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MERCOLEDÌ 2 FEBBRAIO 2022

- Al di là del punto comunque prezioso colto con la Juve U23 vista la ripresa giocata in inferiorità numerica, Cristian Bucchi è sollevato dall'aver visto una pronta reazione dopo Lecco, e insiste sul concetto che momenti così capitano durante la costruzione di un progetto, ma che bisogna tener duro. Innanzitutto la partita, condizionata dal rosso a Lopez: «Un pareggio che accettiamo - dice Bucchi - avremmo voluto vincere, ci abbiamo provato anche in dieci. Abbiamo avuto occasioni nel primo tempo che dovevamo concretizzare, non l'abbiamo fatto e a inizio ripresa siamo rimasti in dieci: ma siamo stati bravi a concedere poco e abbiamo anche creato qualche situazione pericolosa». Il tecnico è soprattutto sollevato dal fatto che Lecco è rimasta un episodio: «Ho rivisto lo spirito che sabato non c'era, non dimentichiamo che questa era per noi la quarta partita in nove giorni . E di fronte avevamo una squadra che abbina qualità tecnica a freschezza fisica. Poteva essere un problema e non lo è stato, perché siamo riusciti a buttarci subito alle spalle la gara di Lecco. Purtroppo in una stagione alcune partite storte capitano: sabato non eravamo noi, ma ho subito ritrovato la squadra sia sul piano caratteriale che della qualità». Resta però un grosso problema, quello del gol «Sarebbe un grave problema se non creassimo occasioni - spiega Bucchi - ma le stiamo creando, solo non troviamo gli incastri giusti. Il calcio è fatto di momenti, purtroppo noi non abbiamo mai trovato gli incastri giusti con i nostri attaccanti, per imprecisioni, errori ma anche episodi . Dobbiamo lavorare per crescere». Bucchi torna soprattutto a predicare pazienza: «Quando si costruisce un progetto, ci si dimentica in fretta della parola progetto e si vuole vincere subito. Il calcio non è cosi, serve tempo. Perfino Liverpool e Manchester City, spendendo vagonate di soldi e prendendo gli allenatori più bravi, hanno avuto bisogno di tempo per vincere. Quindi quando le cose non vanno, servono pazienza e la serenità di non perdere di vista l'obiettivo. Il nostro è di entrare fra le prime sei e costruire uno zoccolo importante che si giochi la B già quest'anno, come faremo fino alla fine, ma che se non ce la fa sia già una struttura di base pronta per il prossimo anno».

- Napoli è mille colori come cantava l'immortale Pino Daniele, ma - come scrive oggi Roberto Degrassi - non il rosa del referto che l'Allianz avrebbe voluto mettersi in valigia. Mandata a memoria la lezione, c'è poco tempo per cambiare obiettivo e pensare alla gara di domani al PalaVerde di Treviso.Al terzo tentativo stavolta ci siamo: alle 20 palla a due tra la Nutribullet e Trieste con la consapevolezza che entrambe hanno visto tempi migliori. L'Allianz si sta ricalibrando dopo aver perso Fernandez ed è una mancanza che vale doppio per la caratura tecnica del Lobito e per il suo spessore umano. I veneti di Menetti stanno ritrovando metà squadra che era stata fermata al Covid: domenica hanno giocato con una manciata di titolari a Pesaro vincendo e segnandone 108, ieri sono volati in Turchia per affrontare nella Champions League il Darussafaka. In sostanza, quello di domani sarà il terzo incontro nel giro di cinque giorni e in mezzo ci sono stati due viaggi.L'Allianz deve riprendere il filo che aveva dovuto interrompere giovedì sera: dopo essersi allenata in vista del match con Treviso, a 23 ore dall'incontro era stata informata del rinvio. Ma tatticamente parte del lavoro era già stato fatto e questo può essere un elemento a favore del team di Franco Ciani.La partita di Napoli ha lasciato aperti due problemi. Il primo era quello prevedibile. Senza Fernandez, la coperta è corta soprattutto se - come al PalaBarbuto - la prova di Davis non è soddisfacente. Fantastico capitan Cavaliero nel dare personalità e pericolosità, importante Banks come supporto nel portare palla ma si tratta in ogni caso di adeguamenti all'interno del roster. Individuare un possibile sostituto del Lobito è complesso e richiede tempo. E anche con tutto il tempo del mondo sarà praticamente impossibile trovare attualmente disponibile un play che possa valere Juan. Nel clan biancorosso non si vogliono fare le cose tanto per fare per rispetto dei tifosi e della classifica. Niente tappabuchi, chi arriverà (se e quando arriverà) dovrà essere affidabile. Dopo Treviso, domenica arriverà all'Allianz Dome Sassari e il sabato successivo si andrà a Brescia, prima delle Final Eight.Il secondo problema sta, ahinoi, diventando monotono. Sagaba Konate. In una serata come quella napoletana, dove anche Delia e Grazulis hanno giocato maluccio, si è avvertita ancora di più l'inconsistenza del centro maliano. Atletismo oscurato da scelte sbagliate, la stessa concentrazione di chi pareva si trovasse lì per caso. «Scusi, passa mica qui la 5?». Nelle ultime cinque partite quello che doveva essere il rimbalzista principe di Trieste ha strappato complessivamente 21 rimbalzi, quattro di media a sera. Fabio Mian ne ha catturati appena uno in meno. Ma lui nelle stesse 5 gare ha segnato 14 punti di media con il 51% da tre e non è certo pagato per svettare sotto i tabelloni.Konate tuttavia è tanto incostante quanto fortunato. Per due buoni motivi. Primo: il mercato nel suo ruolo offre poco o nulla. Secondo: la PallTrieste non ha soldi da buttare dalla finestra e giocoforza se dà la priorità alla ricerca del dopo-Fernandez non è nelle condizioni di investire pesantemente su un nuovo centro. Ghiacci da sempre ha adottato (giustamente, per la sopravvivenza del club) la filosofia di non fare mai il passo più lungo della gamba.

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