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[EDITORIALE] AcegasAps, un successo costruito nel tempo...e senza i "Quaraquaqua"


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Quattro anni fa, Trieste annaspava nelle sabbie mobili di una finale play-out contro Bassano con il rischio di retrocedere nell’allora serie C. Oggi la stessa Trieste ha un posto riservato in Legadue, dopo un campionato eccezionale per quelli che erano i presupposti iniziali.

Che cosa è cambiato, a distanza di quasi un lustro? Praticamente tutto: l’inefficienza di un intero sodalizio nel portare a casa i risultati è mutata in un’organizzazione di squadra, dentro e fuori dal campo, che ha riportato il basket che conta all’ombra di S.Giusto. Cercheremo di mettere pochissima retorica nel riassumere i pregi che immancabilmente potrebbero essere tirati fuori nel spiegare la “metamorfosi” delle ultime stagioni: di certo, con budget risicati, poche prime donne sul parquet e scelte oculate spalmate nel tempo, l’AcegasAps è riuscita dove tanti altri hanno fallito. Ovverosia, a costruirsi un’identità precisa con programmi poco “roboanti” (nella fattispecie, sempre restando ancorati alle zone giuliane, nessuno ha mai parlato di serie A in “N” anni, come purtroppo è avvenuto nel calcio, con i risultati fallimentari – in tutti i sensi – che sono il frutto di una condotta scellerata da parte di inetti e mascalzoni vari…).

Si è saputo lavorare pazientemente, partendo dal settore giovanile (e su questo l’illuminazione di Matteo Boniciolli di qualche anno fa è stata un decisivo volano per la ripartenza di tutto il movimento) e contornandosi via via di “esperti” nel vero senso della parola: pensiamo ai coach (Massimo Bernardi prima, Eugenio Dalmasson poi) e spezziamo una lancia soprattutto a favore di chi, come il g.m. Dario Bocchini, ha saputo plasmare tanto in poco tempo.

Squadra che vince non si cambia? Un “NI” è quasi d’obbligo, perché le logiche di movimento societarie impongono prudenza e tanto buon senso: in particolare, sistemata la parte puramente economica (AcegasAps, con Massimo Paniccia in prima persona, ha saputo fare gli straordinari come main sponsor, ma servirà palesemente un po’ di partnership in più da parte di nuovi investitori per non trasformare l’avventura in Legadue in un…mare di lacrime), si punterà sul lato delle riconferme, scrutando l’ambiente attuale a 360 gradi. Fatto fermo che coach Dalmasson con molta probabilità saluterà Trieste, la società dovrà partire con l’idea che il progetto di “resurrezione” del basket giuliano non ha raggiunto il suo apice, ma deve essere ulteriormente cullato per rafforzare ulteriormente l’immagine di uno sport che tante gioie ha portato nel corso dei decenni…e tante altre vuole riproporre in futuro.

Si passerà dunque dagli artefici della promozione, per costruire l’intelaiatura del prossimo campionato: citiamo nuovamente Dario Bocchini, perché la sua sarebbe la riconferma più importante (e indiscutibilmente meritata, sarebbe un delitto stile “Assassinio sull’Orient Express” mandare a casa un professionista serio ed esperto come lui…) per dare continuità al progetto. Ma pensiamo logicamente a un roster che, con attributi pachidermici, ha potuto alzare le braccia verso al cielo in barba a chi non avrebbe scommesso un soldo bucato sul gruppo e in parte anche su alcuni singoli: che si parli di veterani o di “giovanissimi”, le scelte fatte hanno portato a sorrisi a 32 denti. Molto, o quasi tutto, passerà sulla ftura scelta dei due extra-comunitari: ma anche in questo caso, le eventuali riconferme di buona parte dei protagonisti dovranno essere oculate per la categoria che si dovrà affrontare. E, tutto sommato, non servirà smembrare totalmente il gruppo attuale per poter fronteggiare i temibili avversari nell'arena della seconda serie nazionale.

Nulla trapela ancora fuori dai muri della sede, pertanto formulare le più svariate indiscrezioni (tipiche dei rumours estivi sotto l’ombrellone) non ha ragione d’essere. Su un concetto-chiave però possiamo essere sicuri: la strada intrapresa sin qui non deve essere assolutamente abbandonata. E la Pall.Trieste 2004, d’ora in avanti, avrà bisogno di tener ben salda tra le mani un’ipotetica bussola per non correre il rischio di smarrire la retta via: anche l’ambiente della tifoseria organizzata ha ripreso incredibile vigore, non sciupiamo tutto!

Alessandro Asta

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