Starlite Inviato 18 Maggio 2008 Segnala Inviato 18 Maggio 2008 Prima parte: I mille volti della città più mediterranea del nord ItaliaTrieste ultima frontiera Eccola, Trieste. Aspetta in fondo alle volute capricciose della strada costiera come una donna distesa al sole, gli occhi chiusi, il corpo lungo e fermo ad assorbire calore, percorso da impercettibili fremiti. Non ti viene incontro, quando te ne accorgi ci sei già dentro, separato dal mare da una leggera tenda di oleandri e dal serpentone di costumi da ba?no, brandine, asciugamani, giornali, che si intravede, si intuisce più in là. Bisogna arrivarci in auto a Trieste, scegliendo di interrompere per qualche giorno la marcia verso le coste della Dalmazia e di fermarsi qui, nell'estremo Nord-est che non ha nulla dei ritmi forsennati del Nord-est, nella città meridionale più a nord d'Italia, asburgica e balcanica, identitaria e ambigua, austera e morbida. La Costiera toglie il fiato col suo affaccio su un golfo che sembra non avere fine, allungato fino a scorgervi l'Istria, dove l'occhio allenato cattura subito il profilo quasi infantile di Miramare, bianco, ritagliato nella glassa come un castello delle favole. È una strada micidiale per chi la conosce e la aggredisce di notte a velocità folle, un ingresso straordinario per il neofita, che la percorre con un occhio incollato alla linea ininterrotta di mezzeria e l'altro sullo strapiombo che affonda nell'acqua, tra il verde, in mezzo alle vele. Una curva dietro l'altra, a poco a poco più dolci, più distanziate, e sei a Barcola, il grande stabilimento balneare aperto, libero, promiscuo e anticonformista della città, dove le anziane che lo raggiungono di prima mattina intasando l'autobus numero sei, già vestite da spiaggia, la borsa da mare e la sedia pieghevole, cotte da1 sole, si mischiano alle ragazzine con l'iPod e il bikini così strizzato da sollevare frenate furibonde quando sconfinano sulla strada, rincorrendo una palla. Al bivio di Miramare, Trieste impone la prima scelta e svela la sua natura duplice, sfuggente, incomprensibile a chi la affronta per stereotipi ormai cristallizzati: mitteleuropea, letteraria, rigorosa, la città che i telegiornali presentano sempre uguale a se stessa, gonfia di grandi nomi - Svevo, Joyce, Saba - piegata sotto la bora con l'ombrello disarticolato. Girando a destra ci si incanala dietro le corriere austriache e ungheresi, dirette al castello di Miramare, un o dei poli più frequentati d'Italia, con i suoi 250 mila turisti di media all'anno affascinati dal destino triste di Massimiliano e Carlotta, lui assassinato in Messico, di cui era imperatore, lei impazzita dal dolore e dalla noia. Proseguendo dritti, paralleli ai chilometri di pelle esposta ai raggi, si entra in città, e l'identità di Trieste non appare più così chiara: ?è la statua di Sissi, un altro mito, all'ombra degli alberi di piazza Libertà, dove un tempo si apriva il suk per gli acquirenti dell'ex Jugoslavia, che su questi vialetti, stanchi e affamati, impastati di un odore inconfondibile, riempivano borse e borse di plastica di bambole, prima di essere inghiottiti, di nuovo dalla stazione ferroviaria e dalle loro oscure destinazioni. A pochi metri c'è il porto vecchio, con gli splendidi magazzini voluti dall'imperatore Francesco Giuseppe, orbite vuote di una stagione di grandi commerci e ricchezza, e c'è ancora il mare, potente, invasivo, che in nessun'altra città come Trieste si mescola al reticolo urbano, lo mangia, lo frammenta, ci si insinua, arriva fin dentro a1 suo cuore, piazza dell'Unità, regalando al carattere della gente un inconfondibile tratto godereccio, edonistico, mediterraneo, del tutto estraneo ai cugini friulani. Cita
