SandroWeb Posted January 13, 2020 Report Posted January 13, 2020 LUNEDI 13 GENNAIO 2020 - «Sono una squadra lunga e ricca di talento, abbiamo lottato alla pari poi l'espulsione di Jones ci ha indubbiamente condizionati». Delle scelta arbitrali discutibili se ne parla dopo Trieste-Venezia con Mario Ghiacci sul Piccolo, considerando che un doppio tecnico sarebbe stato più che sufficiente, discutibile come per altro tutta una conduzione di un match che ha visto Rossi, Bettini e Vita strizzare l'occhio ai campioni d'Italia.Proprio l'espulsione di Jones che, come scrive Lorenzo Gatto, è stato cacciato assieme al veneziano Vidmar, è stata il passaggio chiave della sfida. Senza il suo leader tecnico ed emotivo, l'Allianz si è spenta consegnandosi nelle mani della Reyer. «L'arbitraggio? Diciamo che lo considero rivedibile» conclude un Ghiacci che sceglie la strada della diplomazia per mascherare la stessa perplessità che rimane nella testa dei tifosi biancorossi.Parole pacate anche da coach Eugenio Dalmasson. «È stata una partita di grande impegno fisico - sottolinea l'allenatore biancorosso - contro una squadra che da quel punto di vista ha un notevole vantaggio rispetto a noi. L'abbiamo interpretata con grande generosità, purtroppo non è bastato per vincere».Inevitabile una domanda sulla partita di Deron Washington, nuovo acquisto biancorosso che ha esordito in campionato proprio contro la sua ex squadra. «Ha giocato forse più di quanto prevedevamo - il commento del coach - purtroppo l'espulsione di Dequan Jones ci ha costretto a rivedere i piani iniziali. Nonostante il minutaggio, al di là della stanchezza Washington ha fatto cose importanti, ha segnato canestri pesanti e ha dimostrato che, sia in attacco che in difesa, potrà esserci molto utile».Al rammarico in casa Allianz si contrappone la soddisfazione dell'ambiente Reyer, con Venezia brava a cancellare la sconfitta della scorsa settimana a Brescia con una prova di carattere. «Per noi una vittoria preziosa - sottolinea coach De Raffaele - ottenuta contro una squadra tosta grazie al prezioso lavoro di tutta la squadra».Il coach campione d'Italia, seppur stimolato a riguardo, non parla dell'arbitraggio preferisce concentrarsi sulla partita dei suoi e sulla reazione che, a inizio ultimo quarto, ha visto i suoi ragazzi reagire al tentativo di rientro dell'Allianz. «Quando Trieste è rientrata a meno sei ho chiamato time out per scuotere i miei giocatori e chiedere loro di continuare a giocare. Non rallentare, cercare di mantenere il controllo del ritmo. Sono stati bravi a reagire, le due bombe di Watt e Chappell ci hanno restituito subito l'inerzia della partita». - Ciro Esposito sul quotidiano locale parla di Triestina e del match di sabato contro un avversario menomato a inizio gara dalla prima espulsione e poi da un altro rosso negli ultimi 20' di gara. L'incapacità di sfruttare questi due bonus è dovuta a due fattori: la squadra ha concesso due reti evitabili su palla inattiva e non ha sfruttato il rigore del possibile 1-1 con Granoche. Quindi gli alabardati non possono fare altro che recitare il mea culpa. Recriminare sulle tante palle-gol costruite nella ripresa, sui legni colpiti e sulle parate del portiere avversario è inutile e dannoso. Meglio invece è riflettere su un gruppo che a inizio del girone di ritorno manca di identità e personalità. Non c'è motivo per non credere a Gautieri quando sostiene che i giocatori si allenano con dedizione e che si comportano bene. È evidente che il problema emerge quando si giocano le partite e in particolare quelle casalinghe. Prima ancora dei possibili difetti tecnici e tattici (che si possono risolvere con il lavoro e con il mercato) viene l'incapacità di fare quadrato e di essere lucidi quando i momenti della partita lo richiedono. La Triestina in alcuni frangenti ha dimostrato di saper stringere i denti quando viene messa alle strette ma non ce la fa proprio a rimontare quando l'avversario passa in vantaggio. E c'è da dire che spesso la reazione non manca. Sabato sera (ma si potrebbero fare altri esempi) la prestazione nella ripresa non è mancata anche se è bene non dimenticare l'handicap numerico dell'avversario. Eppure la frenesia nell'ultimo passaggio, così come l'imprecisione nella stoccata finale, sono segnali inequivocabili di una mancanza di tranquillità. E lo stesso vale per il primo tempo nel quale (episodio del rigore a parte, ma può capitare) la Triestina dopo il gol subito ha giocato con ritmi troppo compassati per chi deve rimontare. Insomma l'oscillazione tra lo status di apatia e quello della concitazione sono la cifra di questa squadra. E l'andamento del suo rendimento va di pari passo. La Triestina quest'anno perde di media una partita su due e l'altra (circa) la vince). Questa mancanza di continuità è la causa e l'effetto di una stagione cominciata male e che società e tecnico stanno cercando di raddrizzare. Ma fino a quando la squadra non riuscirà, magari con la furbizia e il mestiere, a conseguire una sequenza di risultati positivi (senza sconfitte) sarà quasi impossibile una sua maturazione.A questo punto è più saggio non guardare la classifica e parlare di play-off da affrontare al top della forma. Meglio forse concentrarsi su ogni partita per ridurre al massimo le sconfitte che fanno male alla psiche e alla crescita collettiva. Questo è un atteggiamento che può anche non piacere ai palati fini ma è quello che ha portato a cinque vittorie (le prime due con Princivalli e le prime tre con Gautieri). Al di là dei moduli e degli attori che li interpretano questa è l'unica medicina che finora ha dato qualche risultato. Quote
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.