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I suntini sandrini di lunedì 14 agosto 2023


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LUNEDÌ 14 AGOSTO 2023

Il presidente Ben Rosenweig è tornato a Trieste, come aveva preannunciato, a distanza di un mese dalla sua prima apparizione all'indomani dell'acquisizione delle quote. Un mese nel quale, come scrive oggi Ciro Esposito su "Il Piccolo", il suo staff ha lavorato tanto e soprattutto con linearità. In poco più di trenta giorni è stato fatto quanto non era stato fatto nell'ultimo anno. Incontri con le istituzioni, con i tifosi, con i media e il lavoro è appena cominciato. Il presidente che arriva dagli Usa e tornerà a Trieste a settembre è la dimostrazione che vuol far sentire la sua presenza perché ci tiene al progetto e agli investimenti di non poco conto che si è impegnato a riversare su questa azienda. Sul piano della costruzione della squadra c'è una novità che spicca rispetto al recente passato. La Triestina targata LBK Capital ha un progetto tecnico che Tesser sta incardinando anche attraverso un confronto costante con il responsabile dell'area tecnica Alex Menta. Anche in queto caso il lavoro dell'allenatore e del suo staff è appena cominciato anche se c'è una dead line ravvicinata che è l'inizio del campionato. Le prestazioni sono determinate dalle tante variabili caratterizzanti ogni avvio di stagione. L'esperienza e il buon senso, mancati in modo evidente nella precedente gestione, non hanno spazzato via tutto quello che di buono c'era in un gruppo che non ha fallito nella seconda parte dell'ultimo torneo. Un nucleo di giocatori è rimasto ma quello alabardato è pur sempre un gruppo nuovo e un prezzo, per quanto pesino le capacità della struttura tecnica, si deve pagare e va messo in conto che ci siano degli squilibri anche nelle prime partite ufficiali della nuova stagione. Se non sarà così tanto meglio. La strada tracciata tuttavia ha il pregio di essere chiara anche se le caratteristiche e le qualità degli interpreti presenti e futuri sono sempre determinanti sul rendimento in campo. Il progetto tecnico è strutturato sulle idee di calcio che Tesser ha consolidato in anni di lavoro e molto spesso di successi. Difesa a quattro con terzini che alternativamente partecipano alla fase offensiva, centrocampo con un asse di tre uomini con almeno una mezzala (se non due) d'inserimento, un giocatore che faccia da elastico tra centrocampo e attacco (in fase di non possesso votato anche a controllare la fonte di gioco avversaria), una prima punta e una spalla che dialogano tra loro e si cercano. L'allestimento della rosa crea alternative ad ogni ruolo e ogni giocatore occupa la zona che più si addice alle sue caratteristiche (Ciofani terzino, Germano mezzala, Minesso seconda punta tanto per fare degli esempi). Poi durante un match o per una singola gara se opportuno si possono fare modifiche. Non solo l'anno scorso si è lavorato a strappi ma anche nella stagione precedente Cristian Bucchi aveva proceduto con periodici adattamenti tattici (4-2-3-1 poi 4-4-2 e anche 3-4-1-2). Alex Menta si è mosso nell'allestimento nella direzione indicata pur non frustrando il suo interesse per giocatori giovani a volte stranieri da valorizzare. Probabilmente arriveranno altre due ped ine: un centrocampista d'ordine e un trequartista più esperto. Sarebbe un upgrade incisivo su una squadra che comunque è già ben articolata.

Il lavoro indirizzato e ordinato di Tesser ha il vantaggio di creare chiarezza anche negli interpreti. Non è una questione tra titolari e non ma piuttosto la determinazione dei compiti affidati a ogni singolo che poi deve connettersi con quella dei compagni. L'amalgama è più semplice da raggiungere quando non c'è da fare la partita rispetto a quando si tratta di impostare la gara. C'è poi un altro aspetto del progetto altrettanto importante. Tesser ha detto in più occasioni che pretende passione nel lavoro, serietà e applicazione. Insomma c'è un lato diciamo morale nell'approccio al lavoro che è un dettaglio che fa la differenza. Il tecnico non l'ha visto a Carlino, pur se in questa fase ci siano attenuanti, e a fine partita era visibilmente contrariato. Gli errori servono a crescere e i test servono anche per questo. C'è ancora tempo e l'entusiasmo estivo dei tifosi dovrà essere accompagnato dalla pazienza. In fondo l'obiettivo dichiarato è una stagione di transizione per costruire il futuro. Non è un alibi ma è bene non dimenticarlo.

- Certe abitudini sarà meglio togliersele da principio. Nella prossima stagione, infatti, la Pallacanestro Trieste svolterà con il recente passato che non l'ha vista brillare nel tiro da tre punti. Già, perchè le conclusioni da lunga gittata nel credo cestistico del gm Michael Arcieri e di coach Jamion Christian rappresentano un cardine.