Starlite Inviato 18 Maggio 2008 Autore Segnala Inviato 18 Maggio 2008 Seconda parte Per i turisti, la prima, stupefatta scoperta è il rapporto tra la città e ilsuo mare, un rapporto che dura tutto l'anno, simbiotico d'estate, cameratesco, fiducioso alle prime giornate tiepide di primavera, quando le commesse e le impiegate vanno a rubare l'ora di sole nella pausa pranzo, o nelle giornate terse d'inverno, con gli anziani impettiti sulle panchine intenti a leggere il Piccolo e ad assorbire ogni raggio, con precisione, questa sì, di altre latitudini. Non a caso, secondo un sondaggio della Swg, il dieci per cento degli italiani conoce la città di Trieste grazie alla Barcolana; la regata più affollata del mediterraneo, 2.OOO vele per una straordinaria festa del mare, ogni seconda domenica di ottobre. "Trieste", dice lo scrittore Mauro Covacich, autore di una guida un pò speciale, intitolata Trieste sottosopra, "è una giovanissima quarantenne dei giorni nostri, tatuata, tonica, igienista, che non ho nessuna difficoltà a immaginare anche depilata con l'elettro coagulatore, abbronzata e, perché no, col piercing all'ombelico". C'è una città più probliematica, contraddittoria, che cerca di bucare la campana di vetro sotto cui è stata congelata dall'immaginario collettivo: Trieste dei caffè, Trieste porto di Vienna, Trie ste dove Joyce scrisse il primo capitolo dell'U1isse, Trieste nostalgica e isolata, cara al cuore dell'Italia, ma, in fondo, così poco "italiana". Fino al punto che ta1jani, da queste parti, vengono definiti - senza acredine ma con una sorìa di bonaria comprensione - tutti coloro che arrivano da fuori, a partire dai corregionali. A seguire le frastornate americane scaricate dalle navi da crociera a un passo da piazza dell'Unità, la più gr?nde piazza d'Europa con affaccio diretto sul mare, la tentazione di rifugiarsi nel luogo comune è forte. Le mappe, accartocciate dal vento tra le mani, i cappelli di paglia sulla permanente azzurrognola, si incammin?no alla caccia dell'itinerario letterario, la cui prima tappa è proprio lì vicino, a piazza Hortis, dove la statua a grandezza naturale di Italo Svevo, di fronte al suo museo, cattura l'attenzione degli obiettivi e dei telefonini. E lui, Ettore Schmitz, impiegato della fabbrica di vernici del suocero, che raccontò la crisi oscura dell'uomo del Novecento, si fa abbracciare impassibile da signore in crocs e signori con il sigaro penzolante che forse, se accartocceranno sul serio la mappa e seguiranno le indicazioni delle guide innamorate della città, tra poco si perderanno nel budello di stradine che sale verso San Giusto, seguendo, davvero, i passi e le inquietudini dei personaggi di Svevo, Zeno della Coscienza, Alfonso di Una vita. Scopriranno così la Trieste diversa, quella del fascino contaminato di Cittavecchia, appena dieci anni fa quartiere decadente e degradato, ammasso di edifici fatiscenti sopra i resti della città romana, oggi cuore antico rivitalizzato da restauri milionari, ridipinto con colori pastello e un po' kitsch, da villaggio vacanze. Cammineranno in Cavana, dove un tempo lavorava la famosa "fiorentina" vedette della casa di piacere di via del Sale e dove a lungo, anche molto dopo la sua chiusura, si incontravano prostitute gaudenti e un po' scassate, quelle che facevano scrivere a Saba "sento in compagnia il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la vita". Piazza Hortis, Cavana, via del Lazzaretto Vecchio sono i luoghi del "parco letterario" che affascina i turisti, come, più in là, via San Nicolò con la libreria gioiello di Saba e la statua in bronzo del poeta, cui hanno più volte rubato la pipa (l'amministrazione comunale, rassegnata, ora non ce la rimette, più), o il canale di Ponterosso con un altro bronzo che qui chiamano "el profesòr Zois", ossia James Joyce, a pochi metri dal luogo in lo scrittore visse con la moglie Nora, dando lezioni di inglese. Ma Trieste, ancora una volta, spariglia le carte. A osservare con attenzione, la statua di Svevo è presidiata da ragazzoni in jeans a vita bassa e sopracciglio trafitto, accoccolati con gli zaini sul muretto retrostante. Sono gli studenti del più antico Istituto Nautico del Mediterraneo, che si apre sulla piazza con i finestroni dietro i quali hanno sofferto, e anche un po' sognato, generazioni di futuri capitani di mare. Poco più in là, in piazza Venezia, una targa anonima, "Eve", identifica una delle giovani attività imprenditoriali della Trieste che cambia, l'agenzia che organizza Its, il concorso per talenti emergenti della moda più prestigiosa d'Europa, grazie al quale ogni anno arrivano in città (una città che con la moda ha solo un rapporto ispido, fatto di berretti e giacconi di lana...) ragazzi che studiano fashion design nele scuole di tutto il mondo, vent'anni o poco più. Spiazzante contrasto con l'immagine strandard della Trieste "vecchia" e un po' ammuffita, 80 mila pensionati su 208 mila abitanti, oltre 80 gli ultracentenari. Barbara Franchin, titolare di "Eve", commenta: "Trieste è decentrata, difficile da raggiungere, lontana da tutto. Ma io sono nata qui e ci credo, non voglio andarmente. Un tempo era il porto franco di Maria Teresa, noi vogliamo che continui ad essere porto franco di idee, creatività, di energia giovani". Non a caso Its, International Talent Support, porta in sé anche la sigla di Trieste, il segno delle radici, dell'identità. Cita
