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I suntini sandrini di martedì 23 febbraio 2021


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MARTEDÌ 23 FEBBRAIO 2021

- Cinquecento chilometri di distanza e non sentirli. Il recente passato è stato a Trieste, il presente a Omegna, il futuro sarà nuovamente a Trieste, dove ci sono cuore, casa e lavoro. In fondo - come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo" - è come se Bobo Prandin non fosse mai mandato via. «Se seguo il campionato dell'Allianz? Come no, praticamente...in tempo reale. Io non li considero semplici ex compagni di squadra, sono amici veri, persone con cui ho condiviso momenti speciali».Tanti momenti e tanto speciali che il buon Bobo ha solo l'imbarazzo della scelta. «Sarebbe scontato dire che il momento magico è stato il giorno della promozione in serie A. Eppure anche in quel caso non riesco a isolare un fotogramma: bellissima l'emozione del successo a Casale Monferrato ma è stata fantastica anche l'accoglienza da parte dei tifosi. E la festa in piazza Unità?»Prandin ha sempre avuto un feeling particolare con la tifoseria biancorossa. «Io posso dire di aver dato davvero l'anima per questa squadra ma ammetto di aver ricevuto tantissimo. Non posso che essere grato a Trieste». Una Trieste che adesso segue da tifoso. «Sono soddisfatto. So per esperienza personale quanto il Covid possa condizionare una stagione: il mio Omegna ha perso sette giocatori per positività e per 20 giorni siamo rimasti fermi ed è stato difficile ritrovare il ritmo-partita e la condizione. L'Allianz è stata costretta a non giocare addirittura per un mese e mezzo, è stata davvero in gamba a superare quella fase salendo in classifica e realizzando poi l'impresa di vincere a Milano».Prandin fa un interessante paragone tra l'Allianz di questa stagione e la squadra che due anni fa raggiunse i play-off. «Rispetto a quell'Alma ritengo che questa squadra abbia maggior qualità come livello medio. Quel gruppo aveva picchi di talento ma adesso c'è più omogeneità e soprattutto c'è maggior consapevolezza delle capacità dei giocatori italiani. Allora Fernandez era in pratica all'esordio in A, lo stesso Da Ros veniva solo da stagioni in A2. In questi anni Juan e Teo hanno dimostrato di fare la differenza anche al massimo livello. Cavaliero continua a esprimersi alla grande e Alviti, che poteva sembrare una scommessa, sta facendo un campionato incredibile».A proposito, che campionato è? «Duro, equilibrato. Vedo tre formazioni più attrezzate delle altre, Milano, Virtus Bologna e Venezia. Sassari e Brindisi sono forti ma la classifica è corta e ogni giornata riserva sorprese. Pensate ad esempio a Brescia: un mese fa qualcuno la dava tra le delusioni dell'anno e invece è in piena risalita. Il mio consiglio all'Allianz? Cercare di sfruttare al massimo le partite casalinghe».Prandin gioca in serie B, in una piazza con una buona tradizione. «Ci aveva giocato anche Marco Carra, con Ferraro e Zaccariello, e poi si trasferirono a Trieste. Una società seria, che sta realizzando un bel palazzetto da 3500 posti. La serie B di quest'anno ha una formula strana, con play-off incrociati tra i gironi, ma noi proveremo a salire». La storia racconta, del resto, che Treviso, Trieste e Roma hanno conquistato promozioni con un certo soggetto nel roster. Solo il Covid e lo stop del campionato hanno fermato l'anno scorso il sogno di Verona, penultima tappa della carriera di Prandin. Una laurea in ingegneria informatica, master in ingegneria clinica, assegno di ricerca dell'Università di Trieste per un prestigioso progetto, il futuro di Bobo sarà importante anche lontano dal basket. Ma quel momento potrebbe non essere vicino. Pare infatti che un coach da lui ben conosciuto, in un club appena fuori provincia, abbia già iniziato il corteggiamento per proporgli un ruolo da "chioccia".

