-
Chi è Online 2 Utenti, 0 Anonimo, 26 Ospiti (Visualizza tutti)
-
Chi sta navigando
Nessun utente registrato visualizza questa pagina.
-
Statistiche Utenti
-
Statistiche forum
-
Discussioni Totali18,6k
-
Risposte Totali795,2k
-
-
Le ultime risposte pubblicate
-
CITYSPORT.NEWS DI LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2023 https://www.citysport.news/download/CS-17novembre2025.pdf
-
LUNEDÌ 17 NOVEMBRE 2025 - La sconfitta subita dalla Pallacanestro Trieste contro la Vanoli Cremona ha fatto emergere con prepotenza tutte le fragilità di una squadra che non riesce a trovare né continuità di risultati né una chiara identità di gioco. Come scrive Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", il ruolino di marcia, al giro di boa di inizio campionato, è preoccupante, un bilancio che lascia la squadra in una zona di classifica anonima, ben lontana dalle ambizioni iniziali. L'analisi della disfatta al PalaRadi, dove Trieste è apparsa allo sbando, dominata a rimbalzo e con una difesa a tratti inesistente, apre un ampio dibattito sulle responsabilità, che paiono distribuite su più fronti. COACH E GIOCATORI Inevitabilmente, l'attenzione si è concentrata su coach Israel Gonzalez. Il tecnico spagnolo, arrivato con un curriculum importante dall'Alba Berlino e chiamato per infondere un solido basket europeo, si trova ora a fare i conti con un roster troppo americano per i suoi dettami. Il tentativo di imporre una filosofia di gioco rigorosa, soprattutto in fase difensiva, sbatte contro l'evidente difficoltà del gruppo di applicare con costanza i principi richiesti. La difesa è un vero colabrodo, incapace di contenere l'uno contro uno e disattenta sui rimbalzi offensivi concessi. Il terzo quarto, chiuso con un parziale di 35-23 per Cremona, è un esempio lampante di come la squadra possa crollare mentalmente e tecnicamente in pochi minuti. Tuttavia, addossare la colpa esclusivamente all'allenatore sarebbe un'analisi superficiale e incompleta. Se l'impronta tecnico-tattica è responsabilità di Gonzalez, la cronica abitudine di partire ad handicap è un pesante fardello che ricade sui giocatori. Approcci molli, disattenzioni iniziali e una mancanza di cattiveria agonistica costringono Trieste a inseguire quasi sistematicamente. Questa debolezza mentale e attitudinale è un chiaro indice di un gruppo slegato o, peggio ancora, incapace di tradurre il potenziale individuale in una chimica di squadra efficace. La qualità del roster è sotto gli occhi di tutti ma il basket è un gioco di sistema, e finora il sistema non ha funzionato. LA SOCIETà E L'OMBRA DELL'ESONERO L'aspetto più delicato in questo momento di crisi riguarda la posizione della società. La cultura sportiva espressa dalla dirigenza finora è nota, l'esonero non è un'opzione da prendere in considerazione dopo appena un mese e mezzo di campionato. La scelta di Gonzalez è stata fatta sulla base di convinzioni specifiche e di un progetto a lungo termine, non un semplice stop-gap. Cambiare guida tecnica ora significherebbe ammettere un errore di programmazione a monte e rinnegare la filosofia intrapresa. La società sembra propendere per la linea dura: dare tempo all'allenatore e ai giocatori per trovare la quadratura. Ma quanto tempo può concedersi, soprattutto se i risultati non arrivano? Le prossime due partite si annunciano come un possibile spartiacque per la stagione biancorossa e, forse, per il futuro di coach Gonzalez: la trasferta europea di domani con il Galatasaray e l'impegno casalingo di domenica prossima con l'Olimpia Milano. Due sfide di altissimo livello che metteranno a nudo la vera tempra della squadra. Se Trieste dovesse uscire ulteriormente ridimensionata da queste prove, l'ipotesi esonero, pur contro la "cultura" di Arcieri, potrebbe trasformarsi da tabù a dolorosa necessità. La palla, per il momento, resta nelle mani di coach Gonzalez