Starlite Inviato 18 Maggio 2008 Autore Segnala Inviato 18 Maggio 2008 Ultima parte, che fadiga: Trieste è città di percorsi, che si intersecano tra loro e cheraccontano il mito, la storia, le ferite mai rimarginate,quei dolori antichi anch'essi compenetrati nel carattere locale, quasi il cogliere il meglio della vita sia un antidoto a un remoto senso di provvisorietà, di smarrimento. Dal 1918 al 1954 qui furono issate sette bandiere, quella austro-ungarica, sabauda, del Reich, iugoslava, britannica, americana. Due "redenzioni", due ritorni all'Italia, nel 1918 e nel 1954, l'annuncio delle leggi razziali e della guerra fatto da Mussolini, nel 1938, in piazza Unità, e ancora la tragedia degli esuli istriani, il popolo sradicato che trovò rifugio a Trieste e che adesso, dopo oltre 50 anni, avrà uno spazio apposito, multimediale, il Museo della civiltà fiumana, istriana e dalmata, a due passi dal Museo Sveviano e dal Museo d'arte moderna Revoltella, per raccontare un dramma ancora semisconosciuto ai libri di storia. C'è il percorso dei caffè che perpetua l'atmosfera mitteleuropea, soprattutto il San Marco con i suoi giocatori di scacchi, i giornali da leggere ingabbiati nel supporto di legno e la possibilità remota di incontrarvi Claudio Magris intento a scrivere, come prima di lui, qui e altrove (al Caffè degli Specchi, al Tommaseo, al Tergesteo, alla Stella Polare) fecero Scipio Slataper, Saba, Svevo, Joyce, Virgilio Giotti, Bobi Bazlen. C'è l'obbligatoria puntata gastronomica dall'ormai celebre Pepi S'ciavo, di recente finito in un'entusiastica recensione sul New York Times, il buffet di via Cassa di Risparmio famoso per il suo "misto caldaia", la "porcina", il cotechino, le salsicce di "cragno", piatti impegnativi che si annunciano, con un profumo imperdibile, a decine di metri di distanza e che mettono in fila, ogni giorno e a tutte le ore, quasi come fosse una tavola calda americana, vip e gente comune. E c'è il percorso del dolore, ben conosciuto dagli studenti delle superiori, sempre più numerosi nelle gite scolastiche che cominciano a scoprire Trieste. La Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento con forno crematorio del Mediterraneo orientale, col suo agghiacciante tunnel di cementi che ti risucchia verso le celle della morte, e poi su, sul Carso, alla foiba di Basovizza, il pozzo minerario diventato tomba di migliaia di prigionieri, gettati sotto terra dai soldati di Tito. Qui, al termine delle due tappe, le guide spiegano che Trieste è città di memorie lacerate, ognuno ha la sua, come i suoi morti. "Trieste", dice il sindaco Roberto Dipiazza, "sta trovando finalmente la forza di guardare avanti: rispettosa dei drammi della Seconda guerra mondiale, ma senza essere più ostaggio dei rancori e delle diffidenze. Questa città vuole voltare pagina e lanciarsi con energia verso un presente che, alla luce dell'allargamento a Est dell'Unione Europea, le riconsegna un rinnovato ruolo di capitale d'area con grandi potenzialità di sviluppo. Ogni momento del mio impegno", continua il sidanco, "è finalizzato a cogliere questo obiettivo, certo di condividerlo con la stragrande maggioranza dei triestini". Ottomila ricercatori stranieri, soprattutto dai paesi del Terzo Mondo, passano ogni anno di qui e si distribuiscono nelle tante istituzioni scientifiche di eccellenza, l'Area di ricerca di Padriciano, il Centro di fisica teorica di Miramare, la Scuola internazionale di studi superiori avanzati, l'Istituto di ingegneria genetica e biotecnologia. Sono questi cervelloni che oggi disegnano il profilo della Trieste multietnica, come i