SandroWeb Posted January 11, 2023 Report Share Posted January 11, 2023 MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2023 - «Che cosa succederà?»: il post intitolato così e apparso ieri sui profili social della Triestina per una volta è in totale sintonia con i tifosi che si stanno ponendo esattamente lo stessa domanda. Come scrive oggi Antonello Rodio su "Il Piccolo", è paradossale però che il quesito arrivi proprio dalla società rossoalabardata, i cui vertici dovrebbero sapere meglio di tutti cosa sta accadendo.Certo, il countdown associato al post, fa capire che tutto verrà reso noto (almeno si spera) nella conferenza stampa di domani nella quale il presidente Simone Giacomini è chiamato a svelare quali siano le sue intenzioni e come stanno le cose sui passaggi di quote e sui nuovi acquirenti. Sta di fatto che fra i tifosi alabardati monta l'ansia: si è passati dal gioioso conto alla rovescia di appena undici giorni fa negli ultimi secondi del 2022, a un countdown inquietante che rischia di far aprire il 2023 sotto oscuri presagi.Intanto le voci di prossima vendita non si fermano, anzi i possibili acquirenti hanno fatto già ieri una visita in sede per una prima presa di contatto, anche con le strutture societarie, in vista di un closing che sarebbe comunque previsto solo per fine mese. I nomi sono quelli ormai già noti: Antonio Scaramuzzino come possibile amministratore delegato, il procuratore sportivo Marco Calleri (nipote di Gianmarco ex presidente di Lazio e Torino e cugino di Riccardo, figlio dello stesso Gianmarco) nel ruolo di presidente, ma un ruolo di rilievo lo avrebbe anche Piergiorgio Crosti.In questo contesto a inquietare la tifoseria sono anche le insistenti voci di un corposo mercato in uscita. Ad avere maggiori probabilità di lasciare Trieste i giocatori che hanno più richieste di mercato, e questo indicherebbe la precisa volontà di abbassare i costi di gestione di una rosa al momento molto onerosa, in vista proprio della vendita societaria: i nomi che circolano di più sono quelli di Felici e Adorante, ma anche Sabbione, Pisseri, Furlan e Di Gennaro potrebbero far parte della compagnia. Senza dimenticare che Paganini e Sarzi Puttini dovrebbero avere già le valigie pronte e che fuori dai giochi ci sono già Lombardi e Petrelli. Anche se se ne andasse solo la metà di questi, con chi verrebbero rimpiazzati? Che squadra dovrebbe rincorrere una sempre più difficile salvezza? Anche queste sono domande a cui la società deve rispondere in tempi brevi.Intanto è arrivato il conto per quanto accaduto domenica scorsa sugli spalti: il giudice sportivo ha comminato infatti un'ammenda di 1500 euro alla Triestina per «fatti contrari alle norme in materia di ordine e di sicurezza e per fatti violenti commessi dai sostenitori integranti pericolo per l'incolumità». Si fa riferimento all'esposizione di uno striscione offensivo contro il responsabile della comunicazione alabardata Parpiglia, e soprattutto all'avere dato alle fiamme lo stesso striscione, rendendo necessario l'intervento degli steward e dei vigili del fuoco.Inoltre alcuni dei tifosi, oltre a rendersi protagonisti di cori oltraggiosi verso le istituzioni, si sono portati a ridosso della recinzione per contestare una decisione arbitrale e uno di loro l'ha scavalcata venendo subito bloccato dagli steward - L'animo da battaglia della Pallacanestro Trieste è italiana. Il successo su Scafati domenica scorsa ha visto il maggior impiego di elementi indigeni dall'inizio della stagione. Settantasette minuti in tutto. Come scrive oggi Roberto Degrassi su "Il Piccolo", era successo in realtà anche a Varese ma lì si era giocato un supplementare e due Usa, Pacher e Spencer, erano stati costretti a lasciare il parquet per raggiunto limite di falli.Stavolta l'impiego complessivo della componente italiana poteva essere addirittura superiore, nel dopogara coach Legovich ha raccontato che Bossi era pronto a entrare ma gli sviluppi delle azioni successive avevano spinto il tecnico a modificare il turnover.Non è stata una novità assoluta vedere un quintetto di chiara identità difensiva-caratteriale con quattro italiani (Ruzzier, Deangeli, Lever, Vildera). Gaines era l'"intruso" per alzare la quota offensiva ma non era serata come racconta l'uno su sei dal campo. Stavolta, però, il poker italiano è stato determinante. Ed è un esperimento che si ripeterà.Con questi uomini Trieste ha imposto il gioco con il quale si sarebbe sviluppata l'ultima parte della gara. Il lavoro difensivo ha limitato Scafati, in attacco si sono scelte soluzioni sicure con l'ordine dato da Ruzzier e gli altri tre italiani a eseguire il copione di Legovich con la massima applicazione. Un po' come quando durante l'epoca dalmassoniana - e Legovich era il vice - scattava l'ora dei "quattro dell'Ave Maria", con Fernandez, Cavaliero, Coronica e Da Ros a buttare il cuore oltre l'ostacolo. Un modello finora inarrivabile per il potenziale di energia e compattezza. Inoltre quella versione grazie al Lobito e a Cavaliero aveva più punti nelle mani. Questo quartetto un po' di punti potrebbe averli ma servirà che Lever trovi continuità e che si realizzi l'ultimo step del recupero di Ruzzier dopo la panchina bolognese: tornare a incidere in attacco. Accadrà, certe abitudini non si perdono, si tratta solamente di rinfrescarle. Il consolidamento del nucleo italiano permette più opzioni. Marco Legovich nel dopopartita aveva sottolineato: «Sono stati tutti protagonisti». E tra i numeri della sfida vinta su Scafati ce n'è uno particolarmente significativo: punti segnati dal quintetto base 32, punti prodotti dalla panchina 32. «E nessuno ha giocato più di 30 minuti», ha rimarcato ancora il coach. Per Scafati sui 59 punti segnati ben 53 sono venuti dallo starting five dove Pirkins si è sciroppato 36 minuti e il quarantenne Logan 35, quasi 30 Stone. Una delle chiavi per raccontare perchè nell'ultimo quarto la Pallacanestro Trieste abbia messo la freccia sta proprio in questi numeri. I biancorossi sono arrivati più lucidi nel finale e lo si è visto quando per approfittare del bonus bruciato da Scafati a quattro minuti dalla sirena si è usata la testa, senza frenesia, creando le condizioni per spingere gli avversari al fallo e quindi a opportunità dalla lunetta. 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