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I suntini sandrini di lunedì 16 novembre 2020


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LUNEDÌ 16 NOVEMBRE 2020

- Sorpresa e rabbia compongono il puzzle perfetto per rientrare a Trieste con tanto amaro in bocca. Sorpresa per un avvio più che deludente, un approccio in uno scontro diretto che l'Unione non può concedersi se vuole ambire ai vertici. Rabbia per un rigore evidente, che chissà, avrebbe in caso di trasformazione rimesso in sesto i cocci alabardati. Su quei 15 minuti da incubo, Gautieri dovrà lavorare molto con la truppa. «Abbiamo sbagliato l'approccio alla gara e questo non deve assolutamente succedere, una squadra come la nostra con uomini di grande esperienza non può andare così in difficoltà ai primi episodi negativi. Bisogna analizzare bene la partita e soprattutto i primi 15 minuti, l'approccio così in modo particolare non ce lo possiamo permettere, perchè lavoriamo molto su questo e sulla mentalità. Poi nel corso della partita abbiamo fatto quello che dovevamo fare, l'aspetto positivo è la grande reazione, l'aver creato e fatto gol. Abbiamo avuto la palla del 2-2, dei nostri errori possiamo parlarne e analizzarli ma guardiamo anche al rigore non dato, io penso sia impossibile non dare un rigore del genere, con l'arbitro a due metri. E non poter nemmeno reclamarlo legittimamente che ti caccia via. Ci vuole equilibrio anche da parte loro a gestire queste situazioni». Perchè questa incostanza nei 90 minuti, e non solo oggi ma un problema cronico dell'ultimo mese? «Abbiamo certamente sbagliato l'approccio in quei 15 minuti e subito gol su due errori nostri, io penso che si possa lavorare su queste situazioni ma al tempo stesso un allenatore ci puo' fare poco su errori individuali. Non ci possiamo permettere di regalare troppi gol, se vado a vedere gli ultimi gol, contro Arezzo, Vecomp e qui a Salò abbiamo preso gol su palle nostre. Non deve capitare, i ragazzi devono capire che dobbiamo gestire meglio le situazioni. Non bastano i 65 minuti finali di oggi, bisogna giocare così per 95». Situazione aggravata da una rosa corta.. «Mancano in tanti ed è normale con i giocatori che abbiamo fuori, sono importanti e di qualità. Ma in questo momento siamo questi, dobbiamo lavorare su tante situazioni. Sono arrabbiato per un inizio che non mi aspettavo così da parte della mia squadra. Non ce lo possiamo permettere più perchè così perdiamo punti per strada». 

-  La voglia di tornare in campo, vanificata dall’ennesimo rinvio di campionato causa Covid. Stavolta però è diverso in casa Pallacanestro Trieste: prima la partita prevista sabato scorso contro Venezia che non si è giocata per l’elevato numero di contagi all’interno del gruppo squadra veneto, poi i casi di positività anche dentro il team giuliano. Un qualcosa che ha inevitabilmente e ulteriormente scombussolato tutto il week-end. C’è il bisogno dunque di mantenere la calma: è questo il pensiero di Andrea Coronica, capitano della squadra e intervistato dal sottoscritto nel numero odierno di City Sport, in un momento dove ancor di più c’è da fare attenzione. E non solo in ambito squisitamente sportivo.

Andrea, come è stato questo fine settimana che vi siete lasciati alle spalle? “Decisamente complicato: allenarci, seppur in maniera diversa rispetto a quanto fatto sino ad adesso, ci ha permesso perlomeno di staccare un po’ dai pensieri che logicamente ci sono balenati in testa dopo aver saputo di essere entrati a contatto con un positivo. Personalmente fino a martedì, ovverosia nella giornata in cui spero di venire a sapere di essere negativo al tampone, mi comporterò di conseguenza: abbiamo affetti e persone accanto a noi che vanno preservati”.

Un week-end difficile, che si somma ad altri dove non avete giocato: che sensazioni provi? “Il fatto di essere già al terzo match di fila non disputato vuol dire arrivare quasi alla metà delle nostre partite totali non giocate. È una situazione che diventerà difficile da gestire più in là, è altrettanto vero che rispettando i protocolli e stando il più attenti possibile possiamo comunque andare avanti: non dobbiamo permetterci il lusso di fermarci sul più bello, lo sport deve proseguire”.

Fin quando avete potuto scendere in campo, come è stato questo inizio di stagione per voi? “Abbiamo cominciato molto bene con le prime due vittorie consecutive, col senno di poi siamo stati felici di aver potuto anche solamente giocare. Abbiamo lavorato bene e sempre al massimo, non ho visto personalmente grande paura negli occhi dei miei compagni nonostante il momento che siamo costretti a vivere. Poi è arrivato lo stop forzato e tutto è diventato molto particolare per noi. Ma c’è qualcosa che personalmente mi preoccupa di più…”

E sarebbe? “La grande incertezza che ci attende nell’immediato: conosciamo bene il presente, non possiamo dire altrettanto di ciò che ci aspetta anche solo nei prossimi giorni. Abbiamo sfide da intraprendere con tanti punti di domanda annessi, dobbiamo dunque essere pronti ad affrontarle”.

Hai accennato al fatto che, almeno a livello di sport, si deve andare avanti: vi sentite tutelati al punto giusto per proseguire? “Posso dire che lavoriamo nel massimo della sicurezza, abbiamo al nostro fianco una società che ci è sempre vicina e che è molto attenta. Siamo passati dal fare un tampone alla settimana a uno ogni due giorni, almeno sino ad adesso non ho mai avuto la sensazione di essere in emergenza. Oltretutto, fuori dal campo, viviamo in un contesto per fortuna meno grave rispetto ad altre zone d’Italia. Ma è chiaro che molto dipende anche dai comportamenti che abbiamo noi giocatori: se dovessi lanciare un appello da capitano di questa squadra, punterei sicuramente sul fatto di vivere nella maniera più rispettosa possibile nei confronti di chi ci sta accanto. Questa malattia ci deve rendere più altruisti, verso tutti”.

Ci si interroga se, dopo quanto accaduto questa primavera, si poteva arrivare maggiormente preparati a questa nuova emergenza: quale è il tuo pensiero a riguardo? “Premetto che mi sento fortunato a non dover prendere decisioni su lockdown e quant’altro… al di là di questo, è indubbiamente difficile approcciare nuovamente a una situazione del genere, indipendentemente se si è già presentata o meno. La cosa che reputo fondamentale è proteggere le persone in difficoltà e quelle che rischiano di più in ambito di salute: il tutto deve essere fatto nel pieno rispetto delle persone. Per il resto dobbiamo convivere con la pandemia, giorno dopo giorno, perché al momento non esiste una soluzione che permetta la quadratura del cerchio su tutto”.

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