SandroWeb Posted July 4, 2024 Report Posted July 4, 2024 GIOVEDÌ 4 LUGLIO 2024 - Idee chiare, voglia di portare un calcio moderno, nuove metodologie e una diversa etica del lavoro. Il tutto sempre finalizzato alla vittoria. Come scrive Antonello Rodio, nella presentazione di ieri il nuovo tecnico della Triestina Michele Santoni, nato 44 anni fa ad Arco, sulle rive del Garda, e reduce dall'esperienza in Olanda con il Dordrecht, ha raccontato perché è arrivato sulla panchina dell'Unione e soprattutto cosa vuole fare per portare in alto la squadra alabardata. LA SCELTA «Sono infinitamente felice - ha detto Santoni - per me la Triestina è il club giusto al momento giusto. Già dai primi contatti mi ero innamorato di questo club, perché è ambizioso e perché c'è un progetto basato non solo sul breve termine ma su una crescita a 360 gradi, Un club che vuole fare calcio moderno, investire sui giovani e creare le condizioni per farli crescere. Ho lavorato in passato in altre società di serie A e non erano strutturate come lo è oggi la Triestina, per questo non ho esitato un secondo ad accettare. E poi c'è una città fantastica con uno stadio impressionante. Stiamo lavorando per riempirlo, e sappiamo che per farlo ci vogliono i risultati, che sono la conseguenza di un buon lavoro». CALCIO MODERNO «Volevo fortemente tornare in Italia - spiega il tecnico - ma non volevo tornare per fare il calcio di serie C. Alcuni cliché della categoria che punta di più sul calcio fisico vanno sdoganati, l'esempio del Mantova lo dimostra. Credo che con i giocatori delle nuove generazioni si può fare il calcio moderno che io voglio. Un calcio che definirei dominante, molto dinamico, di alta intensità, con giocatori ragionanti che pensano in fretta e sanno trovare le soluzioni. Un calcio fatto di possesso palla, perché per essere protagonisti in campo c'è solo un modo: tenere la palla, volere la palla, riconquistare subito la palla». SERIE C Può adattarsi questo tipo di calcio alla serie C? «Io non ho la sfera di cristallo per sapere come andrà - dice Santoni - però posso dire che a Mantova nessuno avrebbe mai pensato con un calcio simile di arrivare alla promozione diretta. Negli ultimi anni giovani allenatori italiani stanno provando a cambiare il calcio della 😄 Possanzini non è l'unico esempio, Come tutti gli allenatori non sono un mago, dipende anche dalla qualità dei giocatori, ma questo club ha tali ambizioni che sono sicuro porterà i giocatori giusti. Se ci vorrà del tempo per fare questo calcio? Io mi auguro lo si possa fare da subito. Lavoreremo duro in ritiro e saremo pronti per la prima di campionato». LAVORO «Stiamo lavorando da tre settimane full time per essere pronti per la nuova stagione - racconta il mister - Del resto faccio il lavoro più bello che esista, quindi bisogna farlo bene. E qui a Trieste è ancora più speciale con un gruppo dirigenziale giovane, gente che ha voglia di fare senza stare a vedere a che ora si lavora. Riguardo all'etica del lavoro, l'esperienza di Dordrecht mi ha permesso di diventare manager all'inglese, non solo allenatore. Per cui la mia impostazione del lavoro giornaliero sarà diversa: se vogliamo vincere e crescere bisogna investire nelle nostre risorse, per cui la mattina alle 7.30 siamo qua. I modelli per questo tipo di lavoro sono vari allenatori stranieri, ma uno dei modelli a me più caro è italiano ed è De Zerbi». GIOVANI Santoni parla diverse lingue, quindi sarà agevolato con i tanti probabili stranieri della squadra. E non sempre è questione di lingua: «Avendo lavorato in Olanda, so relazionarmi meglio con spogliatoi multiculturali e gestisco senza problemi varie tipologie di culture e caratteri». E al di là di questo, ci sarà un occhio di riguardo per i giovani. Anzi annuncia subito una novità: «Certo che darò spazio ai giovani più promettenti del vivaio, non a caso nei primi giorni del ritiro l'allenatore della Primavera si aggregherà al mio staff per creare una sinergia di gruppo». - Un saluto, affettuoso e carico di significati, a un giocatore che ha lasciato il segno non tanto e non solo per il suo contributo alla causa della Pallacanestro Trieste ma che ha saputo inserirsi a 360 gradi nel tessuto cittadino grazie al suo impegno nel sociale. Un impegno, come ha ricordato il gm Mike Arcieri nel giorno dei saluti, «apprezzato da tutte le persone, giovani e meno giovani, le cui vite sono state toccate dalle sue infinite ore di volontariato e dalla condivisione del suo tempo». Lo scrive Lorenzo Gatto: Giovanni Vildera sta trascorrendo a Trieste gli ultimi giorni prima dell'addio e della partenza per Brindisi dove nella prossima stagione cercherà di trascinare la retrocessa Happy Casa a un immediato ritorno in A. Ieri, nell'oratorio della Parrocchia Beata Vergine delle Grazie, è stato il protagonista dell'incontro con i tifosi organizzato da Don Francesco Pesce, il sacerdote da sempre vicino al basket triestino. Un modo informale per salutare, abbracciare e ringraziare tutti coloro che lo hanno apprezzato e sostenuto e che, in modo e forme diverse, gli sono state vicine nei momenti belli e in quelli più difficili di questi due intense stagioni a Trieste. «L'ho detto e lo ripeto- racconta Vildera- i due anni qui sono stati i più belli della mia carriera. Alti e bassi sul campo, ma con la grande gioia di aver chiuso con una promozione che ha cancellato la grande delusione della stagione precedente, rapporti umani costruiti su basi solide e che resteranno saldi nel tempo nonostante la mia vita professionale mi porti altrove. Nei prossimi giorni mi concederò qualche giorno di vacanza in Croazia poi tornerò per organizzare il trasloco». Ieri, con il sorriso che lo ha sempre contraddistinto, Vildera si è intrattenuto con i tifosi che gli hanno fatto l'in bocca al lupo per la nuova avventura. Un pomeriggio trascorso a chiacchierare in grande serenità, un incontro tra amici in cui, ancora una volta, è risaltato lo spessore umano di Giovanni. «Una persona speciale- ha ribadito Don Pesce- che ha saputo farsi apprezzare facendo volontariato con le Suore di Carità dell'Assunzione, l'istituto qui a Giarizzole che offre una costante presenza per agevolare le attività quotidiane di giovani e anziani creando rapporti e legami stabili che durano nel tempo». Quote
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