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LUNEDÌ 28 FEBBRAIO 2022

- Mai la Triestina nella sua centenaria storia era riuscita a vincere 8 partite in trasferta in un campionato professionistico. Con l'incredibile settimana vissuta tra la Romagna e la Lombardia, il tecnico Bucchi con la vittoria di ieri a Mantova ha scritto un pezzetto di storia della società. «Nel nostro percorso al di là dei record che fanno sempre piacere era importante dare seguito ai risultati positivi e farlo fuori casa contro una squadra in grande salute è tanta roba. Questa nostra emergenza preferisco definirla una opportunità che ci ha dato l'occasione di cementarci ancora di più. Questi ragazzi hanno sempre risposto alle difficoltà e adesso dobbiamo essere bravi a non ritornare su vecchi errori».Le parole del tecnico alabardato suonano bene, opposte al grigiore di un anno 2022 iniziato male. «Dopo un primo ciclo di gare non all'altezza del nostro nome, nelle cinque seguenti abbiamo fatto molto bene. Il pari a Bergamo, poi ne abbiamo vinte quattro, tre di seguito fuori casa, difficilissimo. Ora dobbiamo recuperare energie fisiche e mentali, lavoriamo cercando di recuperare giocatori e tenendo questa concentrazione. Al Mantova abbiamo concesso una sola occasione su duplice errore nostro, per il resto mai entrati in area. Da parte nostra siamo stati cinici e abbiamo preso possesso della loro metà campo. Bravi a sfruttare il piazzato e le capacità dei nostri giocatori». Triestina brava a lasciar sfogare il Mantova nel primo spicchio di gara senza colpo ferire. «Il primo tempo è stato più equilibrato, abbiamo sbagliato troppi passaggi, nella ripresa invece molto bravi nel gestire la palla e li abbiamo schiacciati. Potevamo sfruttare meglio alcune situazioni ma abbiamo ottenuto la vittoria ricercata fino in fondo».Una parola per la tenacia dei suoi? «Sono stati bravissimi gli undici e chi è entrato poi. Da Petrella mezzala a Sarno che ha giocato tre minuti correndo su ogni pallone, è un momento in cui ci siamo compattati con uno spirito eccezionale. Tanti giocatori si stanno gestendo, da Giorico a Calvano o Negro. In questi momenti, o crei gli alibi o ti rimbocchi le maniche e cerchi di dimostrare che anche messo all'angolo sai reagire e sferrare il colpo giusto, e ne sono contento» L'uscita di Petrella? «Spero sia solo una contrattura, speriamo di avere evitato una lesione».

- La sua immagine - durante le Final Eight di Coppa Italia - impegnato a calmare il suo capo allenatore, fa capire come la vita in panchina di Gianmarco Pozzecco (intevistato dal sottoscritto per il numero settimanale di City Sport) sia cambiata. E non è stato assolutamente un brutto affare per la “mosca atomica”.
Da head coach ad assistente: a mesi di distanza, rifaresti questa scelta?
“Non ho dubbi a riguardo: è una tappa importante della mia carriera, ho vissuto un’esperienza analoga a Zagabria ma senza dubbio essere all’Olimpia rappresenta un percorso alla fine del quale, un giorno, potrò dire di essere migliorato. Specie quando affianchi uno degli allenatori più bravi al mondo”.
Un bel cambio di responsabilità, il tuo. Come lo stai vivendo?
“Mi sono reso conto che da assistente devi azzerare il tuo ego e la tua sete di successo, restando totalmente a disposizione del tuo capo allenatore. Se non hai questo stato d’animo, questo incarico diventa complicato. “Annullarmi” per il bene della squadra è una necessità che vivo ormai in maniera spontanea e inconsapevole”.
Lo hai detto tu stesso: sei a fianco di un coach esperto e preparato. Come è il tuo rapporto con Messina?
“Splendido, ed è una cosa diversa rispetto a quando ero a fare il secondo di Mrsic al Zedevita. Con Veljko ci avevo giocato assieme ed era quasi più semplice, Ettore invece in pratica lo avevo solamente incrociato in passato. Il fatto che mi abbia voluto qui a Milano fa capire quanto creda in me e nel mio lavoro: è uno dei tecnici più bravi al mondo, all’inizio gli chiesi se fosse davvero possibile avere un certo tipo di rapporto. Sta andando tutto alla grande”.
Hai affrontato Trieste da avversario: come è cambiata questa squadra rispetto al passato?
“L’impronta di Dalmasson è difficile da cancellare, perché il suo percorso a Trieste è stato straordinario. Ciani è stato bravo a inserirsi in un contesto di squadra già ben organizzato, i risultati dimostrano quanto stia facendo molto bene. L’Allianz ha battuto anche noi, magari questo se lo poteva evitare (ride, Ndr)”.
Da eccellente playmaker quale sei stato, cosa significa per una squadra veder cambiata l’intera cabina di regia, così come è accaduto all’Allianz?
“Il problema più grande è la mancanza di Fernandez: era perfetto in questo sistema ed è stata una perdita sostanzialmente molto condizionante per Trieste che ha fatto del proprio nucleo importante di italiani un marchio di fabbrica degli ultimi anni. Credo che l’Allianz riuscirà a risolvere anche questo problema: ha giocatori eccellenti come Banks e Delia, saprà di certo mantenersi ad alti livelli e centrare i play-off”.

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