuratore, non ci è arrivato nessun segnale. Leggo il nome di Davide accostato ad altre società, ho chiesto a Marco Valenza (il suo procuratore ndr) di avvisarci se dovesse esserci qualche interesse concreto su di lui. Dobbiamo cominciare a ragionare sulla squadra del prossimo anno ed è importante capire come muoverci".Mario Ghiacci fa il punto della situazione in casa Allianz circa l'ipotesi di un possibile partenza dell'ala di Alatri. Uno dei giocatori migliori della Trieste che ha centrato i play-off e che, essendo entrato nel giro della nazionale, ha catturato l'attenzione dei club della massima serie. Se Alviti diventerà un pezzo pregiato del mercato lo capiremo nelle prossime settimane, di certo dopo la fine dei play-off e l'assegnazione dello scudetto. A quel punto, se i top team del campionato non dimostreranno interesse per Davide, potranno muoversi quelle squadre come Brescia e Trento di cui si sta parlando in questi giorni. Dovesse lasciare Trieste, l'Allianz monetizzerà comunque la sua partenza. Nell'uno più uno firmato la scorsa stagione è prevista in 50 mila euro la cifra per uscire dal contratto. Un possibile extra budget utile per ammortizzare la perdita e trovare un valido sostituto Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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