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I suntini sandrini di venerdì 11 novembre 2022


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VENERDÌ 11 NOVEMBRE 2022

- È stato il sogno di più di qualche notte di piena estate, forse il primo nome sul taccuino della società nella fase di costruzione della nuova Pallacanestro Trieste targata Marco Legovich. L'obiettivo del coach era chiaro: puntare su una coppia di play italiani (nel nostro caso triestini) per liberare spazio agli americani e spendere il doppio spot in un altro ruolo. Alla fine come scrive oggi Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", Ruzzier aveva scelto di restare alla Virtus e la strategia di mercato era cambiata. Nessun ripensamento su Stefano Bossi, l'uomo deputato a dare minuti di riposo al titolare, la rinuncia a Michele aveva aperto la strada al ritorno di Corey Davis. In questi mesi la situazione è però cambiata: in una Virtus costruita per primeggiare in Italia ed essere competitiva in Eurolega, la possibilità di trovare spazio si è ridotta giornata dopo giornata. Ruzzier ha dovuto affrontare la concorrenza di un pacchetto di play composto da Hackett, Pajola e Mannion senza dimenticare sua maestà Teodosic che spesso e volentieri spende minuti ed è decisivo come portatore di palla. Coach Scariolo ha fatto le sue scelte e definito le gerarchie e i minuti a disposizione del play triestino sono definitivamente svaniti. Con ancora pochi mesi prima della scadenza del biennale firmato nell'estate del 2021 con le Vu nere, Ruzzier ha preso atto della situazione e ha cominciato a guardarsi attorno in cerca di una soluzione che possa essere soddisfacente per concludere questo campionato in una società che gli conceda la possibilità di rilanciarsi, giocare e garantisca contestualmente un contratto per il futuro. In questo contesto si è inserita Trieste, che sta lavorando per cercare di trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti. Cosa non semplice vista la concorrenza in atto (Reggio Emilia è a caccia di un uomo in grado di supportare la regia di Cinciarini nel doppio impegno campionato- coppa) e le richieste di un giocatore che in questo momento costringerebbe la società a uno sforzo importante. Nelle pieghe di un accordo ancora tutto da perfezionare, resta da capire l'effettiva utilità di un inserimento che cambierebbe, inevitabilmente, gli equilibri faticosamente raggiunti dal gruppo nelle ultime giornate. In una squadra che ha negli esterni il suo obiettivo punto di forza e che, in questo momento, ha problemi in altri ruoli, l'opportunità di aggiungere un play-maker va attentamente valutata.

- Mentre la Triestina si prepara alla sfida di domani con il Renate (al Rocco inizio alle 14.30), l'ex tecnico alabadato della stagione 2013/14 Fabio Rossitto (intervistato da Antonello Rodio su "Il Piccolo"), attento osservatore delle vicende della serie C, assicura che l'Unione può uscire da questo tunnel e che Pavanel è l'uomo giusto per guidarla. Rossitto, si è fatto un'idea del perché la Triestina sta andando così male? «Diciamo che quest'estate è stato fatto tutto nuovo, sono arrivati tanti giocatori, si sono create delle aspettative, e c'è stato un allenatore giovane che forse non conosceva bene certe dinamiche, in una piazza non facile come Trieste. Evidentemente non era ancora tutto pronto per fare bene e quindi non era semplice partire in un certo modo».Ma a suo parere la Triestina quanto vale? «Per me la squadra è competitiva, ma quando la partenza non è buona inizia a venir su ansia, pensi di aver perso la strada intrapresa e tutto sembra un disastro, perché pensavi di lottare per altri obiettivi. Ma non è cosi, bisogna cercare di mantenere un certo equilibrio e avere una visione. Certo, da fuori è sempre facile parlare». E come giudica il cambio di panchina? «Intanto dispiace per un giovane collega come Bonatti che ha avuto un'occasione importante, ma nel calcio purtroppo succede. Comunque credo che Pavanel sia l'uomo giusto in questo momento: conosce bene la piazza e certe dinamiche, è stimato dalla tifoseria, cercherà di toccare i tasti giusti per essere pratici e portar fuori la Triestina da questa burrasca. So quanto bene vuole a Trieste e quanto la città ne voglia a lui, quindi bisogna avere fiducia».La Triestina riuscirà a salvarsi? «Parlare di salvezza con la Triestina sembra di dire una parolaccia talmente è strano, ma per essere pratici è fondamentale tirarsi fuori al più presto dalla melma e portarsi a una quota di tranquillità. Credo che questa squadra, se è serena, può e deve dare molto di più. Poi se comincia un filotto positivo, può pensare nuovamente a cose diverse, ma ora serve grande umiltà e fare un passo alla volta, con pazienza e cercando di tirar fuori energie positive».A questo punto il favorito per vincere il girone è il Pordenone? «Direi di sì, ha indovinato tutto sul mercato, la piazza è tranquilla e ti fa lavorare bene, la squadra è bella compatta, con un giusto mix. E dopo una retrocessione ha aiutato tanto essere partiti bene». Come mai il Vicenza e in parte anche il Padova stanno deludendo? «Torniamo al discorso della Triestina, sono piazze non semplici, le aspettative sono sempre alte e questo è il bello e brutto delle squadre importanti. Perché non è semplice vestire certe maglie, pesano in maniera diversa dalle altre, c'è bisogno di maggior personalità e non sempre è facile sopportare le responsabilità».È un campionato ricco di continue sorprese: come mai?«In effetti è molto equilibrato, non c'è una squadra che sta dominando, i risultati sono altalenanti. Questo dimostra che con un po' di continuità si può tornare presto in carreggiata. E questo dà speranza anche alla Triestina»

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