- La Triestina al Gavagnin Nocini ha ottenuto l'obiettivo minimo. Perché su quel campo nessuno finora ha mai vinto e probabilmente sarà difficile da qui in avanti passare per chiunque. Ma se, come scrive Ciro Esposito, l'obiettivo dichiarato dell'Unione è quello di cambiare passo per scalare la classifica di partita in partita il punticino è poco. Eppure è un risultato che l'Unione deve tenersi stretto per come è maturato. Quando si riacciuffa l'avversario nel recupero su una punizione deviata non c'è da andare troppo per il sottile. La continuità numerica è salvata e salgono a sei le partite nelle quali la squadra ha mosso la classifica. Per questo campionato è il filotto più lungo e arriva prima di due impegni casalinghi con Arezzo e Gubbio che è opportuno non bucare. Resta tuttavia da analizzare il perché la formazione di Pillon si sia trovata nel finale a dover inseguire. Detto che anche vista al replay la rete del 2-2 annullata a Litteri era regolare, perché Gomez nello stacco di sponda non si appoggia sul difensore (giusta l'indignazione di Pillon), non si può non sottolineare come la Virtus Vecomp nel primo tempo non abbia messo in difficoltà la Triestina. O meglio la squadra alabardata ha creato di più, ha tenuto le redini della manovra ma ha sofferto troppo gli scambi nello stretto e le (poche) ripartenze dei padroni di casa. Il problema numero uno è stato l'incapacità di metter un freno alle iniziative di Danti, bravissimo a lavorare alle spalle delle punte, ma lasciato un po' troppo libero. I fraseggi del sempreverde virtussino hanno fatto benissimo all'ex alabardato Arma due volte in rete e male alla difesa di Pillon incappata in una giornata affannosa.Nell'ultima mezz'ora di gioco invece il forcing dell'Unione è stato convincente.Non è mancato dunque nè il fondo e neppure quella continuità d'azione, certamente penalizzata dal campo piccolo, vista a tratti nella prima fase della gara. Sulle improvvise accelerazioni dei veronesi poi la Triestina è stata poco reattiva dando la sensazione che, contro squadre organizzate come quella di Gigi Freso, la scelta di far giocare da mezzala Procaccio anziché un interditore come Rizzo possa comportare qualche rischio di troppo. Rischio comunque che l'allenatore si prende proprio perché a due terzi di campionato le mezze decisioni servono a poco. Su questo fronte comunque c'è bisogno di lavorare nelle prossime settimane nelle quali peraltro Pillon avrà più scelta con il recupero di Maracchi e il rientro progressivo di Paulinho. L'assenza di Petrella sulla trequarti inoltre ha riconsegnato alla Triestina un Sarno di nuovo stimolato, bravo in alcuni suggerimenti ma comunque meno efficace del mini-bomber nell'infastidire gli avversari e nel recupero di qualche pallone.Un'altra opzione da spendere alla ricerca di una maggior incisività in area è quella di Granoche. Mensah, domenica anche malmenato (e non tutelato) dalla sua ex squadra, non ha nelle sue corde la presenza in area. Pablo con Gomez può invece sfruttare meglio i traversoni di Lopez e Lepore. Il rientro a tempo pieno o quasi di Litteri dovrebbe risolvere a monte la questione.Al di là delle considerazioni tecnico-tattiche e delle scelte che spettano a Pillon questa Triestina ha messo in evidenza un carattere forte e una capacità di reazione che ha portato sette punti (togliendo la goleada con il Legnago) raccolti nei finali di gara con orgoglio e un po' di fortuna. Insomma, dopo la sconfitta di Matelica, la squadra si è ricalibrata con il recupero degli effettivi anche se restano alcuni dettagli da perfezionare. Perché sono proprio i dettagli a fare la differenza. Specie nell'ultima parte di una competizione equilibrata come il campionato di C. 

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