SandroWeb Posted May 3, 2021 Report Share Posted May 3, 2021 LUNEDÌ 3 MAGGIO 2021 - Quattro gol in campionato, quarto miglior marcatore della Triestina dopo Gomez, Litteri, Petrella. Un dato che - come scrive oggi Guido Roberti su "Il Piccolo" - depone positivamente a favore dell'autore del pareggio di ieri, Angelo Tartaglia, ma al tempo stesso denota un grosso limite della Triestina di quest'anno, l'incapacità di aver portato a bersaglio frequentemente, ad esempio, i centrocampisti, forse il vero valore aggiunto nell'Unione seconda in classifica di due anni fa. Il gol alla mezzora della ripresa di Tartaglia, con un puntuale stacco aereo sul secondo palo ha solamente illuso, ha regalato quei 15 minuti in più di brio ad una partita che poi non ha vissuto di ulteriori scossoni. A prescindere dal risultato negativo, un buon impatto di Tartaglia sulla gara, alla pari degli altri subentrati Brivio e Paulinho. La delusione del terzino partenopeo affidata alle parole post parttia. «C'è rimpianto perché sapendo il risultato della Feralpi dovevamo vincere la partita per arrivare quinti e saltare il primo turno, sarebbe stata una partita in meno da giocare nei play-off che sono lunghi. Non piangiamoci addosso, guardiamo avanti, alla prima partita dei play-off contro la Virtus Verona». A scombinare i piani quegli errori grossolani in difesa in avvio, e il gol che ha messo la gara in salita. «Ci può stare prendere gol ad inizio partita" commenta Tartaglia. "Quello che non deve mai mancare è l'atteggiamento, cioè la voglia di andare a riprenderla, come abbiamo fatto sia nel finale di primo tempo che nel secondo». Sul piano della prestazione, il gioco espresso, come lo valuta? «La nostra è stata una buona prova, potevamo fare un pochino meglio quando loro avevano la palla, allungandoci di meno, questo non lo abbiamo fatto benissimo. Ci servirà da lezione per domenica prossima». Ai play-off la Triestina si presenta pronta? «Siamo pronti per questo appuntamento importante, dovremo fare di tutto per non sbagliare e soprattutto non guardare al fatto di avere due risultati su tre, in campo si va per vincere». L'avversaria? «La Virtus Verona è una squadra tosta da affrontare ma sono sicuro che ce la giocheremo al meglio delle nostre possibilità». Il rientro di Paulinho ha fatto intravedere da subito un po' di qualità ritrovata. «Ho un ottimo rapporto con lui, vederlo rientrare in campo per me è una grande gioia, lo reputo un giocatore fortissimo, ha il futuro davanti a sé». - Passano gli anni e le stagioni ma lui è sempre lì, al servizio della squadra che lui stesso da sempre ama e tifa. In quasi un trentennio di carriera, di cose da raccontare il professor Paolo Paoli (intervistato dal sottoscritto per City Sport) ne avrebbe a bizzeffe, figuriamoci “solo” l’ultimo anno abbondante in cui il mondo intero è stato travolto dalla pandemia di Coronavirus. Un periodo storico in cui anche il modo di fare preparazione atletica ha dovuto adeguarsi alla pandemia, con annessi metodi di lavoro in palestra ad andare di pari passo. Un’ulteriore pagina per chi, come Paoli, ha avuto il compito assieme ai propri collaboratori di traghettare l’Allianz verso i playoff scudetto. Con tanti insegnamenti da poter trarre anche in un momento così complesso. Professor Paoli, non si può dire certo che si sia annoiato in questo ultimo anno solare… “Decisamente no, ma c’è da dire che avevamo bene in mente le difficoltà che sarebbero scaturite alla luce della pandemia. Per me, così poi come lo è stato per gli altri colleghi, l’annata sportiva ha portato giocoforza una programmazione di lavoro diversa, andando a incidere sull’inattività che i giocatori sono stati costretti a sopportare. Ma alla fine il percorso intrapreso in principio nella scorsa estate era lo stesso delle passate stagioni, perché partire ad agosto per arrivare a giugno dell’anno successivo è un qualcosa che è sempre esistito nei miei programmi”. Nello scorso autunno, anche la Pallacanestro Trieste è stata colpita in maniera pesante dal Covid: come avete vissuto quella situazione? “Premetto che, avendo avuto anche io problemi col virus, una volta guarito diciamo che ho avuto la fortuna di provare ciò che stavano provando anche i nostri atleti. E questo indubbiamente è stato un aiuto per il modo con cui abbiamo poi proseguito la preparazione atletica, cambiata naturalmente in corso d’opera per necessità. Capire e proporre a questi ragazzi le cose che fossero per loro “compatibili” è stata la sfida più intensa e al tempo stesso interessante che abbiamo affrontato assieme. E devo dire che sono stati molto bravi a superare con grande forza questo pesante scoglio che si è parato loro dinanzi”. Partire, fermarsi e ripartire di nuovo: i programmi tradizionali sono inevitabilmente saltati. Quale è stato il rischio maggiore per la squadra subito dopo la ripartenza? “Farei innanzitutto un passo indietro, considerando quello che era stato il lavoro prima dei quasi due mesi di stop causa Covid che il team ha dovuto superare. Perché, per buona parte dei nuovi giocatori che sono entrati a far parte solo quest’anno del roster, c’era sicuramente una filosofia di allenamenti che andava assimilata. Mentre il gruppo storico sapeva già la metodologia di lavoro in palestra, specialmente per gli atleti americani era tutto praticamente nuovo. E questo al netto della situazione difficile che ha poi colpito molti elementi del gruppo-squadra. È stato dunque una rincorsa costante alla miglior condizione possibile, ma non tutti naturalmente partivano