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VENERDÌ 4 NOVEMBRE 2022

Il linguaggio del corpo talvolta può anche ingannare. Frank Gaines - intervistato da Roberto Degrassi per il "Il Piccolo" - a vederlo può dare un'impressione distaccata, senza pathos nè coinvolgimento. Poi, quando gli si chiede di parlare della "sua" Pallacanestro Trieste, invece emergono attaccamento e idee chiare. E fiducia in sè e nei compagni di squadra. «Sono qui per fare i play-off». Consapevolezza, ottimismo o incoscienza lo dirà il tempo. Crederci, però, aiuta.Coach Legovich le ha attribuito un ruolo da leader. Come affronta questa responsabilità? "Sto imparando perché sono abituato a cercare di essere un leader dando l'esempio. Adesso devo essere più presente anche parlando ai miei compagni più di quanto lo abbia fatto in passato. Cerco di fare questo ruolo al meglio per la squadra".
Cosa sente di poter dare a questa Trieste? "Oltre alla mia capacità di segnare posso dare esperienza nei momenti difficili e quell'affidabilità per cui il mio allenatore sa che può sempre contare su di me nei momenti di maggior tensione durante il match". L'inizio della stagione è stato complicato. Cosa è mancato alla Pallacanestro Trieste? "Forse non abbiamo focalizzato sufficientemente aspetti importanti, abbiamo diversi giocatori nuovi che non potevano capire quanto fosse dura la serie A. Penso che finalmente adesso tutti l'abbiamo capito dopo una preseason difficile e un inizio di stagione lento". Quali sono i margini di crescita? "Dobbiamo continuare a crescere nella coesione del gruppo e continuare a fidarci gli uni degli altri in ogni aspetto del gioco". Come giudica gli altri esterni Usa Davis e Bartley? "Sono due grandi giovani giocatori con molta energia e un brillante futuro davanti". Si trova in una situazione in cui l'allenatore è più giovane di lei. Come interagite? "Interagiamo alla grande, è cresciuto molto il rapporto per entrambi in questa nuova situazione, penso che stiamo procedendo sempre meglio ogni giorno". Trieste ha l'obiettivo della salvezza. Dove deve migliorare per centrare questo traguardo? "Sono venuto qui per competere per i play-off, non per la salvezza. Questa è la mia mentalità. Abiamo disputato solamente 5 partite. Parlare di salvezza adesso non dovrebbe nemmeno essere un argomento di conversazione. Non posso parlare per conto della dirigenza ma noi, negli spogliatoi, stiamo combattendo pensando di fare i play-off". Provi a ripensare alla sua carriera. C'è un'esperienza di cui è particolarmente orgoglioso oppure qualche rimpianto? "La decisione migliore che ho preso è stata di fidarmi di Evgeny Pashutin e tornare in Italia quando invece avevo giurato che non l'avrei mai più fatto dopo la mia disastrosa stagione da rookie a Caserta. Sì, quello è stato il momento fondamentale per me. Tornare in Italia, a Cantù, e dimostrare di poter giocare in questo campionato". Come giudica questi primi mesi a Trieste sia sul piano sportivo che personale fuori dal parquet? "Penso che con il team sicuramente abbiamo aperto un cantiere ma stiamo andando nella giusta direzione. Adoro la città e il paesaggio che godo da casa mia". 

- La risoluzione del contratto da direttore sportivo con Mauro Milanese è solo l'ultimo dei passaggi formali di chiusura della Triestina con il recente passato. Come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo", la comunicazione è stata fatta ieri dal club attraverso una nota. «La U.S. Triestina Calcio, rende noto che è stato risolto il contratto del DS Mauro Milanese, già non operativo dalla fine della scorsa stagione. Milanese, è stato protagonista della storia della Triestina dalla stagione sportiva 2016/2017, si è fatto apprezzare nel suo incarico per l'ottimo lavoro svolto nel corso degli ultimi campionati. È stato parte integrante del progetto che ha visto la Triestina approdare nel campionato di serie C, sfiorando la Serie B nella stagione 2018/2019, perdendo la finalissima dei playoff in casa con il Pisa. La società, ringrazia il sig. Milanese augurandogli buon lavoro nel prosieguo delle sue future attività professionali. Con la risoluzione di Milanese finisce definitivamente l'era Biasin».Ci sarebbe ancora un tassello da sistemare: il 20% delle quote in capo alla famiglia Biasin, il cui disimpegno è da tempo evidente, e il posto in cda dello stesso Milanese. Magari la questione è già stata risolta o comunque la partecipazione verrà azzerata alla prima ricapitalizzazione. Finora non ci sono state comunicazioni a riguardo da parte della società. Ma poco importa, l'era-Biasin era finita de facto in quel maledetto 16 maggio nel quale è scomparso l'indimenticabile presidente ed è stata seppellita poco dopo l'acquisto dell'80% delle quote da parte di Atlas Consulting-Stardust. La sterzata netta era chiara già a luglio con il mancato riconoscimento di alcun ruolo operativo a Milanese pur sotto contratto. L'ex amministratore unico, protagonista di primo piano (anche con la fideiussione da 350 mila euro garantita a giugno con beni personali) nella trattativa lampo con Stardust per il salvataggio in extremis, era stato annunciato dai nuovi proprietari come figura importante nella fase di transizione. Poi la proprietà, che ha il merito di aver salvato l'Unione da un altro fallimento, ha legittimamente cambiato strada lasciando aperto un contenzioso con il "dipendente" Milanese conclusosi ieri.La risoluzione recide l'ultimo lembo esclusivamente legale tra la Triestina e gli ultimi sei anni della sua storia. Il lavoro di Milanese fatto assieme a Biasin e i milioni investiti dal presidente-cugino perché c'era Milanese, hanno riportato l'Unione prima tra i professionisti dopo anni di sbandamento, poi a un passo dalla B, e ancora nei play-off in mezzo alle difficoltà economiche e organizzative della pandemia e in due occasioni anche alla fase nazionale. L'era Milanese-Biasin ha ridato dignità a una società, ha ricostruito le squadre giovanili partendo da sotto zero, ha portato grazie all'Europeo Under 21 il restyling del Rocco. L'obiettivo era il ritorno tra i cadetti, non è arrivato ed è stato un fardello pesantissimo. Questi sono i fatti tra luci e certamente anche ombre perchè errori sono stati commessi. Il salvataggio finale, grazie all'intervento finanziario e di impegno di Stardust, è stato il tributo di Milanese alla memoria di Mario ma anche al suo (anzi al loro) legame profondo con Trieste e con la Triestina. Vederla fallire sarebbe stato davvero troppo. L'epoca di due triestini ai vertici dell'Unione è stato qualcosa di unico e irripetibile. Ora si guarda avanti ed è giusto così. Non c'è più un'impresa di famiglia ma un network in espansione in tanti settori tra i quali il calcio. Una parte degli appassionati e non solo ha attaccatocon asprezza Milanese e talvolta persino il benemerito Biasin. Trieste invece non può dimenticare il loro contributo alla causa dell'Unione. E non lo dimenticherà. 

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