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I suntini sandrini di giovedì 7 gennaio 2021


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GIOVEDÌ 7 GENNAIO 2021

- C'è soddisfazione, in casa Allianz, per un risultato che rilancia le quotazioni di una Trieste capace di allungare sulla coda della classifica e di mettere nel mirino il gruppone di squadre che si contenderanno le final eight di Coppa Italia. In questo senso, fondamentale il successo strappato alla Unahotels. «Ci immaginavamo una partita dura - il commento di coach Eugenio Dalmasson - nonostante il fatto che Reggio Emilia si presentava qui con assenze importanti. Ci siamo fatti prendere troppe volte dalla fretta di voler chiudere la partita e questo ci ha portato a forzare in alcune occasioni e a perdere palloni importanti. Credo che però sia giusto sottolineare che la squadra ha messo in campo tutto l'impegno che serviva e il fatto che siamo rimasti avanti per tutti i 40' lo conferma». Una vittoria conquistata grazie al sostanzioso apporto di una panchina che ha garantito minuti di qualità e un rendimento sempre all'altezza. «Avere una squadra lunga è importantissimo - conferma Dalmasson - soprattutto in questo momento in cui siamo costretti a giocare molte partite con poco margine di riposo. È anche per questo che cerchiamo di ruotare dieci giocatori già alla fine del primo quarto, per risparmiare un po' i ragazzi e consentire loro di restare lucidi nell'arco di tutta la gara. Sono contento perché, al di là di chi sta in campo, avevo chiesto alla squadra di trovare la necessaria continuità e devo dire che hanno risposto alla grande». Antimo Martino, dall'altra parte della barricata, analizza con lucidità la sfida. «Quaranta minuti nel corso dei quali abbiamo fatto molta fatica - sottolinea -. Inutile girarci intorno, siamo in un momento difficile nonostante questo devo dire che i ragazzi ci hanno sempre creduto e hanno lottato fino alla fine. La partenza non ci ha agevolato, poi quando sembrava che fossimo in grado di rovesciare l'inerzia del match alcuni episodi sono stati determinanti. Determinanti ma non decisivi analizzando i 40 minuti di gara».

- Dopo tre mesi e mezzo da quella partita di Coppa Italia a Potenza dove si era procurato la frattura del quinto metatarso del piede destro, Andrea Procaccio - intervistato da Antonello Rodio - è pronto al rientro, almeno per essere convocato e andare in panchina. Un maledetto infortunio che l'alabardato, che fra pochi giorni compirà 25 anni, nemmeno ricorda come si è procurato. Procaccio, ma cos'era successo a Potenza? «Non l'ho ancora capito bene, credo sia stata una caduta. Sul momento non avevo sentito niente, ma dopo cinque minuti non potevo nemmeno muovere il piede: quando poi in hotel, scendendo dal letto non riuscivo nemmeno ad appoggiarlo, ho capito che era qualcosa di grave». E ora come sta?«Piano piano sempre meglio, ho ancora il piede un po' duro, ma ormai questa settimana ho lavorato sempre con la squadra e direi che finalmente sto bene, quindi conto di essere a disposizione». Come sono stati questi mesi? «All'inizio è stata un po' tragica, anche perché io non mi ero mai infortunato. È stata dura stare 23 giorni col gesso, poi altri 15-20 col tutore, e ogni mattina con stampelle, dolore che non passa mai e tanta terapia. Poi. dopo il lungo stop sentivo ancora piede e caviglia bloccati, ma pian piano è andata sempre meglio». Quando è arrivato il senso di liberazione? «Quando si ritorna a giocare, a toccare la palla e rifare le partitelle con i compagni, allora capisci quanto è bello giocare a calcio e quanto ti è mancato». All'inizio cosa aveva pensato? «Moralmente ero giù, il grave infortunio arrivava dopo un anno che per me aveva visto soprattutto traverse, pali e rigori negati. Spero che ora cambi davvero tutto». In questi mesi che Triestina ha visto da fuori? «La sconfitta con il Matelica al debutto è stata brutta, avevo già il morale a pezzi per l'infortunio. Poi la squadra si è ripresa, alla fine siamo sempre stati lì. È vero che a un certo punto siamo scivolati a 10 punti, ma ora con queste vittorie importanti contro squadre che vogliono vincere il campionato, siamo tornati sotto». Ora però bisogna trovare continuità. «Sì, arriva il Fano, un po' una bestia nera per noi, però ora la squadra è quadrata e prende pochi gol. Abbiamo ancora qualche assenza di troppo, ma la forza di questa rosa è avere una panchina che in pratica può fare un'altra squadra di serie C». Cosa è mancato finora per essere al vertice?«A tratti siamo mancati un po' negli ultimi minuti, come ad esempio con il Carpi. Per come è ora la squadra, quel gol ora non lo prenderesti. Poi ora le cose girano anche bene, abbiamo avuto la forza di ribaltarla a Bolzano, insomma è stato intrapreso un bel percorso per ripartire alla grande». In questo nuovo assetto si inquadra come trequartista?«Quello è il ruolo che mi piace di più, ma posso essere utile anche da mezzala dove sto giocando ora in allenamento. In ogni caso sono a disposizione del mister Pillon per dove lui riterrà opportuno, sono ancora un po' dietro agli altri fisicamente, ma conto di essere presto in forma». Questa Triestina può giocarsela ancora per il primo posto? «Sì, alla grande. Abbiamo battuto il Perugia, vinto a Bolzano, se non ci negavano quel rigore di Padova avremmo vinto con tutte le tre favorite del campionato. Quest'anno c'è equilibrio, tutte hanno alti e bassi, non c'è l'ammazza-campionato come era il Vicenza l'anno scorso. Ma ora non dobbiamo più sbagliare, vincere aiuta a vincere e se continuiamo questo percorso ci potremo davvero divertire». 

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