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VENERDÌ 1° NOVEMBRE 2024

- Un anno fa era cominciato l'esodo dei tifosi triestini a Fontanafredda. Mai più deve succedere un fatto simile, dicevano tutti. E come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo", infatti è molto probabile che non succederà più ma non perché il manto erboso sia molto meno malconcio di quello di un anno fa. Anzi, nel famoso derby con il Padova del dicembre scorso, dopo settimane di riposo e di manutenzione straordinaria del Comune, la situazione era migliore rispetto alle zolle che si sono sollevate nella partita con l'Albinoleffe. E non che nelle partite precedenti non fossero emersi tutti i difetti del rifacimento di luglio. Il terreno del Rocco al momento è al limite della praticabilità sia sul piano tecnico che su quello della sicurezza degli atleti. Sull'immagine offerta a livello nazionale e oltre è meglio sorvolare. Le zolle si staccano in ogni parte del campo (ad agosto solo nella zona sottostante la tribuna) costringendo i giocatori della Triestina e gli avversari a equilibrismi e inciampi. Si è fatto male Vallocchia, hanno rischiato grosso Braima e sul fronte avversario Mustacchio.

Per rimettere a nuovo il disastro causato dal concerto de Maneskin la Regione ha stanziato e speso 1,3 milioni di euro affidati al Comitato Fvg Figc Lega Nazionale dilettanti. Il risultato è stato perfetto. Fondo completamente rifatto e drenante (con la supervisione anche della Triestina), prato che nelle tre partite di fine stagione (Novara, Giana, Benevento) era un biliardo. Poi i concerti di giugno, quindi la rizollatura a luglio affidata alla stessa azienda di livello internazionale (la Powergrass) che si era aggiudicata la gara per la realizzazione di tutto il restyling. Ma qualcosa non ha funzionato. Il Comune, che era stato legittimamente fustigato dall'opinione pubblica, stavolta non c'entra o solo marginalmente. Lo stadio è suo e si occupa della sua manutenzione ma non ha predisposto, nè affidato a terzi, la posa del manto. E c'è un'immagine della città da difendere. La Triestina è direttamente interessata per ovvi motivi e ha già provveduto ad affidare a un'azienda specializzata, a sue spese, una serie di test sull'erba. La supervisione di tutte le operazioni è affidata all'agronomo Castelli di fama nazionale e plurimandatario (è consulente anche del Comune). Il tecnico aveva assicurato che, dopo il caldo agostano, a fine settembre l'erba avrebbe attecchito. Non è così anzi, la situazione peggiora. Ma al di là delle responsabilità che andranno accertate c'è da capire quali soluzioni possano essere adottate e chi le può o le deve pagare. Non si emigra perché la situazione della Triestina è molto diversa dallo scorso anno (squadra inguaiata, entusiasmo scemato) e nessuno sembra averne convenienza. Ma senza interventi (nuova rizollatura) il manto erboso è destinato a deteriorarsi ancora e prima o poi qualche società avversaria potrebbe inoltrare un esposto alla Lega come aveva fatto il Trento un anno fa.

Un fatto tuttavia è certa: a rimetterci sono sempre i tifosi che, oltre a vedere la loro squadra arrancare, devono assistere a un altro scempio del loro stadio. Nonostante siano stati spesi centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici.

- Vivere i successi di questo inizio di stagione senza troppa pressione addosso, nella consapevolezza di star attraversando un momento magico. Michele Ruzzier, intervistato da Lorenzo Gatto e triestino alla corte di Jamion Christian, sta raccogliendo quanto seminato lo scorso anno quando, nonostante le offerte dalla A1 non mancassero, ha deciso di restare per riportare la Pallacanestro Trieste nella massima serie. Oggi si gode lo splendido avvio di campionato e il clima coinvolgente che sta accompagnando l'avventura della squadra. Cinque giornate trascorse, quattro vittorie, una classifica sorprendente.