Come scrive oggi Roberto Degrassi sul quotidiano locale odierno, se il proposito era di allestire una formazione in grado di proporre sul parquet un quintetto in grado di colpire dai 6,75 m con almeno quattro elementi, l'obiettivo è stato centrato. La mette da tre Ariel Filloy (anche se nell'ultimo campionato un finale in calando lo ha limitato al 34,8%), lo fa Giancarlo Ferrero (39,2), ci riesce benissimo Francesco Candussi (60), si fa valere Justin Reyes (43,5), negli ultimi tre anni si è sempre tenuto attorno al 40% Eli Brooks. Inoltre erano già in casa Stefano Bossi e Luca Campogrande.

In sostanza, dovrebbe essere una Trieste che richiama inevitabilmente il modello varesino creato con successo da Arcieri. E in un caso potrebbe addirittura accentuare una caratteristica. Varese aveva infatti una rotazione di 10 elementi ma tre uomini (Ross, Brown e Johnson) finivano comunque per giocare in media una trentina di minuti. Questo terzetto produceva complessivamente una cinquantina di punti ma il sistema Openjobmetis veniva alimentato soprattutto dal disporre di altri quattro giocatori - Reyes, Owens, Woldentensae e Caruso - in grado di proporsi in doppia cifra.

Sulla carta la nuova Pallacanestro Trieste dovrebbe essere ricca quanto a risorse offensive ma con un minutaggio ancor più distribuito. La filosofia della squadra con 10 titolari è stata rispettata, difficile immaginare che qualcuno possa sforare i 30 minuti sul parquet. Sempre sulla carta, non c'è nemmeno un terminale designato: non è un mangiapalloni Reyes, non sembra esserlo neanche Brooks. L'uomo dell'ultimo tiro? Tutti o quasi, all'occorrenza, anche se conoscendo Ariel Filloy è probabile che nella maggior parte dei casi vorrà prenderselo lui.

INTERCAMBIABILI In sostanza, saranno tutti responsabilizzati, non ci sarà il tiratore della provvidenza, sperando che quella che sembra una virtù in qualche circostanza non si riveli piuttosto un limite. Nella costruzione dell'identità della nuova Pallacanestro Trieste ha un ruolo importante anche la presenza di molti elementi in grado di occupare più ruoli. In fondo solo Ruzzier da play e Vildera da centro sembrano impiegabili in un solo spot. Bossi e Brooks possono agire da regista e da guardia, Filloy è eclettico, Campogrande dovrà cercare di esserlo, Ferrero, Deangeli e Reyes possono alternarsi nei due posti di ala, con il portoricano che ha dimostrato in carriera di saper giocare anche da guardia così come andare a disturbare a rimbalzo gente con più centimetri di lui. Candussi, infine, sarà un 5 sicuramente anomalo, con vocazione perimetrale. In una A2 dove fisicità e atletismo delle squadre non sono ovviamente quelli della serie superiore, Trieste con i suoi elementi intercambiabili nei mismatch potrebbe rivelarsi letale.

IL COACH Nella costruzione della squadra non si sono presi rischi sul fronte degli italiani. Un nucleo collaudato con gli elementi dell'ultima stagione a parte Lever, uno dei migliori uomini-spogliatoio del basket italiano (Ferrero), un ex che ha mantenuto un profondo legame con la città e alcuni attuali biancorossi (Candussi) e un altro ex con tanta esperienza da adattarsi facilmente a qualsiasi situazione (Filloy). Le scommesse, insomma, sono altre. Anzi, in fondo una sola. Il coach. Brooks, infatti, rappresenta un rischio contenuto: fa parte di un pacchetto di play e guardie qualitativamente in grado di sopperire alle sue eventuali difficoltà di inserimento iniziale. Christian, invece, deve affrontare una svolta più profonda. Oltre a essere la prima esperienza oltre Oceano questa è anche la prima volta con una formazione "senior" dopo una solida esperienza universitaria. Dovrà capire il basket italiano e imporre la sua filosofia, fatta anche di dialogo e attenzione ai rapporti personali. Un coach che punta anche su psicologia e motivazione.

I DUBBI Sulla carta il roster non sembra particolarmente profondo nei pressi del canestro. Se è vero che da 4 possono alternarsi Ferrero, Deangeli e Reyes è altrettanto vero che difficilmente potrebbero adattarsi a centri qualora Candussi e Vildera dovessero segnare il passo. Servirà un rendimento più che buono da parte di Francesco e Giovanni per far quadrare i conti.

Difficilmente vedremo un biancorosso nei primi posti della classifica dei rimbalzi, più probabilmente ne conteremo quattro o cinque con altrettante carambole

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