commercianti greci e turchi fecero ai tempi di Maria Teresa. Eppure, paradossalmente, la cittadella scientifica, stimata a livello internazionale, entra appena di striscio nella percezione che la città ha di sé, nel biglietto da visita che Trieste porge. Un corpo alieno, che quest'anno è sceso in strada per la prima volta con Fest, il festival dell'editoria scientifica, portando le sue teste d'uovo in mezzo alla gente, in piazza, a spiegare la meccanica quantistica, l'astronomia, la fisica, la genetica. Ed è sempre straniante vedere altissime donne coperte da capo a piedi, mogli degli "stregoni" della ricerca, che accompagnano i figli in uno degli asili del centro storico, proprio sulle strade percorse dai personaggi di Svevo. Trieste è una città un po' matta. Quando soffia la bora e frusta il Molo Audace, per la gioia dei telegiornali, anche il ta1jan respira una strana inquietudine, ben piu' indecifrabile del fastidio meteorologico. Nel 2008 saranno trent'anni che qui si compì una delle rivoluzio ni del secondo Novecento, quella che, grazie a Franco Basaglia, restituì ai malati di mente dignîtà di persone e libertà. San Giovanni, dove un tempo c'era l'ospedale psichiatrico, è un polmone verde quasi completamente reintegrato nella città e quelli che erano i degenti vivono in mezzo ai cosiddetti normali, mentre i luoghi della costrizione sono diventati permeabili, spazi per università e cooperative sociali. In Trieste o de1 nessun luogo, Jan Morris, autrice gallese di alcuni dei libri di viaggio più belli della letteratufa anglosassone del Novecento, scrive: "Malgrado la tradizionale compostezza, Trieste è una città allucinatoria... Una miscela di genio e melanconia, di borghesia e cospirazione, di lusso e squallore, di vicoli e d'incroci, di selvaticità e rispettabilità, in un luogo in cui rimpianti, speranze e splendidi ricordi si fondono...". Prima di cambiare sesso, nel 1972, Morris si chiamava James. Era stato soldato dell'esercito inglese e aveva conosciuto Trieste alla fine della Seconda guerra mondiale, sentendo si subito intimamente affine alla città "che meglio di tutte chiude in sé l'esilio e l'estraneità, la solitudine e la diversità...". Di queste sfasature, il turista percepisce solo la più immediata; la particolarità spiazzante del linguaggio da bar, quello della prima condivisione, del contatto possibile tra autoctoni e stranieri. "Nero, goccia, capo, capo in b(icchiere)" sono i modi per ordinare un caffè, ideogrammi sonori che, paradossalmente, puntano all'inclusione dello straniero, a offrirgli la prima chiave di lettura di una che città che rimane, pur sempre, un "altrove". Cita
Stefano79 Inviato 18 Maggio 2008 Segnala Inviato 18 Maggio 2008 Ma no te gavevi verto QUA una discussion per tutto quel che vien scritto su Trieste? Cita
Starlite Inviato 19 Maggio 2008 Autore Segnala Inviato 19 Maggio 2008 Più che altro Trieste Watch xe tranci e link a notizie che se trova in rete. I due articoli che go postado separatamente iera pubblicadi sul cartaceo e volevo inserirli per intero dando la possibilità de commentarli. Cita
Maximilian Inviato 22 Maggio 2008 Segnala Inviato 22 Maggio 2008 Veramente ben scritto, viviamo in un acittà molto particolare. Cita
fra_fre Inviato 22 Maggio 2008 Segnala Inviato 22 Maggio 2008 sembra che el sia scritto con taanto sentimento sto articolo, davvero bel. valorizza molto la nostra città! bel bel e bel!! Cita
triestina_acquisita Inviato 1 Giugno 2008 Segnala Inviato 1 Giugno 2008 scusa... ma... dov'era questo articolo? ho comprato di corsa national geographic di maggio per cercarlo, dopo aver letto il tuo post, e... è tutto sulla cina!!!!!!!!!!!! Cita
Starlite Inviato 1 Giugno 2008 Autore Segnala Inviato 1 Giugno 2008 dov'era questo articolo? ho comprato di corsa national geographic di maggio per cercarlo, dopo aver letto il tuo post, e... è tutto sulla cina!!!!!!!!!!!! Ehm.... come da titolo della discussione: "Articolo su Trieste su National Geographic, vol. 20 n.5 Novembre 2007" Cita
triestina_acquisita Inviato 2 Giugno 2008 Segnala Inviato 2 Giugno 2008 gulp! nell'elenco dei post era come sottotitolo, ahimé in questo periodo sono un po' di corsa... scusa!!!! Cita
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