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MARTEDI' 17 DICEMBRE 2019

- Dopo la Juve di Sarri, il "Rocco" ospiterà quella femminile di Sara Gama: domenica 12 gennaio alle 12.30 il Tavagnacco trasloca dal "Friuli" a Valmaura per l'ultima gara valida nel girone di andata della serie A rosa. Dietro la scelta della società friulana c'è la volontà di far crescere ulteriormente il movimento in regione e di far conoscere questa bella realtà su tutto il territorio, come spiega lo stesso vicepresidente gialloblù Domenico Bonanni: «La nostra mission è quella di espandere la conoscenza della nostra squadra e cogliere allo stesso tempo l'occasione di crescita per il calcio femminile». Giocare al Comunale a Tavagnacco sarebbe stato rinunciare a qualcosa di importante, anche se significa non godere del vantaggio della conoscenza del campo, mentre ritornare sul rettangolo del Friuli sarebbe stato impossibile, sia da un punto di vista economico, sia perché l'impianto da quest'anno è già utilizzato da due squadre maschili, l'Udinese in serie A e il Pordenone in serie B. Inserire anche la gara del femminile sarebbe stato, quindi, un problema.La soluzione Trieste, in ogni caso, è ben vista da tutti i soggetti chiamati in causa, Federazione compresa, soprattutto dopo gli interventi di miglioria che sono stati apportati al Rocco in occasione degli Europei under 21 che si sono svolti anche nel capoluogo giuliano la scorsa estate. Insomma, un'opportunità da sfruttare, anche se per il Tavagnacco significa giocare "in trasferta" anche questa importante sfida: un ostacolo ulteriore sul cammino non facile della squadra gialloblù oggi ancora penultima in classifica. Ma forse ciò che pare oggi una difficoltà potrebbe diventare una spinta in più. A casa, invece, giocherà il capitano della Juventus femminile, Sara Gama, che scenderà in campo nella città dove è nata e dove ha dato i primi calci a un pallone vestendo la maglia dello Zaule prima e della Polisportiva San Marco poi. E ci torna, Sara, cinque mesi dopo aver ricevuto dal sindaco Dipiazza il sigillo trecentesco della città. Sara Gama, inoltre, ha giocato da giovanissima nel Tavagnacco tra il 2006 e il 2009, e sarà quindi pure per lei una sfida dal sapore particolare.Il match sarà trasmesso anche in diretta tv su Sky Sport, essendo uno dei posticipi di giornata. Costo dei biglietti e informazioni per l'accesso al Rocco saranno comunicati nei prossimi giorni.

- La serie C ha deciso di fermarsi: questa è la decisione del presidente Ghirelli e del direttivo della Lega Pro. Da due anni i vertici della terza serie chiedono la defiscalizzazione per abbassare i costi insostenibili (se non con iniezioni finanziarie di magnati da tutelare nei confronti dei pirati calcistici), o meglio per un po' di anni di alleggerire il versamento dei contributi passando al semiprofessionismo per le società disposte a investire in strutture o nel settore giovanile. Un'attività, come specificano Ghirelli e i presidenti della C, che ha una valenza sociale e pertanto meritevole di incentivi statali. Così è successo per il passaggio al professionismo del calcio femminile, mentre l'esecutivo finora è rimasto insensibile alla richieste della Lega Pro. Domani il ministro Gualtieri incontrerà i vertici ma una risposta affermativa o l'avvio di un progetto dovrebbe scongiurare solo altri stop nel 2020. La Triestina dunque, così come le altre squadre, salterà la trasferta di domenica a Gubbio e riprenderà (forse) il suo campionato sabato 11 gennaio al Rocco contro la Sambenedettese. Ieri il presidente Ghirelli ha rotto gli indugi dopo i 15' di ritardo del fischio d'inizio delle partite che si sono svolte domenica scorsa.È un segnale forte, inequivocabile, perchè «la pazienza è finita». La Serie C si fermerà sabato e domenica prossimi, annullando trenta partite e dando appuntamento ai tifosi al prossimo anno, sempre che nel frattempo dal Governo ed il Parlamento diano risposte concrete sul tema caldo della defiscalizzazione, altrimenti la protesta potrebbe proseguire. Annunciato domenica dal presidente di Lega Pro, Francesco Ghirelli, lo stop è stato deciso dai componenti del direttivo e dai consiglieri federali, ma potrebbe rientrare se dovessero uscire risultati dall'incontro in programma dopodomani tra il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, e la Figc La sostenibilità dei club è un «nodo decisivo», fa notare la Lega Pro, perchè il calcio che rappresenta sessanta città e 17 milioni di persone «abbia un presente ed un futuro». «Decidere di fermarci non è semplice ed è stata una decisione a lungo meditata. Abbiamo deciso di andare avanti perché devono dirci se serviamo per le funzioni che svolgiamo». La defiscalizzazione/credito di imposta, spiega la Lega, serve per abbassare i costi ed avere risorse da investire in infrastrutture e nella anche più importante formazione dei giovani. Tutto ciò comporterà cofinanziamento negli investimenti dei proprietari dei club. Su questo tema da tempo i club e la Lega che li riunisce e li rappresenta chiedono un segnale, ma finora ci sono stati solo rinvii e la reazione inevitabile è lo stop del campionato, che riprenderà il 12 gennaio 2020. «C'è il tempo necessario perché governo ed parlamento diano le risposte concrete di cui abbiamo necessità - conclude la Lega Pro -. Quel che può succedere alla ripresa del campionato è facile da intuire, la nostra pazienza non c'è più e quindi continueremo la nostra battaglia».

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14 ore fa, SandroWeb ha scritto:

MARTEDI' 17 DICEMBRE 2019

Io non capisco nulla di calcio ma, anche applicando questo caso ad altri sport, mi chiederei perché e per più motivi.

Da un lato, chi pone la linea di demarcazione su quali campionati debbano avere quali vantaggi? Chiunque può ritenersi in diritto e sospendere il proprio campionato a "piacer suo"...

Poi: che differenza c'è tra una squadra di serie C che avrà comunque un bilancio di milioni e una qualunque media o piccola società che magari dà lavoro a più persone? Perché loro sì e le aziende a parità di dimensione no?

Perché chiedere defiscalizzazione se i costi sono insostenibili invece di ridurre i costi ovvero rinunciare a certi stipendi? Se è insostenibile per tutti allora tutti possono ridurre e ritornano tutti ad armi pari. Se invece qualcuno ha più soldi, beato lui e vincerà (se capace di fare soldi=vittorie).

Ma soprattutto visto che le tasse che uno non paga, poi qualcun'altro le deve pagare: perché una squadra per un presupposto scopo educativo (in che percentuale il budget è per il settore giovanile???) dovrebbe pagare meno di un'azienda o di un normale cittadino? Perché in una situazione sciagurata della finanza pubblica e di crisi occupazionale, si ha il pudore di questi gesti?

Come detto non è questione di calcio o altro sport... Felice di capirlo e ricredermi.

 

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