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    • MERCOLEDÌ 31 DICEMBRE 2025 - Il 2025 della Pallacanestro Trieste cala il sipario nel modo più deprimente possibile, lasciando in dote un girone d'andata che, numeri alla mano, evidenzia le difficoltà palesate dalla squadra negli ultimi cinque mesi. Come scrive Lorenzo Gatto su "Il Piccolo", la sconfitta contro la Virtus Bologna non è che l'ultimo tassello di un mosaico sbiadito, l'epilogo di un dicembre orribile che ha visto la squadra smarrirsi tra i dubbi di Sassari, le paure di Varese e il naufragio europeo contro Wurzburg. Ciò che fa male è la sensazione di aver sprecato un'occasione colossale contro una Virtus lontana anni luce dalla sua versione migliore, ma capace di portarsi a casa i due punti semplicemente usando la testa mentre Trieste, dopo aver riacciuffato il pari sul 62-62, si è sciolta come neve al sole. Il problema non è più una questione di episodi, ma un leitmotiv stucchevole: partenze ad handicap, assenza totale di schemi e un'identità tecnica che sembra un miraggio nel deserto. Fa rabbia vedere un gruppo con questo potenziale vagare per il campo senza una guida chiara, dando l'impressione che i giocatori abbiano smesso di credere nel lavoro dell'allenatore. Eppure, davanti a questo scollamento evidente, i giocatori non possono e non devono considerarsi esenti da colpe. Se è vero che la guida tecnica sembra aver perso il polso della situazione, è altrettanto vero che in campo ci vanno gli atleti. Il talento che sulla carta dovrebbe fare la differenza non può diventare un alibi dietro cui nascondersi: la mancanza di attributi, la passività nei momenti chiave e quell'atteggiamento talvolta quasi rassegnato sono responsabilità dirette di chi indossa la canotta. Non basta il pedigree se manca la bava alla bocca e Trieste oggi sembra una squadra che ha dimenticato cosa significhi combattere su ogni pallone. In questo scenario, la posizione della dirigenza appare fin troppo cauta. Sentire Gonzalez, Arcieri e Matiasic parlare di miglioramenti imminenti e ostentare una tranquillità granitica rischia di apparire come un esercizio di ottimismo slegato dalla realtà del campo. È comprensibile la volontà di tutelare il gruppo, ma i tifosi faticano oggi a rintracciare le basi di tale fiducia. L'impegno economico della proprietà e la serietà di chi investe capitali per mantenere il basket a Trieste a questi livelli non sono in discussione, ma è proprio la tutela di questi sforzi a suggerire una riflessione più profonda. Una stagione non si raddrizza solo con la diplomazia: serve il coraggio di ammettere che qualcosa nell'ingranaggio si è inceppato. La realtà è spietata: tra pochi giorni, il 4 gennaio a Trento, ci si gioca una chance importante per le Final Eight di Coppa Italia, per poi tuffarsi in una settimana folle tra il play-in di Champions e la chiusura con Cantù. È il momento in cui la società deve dimostrare di saper leggere la crisi oltre la "bolla" dei comunicati ufficiali. Continuare a ribadire che il percorso sia quello corretto, a fronte di risultati opposti, rischia di trasformarsi in una pericolosa mancanza di autocritica. Trieste ha bisogno di una scossa e di un confronto onesto con la realtà, prima che il "progetto" diventi soltanto il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato. - «La Triestina non sta affatto smantellando e alla salvezza ci crede ancora». Il messaggio forte e chiaro arriva direttamente da Michele Franco (intervistato da Antonello Rodio). Al direttore sportivo che ha in mano le chiavi del mercato alabardato, preme smentire la sensazione trasmessa da quanto apparso in questi giorni sul web, ovvero voci che davano l'impressione di una rassegnazione alla serie D da parte della società alabardata e di un conseguente liberi tutti. Il ds assicura che non sarà così. Franco, quello della Triestina sarà davvero un mercato di smantellamento come si è sentito in giro? «Assolutamente no. Ci sono giocatori che usciranno, ma ci saranno anche delle entrate. Si può fare un mercato oculato e intelligente anche senza contratti onerosi, di sicuro quelli che verranno saranno giocatori funzionali al sistema, che hanno fame e voglia di lottare. Facciamo fatica ovviamente nella nostra situazione a fare proposte a lungo termine, ma si può lavorare molto sui prestiti». Quindi si punta a costruire una squadra comunque competitiva? «Sarà una squadra capace di lottare per il nostro obiettivo. Finora sono stati fatti 21 punti e ne meritavamo di più, garantisco che chi arriverà si inserirà nel solco di quanto ha fatto vedere la squadra nel girone di andata, quindi dedizione e massimo impegno non mancheranno». La salvezza però resta molto difficile, vero? «Sappiamo che dobbiamo fare più o meno 37 punti nel girone di ritorno per arrivare a quota 35 e sperare nei play-out. Sappiamo bene che è difficile e che sarebbe un'impresa incredibile, ma quello che è sicuro è che ci proveremo». Si è parlato di tanti big in uscita: è così? «È normale che la nostra situazione ci porta a fare delle riflessioni per quanto riguarda certi giocatori che hanno un valore e che perderemmo a zero in caso di retrocessione. Se dovessero fare delle offerte molto vantaggiose per la Triestina, le prenderemmo in considerazione e faremo una valutazione proprio per non perderli a zero a fine stagione». Di che giocatori stiamo parlando? «Di Gunduz, Jonsson e Kljajic: su di loro ci sono delle offerte concrete da valutare. Su Vertainen ad oggi non ce ne sono, c'è solo qualche interesse per lui come per Ionita, ma saranno valutazioni che faremo grado per grado». Si è letto di un mercato in cui dovete operare a zero: ma è così? «No, non abbiamo nessuna restrizione sul mercato. Altro discorso è che si starà attenti alle casse, anche perché a portarci in questa situazione sono stati proprio i contratti onerosi e le spese folli del passato. Ma si può fare una buona squadra anche senza spendere tanto. E se ci saranno le condizioni giuste per portare a Trieste certi giocatori, cercheremo di portarli. Ma la maggior parte delle squadre di Lega Pro non fa acquisizioni onerose». E se la Triestina a gennaio partisse a razzo con alcune vittorie potrebbe cambiare qualcosa? «In questo caso ci sarebbero sicuramente delle valutazioni e potrebbe aprirsi anche la possibilità di un altro tipo di mercato».
    • Comunque su pianetabasket dicono che lui preferirebbe l'Eurolega...per cui..i nostri sono discorsi a svodaz..
    • Per me si, perché è una situazione troppo estemporanea per "costruirla" in quel modo. Già il passaggio di Ramsey è in emergenza e molto rischioso perché  tra JTA la metà campo e Ramsey ci sono Ruzz e il suo difensore,pochissimo spazio e rischio di intercetto molto alto
    • Di solito si cambia prima l'allenatore,anche perché il nuovo coach di  chiede sempre qualche giocatore a lui gradito. Inutile cambiare i giocatori prima. Ma qua non siamo come gli altri e i giocatori li sceglie il GM e il coach allena quello che trova in casa
    • Ma sei sicuro? Nella mia ignoranza avevo trovato "sospetto" che in quella situazione rimettesse Ramsey e mi attendevo che gli tornasse in mano la palla per un tiro da 3
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