e, soprattutto, dei giocatori. Devono dimostrare di voler essere una squadra, prima che un insieme di talenti incompresi - Contro il Trento la Triestina ha perso due punti per un gol nel recupero. E questo fa malissimo specie per una squadra con un handicap a tavolino di 23 punti. Come scrive Ciro Esposito, un gol nato da un episodio (su corner) non si può certo imputare alla mancanza di cambi con la quale deve cronicamente fare i conti Tesser. L'Unione ha perso una chance ma il Trento il pari se l'è guadagnato. Perché le partite si giocano 95' e negli ultimi 20' tutti cambiano mezza squadra. Il tecnico alabardato può farlo ma inserendo giocatori fuori ruolo o uomini che hanno pochi minuti nelle gambe. Però, come già era successo a Vercelli (e in parte con Dolomiti Bellunesi e Brecia), l'Unione ha dimostrato per un tempo e mezzo di essere all'altezza, anzi di più, della squadra di Tabbiani certamente rimaneggiata ma costruita quest'estate con tutti i criteri per arrivare a ridosso delle big e ci arriverà. Non solo ma il crescendo del gioco della squadra di Tesser è evidente di partita in partita anche perché l'allenatore è partito dall'ottimo lavoro fatto sul gruppo da Marino. Il gioco voluto da Attilio è dispendioso ma produce occasioni da rete. La mancanza di bomber di razza (sabato anche la bravura del portiere) impedisce all'Unione di prendersi quei vantaggi numerici sufficienti a difendere il risultato nei finali di gara. Lo stesso Tabbiani, a fine partita, ha riconosciuto con grande onestà come ai suoi fosse andata di lusso nel primo tempo. Quando però i centrocampisti (con il Trento Pedicillo e Crnigoj) non riescono più a rientrare con sufficiente dinamismo e gli attaccanti a rincorrere gli avversari in pressing il trend del match si inverte. C'è da vedere tuttavia da vedere anche la porzione mezza piena del bicchiere. Pur con interpreti diversi (sabato sera mancava un pliastro cone Ionita) l'Unione riesce sempre a produrre un gioco efficace e capace di mettere in difficoltà l'avversario. La sensazione è che, senza scomodare le opportunità del mercato, anche il recupero di un paio di elementi nelle prossime gare (Ionita, Silvestri, Vertainen magari Louati) possa diventare un fattore capace di innescare un salto nella capacità di uscire dal campo con i tre punti. Perché tanto, nella situazione data, contano solo quelli perché pareggi o sconfitte sul piano numerico non fanno la differenza. E poi ci sono gli avversari. Le prossime sfide non sono con Trento o Brescia ma contro quattro compagini non di prima fascia. Virtus, Pro Patria, Giana e Albinoleffe sono le ultime quattro occasioni per gettare una minima base di punti indispensabile per tentare un miracoloso sprint nella seconda parte della stagione. Sono anche squadre, inutile nasconderlo, che giocheranno coperte e questo non sempre facilita le manovre impostate dal tecnico alabardato. La Triestina, che giustamente affronta il cammino in salita step by step, stavolta si trova alla vigilia di un filotto nel quale è costretta a capitalizzare. Gli applausi ricevuti sabato al Rocco a fine gara sono uno sprone. Con gli applausi non si risale la classifica, ma sono una delle basi per le quali, nonostante tutto, merita ancora provarci. Sabato alla partita (e in questi giorni è a Trieste) c'era anche Olivier Centner. È un segnale atteso che arriva dalla società. E potrebbe non essere irrilevante.
-
Con l'attacco di quella Triestina oggi saremmo in un testa a testa con gli amici dei gatti... 😉
-
Da LungomareNatisone · Inviato
E comunque, se la tassa da pagare per avere Correia era subirci Fofana, Vallocchia e Pierobon, lo cambio volentieri con Jonnson (che non gli è inferiore..) e l'intero centrocampo attuale. Vediamo di rosicchiare 7/8 punti alla Pro Patria e almeno ad un'altra, poi ci divertiamo.
-
-
Collaboratori Popolari
-
Miglior Contributori
-
Dillo a un amico