Starlite Inviato 29 Marzo 2009 Segnala Inviato 29 Marzo 2009 Riporto l'articolo del Piccolo de oggi 29.03.09: Yolanda, la donna che fece battezzare col nome di Trieste il batiscafo di PiccardLa storia di un’amicizia dietro a una delle più grandi imprese di tutti i tempi di PIETRO SPIRITO C’è una donna dietro l’intitolazione alla nostra città del batiscafo ”Trieste”, il battello con il quale nel gennaio del 1960 Jacques Piccard raggiunse il punto più profondo del pianeta, i quasi 11mila metri della Fossa delle Marianne realizzando una delle più belle e importanti esplorazioni di ogni epoca. Che il batiscafo di Piccard (morto nel novembre scorso) si chiamasse ”Trieste” in ossequio all’appoggio della città al progetto originario e al fatto che fosse stato in parte realizzato nei cantieri di Monfalcone si sapeva. Quello che è meno noto è che in realtà il battello avrebbe dovuto chiamarsi non Trieste, ma ”Yolanda”, in omaggio alla donna, amica di Piccard, che fu la vera artefice della realizzazione del batiscafo. Questa è la storia di una grande amicizia, e rappresenta un capitolo inedito nella vicenda di una delle più importanti avventure scientifiche del dopoguerra. A raccontarla è la stessa protagonista, Yolanda Versich Agoral, classe 1922, polesana ma legata a Trieste da un’antica consuetudine e grandi affetti. Dopo un’infanzia e una giovinezza trascorse tra Susak e Belgrado, nel 1947 Yolanda arrivò a Trieste, dove lavorò come segretaria e interprete nel corpo della polizia militare del Governo militare alleato, per poi trasferirsi a Milano. «E fu a Milano - racconta - che conobbi Jacques Piccard -: era il 1950, e Jacques cercava un mezzo per recarsi a Trieste dove voleva scrivere la sua tesi per l’Università». «Allora - continua Yolanda - io ero la segretaria di Franz Kind, un industriale di origine austriaca che stava costruendo la Raffineria Condor a Rho». Kind, ricorda ancora Yolanda, teneva la sua macchina nel garage dell’Albergo Principe, dove di solito alloggiava quando era a Milano. Approfittando della sua auto, e con il suo permesso, Yolanda partiva ogni weekend libero per raggiungere Trieste. E fu in una di queste occasioni che conobbe Jacques Piccard: il giovane studioso, che alloggiava al Principe, stava cercando appunto un passaggio per Trieste. «Durante il viaggio - ricorda la madrina del batiscafo - familiarizzammo, e Jacques mi raccontò del grande desiderio di suo padre, Auguste Piccard, di costruire un batiscafo per gli studi nelle profondità marine, ma aggiunse che il sogno sarebbe stato impossibile senza trovare sufficienti mezzi finanziari». Affascinata dal progetto, appena arrivata a Trieste Yolanda Versich telefonò a Diego Guicciardi, direttore generale della Raffineria Aquila (costruita anche con la collaborazione di Kind), e lo pregò di ospitare nella foresteria della società il giovane Jacques Piccard. «Bene - racconta Yolanda -, Jacques rimase loro ospite per un anno intero e io ebbi tutto il tempo, tramite Kind, di organizzare il finanziamento per la realizzazione del batiscafo. Telefonai in tutta Italia, mandai lettere su lettere, mossi tutte le conoscenze possibili spendendo il nome di Kind». Una delle particolarità del batiscafo consisteva in una camera riempita di benzina che, più leggera dell’acqua, poteva mantenere le caratteristiche di resistenza dello scafo anche a pressioni molto elevate. Così la Raffineria Aquila fornì tutta la benzina necessaria alla costruzione, mentre altre industrie procurarono il materiale restante, e alcuni imprenditori - non triestini - contribuirono al finanziamento. «Insomma - dice ancora Yolanda - riuscimmo a trovare i fondi necessari e finalmente il sogno si realizzò. Il professor Auguste venne apposta a Milano per conoscermi e comunicarmi che per riconoscenza il batiscafo avrebbe portato il mio nome: Yolanda. Ne fui lusingata ma lo pregai di non farlo perché tra l’altro, dissi scherzando, tutti avrebbero pensato alla principessa Yolanda di Savoia e non certamente a me. Gli suggerii, invece, di chiamarlo “Trieste” dato che l’idea della sua realizzazione era nata a Trieste: e così fu». Quando il ”Trieste” raggiunse il punto più profondo dell’oceano Yolanda ricevette un telegramma da Jacques Piccard: ”Congratulazioni Yolanda, senza di te non saremmo mai riusciti a costruire il vascello, tu hai sempre creduto in lui e nel suo destino”. «Da allora - ricorda ancora Yolanda Versich - per anni e anni con Jacques siamo rimasti grandi amici. Io vivevo a New York e passavo l’inverno in Florida dove Jacques aveva un contratto come consulente scientifico con la Marina americana, alla quale, era stato venduto il batiscafo. Quando Jacques si sposò e mise su famiglia, divenni anche grande amica della moglie Marie Claude e per i loro bambini ero e sono rimasta “tante Jolanda”. La morte di Marie Calude, ormai diversi anni fa, mi rattristò molto. E la perdita del mio caro amico Jacques, lo scorso novembre, mi fa ancora più male». Cita
Starlite Inviato 29 Marzo 2009 Autore Segnala Inviato 29 Marzo 2009 E anche, completar el quadro: Un record rimasto a tutt’oggi imbattutoIl battello costruito a Monfalcone scese sul fondo del pianeta Il batiscafo ”Trieste”, costruito per resistere alle enormi pressioni delle profondità marine, poteva contenere un equipaggio di due persone. Nel 1960 segnò il record finora imbattuto di profondità mai raggiunta con una discesa in mare fino a circa 10.900 metri nel punto più profondo del pianeta: la Fossa delle Marianne. L’impresa non è mai stata ripetuta e attualmente non esiste alcun batiscafo in grado di raggiungere quelle profondità. Nel 1958 il ”Trieste” fu acquistato dalla U.S. Navy per 250mila dollari. Il battello era lungo più di 15 metri, ma buona parte della sua grandezza era dovuta alla presenza di una serie di galleggianti riempiti con 85 m³ di benzina e di compensatori riempiti d'aria. L’equipaggio doveva stare nella sfera di appena 2,16 metri, attaccata al fondo della struttura. La sfera fu costruita dalla Società delle Fucine a Terni, mentre lo scafo fu invece costruito nel cantiere navale di Monfalcone dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Trieste, verso la fine del 1952. MORTO LO SCORSO NOVEMBREJacques l’esploratore Jacques Piccard (Bruxelles, 28 luglio 1922 – Ginevra, 1 novembre 2008) è stato uno dei più grandi esploratori del dopoguerra. Figlio del fisico Auguste Piccard, Jacques si laureò in economia all’università di Ginevra. Dopo l’impres del ”Trieste”, Jacques si dedicò all'esplorazione della piattaforma e delle scarpate continentali riprendendo il progetto di mesoscafo, una nave per le profondità medie. Con successive modifiche furono costruiti due mesoscafi, l’ ”Auguste Piccard” e il ”Forel”. Cita
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