Vi aspettavate alla vigilia del torneo un inizio come questo?

«Non ci siamo mai posti obiettivi, se non quello di provare, sin dalla prima giornata, a vincere ogni partita. Abbiamo lavorato bene nel precampionato, la sensazione che si stesse creando in campo e fuori la chimica giusta c'era. Poi la vittoria nella gara d'esordio contro Milano ha fatto il resto regalandoci tanta fiducia».

Una squadra capace di dare il meglio nei momenti difficili della partita, in grado di fare sempre la cosa giusta nel momento giusto. Quanto dipende dal talento dei singoli e quanto dal lavoro in palestra nel corso della settimana?

«Un po' il lavoro, un po' il talento, un po' l'esperienza, un po' la cazzimma. Certe doti non le alleni, la capacità di mantenere il sangue freddo quando si decide la partita è una qualità innata. Non è semplice mantenere la testa fredda nei momenti caldi, per fortuna in questa squadra i giocatori in grado di farlo non mancano».

Ha la sensazione che, nonostante tutto ciò che ha già mostrato sul campo, questa squa dra abbia ancora margini di crescita?

«Sono certo ne abbia, non fosse altro perchè con il passare delle settimane aumenterà la conoscenza, la confidenza e la chimica all'interno del gruppo. Sono aspetti fondamentali».

La vittoria di Treviso, ottima reazione al passo falso casalingo contro Reggio Emilia, può essere già un primo spartiacque della stagione. Cosa vi portate via dalla serata al PalaVerde?

«Le giocate di Colbey e di Markel nei momenti decisivi, la solidità di Uthoff, il carattere di un gruppo che in generale ha saputo stringere i denti quando serviva per poi affondare i colpi e portare a casa i due punti. Uscendo dall'aspetto legato al campo, volevo cogliere l'occasione per ringraziare i nostri tifosi».

Numerosi, calorosi e rumorosi. Ve li aspettavate cosi?

«In questi pochi mesi si è creato un clima che mi piace davvero tanto. Lo vedo nella quotidianità, nella gente che per strada mi ferma e fa i complimenti per come stanno andando le cose. Io cerco di mantenere la calma e di tenere tutti con i piedi per terra ma, puoi immaginarlo, è una cosa che da triestino mi inorgoglisce e mi fa doppiamente piacere. La cosa bella è che di questo si stanno rendendo conto anche i giocatori che proprio di Trieste non sono. Sabato sera a Treviso osservavo i nostri americani e anche loro, guardando la marea biancorossa alle nostre spalle, avevano una faccia sorpresa».

Dopo cinque giornate comincia a sgranarsi la classifica. Al termine del girone d'andata le prime otto si qualificano per le finali di coppa Italia. Un obiettivo al quale puntate?

«Non guardiamo al lungo periodo, cerchiamo di continuare a pensare partita per partita. Chiaro che poi, dovesse arrivare la qualificazione, saremmo contenti. Sarebbe un bel regalo per noi e per tutti i tifosi».

Prossima sfida, domenica al PalaTrieste, contro l'Openjobmetis. Considera Varese, per tipologia di gioco, una squadra simile alla vostra?

«Abbiamo uno stile di gioco comune, è vero, poi è chiaro che la differenza la fanno gli interpreti in campo. Domenica dovremo concentrarci sulle nostre cose ed essere solidissimi in difesa. Nelle ultime due partite abbiamo subito 97 punti contro Reggio Emilia e 95 contro Treviso: oggettivamente troppi».

Domenica contro Varese ci sarà l'occasione di riabbracciare coach Legovich. Le farà effetto ritrovarlo sulla sua strada?

«Fa parte del nostro lavoro ma certo, ancora oggi, sono dispiaciuto per come si è concluso il campionato due stagioni fa. Sapendo quanto Marco ama e tiene alla sua città, meritava maggior fortuna oggi credo sia giusto abbia deciso di guardare avanti»

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