dalle stesse basi e già questo era una variabile importante da non sottovalutare. Lavorare con pazienza, non correndo il rischio di forzare i tempi, ha poi portato in buona sintesi a evitare un impatto fisico potenzialmente dannoso a tutta la squadra”. Si può dire che avete allenato questi atleti soprattutto a livello mentale? “Sicuramente sì. Come già detto, avere pazienza era la virtù migliore per lavorare con un gruppo di dodici giocatori molto diversi tra loro, anche fisicamente. E quando un atleta torna in campo dopo una botta del genere come il Covid, ha sempre quel pensiero di poter star male di nuovo. Far tornare tutti ad avere il piacere di fare fatica per ottenere un risultato importante sul campo non è stato facile, ma al tempo stesso è stato molto bello per me e per chi mi è accanto fare anche un lavoro di motivazione mentale ad hoc. E per fortuna i risultati sono stati incoraggianti”. Alla luce di ciò che ha potuto vedere negli ultimi mesi, pensa che sarà davvero possibile tornare alla normalità? “Credo che questa situazione abbia fatto capire a molti che bisogna avere un grande rispetto del fisico dei giocatori, i loro tempi di recupero ma banalmente anche la quantità stessa degli allenamenti. Un preparatore atletico può proporre diverse strade, è chiaro che tutto ciò che è accaduto ha portato gli staff tecnici a vivere in maniera diversa l’intero lavoro da fare dentro e fuori dal parquet. E, non mi stanco di dirlo, l’unico atteggiamento per portare i giocatori sulla strada corretta resta sempre la pazienza”. Il futuro dell’Allianz è quello che la vedrà tra le protagoniste dei playoff: in che condizione ci arriva Trieste? “A parte i problemi di Fernandez che speriamo di risolvere a breve, ho avuto buone sensazioni in particolare dall’ultima partita di Varese. Già in fase di riscaldamento ho visto tra i giocatori gli occhi e lo sguardo giusto: questa squadra ha ancora voglia di dire la propria, lo spogliatoio è unito e tutti vogliono andare sul parquet per vincere. Abbiamo raggiunto un obiettivo importante, stiamo psicologicamente bene e quindi c’è grande voglia di andare il più avanti possibile”. - «Appagamento? No. C'è solamente orgoglio. Abbiamo portato il basket triestino al miglior risultato degli ultimi 20 anni. Ricordiamoci da dove siamo partiti: innanzitutto la salvezza, poi tutto quello che sarebbe arrivato sarebbe stato ben accettato. La salvezza l'abbiamo raggiunta con largo anticipo, siamo andati alle finali di Coppa Italia e siamo da mesi tra le prime otto del campionato nonostante tutte le difficoltà».Eugenio Dalmasson (nell'intervista di Roberto Degrassi di oggi sul quotidiano locale) anticipa lo spirito dell'Allianz che si prepara all'ultima giornata della regular season, lunedì in casa contro la Fortitudo, e poi dal 13 maggio vivrà l'avventura dei play-off.La qualificazione alla post season ha rappresentato il botto di questo campionato biancorosso ma Trieste ha ancora cose da dire.«Riprenderemo la preparazione domani dopo un paio di giorni di riposo. Siamo già concentrati sulla gara contro la Fortitudo per chiudere la stagione regolare vincendo e agganciare Treviso al sesto posto, anche se la differenza canestri ci penalizza. Sarebbe un modo per dare ancora più valore a quest'annata».L'impressione è che i giocatori Usa siano particolarmente carichi di fronte all'idea di giocare i play-off.Fanno parte della loro cultura sportiva, sono un traguardo importante. Ma non faccio distinzioni. Abbiamo tutti chiaro il senso di un risultato che rappresenta anche una risposta a chi nelle scorse settimane aveva messo in discussione il valore di questo gruppo.La sconfitta di Trento, seguita da un chiarimento tra staff tecnico, squadra, società ha rappresentato un momento di svolta per il rush finale.Non avevamo giocato bene, vero. E dopo siamo tornati a disputare buone partite. Non dimentico tuttavia, tracciando un bilancio, che delle 4 sconfitte di fila tre sono arrivate in trasferta e abbiamo incrociato formazioni come Treviso e Trento che in quel momento vivano il picco della condizione. In quest'annata disgraziata tutti hanno avuto alti e bassi. Noi possiamo sentirci soddisfatti di essere stati mediamente continui.Ha parlato di continuità e trasferte. Non avevate mai vinto così tanto fuori casa. La mancanza di pubblico quanto ha condizionato questo campionato?Ci sono altri campi che sono tradizionalmente difficili, con gli spalti pieni, e aver giocato in condizioni "neutrali", ha rappresentato un vantaggio, penso ai successi sul campo della Fortitudo Bologna o della stessa Varese. Ma esiste anche il rovescio della medaglia. Quanto ci è stato tolto non potendo contare sul nostro pubblico? Giocare all'Allianz Dome davanti a 6mila tifosi ci dà una carica incredibile. E alla fine il rimpianto resta quello.Una gioia che non si può condividere.Non penso solamente alle partite. I giocatori giunti la scorsa estate a causa delle restrizioni antiCovid non hanno potuto gustare appieno la bellezza di una città che vive di basket.Torniamo all'ultima gara della regular season, lunedì prossimo con la Fortitudo. Come procede il recupero di Grazulis e Fernandez?Andrejs è in ripresa, al momento se forza troppo lamenta ancora un po' di dolore, cerchiamo di utilizzarlo il giusto. Juan dovrebbe riprendere domani a correre, sta lavorando a parte, monitoreremo i progressi di giorno in giorno, mettendo la salute dei giocatori al di sopra di tutto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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